Ci
sono quei romanzi che hanno diritto a una seconda primavera. Quegli
autori che rinascono come fossero fenici, dopo la morte, grazie ai
miracoli che talora l'editoria riesce a compiere. I casi più
clamorosi, negli scorsi anni, sono stati a memoria Stoner e la
trilogia di Kent Haruf: il primo biografia fittizia di uno struggente
uomo qualunque, l'altra raccolta composita di piccole e grandi storie
di un Sud che vota Trump ma sa emozionare nel profondo. Avrebbe
potuto essere così, ho immaginato a torto, anche per Gli
scellerati: romanzo tradotto per la prima volta a sessant'anni di
distanza dalla pubblicazione in patria, a opera di uno scrittore
molto prolifico – in vita firmò oltre quattrocento testi, pensate
–, noto in particolare per le indagini dell'ispettore San-Antonio e
paragonato dai cultori ora a Simenon, ora a Céline. L'ultima
occasione di Frédéric Dard era finalmente arrivata, e con un
romanzo postumo da acclamare magari come nuovo classico del noir? La copertina sofisticata e gli alti paragoni lo facevano ben sperare.
Per narratrice troviamo la sfrontata e ambiziosa Louise, diciassette anni e mezzo, un lavoro mal retribuito in una fabbrica di automobili e una casa in cui è difficile fare ogni sera ritorno, tra gli sguardi di un patrigno che alza il gomito troppo spesso e l'amara realtà di una provincia parigina senza redenzione. Dalla parte sbagliata della Senna si sente puzza di cavolo bollito e di smog, tutti conoscono tutti e ci si arrende presto a un destino in serie – lavori faticosi, esistenze modeste, matrimoni infelici. Se non fosse che lo stesso tragitto di sempre, un giorno, regala all'irrequieta ragazza una boccata d'ossigeno; la visione di una famiglia tanto perfetta da fare invidia, con il dondolo sotto il portico, le cene all'aperto e una macchina status symbol nel vialetto. Sono i Rooland, gli americani che non passano inosservati. Sono quello che la protagonista mira a essere. In segreto fantastica, infatti, immaginandone gli interni domestici, il passato glorioso e gli amplessi. Quella casa, quell'isola felice, è il posto perfetto per ricominciare, magari come semplice cameriera. Hanno nove stanze, molti ospiti fissi, tanto disordine a cui stare appresso. Louise fa faville ai fornelli, li prende letteralmente per la gola, e in cambio pretende vitto e alloggio, nonché di entrare a far parte di quel duo mondano. Prevedibilmente, però, non è tutto oro quel che luccica, e un'acerba arrivista finisce così nella tana degli scellerati.
Per narratrice troviamo la sfrontata e ambiziosa Louise, diciassette anni e mezzo, un lavoro mal retribuito in una fabbrica di automobili e una casa in cui è difficile fare ogni sera ritorno, tra gli sguardi di un patrigno che alza il gomito troppo spesso e l'amara realtà di una provincia parigina senza redenzione. Dalla parte sbagliata della Senna si sente puzza di cavolo bollito e di smog, tutti conoscono tutti e ci si arrende presto a un destino in serie – lavori faticosi, esistenze modeste, matrimoni infelici. Se non fosse che lo stesso tragitto di sempre, un giorno, regala all'irrequieta ragazza una boccata d'ossigeno; la visione di una famiglia tanto perfetta da fare invidia, con il dondolo sotto il portico, le cene all'aperto e una macchina status symbol nel vialetto. Sono i Rooland, gli americani che non passano inosservati. Sono quello che la protagonista mira a essere. In segreto fantastica, infatti, immaginandone gli interni domestici, il passato glorioso e gli amplessi. Quella casa, quell'isola felice, è il posto perfetto per ricominciare, magari come semplice cameriera. Hanno nove stanze, molti ospiti fissi, tanto disordine a cui stare appresso. Louise fa faville ai fornelli, li prende letteralmente per la gola, e in cambio pretende vitto e alloggio, nonché di entrare a far parte di quel duo mondano. Prevedibilmente, però, non è tutto oro quel che luccica, e un'acerba arrivista finisce così nella tana degli scellerati.
Vero
è che quando si lavora in casa d'altri non ci si deve stupire di
niente. Bisogna convincersi che la ragione è dalla loro parte, o
perlomeno fare finta che lo sia e passarci sopra. Manie e vizi sono
rispettabili perché ci pagano per rispettarli.
Lui
con le lentiggini sulle guance e una luce interiore abbastanza
abbagliante da fare invaghire l'adolescente parvenue, lei
pigra fumatrice con un thriller americano sotto il braccio e una
relazione clandestina. Ci si può fidare di loro, e il lettore,
soprattutto, può fidarsi della versione di Louise – ava di ogni
narratrice inaffidabile e personaggio, purtroppo, di rara antipatia?
Il suo apprendistato presso i Rooland è breve e all'insegna del già
letto. Una morte non accidentale nella seconda metà, un'attrazione
sconveniente, un colpo di scena per salutarci in grande stile.
Come
se fossimo nella versione d'oltralpe di un intrigo di James M. Cain – e Il postino suona sempre due volte,
ricorderà qualcuno, si era già dimostrato abbondantemente al di
sotto delle mie aspettative.
Come
se si trattasse di uno spiegazzato romanzo da bancarella che, senza grande inventiva,
mescola mistero ed erotismo. Non gli giova nemmeno lo stile:
infarcito di esclamazioni e attempati puntini di sospensione, contribuisce a rendere la voce di Louise troppo stucchevole e infantile per spacciarla per
una seconda Lolita.
Speravo
nella notte. Quando il mondo scivola nell'ombra, gli uomini non
ragionano più come prima, prestano orecchio alle voci segrete che
mormorano dentro di loro.
Ogni
tanto, si diceva in apertura di post, in libreria si scoprono tesori
tardivi. Non è il caso degli Scellerati, riproposto quando
nessuno ne sentiva più la mancanza. Imbellettato, tirato a lucido,
non riesce a nascondere a lungo la colpevolezza dei suoi protagonisti
o le rughe parlanti della terza età. Con la differenza precisa che
intercorre fra i classici, e qui non siamo in presenza di uno di loro, e
i romanzi semplicemente vecchi.
Il
mio voto: ★★
Il
mio consiglio musicale: Elvis Presley – Loving You
Un groviglio di desideri fatali.
RispondiEliminaPeccato, in definitiva, non sia così aggrovigliato...
Elimina:)
EliminaSperiamo vada meglio alla prossima. A presto, e benvenuto tra i miei lettori!
EliminaNo, direi che dopo il tuo pensiero questo non fa per me. E, se posso permettermi, meno male! Mi stai facendo risparmiare un po' di monetine :-)
RispondiEliminaOgni tanto... 😉
EliminaLa cover è davvero affascinante peccato che la trama non lo sia altrettanto :)
RispondiEliminaLa trama, Aquila Reale, in realtà sarebbe altrettanto affascinante. Ma, sessant'anni dopo, è stata proposta e riproposta allo sfinimento. Agli Scellerati, messo in coda per cause editoriali di forza maggiora, manca dunque l'elemento sorpresa.
EliminaAmo il noir.... ma mi sa che per questo vado oltre :-D
RispondiEliminaIl problema, appunto, è che avendone letti tanti, come nel mio caso faresti fatica a trovarci dentro qualcosa di nuovo.
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