sabato 15 settembre 2018

Recensione: Isola di Neve, di Valentina D'Urbano

| Isola di Neve, di Valentina D'Urbano. Longanesi, € 19,90, pp. 500 |

L'acqua ha fiuto, l'acqua ha storia, l'acqua ha memoria. Qualche volta prende e qualche volta dà. Al pari di un'autrice romana, qui alla sua sesta fatica, che non ci lascerebbe mai annegare. L'ultima Valentina D'Urbano me l'ha data in regalo l'alta marea. Tutte le onde, così, portano a Novembre attraverso la strada più corta. Si avvicinano progressivamente alle esalazioni di salsedine e marcescenza del porto, centro nevralgico di un paese alla deriva nel Mediterraneo che di pesca e vacanzieri riesce a sopravvivere. Si infrangono sul basalto della prigione di Santa Brigida, abbandonata a sé stessa più di mezzo secolo fa, fino a eroderlo implacabilmente. Leitmotiv sempiterno, sono appunto le onde a far veleggiare il peschereccio di Neve e la barca a motore di Manuel ed Edith: lei isolana ferma alla seconda elementare, loro visitatori incalzati dal giallo di un Guarnieri scomparso, sono separati in realtà da cinquant'anni di storia italiana e dall'ingombro di due generazioni. A ben vedere hanno gli stessi capelli biondi, gli occhi che cambiano colore così come cambia il tempo, la pelle riarsa. Stonano da morire su quello scoglio di gente piccola e nera. Forse, non avrebbero mai dovuto incrociare le loro reciproche rotte. Ma il caso vuole che in certi luoghi dell'anima, in certi romanzi ad ampio respiro, la serendipità sia un'incantevole presenza e il tempo soltanto una convenzione. C'erano una volta, negli anni immediatamente successivi al dopoguerra, una diciassettenne incompresa e l'ultimo prigioniero di un carcere fuori norma destinato di lì a poco a chiudere i battenti: l'adolescente si chiamava Neve ma si presentava con l'accrescitivo di Tempesta all'esimio criminale che proveniva dai bombardamenti di Dresda e la faceva innamorare suonando il violino come un diavolo, ma promettendole come un angelo custode un futuro insieme in una Roma da cartolina. Li aspettava, non troppo a sorpresa, l'oblio di un finale disperato; nel nuovo millennio, purtroppo, non c'è più nessuno che sappia di loro. Che si sono divisi teneramente tra le sbarre cioccolato dolce e amare verità, che si sono protetti pensandosi a vicenda quando il padre di Neve la pestava a sangue e un lume acceso non bastava a rischiarare la cella di Andreas Von Berger, compositore senza gloria.

Per un sacco di tempo ho pensato che prima o poi mi sarei ammazzata. Mi sarei buttata dalla scogliera. Adesso non lo penso più. Adesso non ho più tanta voglia di ammazzarmi. È meglio, è peggio, chi lo sa. So solo che adesso mi va di vivere.

Oggi, invece, in una stagione che scoraggia i vacanzieri, ci sono due figli degli anni Ottanta che si immaginano per un po' gli unici abitati di un'isola in stato di abbandono, gli ultimi amanti al mondo: Manuel fugge dal senso di colpa e, messo con le spalle al muro, si rifugia nella casa dei nonni Livia e Libero come un bambino bisognoso in cerca dei sapori e del conforto di un'infanzia sperperata troppo presto; la tedesca Edith, piercing dappertutto e qualche chilo in più, a quel ventottenne con i vestiti da vecchio fa la barba e prepara un'ottima carbonara. Si scaldano la notte, quando fuori soffia il maestrale, e insieme si imbucano alle feste in piazza. Lei si fida ciecamente di lui, anche se non dovrebbe. E insieme scoprono il pericolo e lo stupore dello scoprirsi compagni di avventure, in una caccia al tesoro spesso a confine con la ghost story. Che fine ha fatto il concerto per violino solo di Andreas, cos'è stato della giovane ribelle che rese degna di essere vissuta quel poco di vita che gli restava? Giuro che a metà lettura l'ho fatto, sì: ho cercato informazioni su Google, sovrappensiero, per scoprire amaramente che le isole di Novembre e Santa Brigida non esistono mica; che non potrò sentire un concerto di Von Berger perché non c'è stato nessun musicista con quel cognome. Com'è possibile, se ci sono stato in visita per cinque giorni? Com'è possibile, se io l'ho sentito suonare Vivaldi?

Se ami davvero qualcosa, la ami a tal punto da farti del male.

Valentina D'Urbano avvisa i naviganti. Inventa vite sott'acqua e scorci paesaggistici, ricordi che questa volta ingannano per quanto appaiono reali. Tiene lezioni di nuoto e di respiro a beneficio di personaggi che scelgono di restare lì, con un'isola che sembra una prigione e una prigione che sembra un'isola da spartirsi in due. Tralasciando i difetti evidenti nella caratterizzazione della vendicativa ex di Manuel, Greta, personaggio secondario tanto fuori posto da sembrarmi la comparsa di un indegno romanzo rosa, Isola di Neve approda per il resto dalle parti di Acquanera, il mio preferito: atmosfere cupe, apparizioni evanescenti e sogni impossibili, promontori ai confini della realtà come nella brughiera di Heatchliff. L'intensità e l'emozione sono assicurate. Valentina infatti parla sempre d'amore, e sempre in maniera diversa dalla precedenze. Come ci riesca, onestamente, non lo so. 
A spaziare nei generi pur conservando una riconoscibilissima coerenza di fondo. 
A sopravvivere ogni volta alle sue storie, che stremano il cuore. 
A rinunciare ai personaggi che ha messo al mondo e reso memorabili, con il rischio che dalla sua penna ne arrivino poi altri, magari nel romanzo subito successivo, a scalzarli in fretta dai ricordi. Noi lettori abbiamo una memoria da elefante, a volte, e profonda riconoscenza. Perché ai nomi indimenticabili di Alfredo, Vadim e Fortuna se ne affiancano semplicemente altri, senza rimpiazzarli né tradirli – incommensurabile la commozione per l'eponima Neve, che mi ha ricordato la straordinaria Lila di Elena Ferrante. E alla generosità emozionale dell'autrice non si può rispondere perciò che con altra generosità, di rimando, con il groppo in gola, soprattutto in un anno di letture che di rado mi hanno coinvolto altrettanto.

Tra molti anni, Neve, solo tu ti ricorderai di questa cosa. Sarà svanita nel nulla, sparita dalla memoria di tutti, ma non dalla tua. Un uomo ha bisogno di una cosa sola nella vita. Ha bisogno di qualcuno che continui costantemente a perdonarlo. E tu mi devi fare questo favore. Tu mi devi perdonare. Per tutta la vita, bambina.

Ci vogliono cinquecento pagine pienissime affinché si sciolgano i misteri di Neve, affinché si plachi la Tempesta su quel che resta di Santa Brigida, affinché si possa lasciare Novembre già nel mese di settembre. Nel bel mezzo di questi miracoli meteorologici e di questi giochi di parole, Valentina D'Urbano inventa i trascorsi di un musicista mai nato, e dunque mai morto, e uno scorcio di Mediterraneo che non troveresti sulle mappe. 
La biografia di un'isola pulsante, la geografia di un cuore a picco, che forse esistono davvero ma, come nella leggenda di una novella Atlantide, si nascondono negli abissi con le mareggiate. 
Per riaffiorare poi quando il mare letargico se ne va a dormire, congedati da bravo padrone di casa gli ospiti festanti e i turisti stranieri, lasciando sul bagnasciuga d'un tratto spoglio una storia bellissima in un messaggio in bottiglia e conchiglie parlanti. Accostane qualcuna all'orecchio, potresti sentirci rimbombare dentro gli schiaffi dei cavalloni e il suono dei violini. Potrebbero parlarti di tutti loro.
Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Elisa – The Waves

20 commenti:

  1. Continua a non ispirarmi troppo, nonostante i pareri unanimemente positivi ed il riferimento ad Acquanera (anche il mio preferito). Lo segno, senza fretta.

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    1. Su carta, forse, ispirava meno di altri anche me. Ma basta poco, basta Neve, per restare catturati e commossi. Non leggevo un romanzone così da un po', e ora mi guardo intorno senza sapere bene cosa cominciare. Non aspettare troppo, non te ne pentirai.

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  2. Ne abbiamo parlato tanto e siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Ho letto la tua recensione con la pelle d'oca per come hai saputo riportarmi là, in mezzo a quel mare in tempesta, circondata solo dal buio della notte. Non so come faccia Valentina, ma non so neanche come fai tu ogni volta a emozionarmi così!!! <3

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    1. Ti ringrazio, Dany! Felice di avere saputo dare giustizia a Neve e agli altri. Se ci sono riuscito come spero, merito di Valentina: in un periodo apatico e strascicato, anche per il blog, mi ha dato la giusta motivazione, e una storia più giusta ancora!

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  3. Direi che è un libro che ti ha coinvolto parecchio, visto che ne hai parlato più o meno come io posso parlare in maniera obiettiva di un film con Saoirse Ronan... :)

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    1. Mi ha coinvolto non tanto, di più, ma comunque non abbastanza da non vederci qualche difetto: un certo personaggio secondario su tutti, che non mi sarei meravigliato di trovare in un romanzo Newton Compton ma qui...

      La Ronan, tra l'altro, sarebbe una Neve azzeccatissima, in un'improbabile trasposizione esterofila. ;)

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  4. Non ho letto nulla dell'autrice, ma ora che ho letto la tua recensione questo libro mi attira veramente tanto :) magari quando costerà meno lo prenderò :D

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    1. Conoscendoti, in attesa dell'edizione economica, ti straconsiglio Acquanera, che ha un lato fantasy insospettabilmente marcato: lo trovi a una decina di euro, nell'edizione TEA!

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  5. Leggerti è sempre un piacere! Questa recensione trasmette emozioni e i colori della vita. Non conoscevo questo romanzo e ora Neve mi ha affascinato con i suoi misteri. Brava la Valentina D'Urbano e anche tu :)

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  6. Recensione evocativa, citazione di Acquanera, che ho adorato, non posso che segnarlo!
    (Oltretutto mi hai ricordato che devo ancora leggere la Ferrante...)
    E la lista si allunga
    Stefi

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    1. La Ferrante la devo riprendere anche io, per forza. Userò il telefilm per ripassare. 😊

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  7. Questo non posso perdermelo, si sente che t'ha emozionato molto e di storie belle come quella di Neve sono sempre alla ricerca!

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  8. Io non ho ancora letto nulla dell'autrice anche se grosso modo mi incuriosiscono tutti i suoi titoli. Riuscirò a recuperare prima o poi. :)

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  9. Ciao :-)
    Ho visto questo libro in giro per diversi blog, la tua è la prima recensione che leggo. Ti è piaciuto molto, si capisce dalle tue parole..
    Non so se è proprio il mio genere, ma lo segno, non si sa mai! Sono aperta a tutto!

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    1. Facci un pensiero, non te ne pentirai! Anche perché è difficile dire di quale genere sia, ampio e intricato come è.

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  10. Eccomi, come promesso!
    Primo incontro con la D'Urbano, sempre rimirata da lontanto e mai agguantata. Devo ammettere che si tratta di un'autrice superlativa. Mi è piaciuta la storia, l'intreccio, i personaggi e l'urgenza del raccontare. Sono davvero felice di essermi lanciata e la tua recensione, poi, è meravigliosa ;)

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