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La lista semidefinitiva dei miei peggiori incubi, Krystal
Sutherland. Rizzoli, € 17, pp. 412 |
Mi
dico che non ho l'età. Per avere paura. Per leggere young adult. Ma
ci sono fobie – il futuro, le altezze, fidarsi di qualcuno,
lasciarsi andare – che colgono in contropiede anche me, tutt'altro
che stoico in verità, ma salvatore di ragni, lucertole e chiocciole
dallo scalpiccio degli ospiti che calpestano il mio vialetto. E ci
sono romanzi per ragazzi, soprattutto, che non hanno limiti: li si
valuta con il cuore, così, organo notoriamente di manica larga, e
nel mentre li si consiglia in lungo e in largo a lettori senza
pregiudizio. Già colpito dalla bellezza dei Nostri cuori chimici,
esordio brioso e struggente insieme, riscopro a due anni di distanza
le magie di Krystal Sutherland. Pensavo fosse una meteora, lo
ammetto, invece era la figlia segreta di Rainbow Rowell e John Green.
Dalla sua: un'immaginazione sconfinata, temi difficilissimi sospesi
fra favola e psicologia, un gruppo di personaggi memorabili sbucati
da un romanzo gotico di Shirley Jackson. Ogni adolescenza, infatti, è
una casa infestata: una storia di fantasmi. Esther, diciassette anni,
non li teme. Come potrebbe, se a giorni alterni si abbiglia come
Mercoledì Addams, ha amuleti appesi agli alberi in giardino e un
piano della sua villa è chiuso al transito come l'ala di un
fantomatico ospedale psichiatrico?
«La
paura ti protegge. Devi sentirti spaventata fin nelle ossa»
le sfiorò la clavicola con la punta delle dita, «perché
l'audacia abbia un senso.»
Esther
lo osservò. «E
se muoio?»
«E
se vivi?»
Casa
Solar è un po' un castello degli orrori, un po' un bunker
post-apocalittico: sui pavimenti scorrazzano liberamente galli e
conigli (mamma, giocatrice d'azzardo, è convinta portino fortuna),
gli interruttori della luce sono fissati con il nastro adesivo (il
fratello gemello, Eugene, ha paura del buio e di sé stesso), in
cantina è Natale in qualsiasi stagione (sei anni prima ci si è
rifugiato il padre, veterinario agorafobico, devastato dagli ictus
frequenti e dall'incomunicabilità). La nostra protagonista,
all'apparenza normalissima, sembrerebbe lo strappo alla regola se non
fosse per un dettaglio: alla maledizione di famiglia crede anche lei.
I Solar, si tramanda, saranno uccisi dalle loro paure. Esther alterna
bizzarri travestimenti per non farsi scovare, spaccia dolcetti a
ricreazione con il sogno di risparmiare abbastanza per scappare via
da lì e, complice il ragazzo giusto o forse sbagliato, accarezza
l'idea impavida di salvare i suoi parenti. Il nonno, ex detective
ossessionato da un assassino di bambini mai acciuffato, giura di aver
conosciuto il Mietitore in Vietnam: un ventenne anonimo e butterato,
che brindava con un bicchiere di latte e desiderava ritirarsi a
vita privata a Santorini. Ammesso che esista, perché non sfidarlo a
revocare la loro misteriosa iettatura? Basta affrontare la lista
delle proprie paure di petto, punto per punto, inseguendo l'ombra
della morte – e con essa, dunque, anche la vita. Ma affrontare
aragoste, falene, luoghi angusti, scogliere e tempeste di fulmini è
più facile in teoria che in pratica per qualcuno con le inibizioni
di Esther: una ragazza che ha visto troppi film horror, infatti, ha
disperatamente bisogno di qualcuno con la sfacciataggine di Jonah. Un
coetaneo artistico e cleptomane, che alle scuole elementari la
proteggeva dai bulli e al liceo, dopo anni di silenzio, le ha rubato
prima il portafogli alla fermata dell'autobus, poi una promessa. Che
vivrà pazzamente, testimone una GoPro.
Esther
capitava la prima legge della termodinamica, secondo cui nulla si
creava o si distruggeva: tutti i frammenti e i pezzi che costituivano
un essere umano sarebbero stati redistribuiti altrove alla sua morte,
ma dove andava la memoria? La gioia? Il talento? La sofferenza?
L'amore.
Se
la risposta era “da nessuna parte”, allora perché diavolo ci
diamo da fare? Qual è il senso di quei grumi carnosi di
consapevolezza che mangiano, bevono, amano e nascono da frammenti
rabberciati dell'universo?
La
lista semidefinitiva dei miei peggiori incubi conta
quattrocento pagine, quaranta capitoli e cinquanta appuntamenti
fissi: ogni domenica per un anno si sale sul motorino di Jonah e,
aggrappati a lui, si flirta con i pericoli grandi e piccoli che
erigono barriere intorno al mondo. Leggera soltanto all'apparenza, la
lettura – figuratevi pure un mondo a metà fra Wes Anderson e Tim
Burton – mi ha fatto ridere e piangere impunemente. Accanto alla
Sutherland, un pigmalione australiano tutta citazioni nerd e ordinate
liste per punti, è bellissimo scoprirsi codardi e vulnerabili. A
cosa serve farsi in quattro per gli altri se a lungo sfugge
l'essenziale, ossia salvare sé stessi?
A
ben vedere questi Tenenbaum
in chiave noir hanno tagli rattoppati sui polsi, conti in sospeso con
mamma e papà e, con la scusa di una maledizione, mascherano da
eccentricità malesseri più profondi. Si parla fra le righe di
disturbi ossessivi, ansia sociale, depressione, e la lettura ispira
inevitabilmente gli esami di coscienza: perché negli immancabili
giorni storti io non avrò paura di schiocchi di chele e saette
minacciose, no, ma della compagnia di me stesso. Il mio peggior
nemico, mentre il Mietitore se ne sta in disparte: nelle corsie di un
ospedale sfoglia un giornale con Kim Kardashian, annoiato, e lucida
la propria falce.
«Be',
sbagli su così tante cose che non so decidere da dove iniziare per
dimostrartelo. E su cosa vuoi poi che ti dimostri che stai
sbagliando?»
«La
morte, soprattutto. E l'amore.»
Ho
quasi venticinque anni e ormai acquisto young adult con il
contagocce. Qualche volta sono troppo triste perfino per piangere e
mia mamma, al telefono, si prende le colpe: siamo parte di una
famiglia a pezzi, malinconici per natura, e a un bivio preferiamo
guardarci l'ombelico – il passato è doloroso, il futuro incerto:
allora dove rivolgersi, e a chi?
La lista semidefinitiva dei miei peggiori incubi è un romanzo speciale, che ti riconcilia con il mondo: di quelli di cui leggi da cima a fondo – compresi, insomma, ringraziamenti, fonti e note dell'autore – in cerca di un'altra iniezione di energia per endovena, degli indiscreti pregi dell'umorismo nero. Mi ha insegnato senza peli sulla lingua che i disturbi mentali non sono peggiori di una gamba rotta, che la terapia è il gesso per rinsaldare menti frantumate. E che di un uomo, quando scompare, restano in eredità la polvere, le storie e un'orchidea viola appoggiata sul cuscino.
Le paure ci obbligano a scomporci in compartimenti stagni, ma le navi non sono creazioni inaffondabili: lo sa bene il Titanic, che in acque gelide pagò il fio della propria presunzione. Cosa può Esther contro l'attrazione per Jonah: l'incubo degli incubi? Cosa possiamo noi contro l'iceberg? Krystel Sutherland firma un brillante avviso ai naviganti, nella speranza che le stazioni radio e le librerie diffondano il messaggio fino in capo al mondo: certi amori, certi urti, certi romanzi per fortuna ti obbligano a imparare a nuotare.
La lista semidefinitiva dei miei peggiori incubi è un romanzo speciale, che ti riconcilia con il mondo: di quelli di cui leggi da cima a fondo – compresi, insomma, ringraziamenti, fonti e note dell'autore – in cerca di un'altra iniezione di energia per endovena, degli indiscreti pregi dell'umorismo nero. Mi ha insegnato senza peli sulla lingua che i disturbi mentali non sono peggiori di una gamba rotta, che la terapia è il gesso per rinsaldare menti frantumate. E che di un uomo, quando scompare, restano in eredità la polvere, le storie e un'orchidea viola appoggiata sul cuscino.
Le paure ci obbligano a scomporci in compartimenti stagni, ma le navi non sono creazioni inaffondabili: lo sa bene il Titanic, che in acque gelide pagò il fio della propria presunzione. Cosa può Esther contro l'attrazione per Jonah: l'incubo degli incubi? Cosa possiamo noi contro l'iceberg? Krystel Sutherland firma un brillante avviso ai naviganti, nella speranza che le stazioni radio e le librerie diffondano il messaggio fino in capo al mondo: certi amori, certi urti, certi romanzi per fortuna ti obbligano a imparare a nuotare.
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: Bjork – It's Oh So Quiet