| Dai tuoi occhi solamente, Francesca Diotallevi. Neri Pozza, € 16,50, pp. 207 |
Si
presenta alla loro porta spaccato il secondo e suona il campanello
con una pressione decisa del dito indice. La puntualità maniacale,
la fermezza delle mani, sembrano essere i primi segni rivelatori di
un carattere poco amabile. Brusca come chi è disabituata alle
relazioni umane, spesso riservata ai limiti dello scortese, questa
Mary Poppins a rovescio arriva a casa Warren non grazie al prodigioso
vento dell'est, ma con un inserto del giornale riposto nella
tasca del soprabito.
In
quel di New York, infatti, c'è una famiglia a soqquadro – due
bambini incantati dalle avventure di Lessie alla
tivù, una mamma il cui trucco pesante non nasconde lo stress per la
nascita imminente di un terzo figlio, un papà in crisi creativa –
che ha tutta l'aria di avere il disperato bisogno di qualcuno come lei. Senza
grilli per la testa, sprovvista del tipo di bellezza che possa
indurre in tentazione il capofamiglia, la tata francese si prende
cura con dedizione della casa in disordine, e della loro storia privata. Al
pari dell'eroina dei romanzi per l'infanzia di Pamela Travers ha,
dalla sua, un po' di magia: si dà il caso che sappia fermare il tempo da dietro
l'obiettivo dell'irrinunciabile Rolleiflex.
La tata si chiamava Vivian Maier, e questa è la sua storia. Una storia vera, incredibile ma amarissima, che inizia come una fiaba anni Cinquanta e si conclude mezzo secolo dopo: nell'anonimato, nella povertà, nella solitudine di un amore mancato e di una felicità, di un talento, vissuti con un ingiustificato senso di inferiorità. Durante una sera di neve, in un parco di Chicago dove la sorte oscura della tata avrebbe comportato, però, la fortuna di un antiquario dall'intuito eccezionale: l'uomo che avrebbe esposto nella sala di un museo quegli scatti mai sviluppati – bambini che giocano per strada, mani intrecciate, baci o sguardi rubati, per un totale di centocinquantamila fotografie da lei rinnegate come figli abortiti –, alimentando da lì in poi l'enigma di Vivian.
La tata si chiamava Vivian Maier, e questa è la sua storia. Una storia vera, incredibile ma amarissima, che inizia come una fiaba anni Cinquanta e si conclude mezzo secolo dopo: nell'anonimato, nella povertà, nella solitudine di un amore mancato e di una felicità, di un talento, vissuti con un ingiustificato senso di inferiorità. Durante una sera di neve, in un parco di Chicago dove la sorte oscura della tata avrebbe comportato, però, la fortuna di un antiquario dall'intuito eccezionale: l'uomo che avrebbe esposto nella sala di un museo quegli scatti mai sviluppati – bambini che giocano per strada, mani intrecciate, baci o sguardi rubati, per un totale di centocinquantamila fotografie da lei rinnegate come figli abortiti –, alimentando da lì in poi l'enigma di Vivian.
Ognuno
di noi ha una storia. È scritta tutta nel volto. Le storie sono
sempre nei volti, sai? Impara a decifrare gli sguardi, a leggere le
pieghe della pelle, il mondo in cui si atteggia una bocca, e avrai la
storia di una persona.
In
questa biografia romanzata cerca risposte la sempre bravissima
Francesca Diotallevi, autrice della scuderia Neri Pozza in cui ho
creduto ciecamente sin dai tempi dell'esordio – come lei,
d'altronde, ha sempre creduto in me. All'apparenza non lontano dalla sua
comfort zone, Dai tuoi occhi solamente è in realtà
il suo lavoro più difficile. Da un lato, infatti, abbiamo il
potenziale di una protagonista straordinaria che ricorda la versione
in carne e ossa della dolente Olive Kitteridge, dell'indimenticabile
portinaia dell'Eleganza del riccio, delle muse solitarie nei
caffè a olio di Edward Hopper. Dall'altro, invece, la personalità
sfuggente della Maier era un mare sconfinato in cui un'autrice
trentenne correva il serio rischio di perdersi. Sballottata tra gli Stati
Uniti e la Provenza come un oggetto smarrito, Vivian impara presto a
non affezionarsi a nessuno: non a Jeanne, coinquilina con cui
dividere una stamberga nel Bronx che la inizia alla celluloide; non alla zia, che in casa accoglie un uomo delle cui
attenzioni morbose la ragazzina è purtroppo la destinataria; non all'odiata mamma
Marie, né tanto meno al turbolento Karl, fratello maggiore in
custodia cautelare. Non alla silhouette delle alpi – deve sentirne
nostalgia anche la Statua della Libertà, altra francese in terra
straniera –, non al caos di una metropoli che smaltisce l'insonnia
al suon di mille clacson. Ma, e l'esperienza insegna, non si diventa maestri di addii con la forza dell'abitudine.
Sa,
ho sempre pensato che ci fosse un legame tra la scrittura e la
fotografia. Lo dice la parola stessa: phòs,
luce, e graphè, scrittura. Letteralmente,
luce che scrive. Non lo trova meraviglioso? Lei scrive con luce, Miss
Maier?
Vivian
Maier sedeva all'ultima fila in autobus, dava false generalità,
studiava il voyeurismo nel cinema di Hitchcock – era quella stessa
propensione che la portava a immortalare incidenti, a imbucarsi al
cimitero in nome di un'inspiegabile tensione all'assoluto – e, in una stanza
barricata, accumulava compulsivamente scontrini, biglietti, giornali.
Si circondava di storie su storie, rimandando a domani lo
scioglimento della sua. Fuggiva per non essere scacciata, mordeva per
non essere morsa, vestiva un'armatura per non essere messa a nudo:
arduo, perciò, scalfirne la corazza impenetrabile. Nella finzione
letteraria ci provano i Warren: i piccoli Arthur e Grace, di cui la
protagonista apprezza la sincerità spassionata; il padre Frank,
insoddisfatto autore di best seller che legge nelle “stanze buie”
di Vivian quando lei, per istinto di autoconservazione, vorrebbe di
nuovo fare dietrofront. In libreria, invece, tenta – e fa centro –
un'indagine psicologica minuziosa ed evocativa, a opera di un'autrice
abituata a lavorare di fino nella camera oscura dei suoi processi
creativi, a destreggiarsi in una ricerca quanto mai frustrante.
Non
tutte le storie sono storie d'amore, non tutte le storie hanno lieto
fine. La mia è la storia di chi ha vissuto attraverso le storie
degli altri, di chi ha visto tutto senza mai essere vista. La mia è
la storia di un'ombra.
Come
si descrive l'attimo che precede l'istante perfetto? Come, ancora,
una donna che appariva una sfinge perfino a se stessa? Francesca
Diotallevi osa portare alla luce un'artista da scoprire o riscoprire
tra le pagine, e l'abbandono di quel cono d'ombra, di quel limbo,
suona al lettore troppo delicato per apparire un'ingiunzione. La donna non scompare, così, come Euridice alle spalle di Orfeo.
Alcuni
dicono che le foto fermino il tempo per sempre. Per fortuna, esistono
romanzi come questo, dotati dello stesso potere taumaturgico.
Dai
tuoi occhi solamente, il cui titolo cita una poesia di Pedro
Salinas, invita con gentilezza il mito di Vivian Maier a lasciare il
suo comodo rifugio nelle retrovie. A imparare a sorridere un po',
prima del flash, davanti alla nuova consapevolezza che esista un
mondo non senza simmetrie, non senza speranza, dall'altra parte
dell'obiettivo.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Pomplamoose - Eleanor Rigby
Questo romanzo dalla copertina bellissima, dal titolo poetico e firmato da un'autrice che ho scoperto troppo tardi, ma che non mollo più, è lì appoggiato sul comodino che mi aspetta. Come sempre il tuo pensiero mi invoglia ad aprirlo, ma questa volta succederà presto. Poi quando vorrai mi dirai qual è il tuo romanzo preferito scritto da Francesca. A presto
RispondiEliminaCiao! Se posso, ti consiglio "Amedeo, je t'aime", edito da Mondadori. Anche se lo stile e l'impostazione di Francesca sono un po' lontani dal mio genere, la trovo comunque una scrittrice eccelsa, dotata di grande sensibilità e di una misuratezza e compostezza uniche. Buona lettura!
EliminaCiao, ragazze. Lontanissima anche da me, in effetti, eppure Francesca è l'eccezione alla regola, nel mio caso. Ovviamente, da suo lettore numero uno, ho letto e apprezzato "Amedeo, je t'aime" ai tempi, ma grazie per aver rinfrescato la memoria a chi, passando di qui, leggerà il vostro suggerimento. ;)
Elimina@Baba, buona lettura, allora. Il mio preferito resta il primo, Le stanze buie. Un esordio praticamente perfetto, che aveva la forma, il mistero, il batticuore. Chi bene comincia... Proprio vero!
EliminaCiao!! Amedeo Je t'aime è l'unico che ho letto. Proprio grazie a quel libro ho amato questa autrice, che ho conosciuto di persona ed è splendida. Posseggo tutti i suoi libri, devo solo aprirli. Le stanze buie è anche il libro preferito da Daniela Un libro per amico. E' vero che la fretta non porta a niente di buono, però dovrei sbrigarmi un pochino!
EliminaSe non sbaglio, Daniela lo ha scoperto con me. Deve averlo vinto a un GA sul blog, anni fa!
EliminaEsatto!!! E' andata proprio così, che memoria :-)
EliminaEcco perchè stamattina mi fischiavano le orecchie!! ahahahahahah
EliminaComunque sì, avete ragione entrambi: Le stanze buie (che ho riletto da pochissimo!) resta il mio preferito, seguito da Amedeo, e lo avevo conosciuto proprio grazie a Mik e ad un suo giveaway. Gli sarò debitrice a vita visto che Francesca attualmente è una delle mie autrici italiane preferite!!!
Ma figurati, contento io che Francesca abbia guadagnato con te una lettrice in più. 😊
EliminaNon vedo l’ora di poter conoscere Vivian Maier attraverso gli occhi e la penna (magistrale) di Francesca
RispondiEliminaIl bello? Che c'è tanto dello sguardo di Vivian Maier, pur essendo filtrato da quello di Francesca. Ah, le anime affini.
EliminaDopo queste belle parole non posso davvero più sottrarmi, tu recupera il documentario, io il romanzo... ok?
RispondiEliminaP.s.: ottima, ottima scelta musicale!
Mi sono già messo all'opera. 😁
EliminaPS. Ti ringrazio, quale canzone migliore per parlare di solitudine? Ho scoperto per caso questa cover, più lenta, più femminile, e mi è sembrata perfetta.
Ecco, la diotallevi devo assolutamente recuperarla >_<
RispondiEliminaSai che ero convinto la avessi già letta? Rimedia sì, Angela!
EliminaLibro straordinario, una scrittura di una bellezza rara.
RispondiEliminaFrancesca, ormai, è una certezza.
EliminaHo questo libro che mi attende ma non attenderà a lungo... il tempo di finire un paio di urgenze e poi me lo gusterò con attenzione!
RispondiEliminaFrancesca è una delle mie autrici cuscinetto quindi vado tranquilla!!!
"Buttati, ché è morbido!"
Eliminaimmagino!!! ;)
EliminaHo un'avversione ingiustificata per le biografie romanzate. Non chiedermi il motivo, non saprei dirtelo, ma è uno degli angoli del mio carattere da lettrice che vorrei imparare a smussare. Ho sempre sentito parlare più che bene della Diotallevi, la seguo su tutti i social, però non ho mai approfondito questa 'conoscenza'. Proprio perché l'intento è quello di mettermi in gioco, dopo averti letto posso dirti che acquisterò sicuramente questo romanzo e ci proverò :)
RispondiEliminaNon piacciono particolarmente neanche a me, ma la Diotallevi fa eccezione. Vedrai. Anzi, leggerai. È un'autrice senz'altro nelle tue corde. 😊
EliminaE se lo dici tu mi fido! Lo recupero senza dubbio :)
EliminaTi ringrazio!
EliminaDa anni mi riprometto di leggere i romanzi di questa autrice, questa è la volta buona. Partirò da qui:l'ebook è già pronto nel mio fido kindle. Ti farò sapere. Baci.
RispondiEliminaCome detto per Anna, autrice che fa al caso tuo. Con qualsiasi romanzi dei quattro.
EliminaGià non ho mai sopportato Mary Poppins, mi sa che è meglio se sto lontano pure da quest'altra tata, sebbene sembri più interessante...
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