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giovedì 8 dicembre 2016

Mr. Ciak: Captain Fantastic, Miss Peregrine, Sully, Elle

Un cervo bruca nel fitto degli alberi, preda di un giovane cacciatore che gli si avventa addosso armato di coltello. A detta del padre di lui, tutto orgoglioso, è così che si diventa uomini. La famiglia del ragazzo ci appare infangata, primitiva, sanguinaria: fuori dal mondo, fuori dal tempo, in realtà vive nei boschi di una America contemporanea. La città è a un tiro di schioppo, ma loro – sette in tutto - preferiscono procacciarsi il cibo a mani nude; dormire sotto le stelle; prendere esempio da un capo tribù che è un genitore provetto. Ben, patriarca che ha preferito la vita selvaggia ai vincoli del consumismo, si prende cura dei figli – adolescenti in fiore i cui nomi, unici al mondo, sono prova di un ennesimo atto d'egoismo e d'amore – senza la sua compagna: bipolare, di educazione borghese, la donna era il peggior nemico di se stessa. L'ha fatta finita in un ospedale psichiatrico, e Ben non ne ha fatto un mistero. Si sono messi in marcia per le sue esequie. Vestiti a festa, sono pronti a celebrarne il ricordo abbandonando la campagna a bordo di un camper. Il fuori avrà per loro, bizzarri e non al passo, parole gentili? C'è un lirismo francescano o semplice pazzia nella schiettezza di un vedovo per cui tutto – il sesso, la violenza, la fatica – è natura? Captain Fantastic e i suoi ragazzi sono felici così. Certo, non sono i libri letti all'ombra dei falò a rendere tale un'educazione. Certo, ogni tanto avvertono la mancanza di una casa e di una figura femminile, ma sempre famiglia è. Hanno loro stessi, il bosco, e tanto basta. Ritratto di una gioiosa pace dei sensi, la commedia indie di Matt Ross promette e dà le lacrime e le risate che spettano al Sundance e alle famiglie “infelici a modo loro”. Gli si invidiano la prontezza di spirito, le facce pulite, la gioia di vivere; alle commemorazioni si intonano i Guns N' Roses e si rispettano le donne così tanto da chiedere loro la mano al primo appuntamento. Di uno straordinario e arzillo Viggo Mortensen addito dalla poltrona gli errori – risoluto, si è mai posto domande a proposito dei desideri altrui? - e dalla poltrona guardo mio padre, che è solo e coraggioso uguale, e dico che ci sono scelte dettate dal sangue. Si fuggiva dalla cella di Room per scoprirsi più prigionieri all'esterno. In Captain Fantastic, invece, si fa breve ritorno al conformismo, agli orizzonti industriali, e mancano il completo da funerale e il pudore. Ma il dolore non porta cravate strette e l'affetto non costruisce campane di vetro. Questi Gallagher naturisti si mettono in discussione, scoprono la bellezza delle mezze misure, non si trasformano in ciò che odiavano – pallidi conservatori, musica triste. Dicono addio e cambiano aria. Coi toni di Little Miss Sunshine, illuminanti e presissimi, comprendono che all'addiaccio o sotto un tetto, ovunque si trovino, è la famiglia che fa casa. (8)

Nutrivo scarse aspettative per la trasposizione cinematografica di Miss Peregrine – il da me desideratissimo Riggs, infatti, non mi aveva colpito  – ed esagerate, al contrario, per il ritorno di un Burton a corto di ispirazione ormai da un po'. Tra fotografie inquietanti, toni cupissimi e Hogwarts impenetrabili, il romanzo era pronto. Nei risvolti di copertina, in tempi non sospetti, si sprecavano già i paragoni con il creatore di Edward mani di forbice. Non poteva dirigerlo nessuno se non lui. In libreria si era rivelato un titolo dal fascino straordinario ma con poca sostanza. L'occhio, però, aveva avuto la sua parte. Miss Peregrine si avvaleva di un lato visivo splendido di per sé: Burton ci avrebbe aggiunto i dettagli creepy, i merletti, l'accento regale di Eva Green. Perché il dinoccolato Asa Butterfield avverte i pericoli che minacciano un'isola del Galles sospesa nel tempo? Le doti dei giovani allievi, guidati da una Mary Poppins in nero, basteranno a respingere gli attacchi delle creature di un pessimo L. Jackson? Dal romanzo, la nuda impalcatura. Burton, di suo, mette gli arredamenti e il carattere che mancava tra le pagine, ma la storia – a tratti confusa – mantiene le sue fragili fondamenta. Il regista la ritocca, ad esempio nel finale parzialmente risolutivo, e la migliora. La spettacolarità di talune trovate – la nave sommersa, il treno degli orrori, gli occhi cavati – incanta lì per lì; ma benché simbolo degli emarginati, dei fuori posto tanto cari al Burton prima maniera, ai “bambini speciali” continua a mancare qualcosa. Miss Peregrine non è il grande ritorno sperato, né una cocente delusione: una diplomatica via di mezzo, piuttosto; un intrattenimento gradevolissimo che non lascia il segno. Stesso limite di un romanzo introduttivo che, a distanza di pochi mesi, già non ricordo più nel dettaglio. Come tra le pagine, anche qui si ha l'impressione che la vicenda decolli tardi e poco. Che quello di Jacob e dei suoi amici strampalati sia un volo che non porti molto lontano. La magia, presente all'appello, non ti segue oltre l'orario di lezione. (6,5)

Nel gennaio di sette anni fa, un aereo tentava un ammaraggio sul fiume Hudson. Nessuna vittima a bordo, un solo uomo da celebrare: Chesley Sullenberg, pilota a un passo dal pensionamento, esempio di freddezza e straordinaria prontezza di riflessi. Accanto agli scontati plausi, anche controversie impreviste: stando a molti, l'arzillo comandante avrebbe avuto una valida alternativa. Tutti i requisiti per far ritorno all'aeroporto di LaGuardia senza drammi. Sully, dettagliata ricostruzione dello spettacolare atterraggio e delle imprevedibili conseguenze che ebbe, è un ritratto parziale di un eroe dei giorni nostri. Un uomo schivo, onesto, pieno di dignità, finito nell'occhio del ciclone: salvarsi – salvare le centinaia di anime a bordo – non è stato infatti che l'inizio della sua personale crociata. Indagano, sperando che ammetta dipendenze e scheletri nell'armadio come Denzel Washington in Flight. Fanno domande e studi, convinti che a farlo agire così non siano stati solo l'istinto di conservazione e la paura. Un Tom Hanks dal baffo candido interpreta il ruolo con la naturalezza e gli occhi gentili che conosciamo. Dirige Eastwood, cantore di storie vere e patriota ostinato: meno indigesto che nel bellicoso American Sniper, confeziona con Sully un dramma che comunque risulta troppo freddo, troppo cronachistico. Resoconto castigato e di parte – non ci sono mai dubbi sull'operato di Sullenberg –, resta asciuttissimo nonostante l'Hudson in piena e la minaccia vaga della commozione. Ho stimato profondamente l'uomo, ho odiato il tentativo di cercare il cavillo tecnico dietro il miracolo, ma tutto – aereo, emozioni – resta in superficie. Come nel caso del reduce di guerra che sentiva gli spari, nel sicuro della propria casa. Come nel caso di questo pilota di cui mi avrebbe suggerito altrettano, forse, un qualsiasi servizio giornalistico. La critica e le sale americane applaudono. Io ci ho visto una ricostruzione attenta e una storia che ispira. Basteranno sì: ma, ancora una volta, non impressionano. (6)

Michèle, produttrice di videogiochi, ha sessant'anni meravigliosamente portati, un figlio che le ha rivelato che presto diventerà nonna e una ristretta cerchia di conoscenti. Nella scena d'apertura, un uomo in passamontagna s'intrufola nella sua villetta che dà su un perfetto quartiere borghese: la violenta brutalmente sul pavimento. Lei si alza e, senza colpo ferire, continua la sua giornata come se nulla fosse: a cena, confesserà distrattamene lo stupro subito. Elle, a metà tra la commedia nera e il noir, stranisce dall'inizio alla fine. Non si evolve diventano una classica storia di vendetta. Non indaga la psicologia ferita di una donna che si rifiuta di denunciare l'aggressione alla polizia, di dirlo a voce alta. Diretto da un arzillo e inaspettato Paul Verhoeven – settantottenne olandese dalla carriera ondivaga che, tra un Basic Instict e un Atto di forza, dieci anni fa, aveva inserito il riuscitissimo Black Book –, la pellicola ironizza su traumi, nevrosi e ipocrisie. Tutt'altro che seria e rigorosa, ha un umorismo sottile e un eros oscuro. Cosa passa in testa a una distaccata e sensuale Isabelle Huppert, interprete coraggiosa e abituata ai ruoli scabrosi? Leggera, ambigua, elegantissima, dà un'anima malata e un corpo statuario a una protagonista sfuggente e maliziosa: il padre in carcere, per scontare delitti indicibili; la madre, fragile e un po' patetica, avvinghiata a un gigolò; il figlio, cieco davanti al palese tradimento della compagna; gli amanti occasionali, la migliore amica ingannata, il vicino di casa spiato e bramato. Manca un equilibrio, a tratti. E manca un punto, una riflessione, a queste due ore che ti irretiscono mantendo sveglia la curiosità. Non si capiscono le reazioni di causa-effetto né i moventi. Lo si sbirgia a occhi socchiusi, tra riso e pietà: un male esserne divertiti, in fondo? Elle è ambiguo, irrisolto, ma affascinante: accontenta tutti coloro che per natura sono un po' voyeur, intrigati dalle devianze altrui, e quelli che apprezzano un cinema francese che non taglia fuori le attrici più agée e mostra il sesso più strano, le tentatazioni più indicibili, senza inciampare nell'orlo della volgarità. (7)

25 commenti:

  1. Ah, sì, nella mia lista è in pole position. Bellissimo. ;)
    Elle è curioso. Mi dirai.

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  2. Ciao Michele! Captain Fantastic devo vederlo assolutamente: ho visto il trailer un po' di tempo fa, ma già mi ero ripromesso di andare a vedere il film al cinema! Mi piacerebbe vedere anche Miss Peregrine perché non ho letto il romanzo e le recensioni sono molto contrastanti, quindi vorrei farmi un'idea col film... Magari potrebbe piacermi...

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    1. Ciao Marco! Captain Fantastic merita tanto, corri a vederlo.
      Miss Peregrine brutto non è - né il romanzo né il film, dico - ma manca qualcosa. E, in un caso come nell'altro, non sento l'esigenza di sapere cosa succederà.

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  3. Il Capitano spacca. Bellissimo.
    Per il resto, ho poca fiducia in Peregrine, mentre hai sottovalutato Sully - che ne dice tuo padre? - e Elle, malgrado non sia un brutto film, mi è parso fondalmentalmente senza un vero senso.

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    1. Il senso manca, assolutamente, e leggevo che lo stesso succede (o meglio, non succede) anche nel romanzo. Però, tra miriadi di film a tema in tempi di Oscar e company, spicca proprio per il suo essere amorale - ma non immorale. Mio padre ti deluderà, ma Eastwood ha detto poco anche a lui. Fila liscio liscio, forse troppo. Dice che era meglio il tiratore di Cooper, ma non ne sarei così sicuro... :)

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  4. Captain Fantastic in effetti ha dentro un bel po' di Little Miss Sunshine e anche un pizzico di Gallagher.

    Di Miss Peregrine parlerò presto, però diciamo che non è uno dei migliori lavori di Tim Burton...

    Sully è un po' troppo cronachistico, come dici, però tutto sommato a sorpresa non mi è dispiaciuto. Lontano comunque dall'essere un capolavoro, e poi figuriamoci se proprio io adesso sto a difendere Clint Eastwood. Non ci penso neanche. :)

    Elle mi ha intrigato parecchio. Non avrà grandi riflessioni al suo interno, però credo sia meglio così, avrebbero appesantito la visione. Per essere un thriller autoriale francese è clamorosamente godibile e nel suo essere ambiguo sta tutto il suo fascino.

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    1. Non è tra i migliori Burton, no, però non c'è Waltz che fa Waltz. Per quello, un punto in più? :)

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  5. Di Captain Fantastic parlerò a breve e condivido quanto ne scrivi, anche se -come ti ho detto- il suo difetto è nei troppi finali.
    Con Sully dopo elogi letti a destra e manca, mi fai sentire meglio, mica ho voglia di vederlo, mentre Burton -con le aspettative bassissime- me lo concedo stasera che è al cinema in anteprima, peccato perdere la voce della Green.
    Su Elle, continuo ad essere confusa, ma tra regia, attrice e strana sceneggiatura, promuovo a pieni voti tutto.

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    1. Elle è assurdo. Compresa la sua presenza - e le sue vittorie - in tempi di prime premiazioni. Però fa piacere trovarlo lì!
      La Green è una falsa protagonista, diciamo così, quindi non te la perderai troppo. ;)

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  6. Miss Peregrine non l'ho letto perché proprio non mi attira e il trailer lo faceva sinceramente sembrare un po' trash, non credo lo guarderò sinceramente.

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    1. Trash proprio non è, vai tranquilla, ma non mi ha fatto impazzire: né in un caso, né nell'altro.

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  7. Ciao Mr. Ink :-) ogni volta che mi imbatto in questi tuoi post mi viene una innefrenabile voglia di correre subito al cinema... ho veramente un bel po' di cose da recuperare ;-)

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  8. in Elle non ho trovato il bandolo della matassa, di captain fantastic ne ho sentite di cotte e di crude e Sully e Peregrine da quello che leggo potrebbero essere quello che mi aspetto...

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    1. E penso di sì. Ma penso che Captain Fantastic ti piacerà (d'altronde, sta piacendo a tutti).

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  9. Aspettavo in grazia la tua opinione su Miss Peregrine. Peccatissimo. Non mi rassegnerò mai alla perdita del vecchio Tim

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    1. Dai, è sulla cinquantina.
      Il tempo per sfornare qualcos'altro di bello, effettivamente, c'è. Attendiamo fiduciosi. :)

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  10. Ho appena visto Captain Fantastic e mi ha affascinato e un po' disturbato, ma non saprei ancora che voto dargli come film. Però il lirismo francescano me lo devi spiegare! ;)
    Su Sully sono abbastanza d'accordo, non va molto oltre, ma comunque è fatto molto bene e quindi un 7 secondo me se lo meriterebbe. :)

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    1. Per me, invece, è proprio un compitino: ben fatto, decisamente, ma il contenuto? Quello di una qualsiasi pagina di Wikipedia. Captain Fantastic, invece, secondo me è proprio fantastic(o). ;)

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  11. Peccato per "Miss Peregrine", mi aspettavo un ritorno di Tim Burton in grande stile...

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  12. Sei andato all'anteprima di Miss Peregrine? Io ci dovevo andare ma quel giorno ero a Pescara, ho dato i biglietti a mia sorella, che almeno mi ha preso la maglietta :) Voglio vedere Captain Fantastic, il tuo 8 mi ha convinta definitivamente e poi c'è Viggo <3 Sully, l'ho trovato bello, anche se avrei preferito un maggior approfondimento su altri aspetti piuttosto che sul processo. Buon cinema e buone letture!!

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  13. Di Miss Peregrine attendo l'uscita ufficiale ma non mi aspetto nulla, fin dal trailer mi è parso un fantasy con poco cuore e i libri stessi sono simpatici per il tempo della lettura ma dimenticabili. Sully mi è piaciuto molto e ha tolto un po' di patina da Tom Hanks mentre per Captain Fantastic ci sono solo cuori e tanto aMMore!

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