La
scuola insegna. Se non tutto, qualcosa almeno. All'ora d'arte, al
liceo, si parlava di moti e correnti, ma a restarci impressi erano
inevitabilmente i dettagli pruriginosi. Come un orecchio mozzato portato
in dono a una prostituta. Come un suicidio consumato fra il giallo del grano e i corvi in volo. Van
Gogh, per fortuna non soltanto particolari scabrosi, ha sempre fatto
eccezione fra i banchi. La barba fulva, lo sguardo triste e sfondi
dai colori acquosi che sembravano invitarti a perderti nel loro
vortice; muoversi pur restando immobili. Nella vita fatta di alti e
bassi dei geni insuperati – a cui tocca essere infelici, pare, per
lasciare un'impronta nel tempo –, il pittore olandese si avvicinò
ai pennelli in tarda età. In otto anni dipinse ottocento tele. E,
cosa nota, scrisse forse altrettante
lettere. Finendo sempre così: con l'amore all'ultimo rigo. Lo
scapestrato Armand, un giovane in cerca del proprio posto nel mondo, ha il
compito di consegnare al fratello di lui, Theo, una lettera postuma. Il viaggio diventa a sorpresa materia per un mistery alla
Agatha Christie. Il destinatario della missiva è morto, stroncato
dal dolore e dalla sifilide. In paese le locandiere pettegole, i
battellieri e i matti rivelano però che Van Gogh non morì sul
colpo. Che, dopo aver sfiorato di nuovo l'abisso, aveva ritrovato l'equilibrio interiore nella quiete della campagna. I
pettegolezzi parlano ora dell'amore sconveniente nutrito per Saoirse
Ronan, ora dei dissapori con un medico invidioso e un fratello
gravemente indebitato, ora della delusione per Gauigin che sembrava sempre bruciare. Quale aspirante suicida si sparerebbe una
pallottola in pancia? Quell'olandese malato di malinconia sarà stato
forse vittima di una cospirazione? Douglas
Booth tenta di
riabilitarne il ricordo a colloquio con alcuni dei migliori talenti
britannici, prestati a cuor leggero a un capolavoro dell'animazione
che di capolavori parla. Come raccontare Van Gogh, infatti, se non
come avrebbe fatto lui, con un'arte che non smette di incantare? Dipinta interamente ed eccezionalmente a mano, l'atipica biografia
diretta da Doreta Kobiela e Hugh Welchman brilla per un'armonia
stilistica che davvero non si scorda. L'insuperabile bellezza di
Loving Vincent fa sì
che gli occhi si riempiano e che ci
si distragga un po', vero, da una trama che su carta prometteva
qualcosa di più: il pretesto di un giallo che in realtà ha in sé tutti i colori del mondo. Ma ne rispetta l'anima. Le parole scritte.
Le sfumature. Dove di arte si vive e si muore, siamo quello che la
gente dirà di noi. Gli sbaffi di sangue e vernice rappresi che
restano sulla tavolozza sporca. E assieme a loro resta Van Gogh, un mistero che ancora brilla. Su una stella. Nei cieli vorticosi della sua notte dipinta. (7,5)
Dell'alcol,
un po' di fumo, una notte di sesso. Accasciarsi al suolo poco dopo il
risveglio: un ruzzolone per le scale, lividi dappertutto, e la
diagnosi di ischemia cerebrale. Ad ascoltare le parole dei medici non
c'è una parente di sangue, ma l'amante di Orlando – trent'anni di
troppo, una famiglia alle spalle, morto sul colpo. La giovane Marina,
di giorno cameriera in un suggestivo caffè affacciato sui caroselli
del Luna Park e di notte aspirante soprano, si fa carico delle
responsabilità e dei segreti del defunto compagno in nome di un
amore che appariva sconsiderata perversione agli occhi dei più.
L'appartamento, un cane, l'organizzazione della veglia funebre, e il
passato di lui – la ex moglie, un figlio pieno di rancore – che
alza la cornetta al primo squillo per muovere inevitabilmente offese
e pretese. I biglietti per un viaggio di coppia ormai da archiviare,
una chiave che apre chissà quale porta e il fantasma di Orlando,
presenza tutt'altro che inquietante nello specchietto retrovisore o
al centro di una discoteca affollata, che non reclama forse che
l'ultimo bacio. Quello vissuto da una Marina sempre in fuga è un doppio dramma. La donna fantastica del
cileno Sebastiàn Lelio – braccio destro di Larraìn, pronto
quest'anno a conquistare gli Stati Uniti prima con il dramma saffico
Disobedience, poi con
il remake del suo Gloria
– sembra spartire con “l'uomo solo” di Tom Ford il silenzio
della perdita e una doppia vita, una doppia sessualità. Metà uomo,
metà donna: una chimera, come mormora la vedova di Orlando non
riuscendo neanche a reggerne lo sguardo. L'intensa Daniela Vega,
autentica anima di un film che sprizza il suo stesso fascino
androgino, è un misto di rabbia e delicatezza represse; una ragazza
transessuale in una Santiago che, se si parla di dolore, vorrebbe
usare due pesi e due misure. Il lutto, nell'impossibilità di
un'elaborazione privata, si trasforma presto in indagine. Lui
picchiava lei, domandano in commissariato, o lei picchiava lui? Le
storpiano così il nome, il pronome, i sentimenti. La umiliano perfino quando vorrebbero aiutarla. Lo si diceva già a
proposito dell'indipendente They,
visto allo scorso Torino Film Festival: alcune storie devono rimanere
sospese, come alcune identità. La ricercatezza della messa in scena,
la bellezza di una regia che inquadra l'ordinario e lo straordinario,
fanno quindi da contrappunto alla vita normale, e ai normali
dispiaceri, di questa fantastica donna vissuta due volte. Nei rari
sogni, nelle visioni stroboscopiche, la vita le riserva gli sprazzi e i
lustrini dei musical. Il vento non la sposta. Il riflesso degli
specchi non spaventa. Natural Woman alla
radio sembra scritta apposta per lei, e Marina – Daniela – alza
il volume, in macchina, e riprende a cantare. (7)
Incuriosita sono andata a guardarmi il trailer di Loving Vincent e mi sono messa a piangere. E' di una bellezza difficile da descrivere a parole, voglio assolutamente vederlo.
RispondiEliminaRecupera, Rose, e fammi sapere.
EliminaImperfetto, forse, ma un'esperienza incredibile.
Che vuole saperne Coco...
Ciao! Ho visto Loving Vincent e l'ho adorato, ogni illustrazione è meravigliosa, anche quelle dei flashback, e ci sono tanti attori che adoro. Un film ambizioso ma alla fine certamente riuscito!
RispondiEliminaAh, quei flashback in b/n...!
EliminaUna donna fantastica mi è piaciuto, anzi mi è piaciuta: ottima protagonista, regia a tratti interessante. A livello di sceneggiatura forse si poteva fare di più, però bene anche così.
RispondiEliminaLoving Vincent spero mi possa esaltare quanto te, anche se temo l'effetto noia. Dovrò scegliere il momento giusto per gustarlo al meglio, mi sa...
In effetti sì. Quella sceneggiatura che ha trionfato a Berlino, effettivamente, poteva avere qualche guizzo in più. Ma sulla regia, sulla Vega... Tanto di cappello.
EliminaVai tranquillo con Loving Vincent. Fruibilissimo, breve (un'ora e trentacinque) e una gioia assoluta per gli occhi.
Loving Vincent e The Shape of Water vorrei proprio vederli al cinema ma, conoscendo i tempi biblici di distribuzione nelle sale delle mie parti, non so se se/quando li proietteranno. Tra l'altro nei cast di entrambe le pellicole figurano attori a cui sono molto affezionata quindi, pur non avendo ancora avuto modo di vederli, mi auguro siano davvero ben fatti; la tua ennesima impressione positiva riguardo a Loving Vincent sembra confermare il mio auspicio dunque, nell'attesa di poter giudicare di persona, incrocio ancor di più le dita. :)
RispondiEliminaLoving Vincent, purtroppo, è stato distribuito già lo scorso 2016, ma come evento prodotto dalla Nexo Digital. Al cinema per pochissimi giorni, ai tempi, ma ormai lo trovi anche in streaming o in DVD.
EliminaLa forma dell'acqua, stranamente, ancora mi manca. Ho evitato qualsiasi tentazione del web e domani, se tutto va bene, corro finalmente in sala.
Loving Vincent pur con i suoi difetti -di trama, ma pure di abitudine di sguardo- sa come riempire di bellezza, e ricordo ancora le lacrime versate che me lo faranno preferire all'altrettanto lacrimevole Coco domenica prossima.
RispondiEliminaUna donna fantastica ho faticato ad incasellarlo, uno di quei film estetizzanti, sospesi, difficili da definire. Bello, sì, ma -sempre domenica prossima- tiferò Corpo e Anima, più vicino ai miei gusti, alle storie che mi piace vedere.
Ovviamente, tiferò anch'io (invano) per la bellezza di Loving Vincent, preferita anni luce alla banalità piagnucolosa di Coco (no, a distanza di mesi proprio non mi è piaciuto).
EliminaCorpo e anima, purtroppo, non l'ho visto. Spererei di recuperare, ma lo streaming non consente.
[shhh... io l'avevo trovato con sub inglesi, e nonostante l'incomprensibile ungherese, lo si segue senza fatica]
EliminaAh, grazie per la dritta! ;)
EliminaLoving Vincent mi interessa(va) moltissimo, ma non c'è stato verso di andarlo a vedere (l'hanno tenuto su tre giorni), accidenti alla programmazione >_<
RispondiEliminaUna donna fantastica è uno di quei film che tutti ne parlano bene ma niente, mi attira meno di zero.
Questa volta non è stata colpa del tuo cinema, come dicevo a Cecilia sopra. Gli eventi della Nexo, penso agli spettacoli teatrali o ai concerti più rari, stanno in sala per pochissimo e costano il doppio (di solito, dieci euro). Ma perché trattare Loving Vincent così? Mah. Poca male, comunque: in DVD e company lo trovi già. :)
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