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Darkness, di Leonardo Patrignani. DeA, € 14,90, pp. 256 |
Odore
di crema solare, secchielli e palette sul bagnasciuga, i gonfiabili
in piazza. L’estate ispira nostalgia e leggerezza. Mette voglia di
tornare subito indietro nel tempo, a quando si era bambini, e allora
si fila in libreria in cerca di avventure a tema. A lungo, per me,
l’estate è stata Stephen King e le repliche dei film di Joe Dante
alla TV. Passeggiate sulle rotaie in cerca di cadaveri e misteri,
piccoli grandi spauracchi e amicizie in poltrona. Preannunciata dal
ritorno di Stranger Things, perfetto per dare manforte ai
ricordi del passato, alla bella stagione – purtroppo da me
tollerata ormai a fatica, fra zanzare e spossatezza – ho permesso
finora un’unica concessione alla malinconia: il nuovo romanzo di
Leonardo Patrignani, grande amico del blog ai tempi della trilogia di Multiversum.
Nonostante la cupezza dell’ambientazione – la fittizia cittadina lacustre di Little Crow, vittima di un’inspiegabile invasione di tenebre –, le atmosfere, per fortuna, son quelle giuste. Si torna alle fragilità della prima adolescenza, quando si ha il mondo contro e tanta voglia di scappare verso un altrove imprecisato. Si torna a sbrogliare enigmi che strizzano l’occhio alle vacanze in quel di Castle Rock. Haly, la protagonista, è da poco rimasta orfana. I genitori, scomparsi in circostanze poco chiare, le hanno lasciato in eredità storie avventurose e insegnamenti insospettabilmente preziosi. Ma come rapportarsi, intanto, al vuoto della loro dipartita, alla rabbia davanti a quelle indagini di polizia già bella che chiuse, all’esistenza troppo stretta all’interno di una casa-famiglia senza privacy? Rimasta sola al mondo, la tredicenne vestita a lutto pianifica la fuga da un paese fantasma che le rinfaccia i giorni felici e, mentre il tempo va inesorabilmente avanti, ne ha in serbo per lei soltanto di tristi. Qualcuno – anzi, qualcosa – ha piani alternativi.
Nonostante la cupezza dell’ambientazione – la fittizia cittadina lacustre di Little Crow, vittima di un’inspiegabile invasione di tenebre –, le atmosfere, per fortuna, son quelle giuste. Si torna alle fragilità della prima adolescenza, quando si ha il mondo contro e tanta voglia di scappare verso un altrove imprecisato. Si torna a sbrogliare enigmi che strizzano l’occhio alle vacanze in quel di Castle Rock. Haly, la protagonista, è da poco rimasta orfana. I genitori, scomparsi in circostanze poco chiare, le hanno lasciato in eredità storie avventurose e insegnamenti insospettabilmente preziosi. Ma come rapportarsi, intanto, al vuoto della loro dipartita, alla rabbia davanti a quelle indagini di polizia già bella che chiuse, all’esistenza troppo stretta all’interno di una casa-famiglia senza privacy? Rimasta sola al mondo, la tredicenne vestita a lutto pianifica la fuga da un paese fantasma che le rinfaccia i giorni felici e, mentre il tempo va inesorabilmente avanti, ne ha in serbo per lei soltanto di tristi. Qualcuno – anzi, qualcosa – ha piani alternativi.
Il
buio non era ai confini della città. Era negli angoli più nascosti
delle case, nei ricordi sepolti perché troppo dolorosi, nel cuore e
negli occhi delle persone. Era ovunque.
A
frapporsi fra lei e la libertà è la comparsa di un denso banco di oscurità,
simile a una nebbia scura e impenetrabile. Ai concittadini più
anziani ricorda un po’ la famigerata catastrofe del ’51. Saltano
le comunicazioni telefoniche, la radio e i televisori non prendono,
gli orologi si fermano come in un sortilegio. Quanto possono
reggere i generatori di corrente? È in agguato una tempesta solare, o forse un tornado? Nell’aria, però, si nega qualsiasi odore di
pioggia. Ferma nell’incertezza, sospesa nei forse, Little Crow e i
suoi abitanti veleggiano verso l’angoscia: altrettanto, probabilmente, faranno i
giovani lettori. Ma dalla nebbia di Patrignani, a sorpresa, non
saltano fuori né i mostri di The Mist né le creature aliene
di Under The Dome. Si intravedono, piuttosto, il cappello
giallo di una viandante senza nome – ho pensato con un sorriso alla Signora Ceppo di Twin Peaks – e
ombre delle nostre paure inconsce. Owen, lo sbeffeggiato direttore
del giornalino scolastico in cerca di scoop, teme ad esempio
l’indifferenza dei genitori in affari e si domanda se si
accorgerebbero della sua assenza se, all’improvviso, sparisse nel nulla; il
goffo e paffuto Brian, nerd amante dei fumetti con una mamma malata
che gli dà troppo da pensare, fugge a gambe levate davanti ai
ragni – non fa eccezione, pensate, neanche Spider-Man. Di cosa ha
davvero paura, però, la loro guida, Haly? Dopo aver inforcato la bicicletta, con una torcia ben funzionante stretta in mano, i
tre ragazzi elaborano simpatiche liste per punti e classificano le
reazioni dei compaesani: uomini di fede, eterni indifferenti,
genitori allarmisti, eroi dell’ultimo momento. E, anche se
l’intimità spaventa perché rende tutti vulnerabili, scoprono
che fianco a fianco niente appare insormontabile.
In
pochi istanti comprese quali fossero i veri mostri lì fuori. I finti
sorrisi, le frasi di circostanza, le inutili promesse. La maschera
che la gente indossava ogni giorno, appena infilata la divisa di
lavoro e occupato il proprio posto nel mondo. Forse diventare grandi
significa accettare tutto questo.
Banco
di prova per autori affermatissimi – di recente, vi ricordo, si
sono avvicinate al genere anche le candidate al Premio Strega
Raffaella Romagnolo e Antonella Cilento –, la narrativa per ragazzi
offre agli autori un’ora d’aria fra un successo e l’altro e
nuovi lettori da conquistare. A dispetto del titolo, Darkness
è una funzionale macchina del tempo per tornare all’epoca in cui
si era affiatati e innocenti: poco più che bambini. Scritto in
maniera semplice e senza fronzoli, con capitoli da divorare e una
toccante morale di fondo, il romanzo ha senz’altro il difetto di
non allontanarsi mai dal target di partenza. Se non più
giovanissimi, per apprezzarlo è consigliabile lasciarsi
contagiare dal candore dei protagonisti. I Perdenti secondo Leonardo
hanno un’ottima memoria, prestano spesso ascolto agli insegnamenti
degli adulti, sfidano un Dissennatore da listino meteorologico che all'ultima pagina spererebbe di succhiare loro la gioia di vivere. Ci si affida
di comune accordo, allora, alla famiglia, all’amicizia, alla
persistenza della memoria. A una sottovalutata verità a proposito
dei proverbiali risvolti della medaglia. L’oscurità, infatti,
mette in risalto la luce – e le persone care. Non tutto il male
viene per nuocere; non tutto il buio.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Coldplay - Midnight
certi romanzi per ragazzi possono essere davvero belli anche per chi - come me - è cresciutella :-D
RispondiEliminale atmosfere sembrano intriganti, lo leggerei, potrebbe tranquillamente rientrare nelle mie corde.
Ciao! :)
Di solito siamo d'accordo, e succede anche in materia di Young Adult, quindi penso proprio che l'incubo a lieto fine di Haly ti affascinerebbe.
EliminaNon pensi sia il mio genere. Questa volta credo passerò😊
RispondiEliminaPenso anch'io, anche se, ogni tanto, una lettura di puro intrattenimento è graditissima. :)
EliminaGià il fatto che il protagonista in primo piano sia femminile, è un punto a suo favore.
RispondiEliminaIn questo genere di storia scarseggiano sempre, se non al livello di comprimari o di "cotta" di un protagonista di sesso maschile.
Verissimo, anche se, con questa ondata di novello femminismo, ormai iniziano a essere parecchio diffuse.
Eliminastesso voto parere simile caruccio ma ogni volta mi aspetto qualcosa in più da Patrignani!
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