L'amore vero è questa
cosa qui, Pietro: abituarsi. Che fastidio ti dà uno che parla un po'
troppo forte al telefono? L'amore vero, che dura tutta una vita, deve
essere ragionevole.
Autrice:
Raffaella Romagnolo
Editore:
Frassinelli
Numero
di pagine: 170
Prezzo:
€ 15,00
Sinossi:
Un sabato sera come tanti in una
cittadina della provincia italiana. La tv sintonizzata su uno show
televisivo, nel lavandino i piatti da lavare. Un infarto fulminante
uccide il settantenne Pietro Polizzi, ma Ines Banchero, sua moglie da
oltre quarant’anni, non fa ciò che ci si aspetta da lei: non
chiede aiuto, non avverte amici e famigliari, non si preoccupa di
seppellire l’uomo con cui ha condiviso l’esistenza. Comincia così
un viaggio dentro la vita di una coppia normale: un figlio maschio,
una figlia femmina, un appartamento decoroso, le vacanze al mare, la
televisione e la Settimana Enigmistica. Ma è una normalità imposta
e bugiarda, che per quarantacinque anni, per una vita, ha nascosto e
silenziato rancori, rimpianti, rimorsi e traumi. E mentre giorno dopo
giorno la morte si impadronisce della scena, il confine fra normalità
e follia si fa labile.
La recensione
Sabato
sera, interni borghesi. Primo piano su una donna di spalle, curva e
appesantita, che si affaccenda all'acquaio della cucina. Insapona i
piatti, Ines, e li sciacqua con cura: sgrassa, sfrega e strofina, li
passa sotto il getto d'acqua senza sollevare zampilli.
Presumibilmente, della lavastoviglie non si fida, come tutte le
signore che hanno superato i sessanta e, tradizionaliste, preparano i
tortellini a mano, fanno orecchie da mercante davanti alle proposte
dei centralinisti stranieri che suggeriscono l'internet veloce e, con
l'acqua saponata fin sopra i gomiti, pescano posate e bicchieri dalla
schiuma che, nel frattempo, cresce nel lavello. Con la coda
dell'occhio, segue un po' i volteggi degli ammiccanti ballerini di
Ballando con le stelle e un po' gli spasmi del compagno di lunga data, Pietro,
stroncato da un infarto fatale durante il dopo cena. Continua a
rassettare, accoglie con un moto di approvazione il vincitore che,
quella sera, ha decretato la presentatrice Rai e, spenta la luce, va
a letto: al buio, il cadavere del marito. Il volto pallido di Pietro,
la smorfia della bocca e la posizione leggermente scomposta, non le
suscitano né commozione né allarmismo. Qual è stata mai, in vita,
la colpa dell'anziano capo famiglia per giustificare l'indifferenza
di una consorte che imbocca la porta della stanza da letto senza
neanche pensarci su? Cosa ha trasformato una moglie e una mamma
perfetta, con il tempo, in una macchina dai sentimenti difettosi, che
mangia e coltiva i suoi hobby alla presenza di un cadavere in lenta
decomposizione, senza colpo ferire? La figlia sbagliata è la
storia di una donna sola che ragiona di malintesi, segreti e legami
di sangue con il marito morto. Zoom spietato sugli acciacchi, le
rughe profonde, i parenti che non passano a salutare e un campo lungo
abbastanza, poi, da includere le vite separate di chi forse rinverrà
il cadavere, forse aiuterà il genitore superstite con le spese da
sostenere e l'immondizia da buttare.
Ci si stringe tutti e quattro,
perciò, per l'occasione. Sullo stesso sofà, come nelle cartoline di
Natale, e nelle stesse duecento pagine scarse. Scatta (e scrive) la
Romagnolo, da me già molto apprezzata con l'inconsueto young adult
Tutta questa vita. Raffaella è veloce, ed è tutto un attimo:
i Polizzi si sciolgono presto da quelle pose plastiche, forzate, e
ringraziano per un ritratto di famiglia rapido e indolore. Sono
usciti bene, sì? La figlia sbagliata continua a riflettori
spenti, però: distolti gli obiettivi. C'è una regista (e
un'autrice) che ti mette a tuo agio, ti fa assumere la posizione
consona – braccio sulle spalle di papà, la mano tra le mani di
mamma – e continua a raccontarti anche quando il momento clou, il
quarto d'ora delle famiglie felici, sembra svanito. Il suo ultimo
romanzo, che mi sono reso conto di aver inspiegabilmente trascurato
solo all'indomani della candidatura allo Strega, ha un incipit shock
e un prosieguo che procede sul medesimo andante: essenziale,
caustico, drammatico. Giallo psicologico con parole pesate – ma
pronunciate a sproposito, a volte, se si è in preda al malumore –
e un quartetto di personaggi indagati fin negli spigoli più
dolorosi, ha la mano ferma e le ginocchia ballerine, un rigoroso
impianto teatrale e gli ansimi di una tragedia contemporanea.
L'autrice fuga in fretta i dubbi: Pietro, sposato quarant'anni prima a mo' di chiodo schiaccia chiodo, non era un irreprensibile aguzzino, un temibile padre padrone. Perché la repressa Ines, allora, reagisce imbellettandosi, cucinando pasti generosi e rispolverando l'antica passione per il disegno a mano libera? Perché quello del figlio Vittorio, vecchia gloria del nuoto e ingegnere di successo, è considerato talento con la lettera maiuscola, mentre i provini e i ruoli da comparsa della sorella minore, Riccarda, sono un capriccio da scacciare con un gesto vago della mano? Ines, tipica mamma chioccia, accudisce un primogenito che è il suo capolavoro – solo una volta le ha disubbidito, il giovane Vittorio, saltando dallo scoglio più alto in vacanza – e combatte guerre perse con una figlia scorbutica, ribelle, allevata all’ombra di un piccolo uomo, ma con pesi immani sulle ampie spalle da nuotatore. E’ una cattiva massaia chi distingue, nella sua prole, figli e figliastri? E’ un marito codardo il camionista che tra sé e la propria casa mette chilometri e chilometri? Meglio le mancate telefonate dell’indesiderata Riccarda o la stanchezza di Vittorio, soffocato nel nido? Quattro personaggi fragili e sgradevoli, a tratti, che non trovano il coraggio o la redenzione, ma che, come ospiti spettrali, infestano un salotto inquietante – disseminato com’è di carta straccia, ricordi spolverati di fresco, morte – e i capitoli di un romanzo bellissimo, che si legge la sera, con il fresco, in cambio di un letto scomodo e una notte piena di pensieri. E, al mattino, si è tutti un dolore a colazione. Se sei parte di una casa in cui tutto e tutti sono al posto giusto, se sei fortunato, si uniranno a te, per il rito del caffè, i tuoi familiari. Eccoli lì: una mamma apprensiva, un padre che fa straordinari non necessari, fratelli spinti a competere. Ti guardi attorno e li guardi, turbato.
L'autrice fuga in fretta i dubbi: Pietro, sposato quarant'anni prima a mo' di chiodo schiaccia chiodo, non era un irreprensibile aguzzino, un temibile padre padrone. Perché la repressa Ines, allora, reagisce imbellettandosi, cucinando pasti generosi e rispolverando l'antica passione per il disegno a mano libera? Perché quello del figlio Vittorio, vecchia gloria del nuoto e ingegnere di successo, è considerato talento con la lettera maiuscola, mentre i provini e i ruoli da comparsa della sorella minore, Riccarda, sono un capriccio da scacciare con un gesto vago della mano? Ines, tipica mamma chioccia, accudisce un primogenito che è il suo capolavoro – solo una volta le ha disubbidito, il giovane Vittorio, saltando dallo scoglio più alto in vacanza – e combatte guerre perse con una figlia scorbutica, ribelle, allevata all’ombra di un piccolo uomo, ma con pesi immani sulle ampie spalle da nuotatore. E’ una cattiva massaia chi distingue, nella sua prole, figli e figliastri? E’ un marito codardo il camionista che tra sé e la propria casa mette chilometri e chilometri? Meglio le mancate telefonate dell’indesiderata Riccarda o la stanchezza di Vittorio, soffocato nel nido? Quattro personaggi fragili e sgradevoli, a tratti, che non trovano il coraggio o la redenzione, ma che, come ospiti spettrali, infestano un salotto inquietante – disseminato com’è di carta straccia, ricordi spolverati di fresco, morte – e i capitoli di un romanzo bellissimo, che si legge la sera, con il fresco, in cambio di un letto scomodo e una notte piena di pensieri. E, al mattino, si è tutti un dolore a colazione. Se sei parte di una casa in cui tutto e tutti sono al posto giusto, se sei fortunato, si uniranno a te, per il rito del caffè, i tuoi familiari. Eccoli lì: una mamma apprensiva, un padre che fa straordinari non necessari, fratelli spinti a competere. Ti guardi attorno e li guardi, turbato.
Se
sei fortunato?
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Damien Rice – It Takes a Lot to Know a Man
oh, l'avevo già adocchiata, la Romagnolo: il romanzo mi ispira, ora ancora di più, non ti nascondo che il libro precedente dell'autrice a me non era piaciuto più di tanto. Ti farò sapere come va con questo. Baci.
RispondiEliminaScommetto che andrà benissimo.
EliminaPer me, ti piacerà molto!
Non so quando troverò il tempo per leggere tutto quello che mi incuriosisce ma questo titolo me lo appunto lo stesso! ;)
RispondiEliminaQuesto è una "sottiletta" (che pesa), non hai scuse. :-P
EliminaPenso che dovrei smetterla di leggere assiduamente le tue recensioni: mi influenzano ad acquisti spropositati! :D (O dovrei solo controllarmi?) In questo caso, però, farò un'eccezione... questa storia qua mi ha già conquistata, ormai è troppo tardi!
RispondiEliminaAhahahah, ti ringrazio.
EliminaPurtroppo, come dicevo qualche giorno fa, con l'Estiva messa da parte, mi sto dando alle belle letture. Altrimenti, nel listone di fine anno che ci piazzo? :)
Beh, beato te! No, veramente... passami un po' d'estate, se t'avanza, sii generoso! La mia sessione ha ancora tutta la vita davanti... non so se ce la farà ad arrendersi per il 25 luglio. Okay, devo andare a studiare! :D
EliminaIo ho avuto Letteratura Italiana a rubarmi la vita (per tre mesi, praticamente), quindi faccio l'idoneità di Lingua inglese il prossimo venerdì e ci rivediamo a settembre, con gli ultimi due esami che restano. Volevo laurearmi a ottobre, ma alla fine ho optato per dicembre: in due mesi, tanto, non finisce il mondo. :)
Elimina:)
RispondiElimina(sì, forse una faccina sorridente come commento a un libro così straziante non sta proprio bene, ma direi che ci siamo capiti :) )
Decisamente. ;)
EliminaDeve essere proprio bello, la tua recensione è più che convincente, mi incuriosisce conoscere bene questo confine fra normalità e follia.
RispondiEliminaTi ringrazio, Nunzia.
EliminaLa cosa brutta - ma anche bella, in fondo - è che questa famiglia non è tanto più strana delle nostre...
sei riuscito a incuriosirmi, intanto segno...
RispondiEliminaSono contento!
EliminaCresci in famiglie così, vedi?, e poi allevi un Psycho a piede libero. :-D
Uh una lettura tosta, lo segno, la tua recensione mi spinge tra le braccia della Romagnolo, e poi quella Ines che hai descritto all'inizio intenta a lavare i piatti che snobba la lavastoviglie, mi ricorda tanto la mia nonna:-)
RispondiEliminaDura, durissima, ma anche immensamente scorrevole. :)
EliminaLì per lì, il dolore non lo senti. Poi...
Sono le letture che restano quelle... devo giusto fare un salto in libreria prima di partire:-)
EliminaLo comprerò perché queste sono le storie che mi emozionano.La tua recensione poi è un valore aggiunto.
EliminaQuesta donna che resta in casa col marito morto mi ha rimandato a quel personaggio sublime che è Ida,la protagonista della Storia di Elsa Morante,che non riesce a staccarsi dal suo piccolo Useppe...
Giochi della memoria,il romanzo appartiene alle mie letture giovanili di formazione,quelle che mio figlio,amante e studioso di letteratura,rifiuta
Ti ringrazio, Solsido!
EliminaSono sicurissimo che ti colpirà: impossibile il contrario.
Non sono riuscita ad entrare in sintonia con questo romanzo.
EliminaScritto benissimo ma insopportabilmente glaciale come la madre.Forse perché questo tipo di madre mi risulta odiosa non l'ho seguita nel suo percorso.Il figlio poi non l'ho proprio capito.L'unica che si salva è lei,la figlia sbagliata,che sceglie la sua vita e ha il coraggio di sbattere in faccia a sua madre il suo non amore.
Che brutta famiglia
...il classico libro da spiaggia, eh...?
RispondiEliminami ispira proprio un sacco
Eh già, ma quando leggerli certi libri, se non quando c'è tutto questo tempo a disposizione?
EliminaCi si distrae, intanto, con un bel fantasy. ;)