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Napoli mon amour, di Alessio Forgione. NN Editore, € 16, pp.
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Lo
scorso anno, di questi tempi, leggevo dell'esistenza mediocre di
William Stoner e mi scoprivo commosso, arrabbiato, punto sul vivo. Si
parlava, infatti, delle giornate di un professore universitario
vittima della cappa asfissiante della routine. E fra le pagine,
differenze a parte, gioivo e soffrivo nello scoprirmi un uomo piccolo proprio come lui – protagonista di una grande romanzo, tuttavia, in cui si
parlava anche di beni da acquistare, di matrimoni e figli: il tutto, con l'eleganza insuperabile di quegli anni Cinquanta filtrati dal
color seppia. È accaduto lo stesso, qualche giorno fa, con Napoli
mon amour: un esordio senza ancore di salvataggio. C'è sempre la
vita al centro, nero su bianco, ma al contrario non ci si può
permettere un mutuo, un matrimonio o una discendenza, il sogno
americano. Siamo infatti in un Sud amato e odiato – qui
elevato a simbolo dell'Italia
tutta –, che dei sogni dei giovani fa
inutilizzabile carta straccia. Coriandoli che suggeriscono a torto
l'allegria, quando in realtà insudiciano le strade e intasano le
pattumiere della differenziata. Con storie ai limiti della
disumanità, purtroppo, in cui il lieto fine è una speranza scartata
a priori. Il protagonista, che di cognome fa Amoresano, ha trent'anni
e nessuna prospettiva futura. Dopo tre anni da marinaio su una nave
da crociera, ha avuto la malsana idea di tornare a casa: così, per
cambiare aria.
In
piedi, circondato da estranei, pensai che non avevo mai davvero preso
in considerazione l'ipotesi di andare via. Che avevo provato a
costruire delle cose, a farle crescere per crescerci sopra anch'io,
come se mi spuntassero da sotto i piedi, ma che era anche tanto
tempo, troppo, che tutto s'era bloccato. Provai orrore al pensiero
che forse mi ero seduto sul ciglio della strada ad aspettare che le
cose accadessero o che qualcuno si fermasse a raccogliermi.
Le
sue due lauree a pieni voti a poco servono, il discreto gruzzolo
messo da parte è per forza di cose in rapido esaurimento e, troppo
timido per lavorare in un call center, troppo recalcitrante alla
prospettiva di due settimane di prova non pagate, vagheggia di
abbandonare la Campania per l'Inghilterra – chissà se, nel mentre,
la Brexit ha già smantellato i sogni di gloria perfino dei nostri
lavapiatti in trasferta – e fa le ore piccole in compagnia di
Russo, insospettabile migliore amico dedito al modellismo e al sesso
occasionale. Le sue giornate sono un labirinto di ozio e frustrazione
in cui, a colpo d'occhio, non si scorge via d'uscita: fra gli
aperitivi a basso costo, il Napoli che non segna e qualche immersione
all'ombra ingombrante del Vesuvio, Amoresano è suo malgrado il
“giovin signore” di Giuseppe Parini con gli sporadici pensieri
suicidi del capolavoro generazionale di Goethe. Colleziona
porte in faccia, frustrazioni e fallimenti. In segreto, ha paura
tanto di vivere quanto di morire. E quanto gli duole l'autostima nel
dipendere ancora dai genitori, o nel
pretendere cinquanta euro del nonno arteriosclerotico con la scusa
dell'onomastico imminente? Cresciuto in una famiglia di donne e mosso
da una rispetto reverenziale verso l'intero genere femminile, a un
certo punto gli succede di innamorarsi corrisposto di Nina: una
studentessa universitaria così irresistibile da distrarlo dalla
partita in onda alla tivù e da spingerlo, d'un tratto, a essere
spavaldo.
Sei
più bella del Napoli che vince 4 a 1 il Bologna.
Quanto
lo ringiovanisce, e quanto gli fa davvero bene la sua influenza?
Lei, infatti, è in quell'età in cui ci si può ancora permettere di
sognare il mondo del cinema, l'Erasmus a Barcellona; lui, invece, ha
esaurito in fretta i risparmi e il desiderio di fuggire. Al giorno d'oggi servono i soldi anche per permettersi un briciolo di
orgoglio. Anche per garantirsi l'amore: in definitiva, un
investimento sbagliato. Il compleanno festeggiato a Roma, il
manifesto della Nouvelle Vague visto in un elitario cineforum a
San Valentino, un appuntamento galante qui e la spesa per una
perfetta carbonara lì: agli equilibri della coppia corrisponde purtroppo l'allarme del conto ormai in rosso, il pericolo fatale di un cuore in
frantumi. Lo salveranno magari il sogno di stringere la mano al
novantaseienne Raffaele La Capria, la passione per la scrittura, se
nell'angusta cameretta di Amoresano le giornate in spiaggia con la
nonna, le relazioni a distanza di cui parlottano i pendolari in
treno, le lezioni di inglese presso i mormoni si trasformano, con un
po' di poesia, in racconto di formazione?
Dicono
che i napoletani parlino al passato remoto, ma è un'idea sbagliata
[…] Secondo me è più che vedono il futuro, il presente e il
passato come un'unica striscia dritta, come se esistessero tutti nello
stesso istante e quindi sapessero che niente potrà mai davvero
cambiare.
L'esordiente
Alessio Forgione, napoletano emigrato a Londra per spirito di
autoconservazione, si svuota il cuore e le tasche, le scarpe piene di
sassi, in una prova narrativa che trasuda urgenza e sincerità.
Ci mette un filo di simpatia, cosa che non guasta, e citazioni
pop a non finire – le maratone di The Wire in streaming, le
commedie nere del primo Martin McDonagh davanti a cui sonnecchiare –,
preso a godersi non senza sensi di colpa la monotona indolenza della
disoccupazione giovanile e a smantellare i luoghi comuni su una città
senza pizza, caffè zuccherato, atteggiamenti truffaldini
o dialetti stretti. Milionaria in De Filippo, proletaria
in Forgione, è in attesa del candore di una nevicata che continua a
negarsi ostinatamente ai suoi abitanti, con gli yacht ormeggiati a
largo e le ville per villeggianti precluse ai poveri di spirito. I
personaggi di Napoli mon amour,
romanzo condannato all'implosione, sprovvisto
di risposte consolanti o gioie, hanno il mare a un passo: peccato non
sappiano cosa farsene. Dalla tua, grato per il bagno di verità ma
profondamente amareggiato a fine lettura, non sai bene se gli perdonerai mai una sincerità che ti ha fatto bene e male insieme. Vedi
Napoli, e poi?
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Baustelle - Il futuro
La NN è una casa editrice che pubblica cose molto interessanti: io ho da poco finito Di ferro e d'acciaio, che inaugura una collana dedicata a parole importanti per la nostra storia culturale, che mi ha fatto venire una gran voglia sia di continuarla, che di approfondire la conoscenza col loro catalogo :)
RispondiEliminaQuesto lo metto subito in WL.
Catalogo bellissimo, davvero.
EliminaE io metto in lista il tuo. 😉
Da napoletana sono amareggiata anche solo leggendo la recensione t_t
RispondiEliminaCi si sente così, più in generale, proprio da italiani. Paese che vai...
Eliminalibro di cui non avevo sentito ancora parlare! So scoprono "cose" interessanti da te :-D
RispondiEliminaAh, quando è così, sono un blogger più felice!
EliminaQuesto libro, che ho in pdf ma non ho ancora trovato il tempo di leggere, è stato al centro di un seminario cui ho partecipato su come organizzare un gruppo di lettura. Sarà una delle mie prossime letture, e a proposito, è vero: NNE pubblica sempre bei libri!
RispondiEliminaNon sapevo che l'autore di questo romanzo fosse la stessa persona che ha scritto l'ultimo romanzo che hai recensito :) Questo mi incuriosisce da un po'... vedremo quando arriverà anche il suo momento :)
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