lunedì 13 agosto 2018

Recensione: Dark Hall, di Lois Duncan

| Dark Hall, di Lois Duncan. Mondadori, € 17, pp. 204 |

Si erge come un castello centenario alla fine del sentiero alberato. Per un gioco prospettico sembra ingrandirsi man mano che la macchina si avvicini. Sembra prepararsi a divorarla. I portoni istoriati come fauci. La consapevolezza che ci sia qualcosa di storto a Blackwood, esclusiva scuola femminile ai confini dello stato di New York, colpisce Kit – sedici anni, una madre pronta a scaricarla lì per un secondo viaggio di nozze in Europa – con la forza di un infausto presagio. Saranno le giornate corte, lo scudo degli alberi tutt'intorno, il rigore del corpo docenti a suggerirle forse un aggettivo: malvagio. Siamo in un teen horror su un gruppo di adolescenti e una magione in cui certe notti si fanno labili i confini fra il nostro mondo e l'aldilà. La direttrice dello stabile, l'altera Madame Duret, ha un vago accento francese e l'aria di chi cova tra sé e sé qualcosa di sinistro. Il dormitorio si affaccia su un dedalo lungo e buio per corridoio, le chiavi possono chiudere le camere da letto dall'esterno ma non dall'interno: impossibile, pertanto, dormire sonni tranquilli. Sappiamo insomma che la protagonista – privata della possibilità di tornare a casa prima della vacanze di Natale, senza cellulare, senza internet e senza una migliore amica – non si sbaglia. Qualcosa di strano serpeggia fra le pagine di una compianta pioniera del genere e i cunicoli di un istituto che no, non è la versione vintage di Hogwarts. Nel personale di servizio sembra resistere soltanto una ragazza poco più grande di Kit, addetta alle cucine, che a volte ha il pericoloso vizio di parlare troppo: come spiegare il fuggifuggi dei domestici? I cancelli puntuti separano le studentesse dal resto del paese: protezione o isolamento? Ci sono, soprattutto, tre professori per sole quattro allieve: tanto spietata, ci si domanda, la selezione? Fatta eccezione per Ruth, bruttina con un fiuto eccezionale per le scienze, in classe le altre ragazze non brillano di certo. Madame Duret è stata attratta da qualcos'altro: abilità in erba, soprannaturali, che Kit e le comprimarie devono ancora mettere a fuoco. Le stesse che, amaramente, potrebbero rappresentare la loro distruzione.

C'è qualcosa di strano a Blackwood, qualcosa di sinistro. Lo percepiamo tutte, ma è impossibile da descrivere a parole. Succedono delle cose.

Gli ambienti sono circoscritti, i personaggi elencabili sulle dita delle mani, il fascino è quello sempiterno di atmosfere gotiche che da queste parti fan sempre breccia. L'orrore è nello sfacelo del passato tenutario, chiacchierato misantropo braccato dalla tragedia? La morte, con tanto di falce e cappuccio come nella splendida copertina illustrata, è un'inquietante coinquilina da temere? L'autrice, Lois Duncan, è la stessa dello slasher cult So cosa hai fatto. Ma dimenticate spargimenti di emoglobina o coltellate a destra e a manca. Dark Hall, pubblicato negli anni Settanta e tradotto per la prima volta in Italia in occasione della trasposizione cinematografica tiepidamente accolta, vive – e muore – proprio delle sue ambientazioni. Nessuna vittima, nessuna goccia di sangue versato, tantissime stranezze. Tra incubi, inappetenza e gelori ad agosto, le allieve si scopriranno infatti improvvisamente portate per la musica, la poesia, il disegno e la matematica. Le giovani menti, ricettive agli stimoli e al male, sono delle spugne. Quali sono gli effetti di una cattiva educazione che vorrebbe cambiarci nel profondo, non di certo migliorarci? Kit così si fa coraggio. Ricerca la propria indipendenza, il diritto di avere voce in capitolo, in un piano di studio personalizzato nel dettaglio. Magari, una via d'uscita dal peggio in agguato. Quarant'anni dopo, a sorpresa, l'atipica ghost story della Duncan – l'originalità dello spunto di base, infatti, si rivelerà in tutto il suo potenziale a un passo dalla conclusione – si difende piuttosto bene. Evitando le furberie di una storia d'amore proibita (Kit fantastica proprio sul figlio della direttrice, prodigio del conservatorio). Creando una suspance che terrà senz'altro sull'attenti lettori più giovani e suggestionabili di me (spiace a tal proposito per la piega finale, frettolosa e non all'altezza). Proponendo una prosa godibile e immediata, che non dissimula tuttavia il vecchio amore per le descrizioni particolareggiate e gli spauracchi di classe. Dove il mistero è di casa, ma non la memorabilità. Per un pomeriggio estivo da consacrare ai piccoli brividi.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Paramore – Decode

13 commenti:

  1. Sembra decisamente la versione vintage teen horror di Harry Potter.
    Attendo con curiosità di vedere il film, poi eventualmente mi recupero anche il romanzo. Gli ingredienti perché mi possano piacere entrambi ci sono.

    Tra l'altro non sapevo che sia questo sia So cosa hai fatto fossero originari degli anni '70. Quest'autrice, che non conoscevo, potrebbe diventare la mia nuova idola. Peccato sia morta. :(

    Comunque per te sarà una lettura da un pomeriggio. Io con un libro da 200 pp. ci potrei mettere un mesetto. :)

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    1. Ma no, è a prova di giovanissimo, o di sfaccendato. 😂

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  2. La trama a me piace, devo googlare e saperne di più.

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    1. Svolgimento non da meno, peccato per le poche pagine.

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  4. sembra caruccio lo lascio in wl tanto si legge in fretta!

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