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La vita davanti a sé, di Romain Gary. Neri Pozza, €
11,50, pp. 214 |
Arrivati
a Belleville, Parigi, chiediamo indicazioni per giungere alla meta.
Un passante di buona volontà, uno straniero come noi, ci indica un
casermone fatiscente e, all’apparenza, inospitale. Siamo quasi
arrivati. Lì, al sesto piano, vivono Momò e gli altri. Tocca sudare
sette camicie, arrampicarsi lungo scale ripide e accidentate come
sentieri montuosi: purtroppo non c’è l’ascensore. Il
protagonista, un berretto con la visiera storta e un cappotto lungo
fino ai piedi, ci apre la porta dopo un attimo di titubanza. Che ci
abbiano mandati gli assistenti sociali? L’appartamento ha ospitato
in passato fino a sette bambini. Il disordine e i colori, allora,
sono quelli di un’aula scolastica. La padrona di casa, che per
questioni di salute non riesce più a stare dietro a tutto, è
l’indimenticabile Madame Rosa: prostituta ebrea in pensione,
sopravvissuta all’Olocausto, ha raggiunto col fiato corto il
traguardo dei sessantacinque anni. Quasi paralizzata dai chili di
troppo, costretta in cima a un condominio impraticabile, ha paura del
cancro, delle retate notturne – il trillo del campanello la mette
sul chi vive, facendola subito pensare alle incursioni tedesche – e
di recente, oltre alla padronanza del corpo, sta perdendo anche la
testa. Maschera il decadimento fisico e mentale con lunghissime
sessioni di trucco, kimono orientali e parrucche variopinte, ma la
sua lucidità ha le ore contate. Cosa sarà dell’amato Momò
all’indomani dell’agonia della donna, tutrice di generazioni e
generazioni di figli di puttana?
Gli
incubi sono i sogni di quando uno invecchia.
Se
lo domanda il lettore, forse chiamato proprio a decretare; a tirare
le somme di un’infanzia atipica ma felice, fatta dell’amore di
una famiglia alternativa e di bislacchi rapporti di buon vicinato.
Conosciamo così Lola, corpulenta transessuale senegalese con un
passato da boxeur; il signor Hamil, venditore di tappeti che trae insegnamenti dal Corano e dai capolavori
intramontabili di Hugo; il Dottor Katz, unica voce della
ragione, chiamato spesso a districarsi nella folla di
tossicodipendenti, papponi, fuochisti e sciamani che fan da infermieri al capezzale della degente. Può capitare
un’iniezione sbagliata: una dose d’eroina scambiata per un calmante da un drogato di buon cuore. Può succedere, ancora, che
certi padri tornino all’ovile con la coda fra le gambe e si
scoprano vittima di esilaranti qui pro quo. Acclamato alla stregua
di un classico, successo postumo di Romain Gary
– famoso tombeur de femmes morto suicida nella sua vestaglia
porpora, in seguito al giallo sulla scomparsa dell’attrice Jean
Seberg: musa della Nouvelle Vague e sua amante –, La vita davanti
a sé mi è stato consigliato da molti amici negli anni. La prima
volta, probabilmente, il titolo era saltato fuori all’indomani
dell’entusiasmo per Stanza, letto, armadio, specchio: dopo
Jack, mi assicuravano, avrei trovato un altro piccolo grande narratore nel
monello di Gary. Nel frattempo, però, mi sono scoperto purtroppo
insofferente verso i romanzi ad altezza bambino. A esercizi di stile
non sempre altrettanto riusciti, troppo artificiosi per simulare la
meraviglia dell’infanzia. Anche a costo di disattendere le attese
di chi lo ha tanto amato e difeso, dico che con Momò è mancato il
colpo di fulmine – la sua vicenda, tutta aneddoti e figuranti sopra
le righe, è l’ennesima senza un filo conduttore in cui ho la
sfortuna di imbattermi in quest'estate votata ai recuperi –, ma
stavolta non per ragioni stilistiche.
«Sei
un ragazzo molto intelligente, molto sensibile, addirittura troppo.
Spesso ho detto a Madame Rosa che tu non sarai mai come gli altri.
Certe volte vengono fuori dei grandi poeti, degli scrittori, e certe
altre…»
Ha
sospirato.
«…
e certe altre, dei ribelli. Ma tranquillizzati, questo non significa
affatto che non sarai normale».
Il
protagonista è di quelli adorabili e riusciti in ogni sfumatura.
Incerto a proposito della sua reale data di nascita, venuto al mondo
forse in Algeria o forse in Marocco, ha la strada come maestra di
vita e una voce squillante dove si mescolano innocenza e crudeltà;
eventi e drammi dilatati a piacimento; strafalcioni grammaticali e
passaggi volutamente ridondanti, accanto alle perle di saggezza di
chi crescendo vorrebbe diventare o un poliziotto o un terrorista. A
capo della marmaglia, all’occorrenza anche ladruncolo, Momò ha
imparato a sfruttare il suo bel faccino con gli adulti e a sfuggire
alle droghe, false portatrici di felicità. Vuole i suoi
genitori. Desidera un cane. Va per i dieci, ma raggiunge i
quattordici – strano ma vero, lo scoprirete leggendo – in un
giorno soltanto. A volte responsabile, altre avventato, vorrebbe
farsi adottare con mezzi leciti e non. Dotato di una fervida
immaginazione e di lingua sciolta, artificioso soltanto nei passaggi
più filosofeggianti, ha un ombrello chiamato Victor per migliore
amico e s’incanta al cospetto della settima arte, capace di mandare
l’esistenza al contrario in un continuo rewind. Come potrebbe
Madame Rosa rinunciare al suo affetto, non preservarne intatte le
origini musulmane e la diversità, benché il vaglia per mantenerlo abbia smesso un giorno di arrivare? Gary, scrittore dalla fama da divo, regala a sorpresa una carrellata di novelli
Miserabili: orfani dickensiani e drag queen degne di una
commedia di Almodovar, per riflettere sul significato della parola
famiglia e sull’irragionevolezza dell’accanimento terapeutico.
Io
all’eroina ci sputo sopra. I ragazzi che si bucano diventano tutti
abituati alla felicità e questa è una cosa che non perdona, dato
che la felicità è nota per la sua scarsità. Per bucarsi, bisogna
veramente cercare di essere felici e solo i re dei cretini possono
avere delle idee simili. […] Ma io non ci tengo a essere felice,
preferisco ancora la vita.
Il
risultato, su carta, è un racconto con il respiro dei classici. Uno
spaccato densissimo, umano e multiculturale, che ispira leggerezza e
filantropia. Avrebbe potuto essere più lungo. Avrebbe potuto
essere più breve. Come Abbiamo sempre vissuto nel castello,
invece, si colloca a un crocevia apprezzato a metà: da un lato una
scrittura perfetta, al passo con un narratore da incorniciare;
dall’altro poche idee, allungate per più di duecento pagine, e la
sensazione che questo stesso quartiere, questo stesso protagonista,
meritassero uno spazio diverso o comunque un’avventura con tutti i crismi. Ma questa riunione di condominio a Belleville fa senz’altro
bene al cuore. In tempi di integrazione (negata) e immigrazione
– già soggetto per un film premiato agli Oscar nel 1977, per altro, il
romanzo avrà una trasposizione italiana
con Sofia Loren – la lettura appare attuale come non mai. Ma per chi come me si aspettava, in fondo, la storia di una vita, meglio
ridimensionare un po’ le aspettative. In cima ai gradini, al sesto
piano senza ascensore, c’è un’ordinaria storia di gente fuori
dall’ordinario. E nei giorni giusti, quando la sfacchinata non pesa
e le gambe accompagnano, macinando ad ampie falcate le rampe di
scale, potrebbe rinfrancarci la semplice presenza di Momò. Che ci
dice: sedetevi dove capita, non badate al disordine. Alla mia casa
schifa, alla mia storia a soqquadro, ci sono affezionato. Voi, dal canto vostro, fate quello che vi pare.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: The Chainsmokers & Coldplay -
Something Just Like This
insomma ti ha convinto a metà :-D
RispondiEliminaquando lo ascoltai (eh sì, audiolibro, letto da marco d'amore), provai molta tenerezza per momò e madame rosa, e mi piacque molto la scrittura di gary, la sua leggera ironia. sarei curiosa di vederne la trasposizione cinematografica ;)
Ascoltarlo dev'essere stato più bello ancora. :)
EliminaA questo punto me ne sto ad aspettare l'arrivo del film con la Loren e vediamo se è una storia che può fare per me o no...
RispondiEliminaNonostante il cambio di scenario, o forse proprio per quello, la versione nostrana potrebbe essere interessante. Ci si sposta da Parigi alla Puglia, con un Momò di colore.
EliminaNe ho sentito parlare parecchio bene, ma data la tua valutazione non ti nascondo che sono un pó dubbiosa.... Però negli ultimi tempi niente più mi spaventa, e forse sarebbe una bella sfida leggerlo 🤗🤗
RispondiEliminaÈ così breve e scorrevole, alla fine, che il gioco vale la candela. :)
EliminaPurtroppo dalla tua recensione si capisce che non ti ha proprio... ispirato. Peccato. Per me resta uno dei romanzi della vita, ma ti perdono lo stesso dai: mica puoi essere sempre perfetto :P
RispondiEliminaAhahahah, grazie mille, sempre magnanima! ❤️
Eliminasono un po' combatutta..me lo segno ma con riserva.
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