Ciao
a tutti, amici, e buona domenica. L'ultima prima della mia partenza.
Tristezza, Mode: on. Oggi, la recensione di Notturni, il romanzo
d'esordio di una giovane autrice italiana, Elena Covani.
Ringraziandola per avermi dato modo di recensire il suo racconto e sperando che
possa trovare utili i miei suggerimenti e le mie poche critiche, vi
auguro buona lettura e una splendida giornata. Un abbraccio, M.
Autrice:
Elena Covani
Editore:
Giovane Holden Edizioni
Numero
di pagine: 78
Prezzo:
€ 12,00
Sinossi:
A Valencia, durante i festeggiamenti per il celebre Carnevale, la
folla che si riversa per le strade al tramonto ebbra di cerveza e
divertimento cela presenze oscure. Sono i Daemones e al calar delle
tenebre battono la città a caccia di nuove vittime: la loro
apparenza innocua, del tutto identica a un 'normale' essere umano, li
rende irriconoscibili e ancor più pericolosi. Ma non per i Notturni,
altra razza superiore la cui esistenza è mirata unicamente a
difendere l'umanità dai Daemones. Grazie al loro sangue, vero e
proprio antidoto al virus del male, possono sconfiggere ogni essere
maligno ed evitare che nuovi contagi trasformino altri esseri umani
in demoni. Ma di fronte al fatto compiuto, al morso mortale di un
Daemones su di un umano, divengono anch'essi impotenti: il male è
irreversibile. Almeno fino a quando Josè, combattente dei Notturni,
non incontra Maria, ragazza appena contagiata dai Daemones ma sulla
quale il virus sembra non sortire gli effetti consueti. La lotta tra
bene e male per accaparrarsi questo nuovo 'mutante' divamperà come
un fuoco impazzito nei giorni di Fallas e il sentimento complicherà
maledettamente le cose; il solo sfiorarsi dei corpi di due razze così
opposte provoca infatti ustioni e dolore reciproco. Riuscirà l'amore
a superare la più profonda delle diversità?
La recensione
Mi
fa sempre strano trovare, tra le email, richieste di recensioni di
autori esordienti.
Ogni
volta, mi sento combattuto. Onorato, immensamente felice che loro
abbiano pensato proprio a me, incuriosito... ma combattuto.
Decisamente. Consapevole di aver ricevuto più delusioni che altro,
da una parte sono restio. Dall'altra mi dico che questi giovani
autori vogliono soltanto quello che anch'io, nei loro panni,
cercherei: pura fiducia. Fiducia che è sempre reciproca. Io, a
scatola chiusa, confido nelle loro storie; loro, con i miei elogi e
le mie tiepide stroncature a portata di click, confidano nella mia
onestà e nella mia schiettezza. E mi fa piacere sapere che anche le
critiche, non solo i complimenti, sono ben accetti e – strano, ma
vero - apprezzati con riconoscenza da tanti giovani autori, sempre
ben disposti a imparare e a migliorarsi. Scrivo questo non perché
Notturni, il breve esordio di Elena Covani, non mi sia
piaciuto nemmeno un po', ma perché non mi sarei minimamente
aspettato di trovare un suo messaggio di posta. La giovane Elena,
infatti, è stata pubblicata dalla Giovane Holden Edizioni,
una piccola casa editrice nostrana di cui, non so se ricorderete, vi
avevo parlato la scorsa estate in merito a un altro romanzo sulle
creature della notte più lette di sempre e, soprattutto, in merito a
un altro esordio: Atipico Vampiro.
Quel romanzo mi aveva lasciato a bocca asciutta, con un senso di
incompletezza che non avevo saputo esprimere né “a stelline”, né
in altri modi. La mia era il primo esempio, su questo blog, di
recensione-non recensione. Non perché il libro di Lucarini fosse
brutto o scritto male, anzi, ma perché, con le sue 80 pagine scarse,
era troppo breve per lasciarsi valutare a pieno. Elena Covani
conosceva la mia personale avversione per i racconti, aveva letto
quella mia unica non-recensione e voleva ugualmente un parere sul suo
Notturni, che di
pagine, per la cronaca, ne ha appena 78. Lei mi è subito piaciuta
per questo. Cercava onestà ad ogni costo, anche quando io non ero
proprio convinto di volergliela dare, a lei come ad altri suoi
colleghi.
Inoltre, quel racconto aveva dalla sua parte
un'ambientazione orginale e accattivante ed una copertina
semplicissima, ma evocativa: un angelo evanescente su un comune
sfondo bianco; una creatura fatta di schizzi di sangue, petali di
rose e coriandoli di carnevale. Ho impiegato per la lettura di
Notturni un pomeriggio
soltanto e, mantenendomi, come mio solito, sulla prima parola, ho
pensato lì per lì che fosse troppo poco. Era stato troppo poco il
tempo per legarmi ai personaggi e per rendere parte di me quella
storia di amori impossibili, denti affilati e tenebre ad ogni passo.
Ma, anche se in quelle poche pagine Josè e Maria non trovano il loro
lieto fine e gli affascinanti misteri di Valencia non vengono
sviluppati come avrebbero invece meritato, la lettura di Notturni
non è stata niente male. Il
leggero e onnipresente senso di “già letto” non mi ha
disturbato, l'umanità e l'ironia di molti personaggi mi ha colpito,
la trama mi ha avvinto dopo pochissimo. Ho immaginato la Valencia in
festa, la Valencia notturna e la Valencia piena di pericoli con
inaspettata facilità; Valencia che è stata una valida, inedita e
spettacolare spalla – con le sue tradizioni e il suo fascino
innegabile – per un buon protagonista che, anche così compresso,
riesce a fare la sua discreta figura di eroe tenebroso e romantico.
Lui è un Notturno, una creatura diversa che, tuttavia, cerca solo un
po' di normalità: ha visto gli imponenti edifici di Valencia essere
costruiti ed abbattuti negli anni; è stato addestrato da impavidi
guerrieri a diventare un impavido guerriero a sua volta; è cresciuto
con la consapevolezza di essere – insieme agli altri della sua
specie – l'unico nemico mortale dei Daemones che, segretamente,
aiutati dalla discrezione dell'oscurità, fanno stragi sanguinose in
città. Lo spettacolare carnevale valenciano porta in Spagna nuovi
turisti e nuove vittime e, nel periodo più teso dell'anno, Josè
incontra Maria, una fragile e spaventata ragazza già marchiata,
purtroppo, dai denti del nemico. Ma, su di lei, il virus dei Daemones
sembra non fare effetto. Josè lo capisce immediatamente: perché,
sfiorandola, sente scintille leggere e non una pena mortale; perché,
mentre lei lo implora di ucciderla, si scopre irrimediabilmente e
fatalmente innamato di lei. La
solita storia d'amore impossibile è fotografata, in maniera
originale, sul più particolare degli sfondi e, con ronde notturne e
combattimenti, fugaci combattimenti e salvataggi, ho pensato ad
Underworld e
Daybreakers, non a
Twilight. Le infinite
gerarchie del mondo del protagonista hanno un che di intrigante e
Elena, abilmente, fa sì che le sue parole lavorino a stretto
contatto con l'immaginazione del lettore. Lei, in uno spazio tanto
ristretto, non può dire tutto, ma dove mancano lunghe descrizioni o
dialoghi più ricchi arriva magicamente e misteriosamente in soccorso
la personale fantasia di chi legge che, protagonista dopo tanto,
aiuta a completare, a suo piacimento, un quadro dai tratti piuttosto
belli, ma poco marcati. L'autrice ha uno stile piacevole e
coinvolgente che, fortunatamente, è quasi del tutto privo dei
puntini di sospensione, delle esclamazioni e delle domande retoriche
che tanto detesto e che tanto sono presenti nei romanzi d'esordio
italiani. Accanto a qualche trascurabile e perdonabile refuso, non ho
trovato errori rimarcabili, anche se i vari periodi – a volte
troppo, troppo lunghi – dovrebbero essere maggiormente snelliti e
limati. Frasi più brevi potrebbero risultare anche più incisive e,
secche e veloci, servirebbero a ricreare ancora meglio determinate
atmosfere. I periodi sono pieni zeppi di virgole su virgole, anche
quando servirebbe un bel punto e a capo per dare respiro al lettore.
L'uso del sottovalutato punto e virgola sembra essersi purtroppo
estinto - al pari del congiuntivo nel parlato di tutti i giorni - e la
sua mancanza, be', si fa sentire. Il racconto di Elena Covani non
manca di originalità e gusto e la sua brevità si rivela essere un
difetto e un pregio insieme, stranamente. Molti elementi, se
ampliati, avrebbero potuto fare di Notturni un
urban fantasy molto interessante, ma allo stesso tempo temo che, se
fosse stato un romanzo a tutti gli effetti, accanto a una maggiore
caratterizzazione dei personaggi principali avrei trovato anche meno
freschezza e molti più cliché. La ponderata scelta di Elena, quindi, si
rivela alquanto saggia e la sua opera prima, nonostante l'uso non
sempre brillante dei segni di interpunzione, fa ben sperare,
riuscendo nell'impresa di non lasciare il lettore con un fastidioso
senso di incompiuto. Notturni è, in definitiva,
un buon inizio.
Il
mio voto: ★★½