| La storia di un matrimonio, di Andrew Sean Greer. Adelphi, €
10, pp. 224 |
Gli
anni Cinquanta sono gli stessi dello splendido Lontano dal
paradiso, a sua volta ispirato ai melodrammi del regista Douglas
Sirk. Gonne a campana, scarpe Oxford, capelli impomatati e foulard
annodati sotto il mento. Una schiera di villette tutte identiche,
tutte perfette, con i rampicanti sulla facciata e l’oceano al di là
del vialetto. In un quartiere residenziale da depliant, il Sunset, la
coppia composta da Holland e Pearlie si oppone ai dispiaceri più
grandi – la poliomelite contratta dal figlio, le notizie della
guerra in Corea, i commenti maliziosi di parenti e vicini –
concedendosi la carezza di un dessert dopo cena. Se il marito incarna
le migliori virtù americane, bellissimo e cordiale, la moglie
sembrerebbe al contrario mite e servizievole: custode silenziosa dei
meccanismi familiari, in realtà, Pearlie si è assunta le
responsabilità maggiori. Accettare Holland con i suoi misteri, con i
suoi silenzi, con il suo cuore mal funzionante; difenderlo dalle
preoccupazioni – gli schiamazzi, le tragedie internazionali –
scegliendo il cane più ubbidiente della cucciolata e tagliando via
dal quotidiano le pagine dedicate alla cronaca nera. Lo ha conosciuto
in Kentucky, prima della Seconda guerra mondiale, e lo ha ritrovato
su una spiaggia della California alla fine del conflitto. Ha promesso
alle zie che si sarebbe presa cura di lui, che lo avrebbe tenuto
d’occhio. Anime gemelle, pensate, sono nati ad appena un giorno di
distanza. Come continuare a portare felicemente una maschera se
l’arrivo di uno sconosciuto alla porta rompe gli equilibri? Buzz ha
occhi scintillanti e indagatori, un passato da obiettore di coscienza
e un appartamento da scapolo di cui si dichiara stanco. A capo di una
fabbrica di corsetti, conosce a menadito i segreti del mondo
femminile. Dunque anche quelli di Pearlie?
Crediamo
tutti di conoscere la persona che amiamo. Nostro marito, nostra
moglie. E li conosciamo davvero, anzi a volte siamo loro: a una
festa, divisi in mezzo alla gente, ci troviamo a esprimere le loro
opinioni, i loro gusti in fatto di libri e di cucina, a raccontare
episodi che non sono nostri, ma loro. Li osserviamo quando parlano e
quando guidano, notiamo come si vestono e come intingono una zolletta
nel caffè e la guardando mentre da bianca diventa marrone, per poi,
soddisfatti, lasciarla cadere nella tazza. Io osservo la zolletta di
mio marito tutte le mattine: ero una moglie attenta. Crediamo di
conoscerli, di amarli. Ma ciò che amiamo si rivela una traduzione
scadente da una lingua che conosciamo appena.
Ora
amici e ora nemici, in un poligono sentimentale dai risvolti
imprevedibili, i protagonisti balleranno un tango della gelosia fatto
di passioni, sgambetti, tiri mancini. Giunto per la prima volta alla
mia attenzione grazie all’omonimia con il film di Noah Baumbach, La
storia di un matrimonio è un dipinto di Edward Hopper che prende
finalmente vita. Un ritratto struggente ma incantevole su anni
insidiosi. Dietro la patina dorata, regnavano il perbenismo e il
sospetto, l’intolleranza e la discriminazione: non c’era spazio
per gli invisibili, per i medi, per gli ordinari. L’autore, allora,
sceglie di ricordarli qui. Con una testimonianza che al lettore
ricorderà un’abitudine dei soldati in partenza: firmavano una
banconota da un dollaro per continuare a circolare; per lasciare un
segno nel mondo. Con bravura impressionante Andrew Sean Greer
racconta le esercitazioni antiaeree, le cacce alle streghe e ai
comunisti, il conflitto dalla prospettiva dei vili che non l’hanno
combattuto. Nati in una brutta epoca, i suoi personaggi si adeguano
con rimedi estremi all’atmosfera tesissima del circondario.
Da
quella sera sarei stata come una forestiera venuta da un paese
lontano, dove non è mai stato nessuno e di cui nessuno ha mai
sentito parlare. Un'immigrata di una terra scomparsa: la mia
gioventù.
Dal
momento che in guerra e in amore ogni mezzo è lecito, quanto ci
vorrà affinché la crocerossina senza macchia cominci a pensare alla
maniera dei reazionari, ad abbracciare il cambiamento, a rifiutare
l’osservanza delle convenzioni sociali? Su un fondale teatrale
composto da salotto e corridoio, specchio insieme di una nazione e di
una relazione, si mescolano i pudori e i fervori, l’eccezionale e
l’ordinario di una partitura di rara eleganza. Esercizio
stilistico, dirà pure qualcuno, davanti a uno stile d’altri tempi
che sembra proprio risalire all’epoca dei classici del genere noir
– l’autore, contemporaneo, sta per compiere cinquant’anni. Ma
fra le pagine si respira a ben vedere commozione vera, una suspance
palpabile. La storia di un matrimonio è una perla che invito
a scoprire o riscoprire, saltata fuori dai sogni degli esteti di ogni
dove. L’erba del vicino è sempre più verde. Ma nel buio oltre la
siepe dei Cook, lo stesso del capolavoro di Harper Lee, si nascondono
intrighi agrodolci e malefatte un po’ crudeli. Il tutto, messo in
scena nei toni del bianco e nero, in un eterno contrasto che rende
raggianti le zone di luce e spaventosi i coni d’ombra.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Franco Battiato – La canzone dei vecchi
amanti
Spero di leggerlo. Mi hai incuriosita davvero molto ☺️☺️☺️
RispondiEliminaGrazie! Un romanzo che consiglio moltissimo, letto quasi a scatola chiusa. :)
EliminaConoscevo già Andrew Sean Greer, anche se per il momento solo di fama e di nome. I suoi romanzi sono da tempo nella mia wishlist, in attesa di incontrarli nei miei viaggi da lettrice. Sbaglio o in Storia di un matrimonio sento un eco di Revolutionary Road?
RispondiEliminaSicuramente, sia per temi, sia per ambientazioni. Però questo ha un intrigo molto più romanzesco; un approccio meno neorealista, diciamo così!
Eliminaadelphi nasconde un sacco di gioiellini da non perdere. Magari questo è uno di essi :)
RispondiEliminane terrò conto!!
Poi costa anche pochino :)
EliminaSembra perfetto per una versione per il cinema. Quindi aspetto che la facciano. Anche se dovranno trovargli un altro titolo, mi sa, che altrimenti Noah Baumbach si incavola. :)
RispondiEliminaIn realtà è stato Baumbach a copiare Greer (usciti nel 2008)!
EliminaQuesto me lo segno, mi ispira tanto tanto :)
RispondiEliminaMi sbilancio: lo amerai!
EliminaInsomma, ogni volta che ti leggo non posso far a meno di pensare che tu sì che sai scrivere, che in confronto le mie recensioni dovrebbero essere cancellate dal web ahah. A parte questa piccola premessa per farti i miei complimenti, mi sembra un titolo interessante... quelle storie di cui segui la trama senza comprenderla fino in fondo perchè ciò che conta è il sentimento che trasmette. E la prima delle citazioni che hai riportato è meravigliosa; quest'immagine del vedere "dall'esterno" quelli che amiamo mentre parlano, si guardano in giro o fanno cose in cui non siamo coinvolti è ben descritta
RispondiEliminaMa cosa dici, grazie mille!
EliminaQuella frase è proprio l'incipit del romanzo. Bellissimo!