Indossano
le divise inamidate e le facce da schiaffi dei rampolli di Gossip
Girl. Condividono i legami pericolosi e i segreti di How to
get away with murder. Si parla di sesso e stupefacenti come in
Skins, e non si ha paura di esporre generosamente i corpi o di
rivolgersi all'occorrenza allo spacciatore di fiducia. È da una
versione meno politicamente corretta di Tredici, però, che si
prendono in prestito il cadavere di un'adolescente scomoda e tabù a
fantasia. L'enorme differenza è che non siamo né nell'Upper East
Side né in una serie a tesi pensata per un pubblico di adolescenti
pudibondi. A spalancarsi, infatti, sono le porte di una scuola
privata spagnola in cui non esistono censure o benpensanti. Si
assisterà agli intrighi e agli amori dei teen drama di ogni dove,
quindi, ma calcando la mano. Spesso esagerando non poco, vero, fra
omosessualità e fondamentalismo religioso, truffe e gravidanze in
forse, zuffe e discriminazione. Ma sono uno spettatore che rinnega
talora le mezze misure e, se si tratta di guilty pleasure, pretendo
siano così: divertenti e svergognati. Dopo La casa di carta,
Netflix e la Spagna sono pronti a mostrarci lo scoppio della
rivoluzione in un laccatissimo microcosmo impreparato all'ingresso
del proletariato. A scuola ci sono tre nuovi studenti da scrutare con
la puzza sotto il naso, infatti, e vengono dai bassi fondi: il timido
cameriere Samuel nasconde un fratello galeotto e una cotta per una
ragazza impossibile; Cristian, belloccio pronto a svendersi in cambio
di un posto al sole, si lascia coinvolgere in un allettante mènage
à trois da una coppia di fidanzatini in crisi, pronti a
contenderselo per infantile capriccio; Nadia, musulmana praticante,
indossa il velo a lezione, diventa l'oggetto di una scommessa erotica
alla Cruel Intentions e
protegge un fratello gay (in coppia proprio con un tennista della
stessa scuola) dalle reazioni repressive di una famiglia troppo
religiosa. Li unisce, li divide e li fa scoppiare, gettando prima il
sasso e nascondendo poi la mano, la sfuggente Marina: sedicenne
ribelle che si trasforma pian piano in vittima imperfetta, con una
doppiezza e un'ambiguità che la collega Hannah Baker – capro
espiatorio come lei –
probabilmente si sognerebbe. Chi l'ha uccisa? Anzi, maestra di
frequenti inimicizie quale era, chi l'avrebbe voluta viva? Gli
spagnoli si confermano insuperabili con il giallo e gli eccessi delle
telenovelas: alla combinazione tra le due cose, al trash che crea
dipendenza vera, perciò non si resiste. Ricco, sfrontato, a nudo, Elite
scotta per forma e contenuto,
rivelandosi con malizia ben più colpevole delle serie affini. I suoi
capi di imputazione: detenzione e spaccio, falsa testimonianza, omicidio colposo, atti osceni in luogo pubblico. Che dopo
questi otto episodi introduttivi, allora, torni presto in aula: magari sexy e
recidivo proprio come lo abbiamo conosciuto, pronti a dichiararlo
l'imbattibile guilty pleasure di questa annata. (7)
Riallacciare
i ponti con The Affair senza
prima passare dalla terza stagione, definita disastrosa da spettatori
di fiducia che, come me, avevano apprezzato per due anni consecutivi
questo dramma che sempre di sesso, voltafaccia e menzogne parlava.
L'ho fatto, sì, in nome di una serie che sembrava essere ritornata
fortunatamente agli antichi fasti, sui propri passi, violando una
regola non scritta nel manuale degli spettatori seriali: mai barare.
C'era il senso di colpa. C'era il presentimento che mi mancassero i
nessi logici, le basi, avendo saltato quasi per intero il precedente
arco di episodi. Più forte, però, era il desiderio di qualcosa di
valido, di qualcosa di ben scritto, se su altri fronti le
incensatissime Sharp Objects
e Maniac deludevano.
Ho fatto bene, decisamente, e da qui sorge una domanda quanto mai
piena di sconcerto: perché il passato
scivolone, con un pessimo Fraser nel cast e nuove parentesi affatto
convincenti, responsabile forse di aver fatto abbandonare a tanti un
prodotto che a sorpresa aveva ancora molto da dare? Sono passati un
numero imprecisato di anni dai fatti della prima stagione. Sono
cambiati i partner, le città, il numero dei figli a carico, la
conformazione delle famiglie. A restare è una struttura bipartita
che mostra i quattro protagonisti allo specchio, al bivio: ognuno con
una propria storia, ognuno con una versione dei fatti. Partiamo da Dominic
West, lasciato prima dalla moglie e poi dall'amante, che dopo un
best-seller e il carcere scopre la vocazione all'insegnamento e si
trasferisce a Los Angeles per il bene di figli che, tuttavia, poco lo
considerano: sarà uno studente talentuoso e ribelle a motivarlo,
quando tutto sembra perso. Maura Tierney, la ex livorosa, fa invece i
conti con la malattia del nuovo compagno – il chirurgo Vic,
personaggio a cui si vuole un gran bene – e le tentazioni di Emily Browning,
libertina vicina di casa. Ruth Wilson, da sempre donna fragile e
problematica, ha avuto intanto un'altra bambina, frequenta un altro
uomo – Ben, reduce di guerra perfino più fragile e problematico di
lei – e, colta sull'orlo dell'abisso, rischia purtroppo di
oltrepassare il punto di non ritorno. Questa, però, è la stagione
per eccellenza di un Joshua Jackson in cerca di rivalsa e di se
stesso: ora tradito, ora traditore, tenta di esorcizzare lo spettro
del primo amore e, attraverso cinque compiti da portare a termine, di
dire addio al ricordo di una Alison irraggiungibile. Che fine ha
fatto quella Wilson ferita nell'anima, presenza evanescente sin dal
primo episodio? In un viaggio a tre verso Princeton nasce
un'impensata collaborazione tra West e Jackson, storici rivali
costretti a riporre l'ascia di guerra per la donna a cui entrambi
tengono ancora. Ci sono meno rancori, meno bugie, ma ugualmente tanti
segreti. Scarseggia il sesso spinto, nella stagione più matura delle
quattro, e ci si dà a confessioni struggenti (il nono episodio è
uno shock) e a qualche rara caduta di stile (vedasi i padri che
ritornano per un trapianto di reni, oppure le gravidanze inattese)
grazie a una coralità compatta, prima dislocata e poi d'improvviso
riunita, galeotta una Alison che fa da mastice e mistero. Ci si prova
a rimpiazzare come si può, nell'impossibilità di dimenticarsi. Lo
stesso, con un sospiro di sollievo, può dirsi anche di una serie
tornata agli alti livelli di un tempo, che invece, sfiduciato nel
profondo, io davo già per persa. Chiodo scaccia chiodo: lo sanno bene i
protagonisti, tentati dall'idea della pace. E così, allo stesso
modo, un grande ritorno scaccia al suon di dialoghi intensi e prove
viscerali un errore di percorso che, a proposito di The
Affair, ci era parso un
tradimento imperdonabile. (7,5)
Ho scoperto Elite da poco, qualche sera fa.
RispondiEliminaMi ha colpito, ma concordo con te che su certi aspetti -e io ho visto pochissimo!- si calchi decisamente la mano... Insomma, succede tutto lì dentro XD
Moz-
È assolutamente inverosimile ma, da segreto amante del trash, l'ho divorata per quello. È un'orgia impunità di temi, eccessi e bella gente. E, quello è il pro, per fortuna sa quando fermarsi, quando non annoiare. Hasta la vista!
EliminaVista l'indigestione di guilty pleasure, ho paura di trovare "di troppo" Elite, e per il momento evito.
RispondiEliminaBravo che ti sei visto The Affair, pur barando, questa quarta stagione dimentica il passato tornando ai fasti di un tempo. E sì, Joshua spezza il cuore e sbaraglia tutti.
Èlite lo si adora, a modo suo, ma nel momento giusto. Smaltisci prima la sbornia fa guilty pleasure, poi recupera senza fretta.
EliminaCon The Affair, felicissimo di aver barato. Mi sarei perso una signora stagione!
"Elite" non ce la faccio proprio a iniziarlo: magari sbaglierò, ma a occhio e croce sembra una trashata spaventosa! E il target di riferimento è sicuramente un po' meno, ehm, diciamo "attempato" di me! XD
RispondiEliminaInvece "The Affair" vorrei iniziarlo: non fosse altro che per la presenza della Wilson, che è così brava! :)
È una trashata sì, ed ero esattamente in cerca di qualcosa del genere, archiviato Insatiable. In quanto al target: adulta come è, nei temi e nelle immagini esplicite, non spiacerà neanche agli adolescenti troppo cresciuti!
EliminaGuardalo The Affair, per forza. La Wilson è la punta di diamante.
Elite sta piacendo molto anche a me! Ah, quanto mi piace il trash *_*
RispondiEliminaNon ne avrò mai a sufficienza, ahahaha!
EliminaSei la prima persona che trovo che parla bene di Elite XD ora ho un po' più chiaro cosa aspettarmi, e credo proprio che a breve la inizierò :D
RispondiEliminaAh, sì? Per fortuna, non sono incappato in altre recensioni negative, altrimenti mi avrebbero scoraggiato non poco.
EliminaPenso proprio che ti divertirai. ;)
Ci sarà la quinta di Affair?
RispondiEliminaSì, confermata, e sarà anche l'ultima.
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