| Favola di New York, di Victor
LaValle. Fazi, € 20, pp. 510 |
C’erano
una volta, in una metropoli non troppo lontana, i membri della
famiglia Kagwa. Una casa in graduale espansione - con una
coppia di piacenti trentenni alle prese con le gioie e i dolori della
convivenza coniugale – in un quartiere della Grande Mela consacrato
puramente allo splendore decadente dei negozi d’antiquariato o alla
polvere luccicante dei rigattieri. Apollo ed Emma, anime gemelle
dagli hobby e dalle tragedie coincidenti, si sono incontrati al
bancone della biblioteca pubblica: galeotti, al solito, i libri.
Lui, chiamato così da due genitori che hanno visto Rocky al primo appuntamento, è un antiquario dallo spirito avventuroso: dotato di un eccezionale fiuto per gli affari, salva i libri dal macero trovando nelle cantine altrui almanacchi di insospettabili satanisti e copie autografate del capolavoro di Harper Lee.
Lei, unica superstite insieme alla sorella al rogo della famiglia, è una libraia con l’animo hippy: partita per il Brasile all’inizio del romanzo, torna da Apollo con un po’ di esperienza in più – c’è un suo nudo, pensate, esposto in un museo di Amsterdam – e con un cordino rosso legato al dito. Quando si spezzerà, dice, si realizzeranno tre dei suoi maggiori desideri. Ha un marito splendido. Sulla linea A della metropolitana, durante un blackout, partorisce il primogenito: Brian. Cos’altro potrebbe volere per essere completa? La felicità è una cosa misteriosa. L’infelicità, peggio. La famiglia degna di una fiaba moderna, allora, si ritrova al centro di un incubo da cronaca nera quando una serie di messaggi anonimi, i seni doloranti e le notti bianche spingono la fragile neomamma sull’orlo della follia. Tutto dovrebbe finire così, nel sangue. E invece, magicamente, comincia.
Lui, chiamato così da due genitori che hanno visto Rocky al primo appuntamento, è un antiquario dallo spirito avventuroso: dotato di un eccezionale fiuto per gli affari, salva i libri dal macero trovando nelle cantine altrui almanacchi di insospettabili satanisti e copie autografate del capolavoro di Harper Lee.
Lei, unica superstite insieme alla sorella al rogo della famiglia, è una libraia con l’animo hippy: partita per il Brasile all’inizio del romanzo, torna da Apollo con un po’ di esperienza in più – c’è un suo nudo, pensate, esposto in un museo di Amsterdam – e con un cordino rosso legato al dito. Quando si spezzerà, dice, si realizzeranno tre dei suoi maggiori desideri. Ha un marito splendido. Sulla linea A della metropolitana, durante un blackout, partorisce il primogenito: Brian. Cos’altro potrebbe volere per essere completa? La felicità è una cosa misteriosa. L’infelicità, peggio. La famiglia degna di una fiaba moderna, allora, si ritrova al centro di un incubo da cronaca nera quando una serie di messaggi anonimi, i seni doloranti e le notti bianche spingono la fragile neomamma sull’orlo della follia. Tutto dovrebbe finire così, nel sangue. E invece, magicamente, comincia.
Le
fiabe non sono pensate per i bambini. In origine si trattava di
storie che i contadini raccontavano attorno al fuoco la sera, dopo
una giornata di duro lavoro. Erano adulti che si rivolgevano ad altri
adulti. Le fiabe sono diventate storie per bambini soltanto nel
Settecento, quando un nuovo ceto sociale molto particolare ha
cominciato a diffondersi in Europa. […] Le regole di comportamento
dovevano cambiare, sia per gli adulti sia per i bambini, perciò
anche le fiabe cambiarono. Dovevano avere una morale, qualcosa che
spiegasse le nuove regole ai più piccoli. Fu quello il momento in
cui le fiabe divennero una grande stronzata. Una fiaba stupida ha una
morale semplicistica, una bella fiaba dice semplicemente la verità.
Li
chiamano genitori elicottero. Quelli che sorvegliano i
bambini come sentinelle iperprotettive – si spera a fin di bene –
e li aiutano un passo alla volta nelle difficoltà della crescita. La
strega di Raperonzolo, tanto legata alla ragazza da isolarla in una
torre irraggiungibile, era una di loro. Come proteggere, infatti, un
figlio impreparato alle brutture dell’esterno? Se lo domanda
anche Apollo: papà moderno con un profilo Facebook pieno di scatti
di Brian, che inconsapevolmente, in rete, semina briciole di pane a
favore del lupo cattivo. All’indomani di una tragedia scioccante,
in liberta vigilata, gira per una New York inedita con un bagaglio
pesante: un piccone, una lapide, un cambio di vestiti, un libro per
l’infanzia ereditato dal genitore prima che desse forfait. Cerca
Emma, mosso da sentimenti che oscillano dall’ira alla tenerezza.
Visita gruppi per l’elaborazione del lutto. Pagaia
lungo le nove isole che galleggiano nell’East River, scoprendone
una popolata soltanto da fanciulli e mamme armate fino i denti. Si
perde e si ritrova in una foresta nascosta in pieno Queens, sotto gli
occhi di tutti, dove c’è una caverna da sorvegliare dal tramonto
all’alba. Tutto pur di non affrontare quell’appartamento sfitto
in cui adesso risulta difficile entrare; tutto per non varcare la
porta della stanzetta di Brian, chiusa dai nastri rossi della
polizia. Se un genitore dichiara resa – ha fallito, non è stato
l’angelo custode del suo bambino come si era prefissato – meglio
soccombere ai morsi del dolore e o credere nell’impossibile; nei
mostri?
Sopravvivere
all’infanzia è un miracolo.
Immaginifico,
struggente e splatter, Favola di New York –
adattamento dall’inglese The Changeling, che sin dal
titolo preferisce dichiarare il suo debito verso le creature del
folklore europeo – resterà la lettura più
sorprendente in cui vi imbatterete quest’anno. Le angosce
di Rosemary’s Baby incontrano le inquietanti
tecnologie di Black Mirror, all’ombra dei miti dolci e
tenebrosi dello svedese Border. Sullo sfondo, un
ventunesimo secolo che si fa fatica a riconoscere raccontato con
questi stessi toni sospesi; l’America odierna – quella degli
afroamericani nell’occhio del ciclone, dei pirati informatici e
della presidenza Trump, del melting pot ormai a rischio –
trasformata con fantasia invidiabile in una labirintica terra
selvaggia. I luoghi, eppure, sono reali: li ho cercati con Street
View nel mentre, per il piacere di smarrirmi a distanza. Oggi i
cavalieri senza macchina né paura sono i librai e i creatori di
start-up, la principessa da salvare una mamma accusata
dell’assassinio più terribile; la magia nera, invece, è l’arte
oscura di un odierno leone da tastiera con un computer
irrintracciabile dietro cui farsi scudo. Sono più profonde le
caverne dell’ignoto, infatti, o i meandri del deep web?
Fra troll di ieri e troll di oggi, i protagonisti brandiranno iPad, non spade; schermi luminosi grazie a un’apposita funzione, non torce infuocate. Aperti fino all’ultimo all’impossibile, gli ultimi romantici di LaValle garantiscono un viaggio senza precedenti un una metropoli che talora sembra un mare aperto, e in un cuore dove si protrae ininterrottamente un’inimmaginabile burrasca. Favola di New York sfocia presto nell’assurdo, perfino nell’horror nudo e crudo, ma basta affidarsi alla sensibilità dell’autore per innamorarsene perdutamente. Questa è la storia di tante storie. Generazioni di immigrati che hanno attraversato l’Atlantico su una bagnarola pericolante, con il timore verso i pericoli del Nuovo Mondo e bestie secolari per angeli custodi; afroamericani reduci dalla galera che, dando nell’occhio, si aggirano in quartieri residenziali con il rischio che un poliziotto dal grilletto facile li ammazzi a sangue freddo; padri a ogni costo, che farebbero di tutto per il bene dei figli – anche uccidere, anche ucciderli.
Fra troll di ieri e troll di oggi, i protagonisti brandiranno iPad, non spade; schermi luminosi grazie a un’apposita funzione, non torce infuocate. Aperti fino all’ultimo all’impossibile, gli ultimi romantici di LaValle garantiscono un viaggio senza precedenti un una metropoli che talora sembra un mare aperto, e in un cuore dove si protrae ininterrottamente un’inimmaginabile burrasca. Favola di New York sfocia presto nell’assurdo, perfino nell’horror nudo e crudo, ma basta affidarsi alla sensibilità dell’autore per innamorarsene perdutamente. Questa è la storia di tante storie. Generazioni di immigrati che hanno attraversato l’Atlantico su una bagnarola pericolante, con il timore verso i pericoli del Nuovo Mondo e bestie secolari per angeli custodi; afroamericani reduci dalla galera che, dando nell’occhio, si aggirano in quartieri residenziali con il rischio che un poliziotto dal grilletto facile li ammazzi a sangue freddo; padri a ogni costo, che farebbero di tutto per il bene dei figli – anche uccidere, anche ucciderli.
«E
vissero per sempre felici e contenti», sussurrò Apollo.
Emma
appoggio la testa alla sua spalla. «E vissero felici, almeno per
oggi».
«È
abbastanza?», chiese Apollo.
«È
tutto, amore mio».
Meglio
di un romanzo realistico, a sorpresa, a raccontarci il razzismo al
tempo dei repubblicani, il lutto al tempo di Facebook, le mele
avvelenate e i fusi letali sparsi in certi angoli della rete, è
questa fantasmagoria dalle fitte coloriture politiche la cui morale,
in definitiva, è una riflessione importantissima sulla ricchezza
dell’integrazione. Chiudendo i porti, erigendo muri su muri, come
potremmo spulciare nell’apparato leggendario di paesi lontani –
in questo caso, la Norvegia – e fare nostri i loro sogni e i loro
incubi, le loro storie? Quanto saremmo aridi senza? E vissero per
sempre felici e contenti, d’un tratto, appare una formula
necessaria: non più lo stratagemma di qualche genitore troppo pigro
o troppo codardo per proseguire ulteriormente con la lettura della
buonanotte.
Oltre l’ultima riga delle favole, ci sono gli infanticidi e gli altri orrori secondo LaValle. Ma anche gli amori rafforzati da una distanza forzata, le mamme che nel momento del bisogno sollevano tanto le automobili quanto i coltellacci insanguinati, le attese insieme sotto le pensiline in plexiglass. Al lieto fine – questa volta, quanto mai sperato – si arriva forse con i mezzi pubblici. E il cordino rosso legato prima al dito di Emma, poi a quello di Apollo, può essere fatto cadere a chiusura del percorso. Nella recensione manterrò segreti i loro desideri ma il mio, quello di leggere almeno un romanzo straordinario, è stato esaudito: grazie a Favola di New York, rinuncio a cuor leggero agli altri due.
Oltre l’ultima riga delle favole, ci sono gli infanticidi e gli altri orrori secondo LaValle. Ma anche gli amori rafforzati da una distanza forzata, le mamme che nel momento del bisogno sollevano tanto le automobili quanto i coltellacci insanguinati, le attese insieme sotto le pensiline in plexiglass. Al lieto fine – questa volta, quanto mai sperato – si arriva forse con i mezzi pubblici. E il cordino rosso legato prima al dito di Emma, poi a quello di Apollo, può essere fatto cadere a chiusura del percorso. Nella recensione manterrò segreti i loro desideri ma il mio, quello di leggere almeno un romanzo straordinario, è stato esaudito: grazie a Favola di New York, rinuncio a cuor leggero agli altri due.
Il
mio voto: ★★★★★
Il
mio consiglio musicale: M83 – Midnight City
Chiesto in due librerie diverse e non trovato!
RispondiEliminaPazienta e ordinalo, dai!
EliminaSono contenta ti è piaciuto così tanto. Ho amato anche io questa storia, e per le atmosfere oniriche e surreali ha richiamato alla mia mente uno dei miei romanzi preferiti di Murakami 😊😊 davvero una bellissima storia!
RispondiEliminaParli di Kafka sulla spiaggia?
EliminaMi attira moltissimo.
Questo mi interessa davvero tanto, e ora con la tua recensione mi toccherà mettermi a cercarlo sul serio all'usato :)
RispondiEliminaLo amerei, assolutamente. :)
EliminaMi lascio contagiare dal tuo entusiasmante parere *_*
RispondiEliminaVoglio leggerlo ^_^
Consigliatissimo!
EliminaMe lo segno, ma solo nel caso uscisse in formato economico.
RispondiEliminaAnche se, se mi citi Murakami non so quanto potrà piacermi, visto che a me Norwegian Wood non mi è piaciuto moltissimo.
Non l'ho citato io, che di Murakami ho appena letto senza entusiasmo proprio Norwegian, però alcuni paragonano gli autori.
EliminaMa penso soltanto per le sfumature surreali.
Mi fa piacere leggere che questo romanzo ha conquistato anche te. La Fazi sa come coccolare i suoi lettori :)
RispondiEliminaE come sono belli i romanzi in uscita a settembre. :)
EliminaPotrei forse ignorare le tue cinque stelle? Soprattutto dopo averne sentito parlare molto bene anche da La Spacciatrice di Libri, devo trovare del tempo extra e leggerlo quanto prima ;)
RispondiEliminaStefi
Nonostante le cinquecento pagine, giuro che si divora. Bellissimo, magico.
EliminaNe avevo a disposizione un'anteprima di 150 pagine(per noi librai), ma ho rinunciato perché piena di lbri full-size da leggere, ho detto metti che mi appassiona dopo mi tocca comprarlo XD(calcolando vedi sopra che ne ho almeno 30 intonsi già a casa)...dici che ho fatto male?Mannaggia!
RispondiEliminaAlmeno dall'anteprima, dovevi farti tentare.
EliminaNon saresti più tornata indietro. ❤️
mi ispira veramente tanto!
RispondiEliminaUna lettura da fare, perché fuori porto ma non troppo. E poi quanto sono affascinanti i libri che parlano di libri?
EliminaCome spesso accade, titolo che non conoscevo. Trama interessante e bella recensione come sempre ;)
RispondiEliminaUn'amante delle serie TV come te non potrà non amarlo, riconoscendo mille riferimenti diversi. :)
EliminaSe a NY è difficile tornare, lo posso fare con questo romanzo che sembra perfetto per me e per quelle parentesi di leggerezza e romanticismo che cerco. Grazie ;)
RispondiEliminaLo ameresti moltissimo.
EliminaSuggestivo, sentimentale, e con tinte horror da brividi.
caro Mik appena messo nel carrelo! Impossibile resistergli ♥
RispondiEliminaL'ho letto recentemente e presto ci sarà la mia recensione sul blog di Baba. E' davvero molto ben scritto e senz'altro pieno zeppo di spunti di riflessione; nell'insieme l'ho trovato un gran libro, però alcune cose mi hanno fatto storcere il naso. Ho trovato troppo netto lo stacco fra la prima parte, "razionale" e realistica, e la seconda, magica e fantastica. Al di là delle simbologie e dei temi di attualità di cui hai parlato benissimo nella tua recensione, i personaggi non sono all'altezza secondo me. Apollo accetta la svolta "fantastica" quasi senza porsi domande, e di come Emma abbia capito la verità su Brian neanche una parola (a meno che si voglia accettare la semplicistica spiegazione che cuore di mamma non sbaglia mai). So che i punti di forza del romanzo sono quelli che hai così bene raccontato, ma secondo me è mancato qualcosa di importante per raggiungere la perfezione.
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