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Ogni stella lo stesso desiderio, di Laura Bonalumi. Piemme
Vortici, € 13, pp. 208 |
Arriva
a ottobre, a lezioni inoltrate, sovvertendo gli equilibri interni di
un classe – una terza liceo, per la precisione – di diciotto
studenti, colti alla sprovvista da quell'inatteso più uno.
Si chiama
Guido, è l'ultimo arrivato in città e, timidissimo, non vorrebbe
fare troppo rumore. Lo denunciano presto, tuttavia, le assenze
frequenti di cui si spettegola tra i banchi di scuola, quando il
dramma del cambiamento dei posti a sedere è ormai acqua passata; una
tosse aggressiva, soprattutto, che scuote il suo corpo magro e le
convinzioni di una diciassettenne acqua e sapone subito incuriosita
da un coetaneo che fra i sogni nel cassetto ha quello di pubblicare
una raccolta di poesie e innamorarsi. Amelia non sa ancora che
leggerà appassionatamente le prime e che, a cuore aperto, lo aiuterà
a spuntare il secondo punto della sua bucket list: avere una ragazza
accanto, nella buona e nella cattiva sorte.
Sottolineo
a matita frasi che mi piacciono, cerchio interi paragrafi che mi
emozionano, incollo post-it colorati su pagine che sembrano
memorabili. Mi piace pensare che i miei libri vivano. E io con loro.
Scoperta
lo scorso anno con Voce di lupo, prezioso romanzo di
formazione sul crescere e sul perdonarsi consigliato non soltanto a un
pubblico di giovanissimi, Laura Bonalumi è tornata in libreria con
un altro titolo per ragazzi: un'altra storia di adolescenti
costretti a fronteggiare presto un mondo che non fa sconti, un'altra faccia del dolore. Si parla, infatti, di amore e malattia:
binomio amaro, ma che su carta è spesso vincente.
Il
misterioso Guido, infatti, è malato di fibrosi cistica, e a lungo,
durante la lettura, sarà ricoverato in ospedale con una flebo nel
braccio e una camera asettica tutt'intorno: troppo cagionevole per
stare a contatto con gli altri, costantemente in apnea. Amelia, e con
lei una Laura armata di speranza e discrezione, lo raggiungono lì.
Si parlerà dunque dei dispiaceri dei giovani ai giovani, con la delicatezza
di sempre a rispondere all'appello. Sono le modalità,
questa volta, a essere purtroppo meno originali, con le relazioni a
tempo determinato di John Green, Alessandro D'Avenia e Silvia
Montemurro e gli scambi telematici di Le ho mai raccontato del vento del nord. Ci si parlerà, sì, ma per via
epistolare, con le e-mail di Daniel Glattauer a rimpiazzare le
lettere vecchio stile. Ne nasce una corrispondenza che li fa
conoscere, svelare, scoprire indispensabili l'uno per l'altra: i
genitori che si preoccupano per il troppo tempo speso in chat, le
migliori amiche che non a torto sindacano che il male di Guido
potrebbe rovinare la giovinezza di Amelia. Sanno tanto di loro per
iscritto, ma non che forma abbia precisamente il naso di cui lei
tanto si vergogna; non l'altezza esatta di lui, né la sfumatura
nocciola dei suoi occhi belli. Si piacerebbero faccia a faccia, in un
ambiente neutrale, dopo essersi confessati l'inconfessabile con
l'ausilio di una scrittura che li ha resi affini? Cosa sarebbe della
spensieratezza della protagonista, che assorbita dalle problematiche
di Guido, dall'inseguimento di un tempo tiranno, rischia di crescere
in fretta per sostenere un amico – e molto più – nei momenti difficili?
Se
solo il vento potesse regalarmi un po' del suo respiro
Lo
userei per raccontare la bellezza della vita
La
gioia di svegliarmi ancora vivo
Il
timore di dormire per sempre.
Lui
ha bisogno all'inizio di un cellulare che prenda, di norme sanitarie
rigorose, di mascherina e camice sterili. Lei, che travalica il ruolo
di fidanzata rischiando di diventare per forza di cose una chioccia
invadente e apprensiva, così facendo rischia di non godersi il poco
tempo assieme. Loro, che parlano di sentimenti forse troppo presto
citando ora Shakespeare e ora Colpa delle stelle, si scrivono
tantissimo e mi si svelano tardi e poco: colpa del filtro
delle chat, di frasi ragionate e battute sulla tastiera, che impediscono che a raccontaceli siano i gesti grandi e
piccoli; tutta la goffa spontaneità dei diciassette anni.
Ogni stella lo stesso desiderio, per il resto, non compie passi falsi, tocca la sensibilità dei lettori senza strappare lacrime scontate e mi ha illuminato sui drammi di un male affatto raro – la fibrosi –, che ho la fortuna di non conoscere nella mia vita, se non di nome. Il suo limite isolato: quello di non raccontare nulla che non sia stato già raccontato altrove, pur facendolo bene. L'ultima Bonalumi punta a superare la paura delle vertigini, l'ennesima scarpinata impervia. Mira al cielo aperto, ma portava più in alto grazie alle montagne di un romanzo fa. Quelle che, galeotto l'imprinting del fortunato Cognetti, brillavano ben più di queste stesse stelle avverse.
Ogni stella lo stesso desiderio, per il resto, non compie passi falsi, tocca la sensibilità dei lettori senza strappare lacrime scontate e mi ha illuminato sui drammi di un male affatto raro – la fibrosi –, che ho la fortuna di non conoscere nella mia vita, se non di nome. Il suo limite isolato: quello di non raccontare nulla che non sia stato già raccontato altrove, pur facendolo bene. L'ultima Bonalumi punta a superare la paura delle vertigini, l'ennesima scarpinata impervia. Mira al cielo aperto, ma portava più in alto grazie alle montagne di un romanzo fa. Quelle che, galeotto l'imprinting del fortunato Cognetti, brillavano ben più di queste stesse stelle avverse.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Ermal Meta feat. Elisa – Piccola Anima