lunedì 18 luglio 2016

Mr. Ciak: Io prima di te, The Legend of Tarzan, Mon Roi, Cattivi Vicini 2, Sleeping With Other People

Ci sono casi sporadici in cui le trasposizioni rendono meglio della carta stampata: vedasi la lucidità del Green più logorroico e distaccato, quello di Colpa delle stelle, che - per ben due volte – mi aveva fatto piangere fior di lacrime. Da lettore, mi faccio abbindolare sì e no. Ma da spettatore, evviva le pellicole ricattatorie e un po’ ruffiane; pollice insù per le famose lacrime strappate. Poteva il bestseller di Jojo Moyes compensare alla mancata commozione, alla vaga superficialità di fondo, passando dall’altra parte? Con un conciliante Ed Sheeran, l’attenzione quasi filologica al testo e due protagonisti che più perfetti non si poteva ero sicuro di sì. Io prima di te, invece, si segue a occhi asciutti e con un sorriso tirato sulle labbra. Meno furbo del previsto? Addirittura, stravolto? Il lavoro di Thea Sharrock è calzante, rispettoso e puntuale – tralasciando i riferimenti, per me necessari però, ai traumi di lei e mandando avanti veloce le glorie collezionate in salute da lui. La sceneggiatura glissa sui loro tormenti e ammorbidisce gli attimi romantici e le scelte di un epilogo coraggioso, che già fa chiacchierare i benpensanti d’oltreoceano. Come in libreria, però, Io prima di te e i suoi decorosi protagonisti sono a proprio agio con la leggerezza e i buoni sentimenti, meno con la tragedia in agguato: lacrime di coccodrillo da parte dell’adorabile Emilia, secche le spiegazioni di Claflin. E gli inglesi, solitamente sciolti se il politicamente scorretto incontra un tema di spessore (pensiamo all’inedito Miss You Already o allo scanzonato Altruisti si diventa, che british non era, ma adorabile sì), questa volta sono divertenti, ma per nulla struggenti. Tanto negativi quanto inevitabili, gli influssi di una Hollywood che da lontano uniforma, smussa e trova compromessi scontati: i cuori spezzati, le tasche rigonfie di banconote e infermiere che, se belle come la Khaleesi di Games of Thrones, promettono  miracoli – risvegliare i Jon Snow e far camminare i tetraplegici non sono forse abilità contemplate nel suo curriculum? Emilia Clarke, frivola, mora e sbadata, è una deliziosa Lou; Sam Claflin, che interpreta senza grande sforzo il ruolo di un uomo di successo ferito nel corpo, rende piuttosto bene i musi lunghi e l’umorismo sprezzante di Will, senza stravolgere la sua faccia da bravo ragazzo. Espressivi, fin troppo, i due si abbandonano a una recitazione sopra le righe e a sguardi languidi: bellissimi “quasi amici” dai sorrisoni contagiosi, che finiranno per innamorarsi e piangersi addosso, senza però farci innamorare e piangere, con disappunto di chi aveva buoni propositi, aspettative parzialmente infrante e kleenex a portata di mano. (6)

Abbandonava l’Africa, l’uomo cresciuto dalle scimmie, nell’ultima scena del capolavoro Disney – a sua volta ispirato al ciclo di romanzi di Edgar Rice Burroughs. Al suo fianco, Jane; la Londra vittoriana all’orizzonte. Dopo un lungo viaggio di ritorno, Tarzan è diventato marito amorevole e mancato padre di famiglia, attentissimo al destino della casa che ha lasciato. Dopo otto anni, ritorna in Congo in missione umanitaria e la vita in città non l’ha impigrito: da ambasciatore a esca, il passo è breve. Re Leopoldo minaccia di ridurre tutti in schiavitù e il ritorno a casa dell’ex bambino del miracolo, architettato dal perfido Leon, mira a farlo cadere nella tela di un capo tribù in cerca di vendetta. The Legend of Tarzan, variazione sul tema diretta dall’ormai esperto David Yates, è stato accolto con un discreto successo di pubblico e critica, pare. Lo spunto: cos’è stato del personaggio amato da generazioni vicine e lontane? Una leggenda, trapiantata nell’Inghilterra civilizzata, smette forse di essere tale? L’avventura secondo Yates ha coloriture politiche, una cornice storica stranamente accurata e l’impegno che non ti aspetteresti, tra abolizione della schiavitù, riflessioni naturalistiche, messaggi ambientali. Serio e onesto film per famiglie, però, che talora sceglie il linguaggio dei moderni cinecomic e una computer grafica efficace ma onnipresente, mi ha trovato sordo dinanzi al richiamo dell’avventura. Il caratteristico urlo di Tarzan è quello di sempre, un ricordo d’infanzia, ma mi è parso lungo e faticoso – nonostante la canonica ora e quaranta complessiva – e l’impressione di un Io vi troverò d’epoca, con Jane rapita e il fedele sposo sulle sue tracce, non ha giovato. Ben realizzato e coinvolgente il minimo, si affida alla bellezza del lato visivo – e in tale bellezza sono inclusi Skarsgard e la Robbie, mai tanto adagiati sugli allori della loro gran prestanza fisica – e ai siparietti di un pessimo Waltz, che sgrana rosari e scimmiotta se stesso, e di un Samuel L. Jackson senza gloria. Manca la magia, ci si dimentica dei cuori: ci si stanca presto, lo si dimentica subito e, in fretta, ci si aggrappa alla prima liana di strada. Questa giungla mi distrugge. Soprattutto, non mi invoglia a restare. (5,5)

In francese, “ginocchio” si dice “genoux”. In sé, la parola ha i pronomi personali je e nous, che significano io e te. Che l’incidente in montagna di Toni sia perciò una richiesta d’aiuto? Che il ginocchio sia proporzionale a un cuore che ancora soffre? Mentre fa fisioterapia, la protagonista rievoca il tormentato amore con Georgio: lui fascinoso, inaffidabile, pieno di vizi; lei, avvocato di grido e presto mamma, sempre più spossata da una passione che non dà pace e da un uomo che non cresce. Mon Roi è un melodramma lungo e intimo, consueto nella resa, sui frammenti di una coppia scoppiata: in mezzo, un bambino, una ex che si ferisce a morte per cercare attenzioni, gli alti e bassi e le nevrosi di un duo contemporaneo, composto da un uomo impossibile e da una donna irascibile, che non si sente alla sua altezza. Se la canaglia Vincent Cassel risulta più seducente, in parte e, addirittura, più simpatico del solito – quando io non gli invidio i tratti affilati, i ruoli e, inutile dirlo, il caratteraccio –, sarà merito della sceneggiatura o forse della partner, una Emmanuel Bercot sincera, ma insopportabile? Tanto schietta nel portare in scena gli isterismi e le insicurezze del suo personaggio quanto irritante nei modi, l’eppure premiatissima Bercot ha messo in ottima luce lo spigoloso Vincent – che non mi è sembrato così manipolatore, così padre padrone, in relazione a un personaggio femminile antipatico come nessuno – e, se c’è un neo non da poco, è che in un copione scritto da una donna per le donne, contro la dipendenza affettiva e il maschilismo, attenzioni e aghi della bilancia pendano curiosamente verso il monarca capriccioso del titolo. Quello che, nella coppia, spicca per lingua sciolta e ironia. Quello che, soffocato da proteste e scenate plateali, non ha la possibilità di migliorarsi. E la volontà? Mon Roi, umorale e appassionato, traduce in francese quello che Cianfrance ha detto in inglese, quello che Castellitto e la Mazzantini hanno poi ribadito in italiano: il desiderio è una fiamma, e non puoi alimentarlo a forza quando muore, né confidare di maneggiarlo senza scottarti. Quello, con la crudezza del cinema d’oltralpe, gli intraducibili giochi di parole, tanta pesantezza e una sensibilità, questa volta, distante dalla mia. (6,5)

La famiglia Radner, con un altro bebè in arrivo e una bambina che è lì lì per muovere i primi passi (e giocare coi dildo di mamma) è in crescita e sta cambiando casa. Li avevamo conosciuti, un’estate fa, con la ricerca della tranquillità e l’incubo di una confraternita: con Teddy, leader festaiolo e vendicativo, era finita, poi, tarallucci e vino. Ritorna, però, mentre gli amici crescono e lui resta indietro, in quella casa sfitta. E aiuta tre ragazze in cerca della propria indipendenza a mettere su la prima sorellanza del quartiere: il quartetto si amplia presto, però, e nuovi rumori, nuove canzoni e palla e nuovi dispetti sono dietro l’angolo. Soprattutto se c’è da nascondere agli inquirenti la ragione di quel vicinato sexy e turbolento... Sulla scia delle grasse risate e del successo del primo, torna prevedibilmente un nuovo capitolo di Cattivi vicini: da me, che in estate non ho mai abbastanza di comicità spiccia e pensieri lievi, perfino un po’ atteso. Seth Rogen e Zac Efron, agli antipodi ma già affiatati, regalano doppi sensi, pance ballonzolanti contro addominali al vento; Chloe Grace Moretz, di solito abituata a ben altri impegni, si scopre spensierata, ribelle e bellissima, sempre di più. Tra le righe, questa volta, tocchi di serietà a sorpresa: il femminismo secondo le matricole – perché i maschi fanno feste e le femmine no? –, le nozze gay del “compagnone” Dave Franco e un esame di coscienza, a proposito dell’essere mamme e padri. Quasi per scusarsi, però, della piacevole scorrettezza del primo. E, in parte, dare il poco promesso, senza spostarsi d’un passo dal vecchio vicinato - o dal già visto. (6)

Lui si chiama Jake: ha trent’anni e passa, si è arricchito facendo ciò che più gli piace e a mettere la testa a posto non ci pensa proprio. Come sistemarsi, se ha partner occasionali e continue tentazioni? Lei, invece, è Lainey: maestra d’asilo di poco più giovane, ha dato il benservito al ragazzo perfetto per una relazione adulterina e, traditrice patologica, allergica alla serietà, ha deciso di passare a vedere cosa insegnano ai raduni per sex addicted. E’ lì che s’incontrano. Ma è un ehi, guarda chi c’è, non un colpo di fulmine. Loro si sono conosciuti anni prima: hanno perso insieme la verginità. Che in quella prima volta sia possibile rintracciare le cause dei cuori freddi e dei letti caldi? Che Jake sia stato la rovina di Lainey, e viceversa? Si studiano, si stuzzicano: si piacciono. Promettono, però, di essere solo amici e di rimediare fianco a fianco ai classici errori. Qual è il problema, nella monogamia? Qual è il pregio della solitudine? E mentre si danno a lunghi, lunghissimi tête-à-tête e parlano di masturbazione femminile, usando un barattolo di vetro come metafora, si scoprono gli innamorati recalcitranti di una gran bella storia d’amore e i protagonisti delle romcom indipendenti di cui non si ha mai abbastanza. In Sleeping with other people tutti parlano di sesso, qualcuno lo fa, ma la volgarità non è contemplata e c’è da penare, per avvicinarsi al lieto fine tanto sperato. Rilettura, quasi, di Harry ti presento Sally, ha una scrittura briosa, ritmi seducenti e protagonisti dolci ed esilaranti – Sudeikis, verso cui eppure non nutro molta stima, ha una perfetta faccia da suola; la Brie, sfacciata e fragile, è una meraviglia di ragazza, e la cosa non mi era mai saltata all’occhio prima d’ora. Solita storia, sì: ma la commedia osé è più gustosa, se viene dal Sundance, ha toni femministi e, al posto di divi inarrivabili, propone le imprese amorose di due così, che dimostrano che la simpatia è sexy, e non è un bugiardo cliché. (7)

29 commenti:

  1. Purtroppo con Io Prima di Te ho avuto le tue stesse impressioni, e mi è dispiaciuto da morire, il trailer prometteva di essere addirittura meglio del libro.
    Poi ho visto Una Spia e Mezzo, carino per una serata in allegria, e It Follows che l'ho trovato penoso, ancora di più considerando tutti gli elogi ricevuti.

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    1. Una Spia e Mezzo l'ho visto l'altro ieri, ma non penso ne parlerò. Carino, ma troppo buonista. Però The Rock che bravo, e non avrei mai pensato di poterlo ammettere.

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  2. Io prima di te non l'ho trovato particolarmente carino :(
    Cattivi Vicini 2 invece devo ancora vederlo, il primo mi è piaciuto molto!

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    1. Anche a me il primo era piaciuto, ma questo aggiunge poco - pur risultando abbastanza spassoso. ;)

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  3. Vedi?
    Leggere i libri fa male! :)
    Io non ho letto Io prima di te prima del film e infatti mi è piaciuto. Sarà perché è impossibile non innamorarsi di Emilia Clarke.
    Lui invece mi è sembrato ben poco espressivo.

    Notevole anche Mon Roi.
    Strano non ti siano piaciuti di più...

    Sono invece d'accordo su Cattivi vicini 2: guardabile, ma già visto e più politically correct rispetto al primo.

    Sleeping with other people penso lo recupererò. Tarzan giusto per Margot Robbie. :)

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    1. Gli inglesi sono i maestri delle faccette: metodo Barbara D'Urso, altro che Stanislavskij. La Clarke bellissima, sì, però non è 'sta cima...
      Avevo alte aspettative con Mon Roi, ma lei non l'ho retta proprio! Sleeping è à la You're the worst: ti piacerà. ;)

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  4. Secondo me pure Skarsgard era "photoshoppato", eh ;)

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  5. Io sono #TeamEfron fino alla morte, ma questo film non mi ha fatto impazzire, come neanche il predecessore. Sarà che questo genere mi piace molto difficilmente. Ho aspettative molto più alte per il prossimo, Mike e Dave, che esce a settembre, e sembra davvero divertentissimo :)

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    1. Diciamo che i film di Zac Efron non spicchino per profondità.
      Mi ha sorpreso giusto nel cameo in Liberal Arts. :)

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    2. Io lo preferisco sempre nei film drammatici. Credo che il mio preferito sia Charlie St. Cloud che in Italia è stato ingiustamente snobbato. Personalmente lo considero davvero una perla. Oltrettutto tratto da un libro bellissimo. Ma io lo amo sempre, sono di parte x°°D

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  6. Mik ma in pratica per Io prima di te è meglio il libro? Perché io il film l'ho visto e mi è piaciuto molto. Mi consigli di recuperarlo? Sono sempre indecisa.
    Devo dire che la Clarke mi è piaciuta molto e adoro lui da Pirati dei Caraibi Oltre i confini del mare.

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  7. Io prima di te lo vedrò a breve, anche se volevo aspettare l'uscita italiana, di Tarzan e dei cattivi vicini ne posso fare a meno invece.
    Capisco poi l'antipatia verso la protagonista di Mon Roi, ma il film mi è piaciuto parecchio, e anzi, ho trovato odiosissimo Cassel, ma il mio sguardo femminile ha sicuramente avuto la sua influenza...
    Amore vero, infine, per la coppia sboccata e senza filtri di Sleeping with other people!

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    1. In cerca di una coppia altrettanto sboccata e senza filtri, per queste famose visioni estive soft... ;)

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  8. mon roi non l'ho apprezzato molto, tarzan passo in home video... l'ultimo che hai scovato sembra interessante...

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    1. Ho accumulato un bel po' di film Sundance da smaltire, per fortuna. Mon Roi, mi sa, non è piaciuto troppo giusto a noi due.

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  9. Dunque io prima di te me lo aspettavo..sono pochi a battere il libro. Tarzan lo aspetterò in tv. Cattivi vicini no grazie. Mi è bastato il primo :/ Gli altri invece non mi ispirano particolarmente..

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    1. In pochi, ma ci sono. ;)
      Questa volta, confidavo in una trasposizione migliore, ma mi sono sbagliato.

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  10. visto nulla e soprattutto non mi interessa neppure recuperare nulla di questo giro...però di recente ho pescato "green room" che mi é piaciuto parecchio (non un capolavoro ma un buonissimo film) e Blake Lively Vs Squalo (paradise lost) su cui giuro, non vedo l'ora di leggere il parere tuo e del Cannibale!!!!

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    1. Ah, ti ringrazio, Beatrix!
      Visti entrambi, in realtà: Green Room, di cui non faccio che leggere un gran bene, me lo aspettavo completamente diverso, e non so. Un po' di delusione c'è stata. L'altro si guarda (e ci credo: la Lively non permette che ci si distragga) ma se il mio attore preferito era il mitico gabbiamo c'è qualcosa che non va. :)

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  11. Sleeping with other people mi sa che me lo schiaffo a breve! ;)

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  12. Peccato per "Tarzan"... mi sa che lo salto al cinema! ç____ç

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  13. Bellissimo blog e ottime recensioni! Brevi e interessanti!

    Se ti va, passa anche dal mio! http://ilrumore-dellepagine.blogspot.it/?m=0

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  14. Ma dove sono finiti i bei film?? Ormai arrivano con difficoltà alla sufficienza!
    L'unico che mi incuriosiva molto tra questi era "Tarzan" ma si è beccato il voto peggiore XD

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  15. Sarò romantica, devo dirlo, ma a me Tarzan è piaciuto! Eheheh. L'ho trovato carinissimo, e gli attori ancor di più. Mentre Cattivi vicini 2 (sebbene il primo mi fosse piaciuto) non mi ha entusiasmato poi tanto, un po' troppo sciatto e banale. Invece un film che mi piacerebbe andare a vedere a settembre è Io Prima di Te, sì, perchè da romanticona non posso farmelo scappare. E poi ho anche il libro che devo leggere al più presto!
    Un mega abbraccio.
    Roberta

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