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La gatta, Shozo e le due donne, di Jun’ichiro Tanizaki. Neri
Pozza, € 17, pp. 125 |
Il
triangolo no, non l’avevan considerato. Dalle borgate di Zero al
Giappone degli anni Trenta, il ritornello non cambia. Anche se a far
scoppiare la coppia, in una commedia di vendette e tradimenti
apparentemente scaturita dalla penna di Woody Allen o Pedro Almodovar
– figuratevela, infatti, ciarliera e coloratissima –, è una
guastafeste d’eccezione: non una donna di troppo, bensì la gatta
Lily. Servita e riverita, salutata con bacetti e vezzeggiativi,
l’irresistibile felino tartarugato è la prediletta di Shozo. Un
uomo per il resto anaffettivo e indolente, che soltanto davanti
all’animale domestico si prodiga in mille cerimonie. Ogni giorno le
dà sottobanco pescetti marinati con soia e aceto; acconsente a morsi
e graffi dalla connotazione quasi erotica; si bea dei suoi modi
candidi e carezzevoli, tipicamente femminili, acconsentendo che
faccia le fusa perfino nel futon. Sempre ghiotta di prelibatezze e
baruffe, Lily desidera essere contemplata e contesa come una
nobildonna. È così assurdo che la seconda moglie di Shozo, Fukuko,
legata all’uomo da un matrimonio di convenienza ordito dalla
suocera diabolica, s’ingelosisca fino a meditare un piccolo colpo
di stato? Il menu a cena dipende dai capricci dell’animale, da
dieci anni accanto al padrone di casa. Il talamo nuziale, senza più
alcuna intimità, va spartito per tre. Snervata dalla convivenza,
Fukuko caldeggia perché la gatta sia ceduta alla donna venuta prima
di lei, Shinako: la ex moglie di Shozo, nel frattempo caduta in
disgrazia, brama un pezzetto di quel matrimonio finito
all’improvviso. Perché, allora, non l’indigesta Lily?
È
così difficile guardagnarsi la fiducia di un gatto? O è Lily a
essere particolarmente cocciuta?, si domandò esasperata Shinako. Il
problema era che si trattava di una gatta anziana, molto simile a una
nonnina avanti con gli anni; se fosse stata giovane o ingenua si
sarebbe adattata senza problemi al nuovo ambiente. Il trasferimento
forzato in un posto tanto diverso da quello abituale doveva essere
stato uno shock tremendo. […] Poi, ripensando al misterioso destino
che la legava alla gatta, sentì che in fondo non le portava rancore.
Anzi, per un momento provò addirittura una sorta di compatimento per
lei e per se stessa.
Schiacciato
tra l’incudine e il martello, dotato di una vena segretamente
subdola ma altresì di momenti di profonda dolcezza, il protagonista
maschile – eterno bambinone a capo di un negozio di casalinghi –
rivedrebbe a cuor leggero la ex pur di passare a trovare l’adorata
Lily? Come la preferirebbe: selvatica e infelice, perfino maltrattata
fisicamente, oppure a proprio agio anche altrove?
Tra
dilemmi morali e sentimentali, appostamenti notturni e nostalgia, il
racconto lungo del divertito Tanizaki – cantore per eccellenza di
eros e thanatos, nel novero dei classici della narrativa orientale:
La chiave di Tinto Brass, pensate, è tratta proprio da un suo
romanzo – è in primis una storia di solidarietà femminile:
entrambe sole e abbandonate, all’inizio ostili l’una verso
l’altra ma pian piano complici, la gatta e la sua nuova padrona si
confortano reciprocamente per riprendersi quello che pensano spetti
loro di diritto. Ma in secondo luogo, vedasi le descrizioni
particolareggiate del manto tatuato e della routine, è anche una
storia che incanterà ogni gattaro degno di questo titolo.
Non
aveva neanche l'ombra di un vero amico col quale confidarsi e si
sentiva sempre solo, afflitto e insicuro. Quel senso di solitudine
era forse all'origine del suo profondo attaccamento nei confronti di
Lily. Difatti aveva l'impressione che soltanto lei, con quegli occhi
pieni di malinconia, fosse capace di indovinare i suoi pensieri
tristi e consolarlo, mentre né Shinako né Funuko, e ancor meno sua
madre, lo avevano mai capito. Tra l'altro, era convinto di essere il
solo in grado di cogliere quella peculiare tristezza animale che la
gatta serbava dentro di sé senza aver modo di comunicarla agli
esseri umani.
Quanta
attenzione e passione ci sono nella resa del mondo felino? Quanto
emozionano gli occhi malinconici di Lily, la cronaca delle sue
gravidanze sfortunate e dei suoi viavai, il pelo che va ingrigendosi
per via della vecchiaia? Shozo ha per gli animali un amore superiore
di quello che dimostra agli esseri umani. Oltre che del protagonista,
lo stesso potrebbe dirsi anche dell’autore. Sarcastico e
indagatore, Tanizaki dipinge negativamente le contraddizioni e i vizi
dei suoi protagonisti, ma ha parole belle e poetiche per la gatta: il
filo conduttore delle loro vite, e il cuore pulsante del racconto. Si
sofferma, così, perfino sulla sua dieta alimentare o sui suoi odori.
E attraverso di lei lascia emergere un originalissimo ritratto
familiare, a tratti dolce e a tratti crudele, che fa le fusa e
graffia insieme. Deliziosa variazione sul tema della gelosia,
semplice e senz’altro non indimenticabile, il testo precedentemente
edito da Bompiani è un assaggio dell’inventiva dello scrittore. Un
racconto incisivo e soprattutto scritto divinamente, sulle follie e
le privazioni che vivremmo per il bene dei nostri amici animali. Tra
moglie e marito non mettere il dito. E la zampa?
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Gino Paoli – La gatta
Non sembra davvero niente male, anche se quando ci sono di mezzo gli animali ho sempre paura che muoiano.
RispondiEliminaDel resto, quando ero piccola sembrava che la narrativa per ragazzi dovesse includere per forza la tragica dipartita del proprio animale domestico. Al quarto libro/film, un bambino finisce traumatizzato per sempre XD
Capisco bene, ma vai tranquilla: senza spoiler, Lily sta benissimo (e mi manca già)!
EliminaCome sai mi piacciono molto i romanzi con i gatti, questo però non lo conoscevo! La storia è molto particolare, curiosa, mi segno il titolo! :)
RispondiEliminaDiciamo che non è decisamente il solito romanzo sui gatti, ecco. ;)
EliminaBhè in quanto gatta libraia posso non leggere questo libro? Sembra carino...
RispondiEliminaMolto più che carino, a tratti.
EliminaPeccato per il finale sbrigativo.