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Isola di Neve, di Valentina D'Urbano. Longanesi, € 19,90, pp.
500 |
L'acqua
ha fiuto, l'acqua ha storia, l'acqua ha memoria. Qualche volta prende
e qualche volta dà. Al pari di un'autrice romana, qui alla sua sesta fatica, che non ci lascerebbe mai annegare. L'ultima Valentina
D'Urbano me l'ha data in regalo l'alta marea. Tutte le onde, così, portano a Novembre attraverso la strada più corta. Si avvicinano
progressivamente alle esalazioni di salsedine e marcescenza del
porto, centro nevralgico di un paese alla deriva nel Mediterraneo che
di pesca e vacanzieri riesce a sopravvivere. Si infrangono
sul basalto della prigione di Santa Brigida, abbandonata a sé stessa
più di mezzo secolo fa, fino a eroderlo implacabilmente. Leitmotiv
sempiterno, sono appunto le onde a far veleggiare il peschereccio di
Neve e la barca a motore di Manuel ed Edith: lei isolana ferma alla
seconda elementare, loro visitatori incalzati dal giallo di un
Guarnieri scomparso, sono separati in realtà da cinquant'anni di
storia italiana e dall'ingombro di due generazioni. A ben vedere
hanno gli stessi capelli biondi, gli occhi che cambiano
colore così come cambia il tempo, la pelle riarsa. Stonano da morire su quello scoglio di gente piccola e
nera. Forse, non avrebbero mai dovuto incrociare le loro reciproche
rotte. Ma il caso vuole che in certi luoghi dell'anima, in certi
romanzi ad ampio respiro, la serendipità sia un'incantevole presenza
e il tempo soltanto una convenzione. C'erano una volta, negli anni
immediatamente successivi al dopoguerra, una diciassettenne incompresa e l'ultimo prigioniero di un carcere fuori norma
destinato di lì a poco a chiudere i battenti: l'adolescente si chiamava Neve ma si
presentava con l'accrescitivo di Tempesta all'esimio criminale che proveniva dai bombardamenti di
Dresda e la faceva innamorare suonando il violino come un diavolo, ma
promettendole come un angelo custode un futuro insieme in una Roma da
cartolina. Li aspettava, non troppo a sorpresa, l'oblio di un finale
disperato; nel nuovo millennio, purtroppo, non c'è più nessuno che
sappia di loro. Che si sono divisi teneramente tra le sbarre
cioccolato dolce e amare verità, che si sono protetti pensandosi a
vicenda quando il padre di Neve la pestava a sangue e un lume acceso
non bastava a rischiarare la cella di Andreas Von Berger, compositore
senza gloria.
Per
un sacco di tempo ho pensato che prima o poi mi sarei ammazzata. Mi
sarei buttata dalla scogliera. Adesso non lo penso più. Adesso non
ho più tanta voglia di ammazzarmi. È meglio, è peggio, chi lo sa.
So solo che adesso mi va di vivere.
Oggi,
invece, in una stagione che scoraggia i vacanzieri, ci sono due figli
degli anni Ottanta che si immaginano per un po' gli unici abitati di
un'isola in stato di abbandono, gli ultimi amanti al mondo: Manuel
fugge dal senso di colpa e, messo con le
spalle al muro, si rifugia nella casa dei nonni Livia e Libero come
un bambino bisognoso in cerca dei sapori e del conforto di
un'infanzia sperperata troppo presto; la tedesca Edith, piercing
dappertutto e qualche chilo in più, a quel ventottenne con i vestiti
da vecchio fa la barba e prepara un'ottima carbonara. Si scaldano la
notte, quando fuori soffia il maestrale, e insieme si imbucano alle
feste in piazza. Lei si fida ciecamente di lui, anche se non
dovrebbe. E insieme scoprono il pericolo e lo stupore dello scoprirsi
compagni di avventure, in una caccia al tesoro spesso a confine con
la ghost story. Che fine ha fatto il concerto per violino solo
di Andreas, cos'è stato della giovane ribelle che rese degna di
essere vissuta quel poco di vita che gli restava? Giuro che a metà
lettura l'ho fatto, sì: ho cercato informazioni su Google, sovrappensiero, per
scoprire amaramente che le isole di Novembre e Santa Brigida non
esistono mica; che non potrò sentire un concerto di Von Berger
perché non c'è stato nessun musicista con quel cognome. Com'è
possibile, se ci sono stato in visita per cinque giorni? Com'è
possibile, se io l'ho sentito suonare Vivaldi?
Se
ami davvero qualcosa, la ami a tal punto da farti del male.
Valentina
D'Urbano avvisa i naviganti. Inventa vite sott'acqua e scorci
paesaggistici, ricordi che questa volta ingannano per quanto appaiono
reali. Tiene lezioni di nuoto e di respiro a beneficio di personaggi che scelgono
di restare lì, con un'isola che sembra una prigione e una prigione
che sembra un'isola da spartirsi in due. Tralasciando i difetti
evidenti nella caratterizzazione della vendicativa ex di Manuel,
Greta, personaggio secondario tanto fuori posto da sembrarmi la
comparsa di un indegno romanzo rosa, Isola di Neve approda
per il resto dalle parti di Acquanera,
il mio preferito: atmosfere cupe, apparizioni evanescenti e sogni
impossibili, promontori ai confini della realtà come nella brughiera di
Heatchliff. L'intensità e l'emozione sono assicurate. Valentina
infatti parla sempre d'amore, e sempre in maniera diversa dalla
precedenze. Come ci riesca, onestamente, non lo so.
A spaziare nei generi pur conservando una riconoscibilissima coerenza di fondo.
A sopravvivere ogni volta alle sue storie, che stremano il cuore.
A rinunciare ai personaggi che ha messo al mondo e reso memorabili, con il rischio che dalla sua penna ne arrivino poi altri, magari nel romanzo subito successivo, a scalzarli in fretta dai ricordi. Noi lettori abbiamo una memoria da elefante, a volte, e profonda riconoscenza. Perché ai nomi indimenticabili di Alfredo, Vadim e Fortuna se ne affiancano semplicemente altri, senza rimpiazzarli né tradirli – incommensurabile la commozione per l'eponima Neve, che mi ha ricordato la straordinaria Lila di Elena Ferrante. E alla generosità emozionale dell'autrice non si può rispondere perciò che con altra generosità, di rimando, con il groppo in gola, soprattutto in un anno di letture che di rado mi hanno coinvolto altrettanto.
A spaziare nei generi pur conservando una riconoscibilissima coerenza di fondo.
A sopravvivere ogni volta alle sue storie, che stremano il cuore.
A rinunciare ai personaggi che ha messo al mondo e reso memorabili, con il rischio che dalla sua penna ne arrivino poi altri, magari nel romanzo subito successivo, a scalzarli in fretta dai ricordi. Noi lettori abbiamo una memoria da elefante, a volte, e profonda riconoscenza. Perché ai nomi indimenticabili di Alfredo, Vadim e Fortuna se ne affiancano semplicemente altri, senza rimpiazzarli né tradirli – incommensurabile la commozione per l'eponima Neve, che mi ha ricordato la straordinaria Lila di Elena Ferrante. E alla generosità emozionale dell'autrice non si può rispondere perciò che con altra generosità, di rimando, con il groppo in gola, soprattutto in un anno di letture che di rado mi hanno coinvolto altrettanto.
Tra
molti anni, Neve, solo tu ti ricorderai di questa cosa. Sarà svanita
nel nulla, sparita dalla memoria di tutti, ma non dalla tua. Un uomo
ha bisogno di una cosa sola nella vita. Ha bisogno di qualcuno che
continui costantemente a perdonarlo. E tu mi devi fare questo favore.
Tu mi devi perdonare. Per tutta la vita, bambina.
Ci
vogliono cinquecento pagine pienissime affinché si sciolgano i
misteri di Neve, affinché si plachi la Tempesta su quel che resta di
Santa Brigida, affinché si possa lasciare Novembre già nel mese di settembre. Nel bel mezzo di questi miracoli meteorologici e di questi
giochi di parole, Valentina D'Urbano inventa i trascorsi di un
musicista mai nato, e dunque mai morto, e uno scorcio di Mediterraneo
che non troveresti sulle mappe.
La biografia di un'isola pulsante, la geografia di un cuore a picco, che forse esistono davvero ma, come nella leggenda di una novella Atlantide, si nascondono negli abissi con le mareggiate.
Per riaffiorare poi quando il mare letargico se ne va a dormire, congedati da bravo padrone di casa gli ospiti festanti e i turisti stranieri, lasciando sul bagnasciuga d'un tratto spoglio una storia bellissima in un messaggio in bottiglia e conchiglie parlanti. Accostane qualcuna all'orecchio, potresti sentirci rimbombare dentro gli schiaffi dei cavalloni e il suono dei violini. Potrebbero parlarti di tutti loro.
La biografia di un'isola pulsante, la geografia di un cuore a picco, che forse esistono davvero ma, come nella leggenda di una novella Atlantide, si nascondono negli abissi con le mareggiate.
Per riaffiorare poi quando il mare letargico se ne va a dormire, congedati da bravo padrone di casa gli ospiti festanti e i turisti stranieri, lasciando sul bagnasciuga d'un tratto spoglio una storia bellissima in un messaggio in bottiglia e conchiglie parlanti. Accostane qualcuna all'orecchio, potresti sentirci rimbombare dentro gli schiaffi dei cavalloni e il suono dei violini. Potrebbero parlarti di tutti loro.
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: Elisa – The Waves
Continua a non ispirarmi troppo, nonostante i pareri unanimemente positivi ed il riferimento ad Acquanera (anche il mio preferito). Lo segno, senza fretta.
RispondiEliminaSu carta, forse, ispirava meno di altri anche me. Ma basta poco, basta Neve, per restare catturati e commossi. Non leggevo un romanzone così da un po', e ora mi guardo intorno senza sapere bene cosa cominciare. Non aspettare troppo, non te ne pentirai.
EliminaNe abbiamo parlato tanto e siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ho letto la tua recensione con la pelle d'oca per come hai saputo riportarmi là, in mezzo a quel mare in tempesta, circondata solo dal buio della notte. Non so come faccia Valentina, ma non so neanche come fai tu ogni volta a emozionarmi così!!! <3
RispondiEliminaTi ringrazio, Dany! Felice di avere saputo dare giustizia a Neve e agli altri. Se ci sono riuscito come spero, merito di Valentina: in un periodo apatico e strascicato, anche per il blog, mi ha dato la giusta motivazione, e una storia più giusta ancora!
EliminaDirei che è un libro che ti ha coinvolto parecchio, visto che ne hai parlato più o meno come io posso parlare in maniera obiettiva di un film con Saoirse Ronan... :)
RispondiEliminaMi ha coinvolto non tanto, di più, ma comunque non abbastanza da non vederci qualche difetto: un certo personaggio secondario su tutti, che non mi sarei meravigliato di trovare in un romanzo Newton Compton ma qui...
EliminaLa Ronan, tra l'altro, sarebbe una Neve azzeccatissima, in un'improbabile trasposizione esterofila. ;)
Non ho letto nulla dell'autrice, ma ora che ho letto la tua recensione questo libro mi attira veramente tanto :) magari quando costerà meno lo prenderò :D
RispondiEliminaConoscendoti, in attesa dell'edizione economica, ti straconsiglio Acquanera, che ha un lato fantasy insospettabilmente marcato: lo trovi a una decina di euro, nell'edizione TEA!
EliminaLeggerti è sempre un piacere! Questa recensione trasmette emozioni e i colori della vita. Non conoscevo questo romanzo e ora Neve mi ha affascinato con i suoi misteri. Brava la Valentina D'Urbano e anche tu :)
RispondiEliminaMa grazie!
EliminaRecensione evocativa, citazione di Acquanera, che ho adorato, non posso che segnarlo!
RispondiElimina(Oltretutto mi hai ricordato che devo ancora leggere la Ferrante...)
E la lista si allunga
Stefi
La Ferrante la devo riprendere anche io, per forza. Userò il telefilm per ripassare. 😊
EliminaQuesto non posso perdermelo, si sente che t'ha emozionato molto e di storie belle come quella di Neve sono sempre alla ricerca!
RispondiEliminaUno di quei romanzi che ti si addicono, sì.
EliminaIo non ho ancora letto nulla dell'autrice anche se grosso modo mi incuriosiscono tutti i suoi titoli. Riuscirò a recuperare prima o poi. :)
RispondiEliminaAvrai capito che 'ndo cogli cogli... 😊
EliminaCiao :-)
RispondiEliminaHo visto questo libro in giro per diversi blog, la tua è la prima recensione che leggo. Ti è piaciuto molto, si capisce dalle tue parole..
Non so se è proprio il mio genere, ma lo segno, non si sa mai! Sono aperta a tutto!
Facci un pensiero, non te ne pentirai! Anche perché è difficile dire di quale genere sia, ampio e intricato come è.
EliminaEccomi, come promesso!
RispondiEliminaPrimo incontro con la D'Urbano, sempre rimirata da lontanto e mai agguantata. Devo ammettere che si tratta di un'autrice superlativa. Mi è piaciuta la storia, l'intreccio, i personaggi e l'urgenza del raccontare. Sono davvero felice di essermi lanciata e la tua recensione, poi, è meravigliosa ;)
Grazie, Anna, e buon recuperone!
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