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The Outsider, di Stephen King. Sperling & Kupfer, € 21,90,
pp. 530 |
Il
giorno in questione dichiarano di averlo visto, fra gli altri, un'anziana impicciona, un'adolescente iscritta in quella esatta
scuola, una tassista con cui era in confidenza quel tanto che bastava a
chiamarla per nome, un nerboruto buttafuori dal cuore generoso:
insieme a loro, poi, sono da prendere in considerazione la clientela
di uno strip club fuori città e un numero imprecisato di telecamere
di videosorveglianza. L'uomo sembrava gentile ma sospetto: ricambiava i
saluti, scambiava quattro chiacchiere, ma gli spruzzi cremisi sulla
camicia – forse epistassi? – e i modi stranamente sfuggenti
raccontavano tutt'altro. Una riprovevole storia di cannibalismo e
pedofilia che in un parco pubblico, seguendo le fitte orme di sangue,
portava direttamente al corpo scempiato di un undicenne: seviziato
con un ramo acuminato, ucciso a morsi. Le deposizioni parlano chiaro:
l'identità della belva da destinare all'iniezione
letale è risaputa prima ancora che la confermino analisi e
ispezioni. Ad aiutare il bambino con la catena della bicicletta, a
incrociare il cammino dei disparati testimoni, è stato Terry
Maitland: insospettabile, se non avesse perfino la scienza contro. Ma
l'assassino – padre di famiglia e professore stimato, nel tempo
libero anche allenatore di successo – ha un alibi incrollabile che
non lo risparmia tuttavia da un arresto plateale durante una partita
di football o dalle conseguenze della gogna pubblica a
cui è sottoposto troppo presto. Il giorno in questione, in compagnia
di altri insegnanti, partecipava infatti a una serie di conferenze didattiche
altrove: lo raccontano l'autografo con data del giallista Harlan
Coben, altre telecamere, le impronte digitali lasciate su un libro di cui all'ultimo aveva rimandato l'acquisto. Si può
essere in due posti contemporaneamente?
Tutto
è possibile. Il mondo trabocca di stranezze.
Non
badano al paradosso degno della migliore Agatha Christie, al solito,
le iene e gli sciacalli di un circo mediatico che vuole nell'occhio
del ciclone anche la sfortunata famiglia dell'accusato: si procede
nella ricerca di paladini e mostri, di scoop, nell'era in cui a
costituire il giornalismo americano sono il passaparola, il
presidente Trump e le fake news. Se in un romanzo di uno Stephen King
in forma smagliante, efferato e malinconico come non lo si leggeva da
un po', tanto gli estimatori quanto i profani immagineranno bene
l'esistenza di zone d'ombra in cui la giustizia non osa avventurarsi.
Il palesarsi di convergenze misteriosissime che escluso l'ovvio,
tolto il probabile, lasciano spazio soltanto all'impossibile. Cosa o
chi semina dubbi e paura nella fittizia Flint City?
In un romanzo ad ampio respiro che parte come un thriller giudiziario sulla falsa riga del caso Simpson e imbocca, infine, sentieri fantastici, a indagare è l'agente Ralph Anderson: il colesterolo alto e qualche chilo di troppo che fanno inferocire l'altrimenti adorabile moglie Jeannie, il primogenito all'università, un abuso di potere che lo rende all'improvviso un uomo giusto macchiatosi di un errore imperdonabile. Come fare pace con la propria coscienza, se non riabilitando l'onore di Maitland? È quando la sua ricerca a tentoni sembra avere raggiunto un vicolo cieco – a metà, dopo un capitolo che è un capolavoro di suspance in cui le fila potrebbero essere già belle che tirate – che il destino, altra presenza immancabile, lo mette in contatto con una nostra carissima conoscenza: cinefila doc, emotivamente chiusa a riccio, se ne va in giro con l'inseparabile Castigamatti e l'ombra di Bill Hodges a cui elevare di tanto in tanto tenerissime preghiere. The Outsider segna non solo il rimarchevole ritorno del Re all'horror, ma altresì quello dell'indimenticabile Holly della trilogia di Mr Mercedes nelle vesti di coprotagonista – a proposito di grandi cambiamenti, invece, va segnalato il passaggio del testimone all'ottimo traduttore Luca Briasco. Ora a capo della Finders Keepers, abituata com'è alla presenza del soprannaturale, è lo spirito guida del personaggio femminile a rendere razionale l'irrazionale e un po' dolce il sapore dell'incubo.
In un romanzo ad ampio respiro che parte come un thriller giudiziario sulla falsa riga del caso Simpson e imbocca, infine, sentieri fantastici, a indagare è l'agente Ralph Anderson: il colesterolo alto e qualche chilo di troppo che fanno inferocire l'altrimenti adorabile moglie Jeannie, il primogenito all'università, un abuso di potere che lo rende all'improvviso un uomo giusto macchiatosi di un errore imperdonabile. Come fare pace con la propria coscienza, se non riabilitando l'onore di Maitland? È quando la sua ricerca a tentoni sembra avere raggiunto un vicolo cieco – a metà, dopo un capitolo che è un capolavoro di suspance in cui le fila potrebbero essere già belle che tirate – che il destino, altra presenza immancabile, lo mette in contatto con una nostra carissima conoscenza: cinefila doc, emotivamente chiusa a riccio, se ne va in giro con l'inseparabile Castigamatti e l'ombra di Bill Hodges a cui elevare di tanto in tanto tenerissime preghiere. The Outsider segna non solo il rimarchevole ritorno del Re all'horror, ma altresì quello dell'indimenticabile Holly della trilogia di Mr Mercedes nelle vesti di coprotagonista – a proposito di grandi cambiamenti, invece, va segnalato il passaggio del testimone all'ottimo traduttore Luca Briasco. Ora a capo della Finders Keepers, abituata com'è alla presenza del soprannaturale, è lo spirito guida del personaggio femminile a rendere razionale l'irrazionale e un po' dolce il sapore dell'incubo.
Ma credo nelle stelle, e nell'infinità dell'universo. Il Grande Là Fuori. E qui sulla terra, credo ci siano infiniti universi in ogni manciata di sabbia, perché l'infinito è una strada a doppio senso. Credo che nella mia mente ci siano decine di idee dietro quella che di volta in volta riesco a concepire. Credo nella mia coscienza e anche nel mio inconscio, pur non sapendo esattamente in che cosa consistano. E credo in Athur Conan Doyle, che ha fatto dire a Sherlock Holmes: 'Una volta eliminato l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità'.
Destinazione
finale: un Texas da selvaggio west, fra serpenti a sonagli e lontane
credenze, dove le scienze forensi e le leggende oltre confine si
scoprono un tutt'uno, le grotte insidiose ricordano le reti fognarie
di It e qualcuno
racconta di aver interagito nel sogno con un mostro con gli occhi di
paglia e un sacco in pugno. Che sia un sadico ladro di identità o un
diavolo sputato dalla bocca dell'inferno, metafora o verità tangibile, questo Uomo nero rivisto e corretto ha il modus operandi di
un serial killer; si apposta sulle scene del crimine, ghiotto di
tristezza e allarmismo; fa zittire grilli e coyote al solo passaggio e controllare la corretta chiusura di porte e finestre ad adoni d'un
tratto spaventati dal buio. Severamente vietato parlarne al
condizionale: ignorarne l'esistenza non fa sì che smetta di
esistere.
L'affascinante tema del doppio proviene dalle suggestioni di un racconto di Allan Poe, la figura dell'Outsider dalle nonne messicane. Stephen King ci mette il resto, pregi e difetti compresi. La seconda metà del romanzo è infatti un salto nel lato oscuro tutt'altro che innovativo che potrebbe scontentare, vero, coloro che alle prese con il realismo iniziale – sbirciamo in prima battuta referti autoptici e trascrizioni di interrogatori, ascoltiamo registrazioni private – si erano auspicati uno svolgimento in linea con il giallo classico. Per il resto, splatter, visioni e deliri appartengono a chi ha ispirato di recente il successo cinematografico di Andy Muschietti, insieme a personaggi di indescrivibile umanità destinati a unirsi benché schierati in principio da una parte e l'altra della barricata.
Capace di partire da lontanissimo e di rivelare senza fretta le proprie carte, collegando coincidenze apparenti e misfatti distanti nel tempo e nello spazio, l'amato King emoziona a sorpresa con una favola a tinte forti sui confini dell'universo, il potere della condivisione, l'importanza sacrosanta dei brutti sogni.
L'affascinante tema del doppio proviene dalle suggestioni di un racconto di Allan Poe, la figura dell'Outsider dalle nonne messicane. Stephen King ci mette il resto, pregi e difetti compresi. La seconda metà del romanzo è infatti un salto nel lato oscuro tutt'altro che innovativo che potrebbe scontentare, vero, coloro che alle prese con il realismo iniziale – sbirciamo in prima battuta referti autoptici e trascrizioni di interrogatori, ascoltiamo registrazioni private – si erano auspicati uno svolgimento in linea con il giallo classico. Per il resto, splatter, visioni e deliri appartengono a chi ha ispirato di recente il successo cinematografico di Andy Muschietti, insieme a personaggi di indescrivibile umanità destinati a unirsi benché schierati in principio da una parte e l'altra della barricata.
Capace di partire da lontanissimo e di rivelare senza fretta le proprie carte, collegando coincidenze apparenti e misfatti distanti nel tempo e nello spazio, l'amato King emoziona a sorpresa con una favola a tinte forti sui confini dell'universo, il potere della condivisione, l'importanza sacrosanta dei brutti sogni.
«I
sogni sono il nostro modo per entrare in contatto con il mondo
invisibile, o almeno è questo che credo. Sono un dono speciale.»
«Anche
gli incubi?»
«Sì,
anche gli incubi.»
La
realtà è uno strato di ghiaccio troppo sottile, almeno per
pattinatori inesperti o scettici di natura. La provincia
statunitense, al contrario, è la metafora del melone del buon Ralph: un
frutto a volte solido fuori ma marcio all'interno. Come ci finisco
dentro i vermi brulicanti, ci si domanda, data la buccia
all'apparenza perfetta? Lo scriveva già William Shakespeare d'altronde: ci
sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua
filosofia. Nell'ultimo Stephen King in libreria, prendetemi alla lettera, ce n'è qualcun'altra in più.
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: Metallica - Enter Sandman
Sono sempre indecisa se leggere un nuovo libro di King ma il tuo parere lo fa sicuramente salire la cima della lista di parecchi gradini e, a questo punto, se ne avrò l'occasione lo leggerò volentieri.
RispondiEliminaMa sai che la foto che hai fatto è veramente inquietante??? Come trasformare un innocuo gioco per bambini in un oggetto horror!! ahahahahah
Ahahah, ti ringrazio. Oltretutto, difficile scattare la foto in un parco pubblico al giorno d'oggi, senza passare per un pervertito!
EliminaMi hai convinta. Lo voglio. Ciao da lea
RispondiEliminaGrande Lea!
EliminaMi ispirava già prima, adesso con la tua recensione da 4 e mezzo scala la wl!
RispondiEliminaLeggilo e dimmi, Nadia. ☺️
EliminaE anche questo entra nelle liste delle cose di cui aspetto l'edizione economica... anche se considerando lo spazio disponibile in casa, forse mi conviene passare direttamente all'e-book XD
RispondiEliminaSaggia, tu! Se King scrive due mattoncini del genere all'anno, la mia libreria soccomberà.
EliminaHo iniziato la lettura di questo romanzo di King avendo la certezza di avere tra le mani un libro che mai mi avrebbe deluso. La mia fede nel Re è immensa e leggo con piacere il tuo giudizio più che positivo :)
RispondiEliminaE io passerò a leggere te. 😉
EliminaMmmm mi Sa che questo ultimo libro del Re non me lo faccio scappare!
RispondiEliminaIrrinunciabile, Angela, soprattutto con queste giornate un po' tetre fuori.
EliminaE niente, devo averlo!
RispondiEliminaStefi
Senza se e senza ma. 😍
EliminaMa quanto scrive, quest'uomo?
RispondiEliminaIo non riesco a stare dietro alla sua produzione da lettore, figuriamoci a scrivere quanto lui. :)
E pensa che in questo giorni in patria ne è uscito un altro, Elevation...
EliminaHo letto l'incipit e devo dire che mi è sembrato molto promettente! Per ragioni di mero disagio da maniaca della libreria perfetta, attendo però l'edizione economica :D
RispondiEliminaAnche se tu hai la noia facilissima, eh! 😂
EliminaTe l'avevo detto che era pazzesco eheheh :-)
RispondiElimina