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I cariolanti, di Sacha Naspini. Edizioni E/O, € 16, pp. 170
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Sangue
freddo, pelo sullo stomaco, nervi d’acciaio. Pensavo di averne in
quantità. Cresciuto a pane e Stephen King, infatti, ho scoperto sin
da ragazzino il fascino dei personaggi borderline e delle storie
disturbanti. La follia mi intriga. In un’altra vita studierei
Psichiatria per comprendere meglio i meccanismi mentali, le relazioni
di causa-effetto, le origini del disagio. A sorpresa, I cariolanti
ha messo a dura prova le mie resistenze: inizialmente pubblicato da
Elliot Edizioni, è tornato in libreria grazie al successo che si è
meritato nel frattempo Sacha Naspini – autore che desideravo
leggere da un po’. Non indorerò la pillola. In questa storia
essenziale e feroce, che conta poco più di cento pagine complessive,
in ordine sparso vengono inclusi: cannibalismo, incesto,
infanticidio, necrofilia. Ma nel bel mezzo di una carestia, cos’è
lecito e cosa no? Perfino la moralità non ci vede più dalla fame.
Io non lo
so se ho mai provato la fame quella brutta, quella che neanche ti fa
dormire e se per caso ci riesci non fai che sognare quello: di
mangiare. La fame quella che ti fa impazzire, tanto che cominci a
guardare il secchio dei bisogni, o scavi con un dito per terra, in
mezzo a una fessura delle tavole, alle volte ti capitasse un baco tra
le mani. Giuro che ti metteresti in bocca di tutto, se piangi non fai
che leccarti le mani per sentire il salato. […] Io non lo so se ho
mai provato quella fame lì. Quella che a un certo punto, una volta,
ha fatto dire al mio babbo: «Ora mi levo dal mondo e mangiate me».
Come
in Stanza, letto, armadio, specchio i protagonisti vivono
estraniati, in un buco nel bosco. È il quarto Natale che il
narratore, il piccolo Bastiano, passa sottoterra insieme al resto
della famiglia. Dal soffitto malsicuro grondano pioggia, fango,
urina, scoppi e grida. Fuori si sta combattendo la Prima guerra
mondiale e il padre, disertore, si nasconde. Con una lancia affilata,
abbandonando di rado la sua postazione caccia animali e
all’occorrenza anche uomini: la carne, gommosa, viene arrostita
alla bell’e meglio stendendo una coperta contro l’imboccatura del
bunker affinché il fumo non li smascheri. Segnato dai fatti
dell’infanzia, Bastiano capisce che certi conflitti non finiscono
mai per davvero: in palio c’è la sopravvivenza. Inquadrato tra i
nove e i cinquantadue anni, somiglia a un Forrest Gump rosso di
rabbia che ripercorre di corsa i peggiori anni della storia italiana.
Dopo aver sperimentato una sepoltura in vita, questo selvaggio dagli
ipnotici occhi verdi – incuriosito dall’altro sesso, migliore
amico di cani randagi e cinghiali – racconta le sue rocambolesche
disavventure ora a una scrofa da macellare, ora ai parenti defunti.
Emerge il ritratto di un Paese messo alla prova dalle
difficoltà della ripresa economica, fatto di casupole di fortuna,
prostitute senza scelta, streghe presunte. Dappertutto, lì, vige la
legge del più forte. Cane mangia cane, cane mangia uomo, uomo mangia
cane, uomo mangia uomo: in tutte le combinazioni possibili e
immaginabili della sofferenza, del disgusto, della verità. Soldato
in Grecia, a un certo punto, Bastiano sperimenterà anche forme di
violenza istituzionalizzate e in compagnia di qualche donna si
scoprirà “sincero, anomalo, immune alle calamità che affliggono
la gente”; dunque degno d’amore.
Sai, c’è
il punto oltre il quale non si può andare. Forse, dopo aver pianto
tante lacrime, un po’ ci stanchiamo del dolore. È come un’ombra
che ormai ti ha gelato l’anima, ti accadono le cose e tu ne resti
sempre un po’ fuori, le guardi da lontano, non sono più tue.
I
cariolanti è la parabola di un uomo in cerca di vendetta e di
magre forme di consolazione: a caccia di privilegiati, belle bambine
e recriminatorie paurose. Ma è, ancora, la descrizione di colline
trasformate realmente in un cimitero a cielo aperto. Un microcosmo
popolato da creature da incubo, con lo sporco sin sotto le unghie;
feccia di verghiana memoria che non abbaia, ma morde per ammazzare.
Sconvolgente e destabilizzante, il romanzo di Naspini è una lezione
di sopravvivenza – sull’imprevedibilità degli appetiti umani e
delle traiettorie dei loro coltellacci – sconsigliata ai deboli di
cuore. Al contrario, verrà amata da lettori a digiuno da un po’ di
emozioni indelebili. Gli ho trovato un unico difetto: troppa carne al
fuoco, poche pagine. All’horror puro della parte centrale, un
calderone di brutture bruttissime, avrei preferito un andamento più
verista; la lucidità del romanzo storico. D’altra parte, però,
come non applaudire una scrittura fantasiosa, varia, straordinaria?
Ogni capitolo racconta un’età di Bastiano, e ha uno scenario, un
destinatario e spesso un punto di vista totalmente diverso dal
precedente. Si susseguono monologhi ininterrotti, lettere mai
imbucate, pagine di un diario adolescenziale. Espedienti narrativi
incastonati con saggezza in una struttura ad ampio respiro, eppure
singhiozzante, frammentaria e spigolosa al contempo: dove tutto
torna, poi, in vista di un epilogo pieno di poesia e squallore che si
rivela essere la chiusura simmetrica di un cerchio perfetto. Un
cerchio nella terra, sì. Che sembra il canale attraverso il quale
veniamo al mondo, o la bocca socchiusa dell’inferno.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Argentovivo – Daniele Silvestri feat.
Rancore
Voglio leggerlo *_*
RispondiEliminaOSSIGENO di naspini mi aveva colpito molto!
E io voglio Ossigeno!
EliminaNonostante la tematica del cannibalismo, premetto che io non c'entro niente. :)
RispondiEliminaComunque sembra proprio una letturina rassicurante, considerato anche il periodo...
Mi sa che evito...
Più cannibale di così, però, che vai trovando?
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