Un
cervo bruca nel fitto degli alberi, preda di un giovane cacciatore che gli
si avventa addosso armato di coltello. A detta del padre di lui, tutto orgoglioso, è così che si diventa
uomini. La famiglia del ragazzo ci appare infangata,
primitiva, sanguinaria: fuori dal mondo, fuori dal tempo, in realtà
vive nei boschi di una America contemporanea. La città è a un tiro
di schioppo, ma loro – sette in tutto - preferiscono procacciarsi
il cibo a mani nude; dormire sotto le stelle; prendere esempio da un
capo tribù che è un genitore provetto. Ben,
patriarca che ha preferito la vita selvaggia ai vincoli del
consumismo, si prende cura dei figli – adolescenti in fiore i cui
nomi, unici al mondo, sono prova di un ennesimo atto d'egoismo e
d'amore – senza la sua compagna: bipolare, di educazione borghese,
la donna era il peggior nemico di se stessa. L'ha fatta finita in un
ospedale psichiatrico, e Ben non ne ha fatto un mistero. Si sono messi in marcia per le sue esequie.
Vestiti a festa, sono pronti a celebrarne il ricordo abbandonando la
campagna a bordo di un camper. Il fuori avrà per loro,
bizzarri e non al passo, parole gentili? C'è un lirismo francescano
o semplice pazzia nella schiettezza di un vedovo per cui tutto – il
sesso, la violenza, la fatica – è natura? Captain Fantastic e
i suoi ragazzi sono felici così.
Certo, non sono i libri letti all'ombra dei falò a rendere tale
un'educazione. Certo, ogni tanto avvertono la mancanza di una casa e
di una figura femminile, ma sempre famiglia è. Hanno loro stessi, il
bosco, e tanto basta. Ritratto di una gioiosa pace dei sensi, la
commedia indie di Matt Ross promette e dà le lacrime e le risate che
spettano al Sundance e alle famiglie “infelici a modo loro”. Gli
si invidiano la prontezza di spirito, le facce pulite, la gioia di
vivere; alle commemorazioni si intonano i Guns N' Roses e
si rispettano le donne così tanto da chiedere loro la mano al primo
appuntamento. Di uno straordinario e arzillo Viggo Mortensen addito
dalla poltrona gli errori – risoluto, si è mai posto domande a
proposito dei desideri altrui? - e dalla poltrona guardo mio padre,
che è solo e coraggioso uguale, e dico che ci sono scelte dettate
dal sangue. Si fuggiva dalla cella di Room per
scoprirsi più prigionieri all'esterno. In Captain
Fantastic, invece, si fa breve
ritorno al conformismo, agli orizzonti industriali, e mancano il
completo da funerale e il pudore. Ma il dolore non porta cravate
strette e l'affetto non costruisce campane di vetro. Questi Gallagher
naturisti si mettono in discussione, scoprono la bellezza delle mezze
misure, non si trasformano in ciò che odiavano – pallidi
conservatori, musica triste. Dicono addio e cambiano aria. Coi toni
di Little Miss Sunshine,
illuminanti e presissimi, comprendono che all'addiaccio o sotto un
tetto, ovunque si trovino, è la famiglia che fa casa. (8)
Nutrivo
scarse aspettative per la trasposizione cinematografica di Miss
Peregrine – il da me desideratissimo Riggs, infatti, non mi
aveva colpito – ed esagerate, al contrario, per il
ritorno di un Burton a corto di ispirazione ormai da un po'. Tra
fotografie inquietanti, toni cupissimi e Hogwarts impenetrabili, il
romanzo era pronto. Nei risvolti di copertina, in tempi non sospetti,
si sprecavano già i paragoni con il creatore di Edward mani di
forbice. Non poteva dirigerlo nessuno se non lui. In libreria si
era rivelato un titolo dal fascino straordinario ma con poca
sostanza. L'occhio, però, aveva avuto la sua parte. Miss
Peregrine si avvaleva di un lato visivo splendido di per sé:
Burton ci avrebbe aggiunto i dettagli creepy, i merletti, l'accento regale di Eva Green. Perché il dinoccolato Asa
Butterfield avverte i pericoli che minacciano un'isola del Galles
sospesa nel tempo? Le doti dei giovani allievi, guidati da una Mary
Poppins in nero, basteranno a respingere gli attacchi delle creature
di un pessimo L. Jackson? Dal romanzo, la nuda impalcatura. Burton, di suo, mette gli arredamenti e il carattere che mancava tra
le pagine, ma la storia – a tratti confusa – mantiene le sue
fragili fondamenta. Il regista la ritocca, ad esempio nel finale
parzialmente risolutivo, e la migliora. La spettacolarità di talune
trovate – la nave sommersa, il treno degli orrori, gli occhi cavati – incanta lì per lì; ma benché simbolo degli
emarginati, dei fuori posto tanto cari al Burton prima maniera, ai
“bambini speciali” continua a mancare qualcosa. Miss Peregrine
non è il grande ritorno sperato, né una cocente delusione: una
diplomatica via di mezzo, piuttosto; un intrattenimento
gradevolissimo che non lascia il segno. Stesso limite di un romanzo
introduttivo che, a distanza di pochi mesi, già non ricordo più nel
dettaglio. Come tra le pagine, anche qui si ha l'impressione che la
vicenda decolli tardi e poco. Che quello di Jacob e dei suoi amici
strampalati sia un volo che non porti molto lontano. La
magia, presente all'appello, non ti segue oltre l'orario di
lezione. (6,5)
Nel
gennaio di sette anni fa, un aereo tentava un ammaraggio sul fiume
Hudson. Nessuna vittima a bordo, un solo uomo da celebrare: Chesley
Sullenberg, pilota a un passo dal pensionamento, esempio di freddezza
e straordinaria prontezza di riflessi. Accanto agli scontati plausi, anche controversie impreviste: stando a
molti, l'arzillo comandante avrebbe avuto una valida alternativa.
Tutti i requisiti per far ritorno all'aeroporto di LaGuardia senza
drammi. Sully, dettagliata ricostruzione dello spettacolare
atterraggio e delle imprevedibili conseguenze che ebbe, è un
ritratto parziale di un eroe dei giorni nostri. Un uomo schivo,
onesto, pieno di dignità, finito nell'occhio del ciclone: salvarsi –
salvare le centinaia di anime a bordo – non è stato infatti che
l'inizio della sua personale crociata. Indagano, sperando che ammetta
dipendenze e scheletri nell'armadio come Denzel Washington in Flight.
Fanno domande e studi, convinti che a farlo agire così non siano
stati solo l'istinto di conservazione e la paura. Un Tom Hanks dal
baffo candido interpreta il
ruolo con la naturalezza e gli occhi gentili che conosciamo. Dirige Eastwood, cantore di storie vere e patriota ostinato: meno
indigesto che nel bellicoso American Sniper, confeziona con
Sully un dramma che comunque risulta troppo freddo, troppo
cronachistico. Resoconto castigato e di parte – non ci sono mai
dubbi sull'operato di Sullenberg –, resta asciuttissimo nonostante l'Hudson in
piena e la minaccia vaga della commozione. Ho stimato profondamente
l'uomo, ho odiato il tentativo di cercare il cavillo tecnico dietro
il miracolo, ma tutto – aereo, emozioni – resta in superficie.
Come nel caso del reduce di guerra che sentiva gli spari, nel sicuro della propria casa. Come nel caso di questo
pilota di cui mi avrebbe
suggerito altrettano, forse, un qualsiasi servizio giornalistico. La
critica e le sale americane applaudono. Io ci ho visto una
ricostruzione attenta e una storia che ispira. Basteranno sì: ma,
ancora una volta, non impressionano. (6)
Michèle,
produttrice di videogiochi, ha sessant'anni meravigliosamente
portati, un figlio che le ha rivelato che presto diventerà nonna e
una ristretta cerchia di conoscenti. Nella scena d'apertura, un uomo
in passamontagna s'intrufola nella sua villetta che dà su un
perfetto quartiere borghese: la violenta brutalmente sul pavimento.
Lei si alza e, senza colpo ferire, continua la sua giornata come
se nulla fosse: a cena, confesserà distrattamene lo stupro subito.
Elle, a metà tra la commedia nera e il noir, stranisce
dall'inizio alla fine. Non si evolve diventano una classica storia di
vendetta. Non indaga la psicologia ferita di una donna che si rifiuta
di denunciare l'aggressione alla polizia, di dirlo a voce alta.
Diretto da un arzillo e inaspettato Paul Verhoeven – settantottenne
olandese dalla carriera ondivaga che, tra un Basic Instict e
un Atto di forza, dieci anni fa, aveva inserito il
riuscitissimo Black Book –, la pellicola ironizza su traumi,
nevrosi e ipocrisie. Tutt'altro che seria e rigorosa,
ha un umorismo sottile e un eros oscuro. Cosa passa in testa a una
distaccata e sensuale Isabelle Huppert, interprete coraggiosa e
abituata ai ruoli scabrosi? Leggera, ambigua, elegantissima, dà un'anima malata e un corpo
statuario a una protagonista sfuggente e maliziosa: il padre in
carcere, per scontare delitti indicibili; la madre, fragile e un po'
patetica, avvinghiata a un gigolò; il
figlio, cieco davanti al palese tradimento della compagna;
gli amanti occasionali, la migliore amica ingannata, il vicino di
casa spiato e bramato.
Manca un equilibrio, a tratti. E manca un punto, una riflessione, a
queste due ore che ti irretiscono mantendo sveglia la curiosità. Non
si capiscono le reazioni di causa-effetto né i moventi. Lo si sbirgia a occhi
socchiusi, tra riso e pietà: un male esserne divertiti, in fondo? Elle
è ambiguo, irrisolto, ma affascinante: accontenta tutti coloro che per natura
sono un po' voyeur, intrigati dalle devianze altrui, e quelli che
apprezzano un cinema francese che non taglia fuori le attrici più
agée e mostra
il sesso più strano, le tentatazioni più indicibili, senza
inciampare nell'orlo della volgarità. (7)
Ah, sì, nella mia lista è in pole position. Bellissimo. ;)
RispondiEliminaElle è curioso. Mi dirai.
Ciao Michele! Captain Fantastic devo vederlo assolutamente: ho visto il trailer un po' di tempo fa, ma già mi ero ripromesso di andare a vedere il film al cinema! Mi piacerebbe vedere anche Miss Peregrine perché non ho letto il romanzo e le recensioni sono molto contrastanti, quindi vorrei farmi un'idea col film... Magari potrebbe piacermi...
RispondiEliminaCiao Marco! Captain Fantastic merita tanto, corri a vederlo.
EliminaMiss Peregrine brutto non è - né il romanzo né il film, dico - ma manca qualcosa. E, in un caso come nell'altro, non sento l'esigenza di sapere cosa succederà.
Il Capitano spacca. Bellissimo.
RispondiEliminaPer il resto, ho poca fiducia in Peregrine, mentre hai sottovalutato Sully - che ne dice tuo padre? - e Elle, malgrado non sia un brutto film, mi è parso fondalmentalmente senza un vero senso.
Il senso manca, assolutamente, e leggevo che lo stesso succede (o meglio, non succede) anche nel romanzo. Però, tra miriadi di film a tema in tempi di Oscar e company, spicca proprio per il suo essere amorale - ma non immorale. Mio padre ti deluderà, ma Eastwood ha detto poco anche a lui. Fila liscio liscio, forse troppo. Dice che era meglio il tiratore di Cooper, ma non ne sarei così sicuro... :)
EliminaCaptain Fantastic in effetti ha dentro un bel po' di Little Miss Sunshine e anche un pizzico di Gallagher.
RispondiEliminaDi Miss Peregrine parlerò presto, però diciamo che non è uno dei migliori lavori di Tim Burton...
Sully è un po' troppo cronachistico, come dici, però tutto sommato a sorpresa non mi è dispiaciuto. Lontano comunque dall'essere un capolavoro, e poi figuriamoci se proprio io adesso sto a difendere Clint Eastwood. Non ci penso neanche. :)
Elle mi ha intrigato parecchio. Non avrà grandi riflessioni al suo interno, però credo sia meglio così, avrebbero appesantito la visione. Per essere un thriller autoriale francese è clamorosamente godibile e nel suo essere ambiguo sta tutto il suo fascino.
Non è tra i migliori Burton, no, però non c'è Waltz che fa Waltz. Per quello, un punto in più? :)
EliminaDi Captain Fantastic parlerò a breve e condivido quanto ne scrivi, anche se -come ti ho detto- il suo difetto è nei troppi finali.
RispondiEliminaCon Sully dopo elogi letti a destra e manca, mi fai sentire meglio, mica ho voglia di vederlo, mentre Burton -con le aspettative bassissime- me lo concedo stasera che è al cinema in anteprima, peccato perdere la voce della Green.
Su Elle, continuo ad essere confusa, ma tra regia, attrice e strana sceneggiatura, promuovo a pieni voti tutto.
Elle è assurdo. Compresa la sua presenza - e le sue vittorie - in tempi di prime premiazioni. Però fa piacere trovarlo lì!
EliminaLa Green è una falsa protagonista, diciamo così, quindi non te la perderai troppo. ;)
Miss Peregrine non l'ho letto perché proprio non mi attira e il trailer lo faceva sinceramente sembrare un po' trash, non credo lo guarderò sinceramente.
RispondiEliminaTrash proprio non è, vai tranquilla, ma non mi ha fatto impazzire: né in un caso, né nell'altro.
EliminaCiao Mr. Ink :-) ogni volta che mi imbatto in questi tuoi post mi viene una innefrenabile voglia di correre subito al cinema... ho veramente un bel po' di cose da recuperare ;-)
RispondiEliminaTi ringrazio!
EliminaCon le feste, magari, avrai modo. ;)
in Elle non ho trovato il bandolo della matassa, di captain fantastic ne ho sentite di cotte e di crude e Sully e Peregrine da quello che leggo potrebbero essere quello che mi aspetto...
RispondiEliminaE penso di sì. Ma penso che Captain Fantastic ti piacerà (d'altronde, sta piacendo a tutti).
EliminaAspettavo in grazia la tua opinione su Miss Peregrine. Peccatissimo. Non mi rassegnerò mai alla perdita del vecchio Tim
RispondiEliminaDai, è sulla cinquantina.
EliminaIl tempo per sfornare qualcos'altro di bello, effettivamente, c'è. Attendiamo fiduciosi. :)
Ho appena visto Captain Fantastic e mi ha affascinato e un po' disturbato, ma non saprei ancora che voto dargli come film. Però il lirismo francescano me lo devi spiegare! ;)
RispondiEliminaSu Sully sono abbastanza d'accordo, non va molto oltre, ma comunque è fatto molto bene e quindi un 7 secondo me se lo meriterebbe. :)
Per me, invece, è proprio un compitino: ben fatto, decisamente, ma il contenuto? Quello di una qualsiasi pagina di Wikipedia. Captain Fantastic, invece, secondo me è proprio fantastic(o). ;)
EliminaPeccato per "Miss Peregrine", mi aspettavo un ritorno di Tim Burton in grande stile...
RispondiEliminaIo, ti dico la verità, non troppo...
EliminaSei andato all'anteprima di Miss Peregrine? Io ci dovevo andare ma quel giorno ero a Pescara, ho dato i biglietti a mia sorella, che almeno mi ha preso la maglietta :) Voglio vedere Captain Fantastic, il tuo 8 mi ha convinta definitivamente e poi c'è Viggo <3 Sully, l'ho trovato bello, anche se avrei preferito un maggior approfondimento su altri aspetti piuttosto che sul processo. Buon cinema e buone letture!!
RispondiEliminaAvrai modo di recuperarlo. :)
EliminaDi Miss Peregrine attendo l'uscita ufficiale ma non mi aspetto nulla, fin dal trailer mi è parso un fantasy con poco cuore e i libri stessi sono simpatici per il tempo della lettura ma dimenticabili. Sully mi è piaciuto molto e ha tolto un po' di patina da Tom Hanks mentre per Captain Fantastic ci sono solo cuori e tanto aMMore!
RispondiEliminaTom Hanks is the new Beppe Fiorello!
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