Perché
la storia della tua vita non comincia dall'inizio. Non ti insegnano
niente a scuola?
Titolo:
Piccole sorprese sulla strada della felicità
Autrice:
Monica Wood
Editore:
Sperling & Kupfer
Numero
di pagine: 359
Prezzo:
€ 17,90
Sinossi:
La
signorina Ona Vitkus ha vissuto una vita riservata e ineccepibile, i
suoi segreti – e le sue pene – celati con cura a occhi
indiscreti. Questo finché non arriva lui, il bambino insolito con la
passione per i Guinness dei primati. Lei ha 104 anni, lui soltanto
11. Da bravo boy scout, dovrebbe semplicemente aiutarla nei lavori di
casa ogni sabato, ma con la sua curiosità e il suo entusiasmo
contagioso infrange pian piano la scorza diffidente e un po' burbera
di Ona, riuscendo a farla parlare di sé, a cominciare da quelle
lontane origini lituane, e persino a coinvolgerla in un progetto
singolare: farle vincere il record di «Automobilista patentata più
anziana». Ona, che nel suo secondo secolo di vita credeva di avere
ormai chiuso con l'amicizia, è conquistata da quel ragazzino con
l'aria fragile e buffa che la fa sentire speciale. Ed è
profondamente delusa quando quei sabati fatti di faccende domestiche,
racconti e lezioni di guida s'interrompono di colpo. Passa un sabato,
poi un altro: del bambino, nessuna traccia. Fino a quando si presenta
a casa sua uno sconosciuto, un uomo di nome Quinn. È il padre del
ragazzino ed è lì per completare quello che suo figlio aveva
iniziato prima di essere strappato alla vita troppo presto. Da quel
momento, Ona si ritroverà alle prese con i sensi di colpa di un
padre, con il dolore di una famiglia spezzata, con un inatteso
viaggio on the road che diventa un viaggio dell'anima. Perché quella
vita che le ha riservato più schiaffi che carezze ha ancora qualcosa
di bello da regalarle. E, soprattutto, perché lei ha ancora tanto da
offrire a chi ha smesso di sperare nella magia inattesa del destino.
La recensione
Per
qualche mistero annidato non si sa dove, forse nei territori
lontani dell'infanzia, non sono un amante dell'animazione. I cartoni
moderni, a dirla tutta, mi annoiano perfino un po'. Mi incantano le
vecchie favole, però, quelle cantate e tutto, coi disegni non
realizzati al computer, e solo Up fa eccezione. Del fortunato
film Pixar non amo tanto le case volanti, gli uccelli esotici,
l'avventura favolosa, quanto l'inizio: un concentrato di scene – al
centro, la realistica storia d'amore tra Ellie e Carl, quando erano
giovani e felicissimi – che potrebbe commuovermi anche in una
giornata di quelle in cui, tra me e me, giurerei non ci siano lacrime
in agguato. Non è un mistero, al contrario, la mia simpatia per
vecchietti e vecchiette, al cinema, che sanno puntualmente
intenerirmi e toccarmi il cuore, complici la rudezza, la scortesia e
le rughe d'espressione. Complice proprio questo Up: da
lì in poi, la ricerca di emozioni intense in mezzo alle storie della
terza età. Gli anziani, però, si fanno volere meno bene sui mezzi
pubblici – dove avanzano pretese, borbottano, protestano per un
nonnulla – e nei romanzi che leggo. La spocchiosa Florence Gordon,
ad esempio, e il retorico ma riuscito Cesare Annunziata. Ne conservo
il ricordo di pochi, ma saprei elencarvene un'infinità – tra
Michael Caine e Maggie Smith, Judi Dench e Vanessa Redgrave –, di
eroi attempati che mi hanno travolto
in un ciclone di panciotti, calze contenitive, sottane. Finché,
quasi per caso, non ho aperto Piccole sorprese sulla strada
della felicità e, all'incirca a
pagina uno, ho sentito un senso di appartenenza e un inspiegabile,
profondissimo moto di simpatia. E dire che io lo avevo preso
sottogamba, per nulla attirato dai fronzoli del font, da storie che
trasudano ottimismo esagerato e da un titolo italiano che suona come
una specie di manualetto di autoaiuto: dell'originale The
One-in-a-Million Boy, purtroppo, non
mantiene nulla. Cose che ho scoperto strada facendo: la
bellezza della prosa di Monica Wood, pubblicata in precedenza dalla
Neri Pozza; la struttura curiosa di un romanzo che si articola tra
presente e passato (prossimo e remoto, dico), intervallando
trascrizioni di interviste e metodiche liste per punti; la magica
amicizia tra un undicenne e un'ultracentenaria che, all'indomani di
un dolore impensabile, ha effetti collaterali, ma di quelli buoni,
sulla famiglia sfasciata del boy scout. Piccole
sorprese sulla strada della felicità richiama
il capolavoro dell'animazione sin dalla copertina: un tappeto di
nuvole, una mongolfiera a forma di balena che a bordo,
presumibilmente, porta l'arzilla Ona Vitkus e tanto di quel cielo...
Ci somiglia un po' anche per la trama, in fondo: un'anziana misantropa, che ha sepolto mariti e figli, e il rapporto che stringe con un bambino non fatto per questo mondo crudele, trasognato e candido com'è. Stila liste su liste, conta cose, esercita una memoria di ferro e lascia che gli si atrofizzi la capacità di relazionarsi con i coetanei, lui: i più gentili, in città, lo definirebbero “speciale”. L'ultima fissa sono i Guinness dei primati: vuole che la sua amica del sabato mattina sfidi, testa a testa, i guidatori più longevi del mondo e, nel frattempo, la intervista per un progetto scolastico. E io, che eppure di vecchietti in libreria e in sala ho una discreta cultura, una vecchietta così non la avevo mai incontrata: centoquattro anni ben portati, modi spicci, un'irrefrenabile parlantina e una lingua dimenticata, il lituano, che affiora all'improvviso in una mente che custodisce grandi guerre, amiche, innamorati, spettri di vite vissute. Quante cose capitano in un secolo? Ona, nonna di Forrest Gump, sa riassumertele in quattro e quattr'otto. Non sa spiegarsi, però, come mai il ragazzino smetta di presentarsi alla sua porta, a un tratto, e chi sia l'uomo – un padre che tardi ha scelto di essere presente - che le annuncia che, all'alba, in bicicletta, quel bambino pieno di peculiarità, strabordante di vita, è morto e basta. Sono cose che dovrebbero capitare a una certa età, quelle: quando si spegne l'interruttore e addio. C'è chi campa cent'anni e chi non arriva nemmeno ai dodici.
E ci sono dolorosi misteri di questi, in Piccole sorprese sulla strada della felicità, dialoghi acuti che scandiscono le tappe di relazioni costruttive e incontri che, da sinossi, almeno, non erano attesi. Monica Wood ci racconta la storia della vecchietta, coraggiosa e sognatrice insieme, che porta avanti il desiderio del suo bambino preferito e quella di una coppia divorziata (per ben due volte: ma la morte di un figlio ricompatta e demolisce), che accompagna Ona in viaggio. Chi accudisce chi, però? Quell'avventura on the road con immigrate da record, un chitarrista in crisi e una bibliotecaria che tenta di scacciare la pena con un altro amore – sui sedili posteriori, la presenza costante del bambino che ha permesso tutto ciò – a chi gioverà davvero? Il dolore è un tunnel lunghissimo, ma si intravede piano la luce; i personaggi, adorabili, si librano alti e leggeri come la case di nuvole di un noto vedovo, animato dalla computer grafica e dalle migliori intenzioni. Il tutto, facendo saggia scorta di bottigliette d'acqua e sorrisi, fazzoletti e crepacuori, provviste e onestà. Il viaggio dura quasi quattrocento pagine, le turbolenze non ci spaventano a cinture allacciate e, l'attimo dopo, tutto – struggimento compreso - appare piccolo così, in un volo tra due secoli e tre cuori.
Ci somiglia un po' anche per la trama, in fondo: un'anziana misantropa, che ha sepolto mariti e figli, e il rapporto che stringe con un bambino non fatto per questo mondo crudele, trasognato e candido com'è. Stila liste su liste, conta cose, esercita una memoria di ferro e lascia che gli si atrofizzi la capacità di relazionarsi con i coetanei, lui: i più gentili, in città, lo definirebbero “speciale”. L'ultima fissa sono i Guinness dei primati: vuole che la sua amica del sabato mattina sfidi, testa a testa, i guidatori più longevi del mondo e, nel frattempo, la intervista per un progetto scolastico. E io, che eppure di vecchietti in libreria e in sala ho una discreta cultura, una vecchietta così non la avevo mai incontrata: centoquattro anni ben portati, modi spicci, un'irrefrenabile parlantina e una lingua dimenticata, il lituano, che affiora all'improvviso in una mente che custodisce grandi guerre, amiche, innamorati, spettri di vite vissute. Quante cose capitano in un secolo? Ona, nonna di Forrest Gump, sa riassumertele in quattro e quattr'otto. Non sa spiegarsi, però, come mai il ragazzino smetta di presentarsi alla sua porta, a un tratto, e chi sia l'uomo – un padre che tardi ha scelto di essere presente - che le annuncia che, all'alba, in bicicletta, quel bambino pieno di peculiarità, strabordante di vita, è morto e basta. Sono cose che dovrebbero capitare a una certa età, quelle: quando si spegne l'interruttore e addio. C'è chi campa cent'anni e chi non arriva nemmeno ai dodici.
E ci sono dolorosi misteri di questi, in Piccole sorprese sulla strada della felicità, dialoghi acuti che scandiscono le tappe di relazioni costruttive e incontri che, da sinossi, almeno, non erano attesi. Monica Wood ci racconta la storia della vecchietta, coraggiosa e sognatrice insieme, che porta avanti il desiderio del suo bambino preferito e quella di una coppia divorziata (per ben due volte: ma la morte di un figlio ricompatta e demolisce), che accompagna Ona in viaggio. Chi accudisce chi, però? Quell'avventura on the road con immigrate da record, un chitarrista in crisi e una bibliotecaria che tenta di scacciare la pena con un altro amore – sui sedili posteriori, la presenza costante del bambino che ha permesso tutto ciò – a chi gioverà davvero? Il dolore è un tunnel lunghissimo, ma si intravede piano la luce; i personaggi, adorabili, si librano alti e leggeri come la case di nuvole di un noto vedovo, animato dalla computer grafica e dalle migliori intenzioni. Il tutto, facendo saggia scorta di bottigliette d'acqua e sorrisi, fazzoletti e crepacuori, provviste e onestà. Il viaggio dura quasi quattrocento pagine, le turbolenze non ci spaventano a cinture allacciate e, l'attimo dopo, tutto – struggimento compreso - appare piccolo così, in un volo tra due secoli e tre cuori.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: The Strumbellas – Spirits
Mmmmm. Alla fine potrei leggerlo, ma spesso mi è difficile scindere il libro dalla tua bella recensione. Non mi resta che dargli una possibilità.
RispondiEliminaBuona giornata da Lea
Ti ringrazio, Lea!
EliminaIo ero in cerca di una lettura leggera ma, fortunatamente, ho trovato qualcosa di più. Lì per lì, l'ho trovato proprio toccante.
E nel "lì per lì" ci credo abbastanza. :)
Ciao Mr Ink! Questo romanzo mi ispira tantissimo perché sin dalla prima volta in cui ho letto la trama mi ha ricordato Up (e come te amo questo film d'animazione). Tuttavia non ho dato ancora un'opportunità al romanzo perché avevo un po' paura di trovare fra le pagine una storia un po' lenta che fa fatica ad ingranare... Ma credo che durante queste vacanze estive lo leggerò *__*
RispondiEliminaCiao! Va' sul sicuro. La lentezza, qui, non è di casa. :)
EliminaRecensione splendida, ma immagino non ci sia bisogno di sottolinearlo.
RispondiEliminaLa sinossi e la cover che richiamano così sfacciatamente da vicino quel tenero film d'animazione che è Up, hanno subito toccato le mie corde, salvo poi arenarmi nel parere non proprio positivo della Libridinosa.
Da lì in poi però ho letto di bene in meglio su questo romanzo, per concludere con il piccolo capolavoro che hai scritto tu. Insomma, alla fine penso che una possibilità se la merita. Staremo a vedere.
Ricordo che a Laura non era piaciuto troppo.
EliminaIo, personalmente, gli ho volutato tanto bene, per queste trecentocinquanta pagine. Una possibilità la merita di sicuro. Certe storie, in certi periodi, fanno stare meglio.
Grazie, Rosa!
Faccio ammenda: io questo non sono proprio riuscita ad amarlo. Mi è parso labile, noioso, quasi forzato.
RispondiEliminaA me, invece, è sembrato di leggere qualcosa di verissimo.
EliminaE che belli i frammenti (che frammenti non sono!) di Ona. :)
Non li conoscevo, ma la tua bellissima recensione mi ha fatto venire una gran voglia di leggerlo. Gli anziani nella narrativa non sono una tematica che ricerco, ma questo ha qualcosa che mi attira :)
RispondiEliminaGrazie, Kate :)
EliminaAnch'io, avrai capito, non li ricerco troppo: mi deludono spesso. Meglio al cinema.
Uh, che bello! Non ero sicura di volerlo leggere e ora invece lo sono ^-^ Le scene iniziali di Up mi fanno piangere tantissimo ogni santa volta. Baci
RispondiEliminaImpossibile il contrario!
EliminaConsiderando che a me i vecchietti non è che facciano tutta questa simpatia, mi sa che passo... :)
RispondiEliminaCon tutti i libri che dici di volere leggere, poi... :-P
EliminaQuesto è roba per Lisa!
Ah Ah! E infatti sono arrivata subito!
EliminaL'evocazione!
EliminaNe avevo letto e me l'ero appuntato, vecchietti? Copertine così belle? Sarà mio!
RispondiEliminaPS: Di vecchietti letterari fantastici, non so se te lo avevo già consigliato o se ne avevi già letto c'è Il centenario che scappò dalla finestra di Jonas Jonasson e anche L'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Rachel Joyce, oltre al mio amato Martin di Di tutte le ricchezze di Benni <3
Non ne ho letto neanche uno, ma conosco per sentito dire.
EliminaSegno anche i tuoi vecchietti.
Questa libreria, entro l'anno, diventerà una casa di riposo :-D
Ho iniziato questo romanzo un mesetto fa, ne ho letta qualche pagina, mi aspettavo qualcosa di leggero leggero, invece ho capito che qui c'è molto di più. E, visto che quello non era un buon periodo, l'ho lasciato sul comodino, in attesa del suo momento. Perchè ho intuito, e tu me lo confermi, che è una storia da "lucciconi". Ti farò sapere.
RispondiEliminaDa lucciconi, ma passeggeri.
EliminaQuinn e Belle, tra l'altro, mi hanno ricordato la coppia litigiosa di Noi due e gli altri. :)
A proposito di vecchietti non posso non segnalarti un romanzo bellissimo di Lorenzo Li Calzi:"Che cosa ti aspetti da me?"
RispondiEliminaLì c'è una vasta gamma di vecchi,e ti assicuro che me ne intendo...
Il romanzo che presenti non riuscirei a leggerlo perché non sopporto la morte dei bambini,sto troppo male.
Alla prossima
Ah, perfetto!
EliminaSegno al volo. :)
Ciao Michele, ultimamente i vecchietti vanno molto di moda nei romanzi ( e non sempre fanno centro), ma io questo ho il desiderio di leggerlo da quando è stato pubblicato. Credo che sia molto carico di sentimenti, quelli che ti fanno riflettere e da come lo descrivi capisco che non è banale. Grazie mille!
RispondiEliminaGrazie a te, Nunzia. E credi bene, al solito. :)
EliminaL'avevo notato per la cover, la sinossi mi aveva conquistata.. poi però si era perso tra i tanti titoli che affollano le mie di liste. Grazie per avermelo fatto tornare in mente ;)
RispondiEliminaA te. :)
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