Odiare
significa essere condannati alla solitudine. E se devi trasformarti
in una persona nuova, la solitudine è un ottimo punto di partenza.
Titolo:
Maestra
Autrice:
Lisa Hilton
Editore:
Longanesi
Numero
di pagine: 398
Prezzo:
€ 16,90
Sinossi:
Londra.
Judith Rashleigh è assistente in una prestigiosa casa d'aste, è
giovane, colta ed efficiente, di ottime maniere e molto bella. Ma
tutto questo non basta. Il sogno di farsi strada con la propria
competenza e intelligenza si infrange contro una barriera
insuperabile di maschilismo, corruzione, snobismo. Perché, a quanto
pare, a fregiarsi del titolo di "Maestro" possono essere
soltanto gli uomini. Ma Judith non si arrende. Combatte. Con tutte le
armi che ha a disposizione. Compreso il sesso e, se necessario, la
capacità di uccidere. Sola, in pericolo e in fuga, Judith può
contare soltanto sulla sua capacità di mimetizzarsi perfettamente
tra i ricchi e famosi del pianeta e sulla sua competenza. Tra yacht
lussuosi, antichi palazzi d'Europa e oscuri traffici d'arte antica e
contemporanea, Judith diventa progressivamente sempre più padrona
del proprio destino, nel bene e, soprattutto, nel male. Ma è un male
necessario per essere indipendente, importante, rispettata. Per
essere, in una parola, "Maestra".
La recensione
Pubblicizzato,
discusso, chiacchieratissimo.
E, forse per quello, nessuna voglia di
leggerlo.
Finché,
almeno, il desiderio di una lettura scorrevole e un po' trash, nel pieno
della Sessione Estiva, non mi ha spinto nell'abbraccio morbido e
mortale di questa Maestra. Perché, diciamolo, che fosse un
thriller rigoroso e raffinato, nonostante le promesse delle fascette,
chi ci credeva? Ho avuto, per qualche giorno, la compagnia che cercavo; il guilty pleasure che, ogni tanto, sapete, mi ci vuole.
Complice il primo piano dell'autrice sul Libraio – e che bella
signora che è, Lisa Hilton, e quant'è preparata –, ho avuto modo
di conoscere la sua spietata bambola assassina e se sono qui, sano e
salvo, è perché sono sopravvissuto al
randez-vous con Judith Rashleigh. Non tutti gli uomini che la
incontrano, fluttuanti nel fango del Tevere o decapitati in una
cassa da morto, possono dire lo stesso. C'è qualcosa che attira, in
Maestra.
L'aria sofisticata, la ricca biografia della Hilton – una Sgarbi al
femminile, affascinante, poliglotta e londinese; “capra!”, solo di
tanto in tanto – e una copertina rossa, allusiva, che può
ricordare le tele squarciate di Lucio Fontana o tutt'altro. E quel qualcosa, nelle prime pagine, lo si ritrova, non
senza una certa sorpresa: una voce nuova, tanta arte – la passione e
la consapevolezza con cui l'autrice parla della pittrice Artemisia
Gentileschi hanno dello straordinario – e la storia, all'inizio
particolarmente convincente, di una colta e spavalda travette
che, sottopagata e trattata alla
stregua di una stagista, sceglie di usare armi lecite e non per
assicurarsi una folgorante ascesa. Judith ha un armadio pieno di capi
griffati che non indossa – aspetta la sua seconda vita, scopriremo
presto – e un impiego alternativo, quando cala la sera: procace
cameriera in uno champagne bar, si preoccupa di curare amicizie
importanti e, senza che diventi però una dipendenza, si
imbuca a festini esclusivi, orge segrete, per saziare i suoi appetiti
animaleschi. La licenziano, così su due piedi; diventa l'amante
ufficiale del cliente più affezionato del suo bar e, in vacanza in
Costa Azzurra, ci scappa accidentalmente il morto; sulle tracce di un
capolavoro falsificato, trascorre l'estate in Europa, seminando
spasimanti e corpi in decomposizione a ogni tappa; si stabilisce a
Parigi, ma per le cattive ragazze i guai non finiscono qui. A grandi
linee, ho voluto riassumervi una trama intricata e surreale, tanto che è piena zeppa di sfumature, personaggi di
passaggio, scorci naturali.
Restano l'accuratezza della Hilton –
che, a mio dire, è più sveglia di un Dan Brown – e una narratrice
che, nonostante le assurde avventure in cui si imbarca, minaccia e
seduce. Furbo incrocio tra Mr. Ripley e Lisbeth Salander –
dall'uno prende le false identità e il pallino per le città d'arte,
dall'altra un'infanzia tormentata e un animo glaciale -, la Rashleigh
ha tacchi acuminati, impensate risorse e, fortuna grande se sei
un'arrampicatrice sociale in un universo di lussi e lussuriosi, zero
sentimenti. La Catherine Tramell di oggi ha un notevole stacco di
coscia, il gusto per il grottesco e le smanie dei nuovi ricchi; fa
cose estreme – a letto e fuori – e, in taluni passaggi, tra
citazioni pretenziose e azzardati episodi da spia del malaffare, si
concede grossolane cadute di stile che, però, la portano a sfiorare
inesplorati picchi di kitsch. Non sarò di certo laureato a Oxford
come l'autrice, però facciamo che non vi dico, a un certo punto,
dove fa nascondere il cellulare alla sua trasgressiva anti-eroina? In
cambio, vi rivelo che, nel corso della lettura, davanti alla presa di
coscienza che gli umori di Judith sapessero di mare, ho pensato che
laggiù avesse un caveau, un portagioie e, infine, una pescheria: non
necessariamente in quest'ordine. Tira più un pelo di donna che un
carro di buoi, lo dicevano i saggi, ed è il sesso che alla nostra
protagonista procura ingaggi e grattacapi.
Mi state dicendo che la Hilton non presenterà il romanzo in Molise? |
Un sesso occasionale e con
sporadici cenni di sadismo – se lo chiedete a me, Love,
il porno d'autore di Gaspar Noé, è tra i film più belli dell'anno
scorso: dunque, Maestra
non mi ha scandalizzato – che è talmente gonfiato, con
amatori sudati e panciuti, biancheria firmata e orgasmi che
affaticherebbero pure la Scala Mercalli, da non risultare un caso.
L'erotismo, ma anche le
feste sensazionali, i viaggi “a scrocco”, gli sfondi patinati, le
griffe a profusione e i vini francesi da stappare per gli apertivi
più modesti... In Maestra, la
raffinatezza si fa sfarzo, la sensualità barzelletta, la conoscenza
affettazione – e la femme fatale, be', se li fa tutti. Però, per
una sorta di psicologia inversa, mi è piaciuto, a modo suo. L'ho
trovato accattivante, rapido, ben scritto, divertentissimo. E mi sono
detto: bisogna saperlo prendere per il verso giusto, mentre la Hilton
si sfizia a prenderci per i fondelli. Perché in Maestra,
commedia nera inverosimile e pasticciata, tutto è imprevedibile,
tutto è al massimo – del rigoglio, così come del cattivo gusto –
e niente, colpo di scena,
è buttato lì. Un erotico non potrebbe richiederti la totale
sospensione dell'incredulità per caso. E, consapevole e
padrone di sé anche nel trucidume di alcune svolte, mago della
mistificazione, Maestra è
un passatempo da ombrellone che decide di fare il filo, per
insondabili ragioni, a certi romanzi anni '60 - mi viene in mente
Tanto gentile e tanto onesta pare e
Donne pericolose, da poco
ripubblicati dalla Sonzogno; qualcuno mi cita addirittura Il cardellino, ma Judith è più a suo agio con altri volatili – e di non rivelarci, perfino nei
gustosissimi twist finali, se ci è o ci fa. Nel dubbio, lettura più
per lui che per lei, o per lettori comunque dotati di abbondante autoironia e
stomaco forte, mi ha irretito il necessario, complice una musa che
tiene sotto mira Cupido – e qualche blogger serio e spiantato, che
indossa infradito da spiaggia, veste H&M (puah!)
e, a volte, soprattutto se alle ammucchiate c'è il solito pienone (pure io: vado all'ora di punta),
sa sollazzarsi con infamanti guilty pleasure.
Il
mio voto: ★★½
Il
mio consiglio musicale: Lana Del Rey - Cola