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Sei ancora qui, di Daniel Waters. Sperling Kupfer, € 17,90, pp.
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Immaginate
un'esplosione pari, per perdite e conseguenze, a quelle di Hiroshima
e Nagasaki. All'attentato al World Trade Center. I sopravvissuti e i
mass media, a distanza di sei anni, ne parlano con un nome generico:
l'Evento. Cosa sia successo esattamente, quanto grandi siano stati i
danni, non lo sapremo mai. Ma immaginate, appunto, un'onda d'urto
così potente, così distruttiva, da strappare il velo fra una
dimensione e l'altra. È da quel momento che i morti camminano tra
noi. Presenze onnipresenti e impalpabili, benché non sempre
sinistre, che popolano i giardini, le biblioteche e i cinema
d'essai. Qualcuno le ignora, qualcuno le teme, qualcuno le studia per
scoprire da un'osservazione diretta tutti gli sporchi segreti
dell'aldilà, fra spiegazioni ora metafisiche, ora scientifiche.
Veronica Calder, sedici anni e un look da aspirante ribelle, era
soltanto una bambina ai tempi ma, proprio come i suoi coetanei, ha
perso qualcosa nell'esplosione: il padre, che ogni mattina sotto
forma di ectoplasma appare al tavolo della cucina con il suo giornale
tra le mani; l'innocenza. Spregiudicata e disincantata, preferisce
perciò vivere il presente con tanto di relazioni occasionali, al
contrario di una mamma affetta da disturbo post-traumatico, e
indagare insieme al curioso amico Kirk sul motivo di quelle
apparizioni in aumento. Alcuni redivivi sono intrappolati negli
schemi della routine, altri cercano pur nel loro limbo di sbrogliare
le immancabili questioni irrisolte, altri ancora tentano invece di
illuminare i superstiti sui pericoli imminenti. Cosa cerca di
comunicare Ben, il fantasma che popola il bagno di una Veronica senza
più privacy al risveglio? Perché un serial killer che colpisce ogni
ventinove febbraio vorrebbe fare di lei, nata proprio in un anno
bisestile, la prossima vittima? Sei ancora qui, young
adult dotato su carta di uno spunto vincente e di una polifonia di
punti di vista – accanto a quello della sedicenne, ben più
interessanti risultano essere quello del fugace Ben e di un assassino
di cui si conoscono immediatamente identità e moventi –, è
un'arma a doppio taglio. La grande originalità dell'idea, se non
dallo sviluppo in sé, è stata purtroppo tradita dalla forte
antipatia dei giovani personaggi, al centro di relazioni affatto
plausibili e di un'indagine sul campo che, nel finale, li conduce
dritti dritti nella tela dell'omicida; da una coppia di aspiranti investigatori piuttosto male assortita, consolidatasi per una ragione
piuttosto risibile e innamoratasi in un momento imprecisato senza un
preciso perché, con cui è stato difficile entrare in sintonia. Alle
mosse irrazionali degli adolescenti, per fortuna, sanno
controbilanciare gli stati d'animo e le nostalgie degli adulti. Poco
attratti dagli spauracchi e dai misteri pericolosi, dagli amori
istantanei, ragionano piuttosto sull'inviolabilità dei ricordi e sul
senso del lutto. A volte da elaborare piano, attraverso una routine
da cui sganciarsi a malincuore e a piccolissimi passi; altre da
ingannare con l'omicidio rituale, se un caro estinto, in quello
stesso errare di anime, ha modo di reincarnarsi attraverso il
sacrificio di un'innocente.
La
vita è breve. E la morte è per sempre.
Delicato
o più probabilmente indeciso sul da farsi, scrive un Daniel Waters
che funziona molto meglio in sala. Dalla
ricerca delle cause dell'Evento ai silenzi assennati sul ruolo
dell'assassino – fra le pagine, ribadisco, ne conoscevamo in
anticipo il nome –, passando poi per la caratterizzazione di una
protagonista meno popolare e disinibita, le differenze tra romanzo e
film abbondano. Dopo il mediocre Midnight Sun,
il regista Scott Speer firma un altro adattamento per un pubblico
adolescenziale, con un altro ruolo clou per la prezzemolina Bella
Thorne – bella di nome e di fatto, sì, sotto il frangettone scuro
da outsider e le canottiere semitrasparenti: per le spettatrici,
invece, occhio a Thomas Elms, enigmatica presenza in boxer attillati,
o al professore di un Dermot Mulroney felicemente invecchiato. Questa
volta, oltre a un'attrice feticcio dall'indiscreto appeal, Speer può
contare anche su un accattivante lato visivo e su una fotografica
gotica, che si compiace della gran quantità di comparse macabre e
delle continue interazioni con le scenografie nevose. Per l'ottima
foggia e il predominio delle tinte orrorifiche, così, gli si perdona
senza rancori anche quel finale sentimentale e aperto, troppo simile
a quello del recente Dark Hall.
Modifica più, modifica meno, la trasposizione sul filo
dell'ambiguità di Sei ancora qui è
l'eccezione alla regola che vorrebbe i romanzi sempre e comunque
superiori ai rimaneggiamenti. Da recuperare per un Halloween in
leggerezza, sempre che lo troviate ancora lì, in sala.
Il
romanzo: ★★½
Il film: 6,5
Il
mio consiglio musicale: Unions – Close My Eyes
Allora guarderò solo il film. :-)
RispondiEliminaE mi dispiace, in realtà, perché nell'impianto del romanzo c'è del buono che poco ha a che fare con gli odierni YA, ma quei protagonisti... Da schiaffi.
EliminaLa trama in sé non ha una grande attrattiva su di me, però tra libro e film, penso opterei per il secondo :-D
RispondiEliminaUn'ora e mezza e passa la paura.
EliminaO arriva, almeno con spettatori poco smaliziati in fatto di brividi?
Questa volta neanche la vena sovrannaturale basta ad intrigarmi. Il libro lo lascerò sugli scaffali, al film potrei dare una possibilità quando lo passeranno in televisione, o se lo metteranno su netflix.
RispondiEliminaIl film, soprattutto dal punto di vista estetico, merita. Considerando almeno la filmografia poco interessante del regista, che ha il pallino per la Thorne.
EliminaIl film a me è sembrato davvero una schifezzuola, con uno dei colpi di scena più telefonati nella storia dei colpi di scena e una regia da brutta copia di Donnie Darko e Il sesto senso. Decisamente meglio sia Midnight Sun che Dark Hall.
RispondiEliminaSe il romanzo è peggio, non oso immaginare. :)
Non ho perdonato né il miele di Midnight Sun (meno male che non ti piace Sparks, come hai fatto a reggere quello?) né lo spirito vecchio e polveroso di Dark Hall, che non riesce a rinfrescarsi mai. D'accordissimo, Sei ancora qui è una brutta copia. Ma almeno di film belli, mica come gli altri due. 😁
EliminaNon penso però di recuperare il romanzo, la storia non mi convince tantissimo. Però il film lo guarderò sicuramente (senza fretta).
RispondiEliminaBene così!
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