mercoledì 17 ottobre 2018

Recensione: Napoli mon amour, di Alessio Forgione

| Napoli mon amour, di Alessio Forgione. NN Editore, € 16, pp. 223 |

Lo scorso anno, di questi tempi, leggevo dell'esistenza mediocre di William Stoner e mi scoprivo commosso, arrabbiato, punto sul vivo. Si parlava, infatti, delle giornate di un professore universitario vittima della cappa asfissiante della routine. E fra le pagine, differenze a parte, gioivo e soffrivo nello scoprirmi un uomo piccolo proprio come lui – protagonista di una grande romanzo, tuttavia, in cui si parlava anche di beni da acquistare, di matrimoni e figli: il tutto, con l'eleganza insuperabile di quegli anni Cinquanta filtrati dal color seppia. È accaduto lo stesso, qualche giorno fa, con Napoli mon amour: un esordio senza ancore di salvataggio. C'è sempre la vita al centro, nero su bianco, ma al contrario non ci si può permettere un mutuo, un matrimonio o una discendenza, il sogno americano. Siamo infatti in un Sud amato e odiato – qui elevato a simbolo dell'Italia tutta –, che dei sogni dei giovani fa inutilizzabile carta straccia. Coriandoli che suggeriscono a torto l'allegria, quando in realtà insudiciano le strade e intasano le pattumiere della differenziata. Con storie ai limiti della disumanità, purtroppo, in cui il lieto fine è una speranza scartata a priori. Il protagonista, che di cognome fa Amoresano, ha trent'anni e nessuna prospettiva futura. Dopo tre anni da marinaio su una nave da crociera, ha avuto la malsana idea di tornare a casa: così, per cambiare aria.

In piedi, circondato da estranei, pensai che non avevo mai davvero preso in considerazione l'ipotesi di andare via. Che avevo provato a costruire delle cose, a farle crescere per crescerci sopra anch'io, come se mi spuntassero da sotto i piedi, ma che era anche tanto tempo, troppo, che tutto s'era bloccato. Provai orrore al pensiero che forse mi ero seduto sul ciglio della strada ad aspettare che le cose accadessero o che qualcuno si fermasse a raccogliermi.

Le sue due lauree a pieni voti a poco servono, il discreto gruzzolo messo da parte è per forza di cose in rapido esaurimento e, troppo timido per lavorare in un call center, troppo recalcitrante alla prospettiva di due settimane di prova non pagate, vagheggia di abbandonare la Campania per l'Inghilterra – chissà se, nel mentre, la Brexit ha già smantellato i sogni di gloria perfino dei nostri lavapiatti in trasferta – e fa le ore piccole in compagnia di Russo, insospettabile migliore amico dedito al modellismo e al sesso occasionale. Le sue giornate sono un labirinto di ozio e frustrazione in cui, a colpo d'occhio, non si scorge via d'uscita: fra gli aperitivi a basso costo, il Napoli che non segna e qualche immersione all'ombra ingombrante del Vesuvio, Amoresano è suo malgrado il “giovin signore” di Giuseppe Parini con gli sporadici pensieri suicidi del capolavoro generazionale di Goethe. Colleziona porte in faccia, frustrazioni e fallimenti. In segreto, ha paura tanto di vivere quanto di morire. E quanto gli duole l'autostima nel dipendere ancora dai genitori, o nel pretendere cinquanta euro del nonno arteriosclerotico con la scusa dell'onomastico imminente? Cresciuto in una famiglia di donne e mosso da una rispetto reverenziale verso l'intero genere femminile, a un certo punto gli succede di innamorarsi corrisposto di Nina: una studentessa universitaria così irresistibile da distrarlo dalla partita in onda alla tivù e da spingerlo, d'un tratto, a essere spavaldo.

Sei più bella del Napoli che vince 4 a 1 il Bologna.

Quanto lo ringiovanisce, e quanto gli fa davvero bene la sua influenza? Lei, infatti, è in quell'età in cui ci si può ancora permettere di sognare il mondo del cinema, l'Erasmus a Barcellona; lui, invece, ha esaurito in fretta i risparmi e il desiderio di fuggire. Al giorno d'oggi servono i soldi anche per permettersi un briciolo di orgoglio. Anche per garantirsi l'amore: in definitiva, un investimento sbagliato. Il compleanno festeggiato a Roma, il manifesto della Nouvelle Vague visto in un elitario cineforum a San Valentino, un appuntamento galante qui e la spesa per una perfetta carbonara lì: agli equilibri della coppia corrisponde purtroppo l'allarme del conto ormai in rosso, il pericolo fatale di un cuore in frantumi. Lo salveranno magari il sogno di stringere la mano al novantaseienne Raffaele La Capria, la passione per la scrittura, se nell'angusta cameretta di Amoresano le giornate in spiaggia con la nonna, le relazioni a distanza di cui parlottano i pendolari in treno, le lezioni di inglese presso i mormoni si trasformano, con un po' di poesia, in racconto di formazione?

Dicono che i napoletani parlino al passato remoto, ma è un'idea sbagliata […] Secondo me è più che vedono il futuro, il presente e il passato come un'unica striscia dritta, come se esistessero tutti nello stesso istante e quindi sapessero che niente potrà mai davvero cambiare.

L'esordiente Alessio Forgione, napoletano emigrato a Londra per spirito di autoconservazione, si svuota il cuore e le tasche, le scarpe piene di sassi, in una prova narrativa che trasuda urgenza e sincerità. Ci mette un filo di simpatia, cosa che non guasta, e citazioni pop a non finire – le maratone di The Wire in streaming, le commedie nere del primo Martin McDonagh davanti a cui sonnecchiare –, preso a godersi non senza sensi di colpa la monotona indolenza della disoccupazione giovanile e a smantellare i luoghi comuni su una città senza pizza, caffè zuccherato, atteggiamenti truffaldini o dialetti stretti. Milionaria in De Filippo, proletaria in Forgione, è in attesa del candore di una nevicata che continua a negarsi ostinatamente ai suoi abitanti, con gli yacht ormeggiati a largo e le ville per villeggianti precluse ai poveri di spirito. I personaggi di Napoli mon amour, romanzo condannato all'implosione, sprovvisto di risposte consolanti o gioie, hanno il mare a un passo: peccato non sappiano cosa farsene. Dalla tua, grato per il bagno di verità ma profondamente amareggiato a fine lettura, non sai bene se gli perdonerai mai una sincerità che ti ha fatto bene e male insieme. Vedi Napoli, e poi?
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Baustelle - Il futuro

8 commenti:

  1. La NN è una casa editrice che pubblica cose molto interessanti: io ho da poco finito Di ferro e d'acciaio, che inaugura una collana dedicata a parole importanti per la nostra storia culturale, che mi ha fatto venire una gran voglia sia di continuarla, che di approfondire la conoscenza col loro catalogo :)
    Questo lo metto subito in WL.

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    1. Catalogo bellissimo, davvero.
      E io metto in lista il tuo. 😉

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  2. Da napoletana sono amareggiata anche solo leggendo la recensione t_t

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    1. Ci si sente così, più in generale, proprio da italiani. Paese che vai...

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  3. libro di cui non avevo sentito ancora parlare! So scoprono "cose" interessanti da te :-D

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    1. Ah, quando è così, sono un blogger più felice!

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  4. Questo libro, che ho in pdf ma non ho ancora trovato il tempo di leggere, è stato al centro di un seminario cui ho partecipato su come organizzare un gruppo di lettura. Sarà una delle mie prossime letture, e a proposito, è vero: NNE pubblica sempre bei libri!

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  5. Non sapevo che l'autore di questo romanzo fosse la stessa persona che ha scritto l'ultimo romanzo che hai recensito :) Questo mi incuriosisce da un po'... vedremo quando arriverà anche il suo momento :)

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