“Sono
un fallito”, le dice.
“Sciocchezze.
Chi sei e di cosa sei capace lo dicono i passi che hai avuto il
coraggio di fare.”
Titolo:
La grazia del demolitore
Autore:
Fabio Bartolomei
Editore:
E/O
Numero
di pagine: 275
Prezzo:
€ 18,00
Sinossi:
Tra
Davide e l'inizio di una brillante carriera sulle orme del padre, uno
dei costruttori più ricchi e spietati della città, c'è solo
l'abbattimento di una vecchia palazzina popolare nella quale abita
un'ultima inquilina, Ursula, una ragazza cieca. Lui è bello, cinico,
forte di un'illimitata disponibilità economica, lei è poco
attraente, povera di mezzi, già rassegnata al suo destino eppure
basterà un imprevedibile malinteso per modificare gli equilibri
delle forze in campo e portare Davide, con la complicità di uno
sgangherato gruppo di muratori, a imbarcarsi in un delirante progetto
di salvataggio. Tutto all'insaputa di Ursula. La grazia del
demolitore è la cronaca di una guerra combattuta in segreto, la
storia di un amore che ha la straniante poesia di un tango ballato a
distanza.
La recensione
Davide,
trent'anni e passa, è un figlio di papà cresciuto sotto la
proverbiale campana di vetro. Peggio, è figlio dello spietato
Glauco. Emblema del self made man, ormai in là con gli anni,
il genitore è l'artefice di sfregi architettonici, condomini
abusivi e attici con vista: il costruttore più ambizioso e noto, in
una città dominata dalle sue geometrie inflessibili, dall'ombra
lunga dei suoi fabbricati tutti uguali, da voci di corridoio che lo
vogliono in cerca di un erede spirituale. Non è forse abbastanza
quel figlio perdigiorno, che accumula lauree su lauree ma, passando
alla pratica, è invece incapace di sporcarsi le mani e gestire
progetti con il pugno di ferro? Lo sorprenderà, per una volta,
facendo di testa sua. Decidendo di salvare dalla demolizione un
palazzo del dopoguerra, perché lì ci è vissuta sua nonna e perché
lì ci vive una ragazza che gli piace da morire, anche se lei ancora
non lo sa. Una squadra di muratori salvati dalla disoccupazione potrà
far miracoli con quel rudere sbeccato, fatiscente e kitsch? Sapranno
fare piano piano, essere discreti, quegli operai che menano colpi di
martello e passano mani di stucco – ex detenuti, ragazzi di
borgata, disperati improvvisati – per non lasciare che l'incanto di
un'inquilina speciale, Ursula, si infranga? La grazia del
demolitore, titolo che a primo ascolto suggerisce poco ma che in
realtà è un programma vincente di delicatezza e premura, è
l'ultimo romanzo di Fabio Bartolomei ad arrivare in libreria. Uno
scrittore, il buon Fabio, di cui non ho letto tutto, ma il
necessario. Abbastanza da farmela desiderare, la sua ultima
creazione, nonostante una trama da cui non sapessi bene cosa
aspettarmi. Guidato dalla sua fan numero uno – e lei sa, quindi
inutile citarla -, l'ho letto a scatola chiusa. Me lo avevano fatto
conoscere, in ordine sparso, un racconto su angeli in cassa
integrazione, in cui c'erano poche pagine e tante perle di saggezza;
la barzelletta dal retrogusto amaro in cui un team male assortito ma
appassionato (visto anche al cinema, in Noi e la Giulia)
sfidava la camorra nel nome di un sogno impossibile. Anche
qui, le maniche rimboccate, tutti gli inghippi del fai da te, una
costruzione che ha il disperato bisogno di una rinfrescata. E, al
contrario dei casermoni scadenti di Glauco e Davide, un Bartolomei che non perde lo smalto: colto, semiserio e spiritoso. Però l'ho
chiamata in causa, la sua fan numero uno, nel momento in cui a me il
protagonista e i suoi amici stavano sulle scatole, la storia non
arrivava al dunque e ci vedevo grazia sì, ma uno spunto piccino nei
vaghi piani del nostro demolitore. Ma questo urticante “giovin
signore”, alla fine, metteva la testa a posto e abbandonava le sue
smanie di protagonismo? Sarebbero arrivati sì o no la scintilla, il
colpo di fulmine, lo snodo, in una vicenda che se non ti stanno a
cuore determinati argomenti, a primo impatto, non ti coinvolge
granché?
Per fortuna, i piani di Davide si rivelano, anche se lentamente, e tutto cambia. Si prendono
le sue parti, in una faida familiare senza esclusione di colpi, e si
trattiene il respiro insieme a lui quando finisce in casa di Ursula e
non deve farsi assolutamente beccare. La ragazza in questione,
infatti, è cieca e divide il suo modesto appartamento con Bau, cane
guida che, per ironia della sorte (e del diabete), è diventato cieco
anche lui. Un equivoco, e succede che il protagonista si trova
bloccato in casa dell'inquilina: lei non sa della sua presenza e, a un
certo punto, è troppo tardi per rivelarsi. Ursula non può vederlo e
lui, all'inizio vagamente inquietante, ma poi romanticissimo, la spia
alle prese con le occupazioni grandi e piccole, senza malizia alcuna;
fa suoi i drammi di lei e, seguendola al parco comunale, prende nota
degli ostacoli che incontra in strada e della sottile magia che i
suoi gesti a tentoni sprizzano. Pensa un quartiere con gli occhi
difettosi di un'amata che ignora la sua presenza e, anziché
distruggere, decide così di apportare migliorie e cambiamenti. Per
saperla felice, in quel suo buio perenne e pieno di poesia, le
costruisce un isolato su misura: le siepi ordinate, le iscrizioni in
braille sui corrimano e l'asfalto senza pozzanghere.
Vallo a spiegare
a un padre che non ci vede lirismo, ma solo una disastrosa perdita di
denaro. Vallo a dire ai tuoi amici di sempre –
Massimiliano e Mila – che la donna della tua vita ti passa accanto e,
puntualmente, ti ignora: per fortuna, la presenza di Geronimo,
capocantiere che minaccia cinghiate a destra e a manca, aiuterà... La grazia del demolitore è
un romanzo che mi è piaciuto
tardi. Ma, quando ha iniziato a far breccia, mi è piaciuto molto. Fiaba
introspettiva, surreale e leggerissima, con le figure squisite del
cinema d'oltralpe e il temperamento della commedia all'italiana –
sui balconi sventolano le lenzuola di Ettore Scola, ma le gag
irresistibili e la stazza dei comprimari mi hanno fatto venire in
mente Cochi e Renato, la buon'anima di Bud Spencer. Nel Paese in cui,
se la terra trema, le case cadono come tessere di domino – e ci
sono sfollati che piangono e il resto del mondo che, non troppo a torto, ci
deride per i nostri mattoni di pasta frolla e gli appalti fraudolenti
–, Bartolomei punge, spiana, leviga e smussa.
I
nervi distesi, i sorrisi grandi, gli amori ciechi.
E l'umore che, di cuore, ringrazia.
E l'umore che, di cuore, ringrazia.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Max Gazzè – Sotto casa
Ciao Michele, mi trovo qui seduta al pc a scrivere e poi l'occhio mi cade sulla tua recensione...via, parte la lettura! Un romanzo che avevo guardato solo con la coda dell'occhio ( non è una battuta), e che adesso rivaluto. E poi c'è Bau con il diabete, credo che sia irresistibile. Questa canzone mi piace troppo, mi mette allegria al pensiero di Gesù che poi non torna più....
RispondiEliminaBau è dolcissimo!
EliminaSono contento di avertelo fatto notare, Nunzia. Se non avessi avuto già modo di conoscere la penna di Fabio, forse, non l'avrei troppo considerato neanch'io. E avrei fatto male. Perché quando si vuole un romanzo lieve (ma non per questo impalpabile, da leggere e da dimenticare) Bartolomei e i suoi strani personaggi sono perfetti. :)
Non sembra esattamente nelle mie corde, almeno non in questo periodo, però terrò a mente la tua recensione e come al solito, alla fine, cederò alla curiosità! :)
RispondiEliminaGrazie per la fiducia, Sara.
EliminaDi Fabio ne trovi anche di più belli (e di più economici: degli altri, sono usciti le edizioni tascabili).
Magari parti da Giulia 1300 e altri miracoli, se ti capita. L'ho recensito qualche anno fa. :)
Ah............
RispondiElimina(Marò sono la poetessa dei commenti)
I tremila puntini di sospensione, però, sono di chiara ascendenza oxfordiana. ;)
EliminaAvevo già segnato questo titolo passando proprio da te, quindi era inevitabile che, notando la recensione, e ben sapendo che le tue recensioni sono qualcosa di unico, mi fermassi di nuovo.
RispondiEliminaA quanto ho potuto vedere i miei sospetti erano più che fondati: questo libro un po' di attenzione se la merita.
Grazie Rosa!
EliminaBartolomei lo consiglio sempre e comunque. Questo romanzo, nonostante personaggi all'inizio non molto amabili, non fa eccezione. Piacevole, ma di spessore. :)
Lo stomaco si attorciglia alle ultime battute...
RispondiEliminaCredo che questo libro potrebbe proprio piacermi, non lo conoscevo e ammetto nemmeno l'autore...una pecca a quanto pare...
Cerca gli altri, Francesca.
EliminaScommetto che ti piacerebbero. ;)
questo libro mi era sfuggito!
RispondiEliminadi bartolomei ho letto WE ARE FAMILY e ne ho apprezzato soprattutto lo stile, quindi un'altra sua lettura me la concederei. Questo intriga al punto giusto :)
"We are family" quanto lo voglio!
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