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Io sono la bestia, di Andrea Donaera. NN Editore, € 16, pp.
226 |
Andrea
Donaera, classe 1989, è l’ultimo talento a unirsi agli italiani Roberto Camurri e Alessio Forgione sotto l'egida un editore pressoché infallibile. La collana che ospita gli esordienti si
chiama Gli Innocenti. Buffo, ho pensato, leggendo Io sono la
bestia: un romanzo che di divertente, su carta, non ha niente. C’è dell’ironia tragica, eppure, dietro la scelta di
includere una storia d’amore e malaffare in una collana con un nome
simile: in questo romanzo – che vi sia d’avvertimento – di
innocente non c’è nessuno.
Siamo a Gallipoli
nell’estate del ’94. Se giovani e sognatori, si tentava di
evadere dalla provincia in compagnia di Bruce Springsteen e Kurt
Cobain; attraverso la valvola di sfogo della scrittura o assopendosi
nell’illusione di una relazione salvifica. Ma in una campagna con
gli ulivi all’orizzonte, la terra rossa e i campi coltivati
segretamente di morti ammazzati, scappare significherebbe essere
braccati per sempre. A che serve strattonare la catena? A certi
destini non si può sfuggire. Lo sa bene Michele, il figlio del boss: quindicenne in sovrappeso, sfortunato a scuola e in amore, l’ha
fatta finita buttandosi dal settimo piano del suo condominio. Di lui
restano una bara su cui piangere e una macchia di sangue
sull’asfalto. Resta un senso di colpo da sfogare soprattutto contro
Nicole, la compagna di classe che ha rifiutato le sue poesie
all’uscita di scuola. È la scusa dietro cui si trincera Mimì, il
padre del ragazzo suicida, che combattuto fra tenerezza e crudeltà
elude il lutto alla sua maniera: vendicandosi.
La
gobba che c’ho sulla schiena: è la vita che lui mi ha ricacciato
dentro. Con colpi violenti me l’ha ricacciata dentro. E la vita mia
voleva schizzarsene fuori. Volevo vivere, io. Ma no. Mio padre mi ha
ricacciato dentro la vita. Con la violenza. Ed ecco la gobba. Ed ecco
io. ‘Sta bestia.
Nascosto
dietro citazioni letterarie e discorsi fintamente colti, Mimì
gestisce con il pugno di ferro una corte di sottomessi e galoppini –
disprezza la moglie Marta, remissiva casalinga che puzza d'olio per
friggere e rimpianti, e lascia fare il lavoro sporco ai fedelissimi
Vincenzo e Carmine. Novanta giorni prima, d’altronde, ha già
punito Veli, il fidanzato della figlia Arianna: chiuso in una cascina
sperduta, con la barba sfatta e un tavolo per letto, il giovane –
protagonista di un amore scandaloso degno di Romeo e Giulietta
– condivide la prigionia con la sciagurata Nicole. Deve farle da
carceriere e guardiano; sa che presto o tardi qualcuno tornerà per giustiziarla.
Questa è una storia che parla di generazioni a confronto; dei diritti e dei doveri di una piccola comunità schiava della Sacra Corona Unita. Questa è la storia di chi il potere lo adopera e lo subisce: gente schierata da un lato e dall’altro della barricata, unita dai postumi di un dolore contagioso. C’è speranza per le donne della famiglia Trevi, ossessionate dalla pulizia – ripenso a Lady Macbeth, al sangue che non sa cancellare dalle proprie mani – e troppo disincantate per lasciarsi andare al romanticismo? C’è un futuro alternativo per Nicole, musa candida e sfacciata che mangiando un piatto di pasta e rape si domanda perché sua madre, a pranzo, la guardi come fosse un morto che cammina? E per Veli, per la prima volta preoccupato per la sorte di un’altra prigioniera?
Questa è una storia che parla di generazioni a confronto; dei diritti e dei doveri di una piccola comunità schiava della Sacra Corona Unita. Questa è la storia di chi il potere lo adopera e lo subisce: gente schierata da un lato e dall’altro della barricata, unita dai postumi di un dolore contagioso. C’è speranza per le donne della famiglia Trevi, ossessionate dalla pulizia – ripenso a Lady Macbeth, al sangue che non sa cancellare dalle proprie mani – e troppo disincantate per lasciarsi andare al romanticismo? C’è un futuro alternativo per Nicole, musa candida e sfacciata che mangiando un piatto di pasta e rape si domanda perché sua madre, a pranzo, la guardi come fosse un morto che cammina? E per Veli, per la prima volta preoccupato per la sorte di un’altra prigioniera?
“Tutti
mi sembrano finti. Solo tu sei vero”.
“Anche per me è così, sai. Sei tu la mia unica cosa vera”.
“Anche per me è così, sai. Sei tu la mia unica cosa vera”.
“Non
lasciarmi mai da sola in mezzo alle cose finte”.
“Non lo farò”.
“Promettimelo”.
“Non lo farò”.
“Promettimelo”.
Si
parte in medias res, con una furia omicida che troveremo anche nelle
pagine restanti. Si prosegue leggendo di omicidi, incesti e violenze
sessuali, fra barbari riti d’iniziazione e malefici familiari. Si
giunge inevitabilmente a un epilogo aperto e beffardo, dalla
struttura circolare, in cui mutano i punti di vista ma la legge del
taglione miete comunque nuovi adepti. Io sono la bestia è una
lettura asfissiante, nera e disperata. Una tragedia contemporanea
d’impianto teatrale, a tratti provante anche per lettori con il
pelo sullo stomaco. Ma per fortuna, nella convivenza forzata fra i due
prigionieri, si annidano sorrisi veri e attimi di distensione durante
i quali sembra stupido e bello immaginare che la scopa sia un
microfono per cantare insieme Come as you are. Sul pavimento
ci sono poche buste della spesa, un volume di fiabe, e delle forbici
da maneggiare con attenzione. Potrebbero servire per uccidere o per
uccidersi. Potrebbero servire per radersi, ricercando una parvenza di
normalità in quel limbo senza fine. Anche la penna di Andrea
Donaera, similmente, è un’arma a doppio taglio. Uno strumento
affilatissimo, che scortica al suon di periodi nervosi ed ellittici e
rinfranca, poi, con dialoghi ariosi in cui ogni tanto è benaccetto
il dialetto.
Perché
è terribile essere certo che tra poco lei non ci sarà più, che la
porteranno via da me, da tutti. La uccideranno e non sapranno che
stanno commettendo un crimine ancora più grande di quello che
pensano: stanno privando il mondo di una cosa buona, una cosa pura,
vera. Una cosa sacra. Non bisognerebbe toccarle, le cose sacre. Loro
non lo sanno. Non lo sapranno.
Con
un lessico vario e ricercato, alternando prima e terza persona,
l’autore fa la differenza con una lingua a volte enfatica, altre
asciutta; un sunto di squallore e lirismo degno del miglior film di Edoardo
De Angelis, con situazioni estreme e sentimenti gridati a
squarciagola. Il risultato finale è di un’intensità perturbante.
Ha la stessa naturalezza con cui la moglie di Mimì sventra pesci sul lavello della cucina, buttando via le interiora. Ha i colpi d’ala di Veli, che contemplando dal suo giaciglio la muffa sul soffitto pensa al fiume del filosofo Eraclito. Ha l’orrore di un macabro feticcio composto legando gli uni agli altri un paio di topi, costretti a divorarsi nel tentativo di sottrarsi al cattivo gusto dello scherzo. Chi degli animali ha sferrato il primo morso, non sapendo che sarebbero poi morti tutti quanti? Anelli della stessa catena, i protagonisti sono al centro di un sadismo affine. Chi, fra loro, è la bestia? Il titolo del romanzo fa sfoggio del pronome di prima persona. Ma la ferocia resta pur sempre un verbo da coniugare dall’inizio alla fine, al singolare e al plurale: bestie dappertutto, bestie come noi.
Ha la stessa naturalezza con cui la moglie di Mimì sventra pesci sul lavello della cucina, buttando via le interiora. Ha i colpi d’ala di Veli, che contemplando dal suo giaciglio la muffa sul soffitto pensa al fiume del filosofo Eraclito. Ha l’orrore di un macabro feticcio composto legando gli uni agli altri un paio di topi, costretti a divorarsi nel tentativo di sottrarsi al cattivo gusto dello scherzo. Chi degli animali ha sferrato il primo morso, non sapendo che sarebbero poi morti tutti quanti? Anelli della stessa catena, i protagonisti sono al centro di un sadismo affine. Chi, fra loro, è la bestia? Il titolo del romanzo fa sfoggio del pronome di prima persona. Ma la ferocia resta pur sempre un verbo da coniugare dall’inizio alla fine, al singolare e al plurale: bestie dappertutto, bestie come noi.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Nirvana – Come As You Are
Ovviamente mi ispirava. Se ha il tuo lasciapassare vado sul sicuro!
RispondiEliminaGrazie per la fiducia. Col catalogo NN vai sul sicuro. :)
EliminaCiao! L'ho visto, avevo letto la trama, ma questo non è il suo momento. Però lo voglio!
RispondiEliminaÈ una lettura non semplice, quindi sì, meglio aspettare un periodo sereno per affrontarlo.
EliminaComplimenti per la bella recensione! Un altro romanzo da inserire in wish list 🤗🤗🤗
RispondiEliminaUn esordio da scoprire.
EliminaLo straconsiglio.
uno di quei libri che non avrei mai notato se non fosse stato per te!
RispondiEliminame lo segno!!
Grazie, sono contento!
EliminaAspettavo di riuscire a scrivere la mia di recensione (ne parlo domani sul blog) prima di passare a leggerti. Concordiamo praticamente su tutto. Mi è piaciuto molto sia dal punto di vista della trama, sia per quanto riguarda la struttura e la scrittura. Insomma una bella scoperta e lettura. Buona domenica ;)
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggerti, carissima.
EliminaBuona domenica. :)
La collocazione temporale e i riferimenti ai Nirvana sembrano fare al caso mio!
RispondiEliminaLa presenza dell'ombra della Mafia, pardon della Sacra Corona Unita, mi fa invece desistere.
La Sacra Corona Unita è il tema clou, ma paradossalmente non viene quasi mai citata.
EliminaCon l'autore, tipo super rockettaro, andresti d'accordo però!