| Proprio come te, di Nick Hornby. Guanda, € 18, pp. 368 |
Lei è Lucy, quarantadue anni, insegnante reduce da un divorzio burrascoso: bianca. Lui è Joseph, ventidue anni, babysitter, allenatore di calcio, aspirante deejay: nero. Loro si conoscono un sabato al bancone della macelleria presso cui il giovane lavora nel weekend. Entrambi abituati a sentirsi inadeguati, si piacciono all’istante ma è vietato flirtare durante le contrattazioni: a Lucy, per di più, serve proprio un babysitter per i suoi figli. Insomma: di mezzo c’è un rapporto di lavoro, e c’è che vent’anni di differenza e una diversa estrazione sociale sono troppo da superare. Ma lo so cosa state pensando: è una commedia romantica! I contrasti e le barriere sono soltanto piccoli ostacoli sulla via che conduce al lieto fine. L’ho creduto anch’io davanti a una lettura che mi figuravo simpatica, leggera, spensierata. E a lungo Proprio come te è esattamente questo: la storia di un inatteso colpo di cuore che si fa leggere con un sorrisone che va da guancia a guancia. Il merito spetta alla verve comica di Nick Hornby. Amato e seguitissimo tra cinema e televisione, era in lista da anni ma questo è il primo romanzo dei suoi che riesco a leggere. Nonostante l’intreccio elementare, posso dirmi comunque sorpreso. Perché, com’è noto ai più, Hornby è forse l’artefice di alcuni dei dialoghi più brillanti su piazza – ho pensato a Woody Allen e Amy Sherman-Palladino – e i suoi protagonisti son indagati sin nelle pieghe più intime.
È questo il punto. Basta essere legato a qualcuno, e sei nei guai.
L’inizio della relazione tra Lucy e Joseph è tanto naturale quanto adorabile. Si scambiano SMS dalla punteggiatura perfetta, e la punteggiatura è sexy; si danno alle maratone dei Soprano sul divano; sgattaiolano al piano superiore per fare sesso a ogni occasione buona. In segreto giocano alla famiglia felice. Ma come se la cava una coppia improbabile alle prese con la vita nera? Quali film andare a vedere al cinema, se il gap generazionale è grande? Cosa dire agli amici e alle famiglie? Come guardare al futuro, se l’orologio biologico di lei ha le ore contate? Nick Horny, nella seconda parte, lascia spazio a quello su cui i film preferiscono glissare: le fragilità, i dubbi, le paure. Le cene in pubblico, ad esempio, infondono un’orribile ansia da prestazione. Lucy reagisce con l’entusiasmo di una mamma chioccia davanti ai successi musicali del partner. Joseph sbadiglia come un adolescente annoiato a teatro. Sulla scia dei loro ripensamenti, la narrazione si appesantisce più del previsto. E la commedia romantica degli inizi perde il brio del primo incontro e trova l’amara verità. Diventa qualcosa di più. Le situazioni alla Indovina a cena, così, cedono il passo alle zone grigie già popolate dagli amati-odiati protagonisti di Persone normali.
E proprio per questo Lucy era speciale: lei lo tirava dentro il presente. […] E forse in questo non c’era futuro, ma c’era il presente, e proprio in questo consiste la vita.
Gli amori non richiedono forse una fatica immane? Nella vita di coppia contano più le affinità o le differenze? Circondati da una galleria di secondari esilaranti, sullo sfondo di una giungla urbana nevrotica e multirazziale, gli innamorati devono lasciare la confortante parentesi in cui si sono rifugiati per il debutto ufficiale in società. Si imbatteranno nelle opinioni sgradite di chi mette al vaglio la felicità altrui. Conosceranno in prima persona il pregiudizio dei quartieri bene: se un ragazzo di colore bazzica sotto casa, purtroppo, i vicini saranno ben pronti ad allertare la polizia. Per di più, corre l’anno 2016: gli inglesi sono in fermento per il referendum, mentre dagli Stati Uniti si allunga già l’ombra sinistra di Donald Trump. La scelta – Leave o Remain – inevitabilmente diventerà anche la metafora del destino dei due. Se il lieto fine è in dubbio, nell’impossibilità di imparare ad amarsi un giorno alla volta, ci si può forse astenere dal voto?
Il mio consiglio musicale: The Beatles – Hello, Goodbye