10. Little Fish: Cooke e O'Connell si amano di un amore tenero e duraturo. A minare la loro relazione è una pandemia che semina l'oblio tra i contagiati. Attuale, teso e angoscioso come quel Don't Look Up sulla bocca di tutti, questo piccolo esordio sceglie il punto di vista delle persone normali e i toni del cinema indie. Perdersi sarà spaventoso. Ma riconoscersi, a sorpresa, potrebbe essere più magico della prima volta.
9. Minari: Adattandola alle misure dell'adorabile protagonista, Lee Isaac Chung cuce una saga familiare quieta, solare, delicata in maniera disarmante. Un incanto bucolico tra Corea e Stati Uniti, dove l'erba commestibile sulle anse del fiume – il “minari” del titolo – simboleggia l'arte di cavarsela. Un gioiello d'altri tempi per imparare a vivere meglio e più saggiamente i nostri.
8. Petite Maman: Cosa diresti a tua madre se potessi conoscerla quand'era bambina? Autrice sensibile e acuta, la francese Sciamma condensa in settanta minuti i dolorosi non detti dei legami di sangue. E riesce a porvi rimedio grazie al lunghissimo abbraccio ristoratore di questo brevissimo film speciale.
7. Luca: Ammettiamolo, si racconta sempre la solita Italia da cartolina. Ammettiamolo, non c'è niente di nuovo sotto il sole della Liguria. Ma il buon Luca piace per il ricordo delle estati più belle e per le riflessioni sulle pressioni che ci inibiscono. Prendiamo esempio da Alberto Scorfano, e gridiamo alle nostre paure: "Bruno, silenzio!"
6. Il potere del cane: C'è più sesso nel cinema di Jane Campion che nella bibliografia di E.L. James. È impossibile non lasciarsi travolgere dalla tensione erotica, palpabile e dolorosissima, del suo ultimo film. Un dramma crudo, freddo e polveroso, sulla natura incontaminata del Montana e su quella, segreta, dei suoi cowboy in crisi capitanati dall'infernale Cumberbatch.
5. Pig: Toccante senza volerlo, il vendicatore Nicolas Cage va a caccia di un maiale rapito. Ma ti sorprende grazie a un rosso corposo, a un piatto elaborato, servito con tutti i crisi: perché la cucina è condivisione, memoria. E in cucina, così come dietro le quinte, van sminuzzati, masticati e inghiottiti i dolori più struggenti; le elaborazioni negate.
4. Malcolm & Marie: Zendaya e Washington in una gara di bravura senza pari. Chi avrà l'ultima parola? Citando il suo stesso protagonista, quello di Levinson è l'esempio di un cinema disinteressato a veicolare messaggi, ma pieno di cuore e di energia. Il risultato è un manuale di critica fuso ad arte con un'autopsia di coppia.
3. Una donna promettente: Folgorante esordio di Emerald Fennell – premio Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale –, è una commedia nera che prima intriga, poi diverte, infine sconvolge. Frullatore di toni, temi ed emozioni, è un assordante grido femminista con le argomentazioni della migliore Diablo Cody
2. È stata la mano di Dio: Combattuto tra orgoglio e vergogna, Sorrentino fa pace con la sua adolescenza incappando in una contraddizione: scappare lontano, ma con Pino Daniele in cuffia. È il paradosso di un romanzo di formazione che si strugge appresso alle gesta di Maradona e che, a miracolo avvenuto, preferisce infine ritirarsi nel bozzolo di un'epifania in atto.
1. West Side Story: Ci sono quei grandi film che nella sala semivuota di uno spettacolo pomeridiano ti fanno sentire improvvisamente piccolo. Con il cuore in gola e nelle orecchie – boom boom boom boom: faceva il matto per rivaleggiare con l'indimenticabile colonna sonora di Bernstein –, mi sono scoperto piccolo e invidioso davanti all'ultimo Spielberg. Un remake in grado di bissare un capolavoro di sessant'anni fa, contagioso nella sua magnificenza.