Prairie torna a casa a sette anni dalla sua scomparsa. Fa incubi premonitori, chiama nel sonno un misterioso ragazzo e, cieca, ha recuperato la vista. Ora ci vede, ora sa. In
segreto raduna cinque concittadini in una casa abbandonata – un
bullo, una insegnante, un'adolescente in transizione, l'alunno
modello e lo sfattone – e, a lume di candela e a porte aperte,
racconta una storia che parte in Russia e sembra concludersi nello
scantinato dove Prairie e altri come lei, sopravvissuti già una
volta alla morte, sono stati sottoposti agli esperimenti di uno
scienziato desideroso di carpire i segreti dell'aldilà. Si palesano
i primi parallelismi: laggiù, in una specie di serra con telecamere
ovunque, la protagonista aveva altri quattro compagni. Di uno,
l'amato Homer, chiede spesso. Com'è fuggita via, quando ha
recuperato la vista e cosa spera di ottenere da quegli incontri
notturni? Si può scomparire nel nulla, e dal nulla si può
riapparire? Forse sì: The OA, inattesa e poco
pubblicizzata, è stata infatti rilasciata da Netflix con un gioco di
prestigio. Un attimo prima non c'era, quello dopo sì. Brit Marling,
musa indie che già camminava all'ombra di una seconda Terra
in Another Earth, scrive a quattro mani e recita. Con
lei, il regista di The East e un cast di volti
nuovi: tralasciando Jason Isaacs, antagonista irreprensibile,
spiccano il coraggioso Emory Cohen (romantico italo-americano
in Brooklyn) e il manesco Patrick Gibson. La serie parte
come un giallo: i misteri, anziché avere fine, iniziano da lì. Si
resuscita come in Les Revenants e nel nuovo
testamento; accadono le grandi bizzarrie di Stranger Things;
agiscono i personaggi eterogenei di Sense8, colti in
intense sequenze d'insieme; affiorano i grattacapi dell'isola
di Lost, sospesa com'era tra corpo e spirito, realtà ed
elaborazione. Esempio di narrazione ad ampio respiro, la serie
viaggia fra generi, toni e universi paralleli. Gli autori hanno
completa carta bianca: fanno di te e dei loro prigionieri ciò che
vogliono. Otto episodi in caduta libera sono questione di fiducia:
dove atterrerai? In un epilogo poco chiarificatore, nebuloso come il
resto, che sta spazientendo il web. I nessi dell'episodio della
discordia non li ho colti lì per lì, ma fatto sta che mi ha
commosso: con le sue coreografie di gesti, la cronaca nera che fa
capolino a mano armata, le pareti bianchissime del paradiso o degli
ospedali. Ci ho ragionato su e poi, quando ho capito che non serviva,
ho realizzato di averlo amato. Inutile farsi troppe domande: non
avresti risposte soddisfacenti, né la chiave di lettura che ti schiude le
porte dei suoi prodigi. In The OA non ci sono
scorciatoie. O ci credi, o non ci credi. Ci sono le fiabe nordiche,
con stanze trapunte di stelle; spiritualità e intelletto;
cattolicesimo e filosofie new age. Azzardati e indefinibili,
sperimentali, gli episodi si sono fatti seguire però con più
semplicità del previsto: la mollezza negli arti, la sospensione
dell'incredulità, una magica sensazione di abbandono. The
OA è una visione frustrante e degna di meraviglia.
Imperfetta, e perciò rara. Ti prende e ti porta dove e quando vuole
lei. A confine. (9)
Salvatore,
sensibile e curioso, appunta tutte le domande che ha su un quaderno
rosso e, da un appartamento che dà su Palermo, scruta il mondo ad
altezza bambino. Si interroga sulle relazioni umane e il futuro. Pensa con un
brivido alla parola mafia, ma ha paura a pronunciarla. Gli hanno
detto, tanto, che la mafia non esiste. E, seppure esistesse, non si curerebbe
certo di loro quattro. Una famiglia qualsiasi che reagisce all'eco
della storia e che, suo malgrado, fa i conti con la cronaca. Perché
mamma Pia – un'intensa Anna Foglietta – è condannata a un
infame precariato: in graduatoria hanno sempre la meglio i falsi
invalidi, i raccomandati, e lo sconforto la porta a ricambiare le
attenzioni di un galante maestro. Perché a papà Lorenzo – omino onesto impersonato dal bravissimo Claudio Gioè - negano
il mutuo se non accetta di far favori a destra e a manca. Perché
uno dei primi amori di Angela, diciassettenne che ha condannato il
compagno di banco ai dettami della regola dell'amico, finisce in
protezione testimoni e lo zio Massimo si
rende protagonista di un'inquietante scalata al potere. Perché
l'angelo custode del piccolo Salvatore è Boris Giuliano: poliziotto assassinato nella crociata
contro Cosa Nostra. Siamo nel 1979. Di mafia si moriva. Trent'anni dopo, nell'esordio di Pif alla regia, se ne
poteva invece anche ridere: ispirato e agrodolce, La mafia uccide
solo d'estate era una fiaba che puntava alla prima serata. Diliberto fa da voce
narrante e affida il timone a un
cast in armonia. La fiction, in
pillole, riesce a far bene parlando del male. Divertente e struggente, trasognata, mescola verità e finzione:
Riina e Provenzano giocano a carte e complottano; Buscetta è ghiotto
delle melanzane ripiene di Pia; Giuliano se ne intende di prime cotte
e virtù. Dove troveremo
gli adorabili Giammaresi, qui immortalati in uno splendido finale
sospeso, l'anno prossimo? L'insospettabile Rai fa l'en plein. Se
l'insubordinato Rocco Schiavone, infatti, è la
novità, La mafia uccide solo d'estate – tra
commedia all'italiana e neorealismo - è un pegno al passato. Ricorda le famiglie riunite
davanti ai primi televisori a colori. Sa di già visto. Ma lo rivedi,
fai chapeau, ti emozioni. (7,5)
In un quartiere sicuro e popoloso, un cane abbaia
insistentemente in direzione di un giardino. La polizia scoprirà i cadaveri di una donna e del suo
amante: tutti gli indizi conducono alla porta del marito di
lei. La risoluzione del caso
sembra scontata e intuitiva. Il colpevole dev'essere l'ex,
possessivo e manesco. Ma ha la pelle nera, un nome importante, una
fama che lo precede. Cos'ha fatto davvero O.J. Simpson, talentuoso
giocatore di football e stella di Una pallottola spuntata? Il
duplice omicidio, da bello che risolto, si rivela così più spinoso
del previsto. Nascevo quell'anno - 1994 - e conoscevo il
caso solo per sentito dire. Simpson, per me, era la spalla comica
di Leslie Nielsen: non uno sportivo né un
criminale. Poco interessato, ho rimandato a lungo la visione della
prima stagione di American Crime Story,
che in dieci episodi ricostruisce le indagini e l'estenuante
processo. L'ho recuperata per dovere di cronaca. Purtroppo, pur trovandola
appassionante e ben realizzata, mi ha lasciato poco
coinvolto. Ha
pregi lampanti, qualità innegabili: legal thriller senza intoppi, si
avvale di attori straordinari – accanto ai redivivi Gooding
Jr. e Travolta, la perfezionista Sarah Paulson e la rivelazione
Sterling K. Brown – e riscatta il nome di Ryan Murphy dal trash. Vengono immortalate la
tentata fuga, la scrupolosa formazione della giuria, le strategie
degli avvocati. Ci si gioca la carta
del razzismo a piacimento. Parlando di diritti civili e poliziotti
intolleranti, l'assassinio passa in
secondo piano. American Crime Story non
si schiera e non cerca la verità, non sposa particolari punti di
vista e non sveglia il cane che dorme. Riferisce sul banco dei
testimoni le stesse controversie sollevate ventidue anni fa. Come nel
caso dell'agiografico Sully
o dell'impersonale Spotlight, la cronaca avvince ma oltre a
interpretazioni maiuscole e al taglio chirurgico, limite mio, ho trovato poco
altro. Il verdetto, sebbene espresso in suo favore, dichiara The
People V. O.J. Simpson asciutto
e imparziale; magistrale e senz'anima. (7)
Sono felice di non essere il solo ad essere rimasto meravigliato di fronte al folgorante The OA. Insieme a Stranger Things, per me è la cosa migliore vista quest'anno, grande schermo compreso.
RispondiEliminaLa mafia uccide solo d'estate è una serie carina, meglio del film, però della voce narrante di Pif avrei anche fatto a meno. Va bene che il pubblico Rai ha bisogno di qualcuno che gli spieghi tutto quello che succede per filo e per segno, però io anche no... :)
American Crime Story strepitosa. Per me non è riuscita a raccontare soltanto un fatto di cronaca, ma è anche un ritratto della società e della pop culture degli anni '90 con riflessi pure nel presente, visto che oltre alla questione razziale vengono narrate le origini della fama dei Kardashian. :D
Ah, ma quindi sono "quei" Kardashian? Figurati che non avevo collegato. Purtroppo, avendoli vissuto di passaggio gli anni '90, mi è toccato concentrarmi sui fatti: che sono interessantissimi, ma risaputi. Invece alla Sicilia sono molto legato, per una cosa e per l'altra, quindi tanto entusiasmo per La mafia uccide d'estate e il boom, quest'anno, di Un'emozione da poco: la Oxa si sta arricchendo. The OA confusa, ma splendida: troppo indie per essere spiegata. :)
EliminaMa io confidavo nel delitto Versace, con la trashissima Lady Gaga nei panni di Donatella; l'urgano Katrina è troppo serio. Curioso di sentirti su The OA: io non ho dubbi. O meglio, ne ho, ma quello è il bello. :)
RispondiEliminaDi questi ho visto solo La Mafia, e devo dire che mi è piaciuto moltissimo.
RispondiEliminaHa saputo coniugare perfettamente il racconto classico da Raiuno con linguaggi molto più moderni. La struttura poi mi ha ricordato quella utilizzata per Romanzo Criminale :)
Moz-
Gran paragone!
EliminaOra aspetto di recuperare in Guerra per amore. Pif mi sta antipatico - colpa delle pubblicità e della sua voce che sento ovunque - ma ha una bellissima sensibilità. Occhio ai trip di The OA, Miki. ;)
OA mi ispira tantissimo, su ACS sono assolutamente d'accordo, nonostante sia un gran prodotto.
RispondiEliminaSono curioso di sentirti su The OA. Non pensavo fosse nelle corde del Cannibale, e invece l'ha piazzato al secondo posto del suo listone. Cattivo segno? :)
EliminaThe OA sono solo all'inizio quindi non mi esprimo, ma ho una gran voglia di vedere American Crime Story!
RispondiEliminaAmerican Crime Story, diciamo così, l'ho trovato esattamente come pensavo. The OA è una sorpresa - per me nel bene, per te chissà. Poi passo a leggerti. ;)
EliminaMi è piaciuta molto la serie di pif, come il film del resto 😊
RispondiEliminaBuone feste
Concordo!
EliminaBuone feste a te, Angela. :)
della prima già ne sono completamente affascinato senza vederla...
RispondiEliminaTi piacerà. ;)
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RispondiEliminae pensare che avevo scansato the OA per paura si parlasse di alieni.. ora se non è così posso anche provarci!XD le altre due le lascio al marito che rientrano più nel suo genere.. buone feste Mik!
RispondiEliminaNessun alieno, Saya, anche se il paranormale non manca. :)
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