Enrico,
di Francesca Garofalo
Bookabook,
€ 11, pp. 123
★★★½
Sono nato negli anni Novanta e mi sento fortunato. Ho
conosciuto le lire, i televisori con il tubo catodico,
le videocassette e i walkman, i floppy disk. E mi ha cresciuto, fra librerie e cinema, una J.K. Rowling a cui resto tutt'ora affezionatissimo. Su un
quaderno era nata perfino una storia su quei mondi:
Harry Potter, occhialuto come me, era più vicino di
quanto pensassi. Abbastanza da diventarmi amico. A fantasticherie
simili devono essersi dati anche Francesca Garofalo, che frequenta
l'ambiente cinematografico e si sente, e il suo adorabile
protagonista. In un paesello di centoventinove abitanti, l'ingenuo Enrico rischia ogni primo settembre
una commozione cerebrale. Pensando che l'invito da Hogwarts non sia giunto per i ritardi delle poste, si schianta contro i muri della stazione di Zapponè. Che fine ha fatto il binario 9 e ¾? Proprio come Harry, l'omonimo pugliese ha una cicatrice che pulsa – il
graffio di un topo sul naso –, un volatile in gabbia – un
piccione affetto da dissenteria –, una
famiglia disfunzionale – nato dall'amore di un giostraio e una giramondo, è cresciuto con la zia in un bar
che disconosce gli aperitivi cenati, figuriamoci la burrobirra.
Enrico e i suoi inseparabili amici hanno fatto
di una cava il santuario della Divina Rowling.
Ma quel paese senza librerie e senza internet non è
un posto per fanboy. Ed Enrico Epitaffio, trentacinque anni, non
ha più l'età per sognare. Questo esordio divertentissimo, con personaggi degni di Fabio
Bartolomei e una spigliatezza invidiabile, è la storia di un
ultimatum. Il protagonista sta pensando di rinunciare alle pozioni
fai-da-te, alle visite presso i robivecchi, alla coltivazione delle
erbe mediche. L'autrice gli dipinge attorno un
mondo crudele e pessimista, che ordisce truffe e sbeffeggiamenti
ai danni dei puri di cuore. E se i servi del Signore Oscuro si fossero davvero trasferiti a un passo da lui? Nato come soggetto cinematografico, a Enrico si addice bene il formato del racconto lungo nonostante il desiderio di averne ancora. Con la scusa che ci sarebbe altro da dire, che vorrei sapere sviluppati meglio sketch comici e comprimari, ammetto che
mi piacerebbe volentieri ritrovarmi a Zapponè. Non domando mica una saga
in sette volumi: soltanto qualche capitolo in più! Don
Chisciotte combatteva mulini a vento, Enrico insegue binari
invisibili. Si sollazza nel mentre con caciocavallo e vini rossi, e
attinge con leggerezza al folklore del Sud, facendo del malocchio
l'antenato degli Horcrux. Il suo romanzo potrebbe somigliare alle
pozioni che inventa, un semplice pasticcio: in realtà, è pieno di
magia. Ogni lasciata è persa. Il proverbio vale anche per i treni in
transito? Quello per Hogwarts, speriamo da oggi, farà tappa anche
in Puglia.
Respira con me, di Raffaella Romagnolo
Pelledoca
Editore, € 15, pp. 133
★★★
L'ho
conosciuta con Tutta questa vita,
romanzo per ragazzi con una protagonista femminile memorabile, e l'ho
ritrovata al premio Strega con La figlia sbagliata,
dramma domestico con la tensione della tragedia greca. Da poco è tornata in
libreria con Destino,
saga familiare tradottissima e già in attesa sul mio comodino. Ma
Raffaella Romagnolo, insegnante prestata alla narrativa, non ha
scordato i suoi ragazzi né l'importanza delle loro letture. Insieme
a lei ci ha pensato anche un editore in crescita, specializzato sin
dal nome in storie da (piccoli) brividi, mentre l'alta montagna ha
prestato sfondi e pericoli. Siamo a ottobre,
ma sembra estate. Lontano dalle nebbie di Milano, un padre e un
figlio ai ferri corti si
spingono su alture dove volano le aquile. Amedeo soffre di vertigini:
sotto il cappuccio calato si finge impavido e adulto come può, ma la
sua idea di natura corrisponde a un balconcino fiorito per il gatti Oliver. L'adolescente, nell'indifferenza generale, marina la scuola
da un mese. Colpa di una mamma che se n'è andata all'improvviso,
lasciando liste della spesa incomplete e portando con sé il segreto
delle parole giuste. Colpa di un padre che ci prova,
sì, ma a mancare sono purtroppo il dialogo e la sincerità. Quale famiglia
felice si regge su una messinscena? Tagliato fuori dal mondo per due
giorni, e per di più con un genitore che sente estraneo, il protagonista abbandona a malincuore il cellulare nel cruscotto e si
accompagna con le schitarrate dei Pearl Jam nelle orecchie. Fino a
quando prima un rifugio chiuso per ristrutturazioni, poi una frana, lo costringeranno a diventare eroe della sua stessa
avventura: lui che, in balia del lutto, aveva rinunciato a
vivere. Semplice e immediato, fatto di capitoli lampo e grandi
consigli musicali, Respira con me è
un survival intimista e toccante ma inferiore all'affine Voce di lupo. Un inno alla
resistenza, fisica e psicologica, i cui esiti prevedibilmente lieti annullano ogni suspance. Nella sua ora d'aria lontano dai romanzi più
impegnati, così, Raffaella Romagnolo corre pochi rischi e non sorprende nel
cambio di genere, ma garantisce un discreto viaggio
interiore all'ombra di una
natura splendida perché terribile.
Sono davvero molto pratiche e carine queste pillole di recensioni ☺️ non ho letto nessuno di questi due romanzi, ma soprattutto il primo sembra carino 😊
RispondiEliminaMoltissimo!
EliminaHo letto da poco Destino e mi è piaciuto così tanto che credo recupererò tutti i romanzi non letti della Romagnolo. Anche questo, che sulla carta non sembra rientrare nella mia comfort zone. Un abbraccio.
RispondiEliminaTutta questa vita, pur essendo ancora più young, nettamente superiore. Questo insomma, un compitino su richiesta che osa pochissimo.
EliminaMi segno Enrico perché sembra veramente particolare!!
RispondiEliminaSì, non puoi perdetelo!
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