giovedì 9 aprile 2020

Recensione: Il porto proibito, di Teresa Radice e Stefano Turconi

| Il porto proibito, di Teresa Radice e Stefano Turconi. Bao, € 21, pp. 312 |

In alcune storie ci inciampi e basta. Sono messaggi in bottiglia. È l’alta marea che ha voluto fartele leggere, portandoti nel posto giusto al momento giusto. Si nascondevano dietro uno scoglio, magari sotto un tronco, e un’altra onda minacciava di portarle via da un momento all’altro. Sono stato fortunato. A passeggio in un mercatino che somigliava un po’ a una spiaggia dopo un naufragio – dappertutto anfore, coralli e conchiglie –, in uno dei miei ultimi giorni di libertà mi sono imbattuto in un questa graphic novel. La sua fama aveva raggiunto anche me, ignorante in materia, e per pochi euro ho portato a casa un piccolo tesoro nell’indifferenza del venditore: lo vendeva allo stesso prezzo dei tascabili della bancarella. Dopo un mese, impigrito dal blocco del lettore, ho deciso che il suo momento era arrivato. Per il desiderio di leggere qualcosa di lieve sì, ma bello. Per la solita nostalgia del mare.
Una graphic novel che ha già meriti oggettivi, così, se n’è fregiata di un altro: ha simboleggiato, per me, la lettura d’evasione per eccellenza. Di quelle che ti portano lontano, letteralmente, facendoti sperimentare quel senso di stupore che credevi precluso agli adulti. Magico, misterioso, romantico, Il porto proibito è un’ombra che si profila all’orizzonte. Un miraggio che non tutti riescono a percepire con gli stessi occhi. Può dirsi lusingato o sciagurato colui che ne vede la silhouette nella nebbia del primo mattino? È un inizio o una fine; un punto di partenza o uno d’approdo? Sono alcuni degli interrogativi sollevati dalle figure che popolano l’avventura di Teresa Radice e Stefano Turconi: coniugi e fumettisti, qui al servizio di un intrigo che deve un po’ alle favole Disney e un po’ ai classici dell’Ottocento inglese.

Lo chiamano il porto proibito: appare e scompare nella nebbia, ma sembra che non tutti possano vederlo. Chi l’ha raggiunto di certo non è tornato indietro per raccontarlo! Perché non sei tu che scegli di entrare al porto, è il porto che sceglie te.
Si parte dal ritrovamento di un naufrago sulle coste del Siam. Vittima di un’amnesia che lo ha privato di tutto fuorché il nome, Abel diventa il mozzo del primo ufficiale Roberts a bordo di un vascello della marina. Intraprendente e servizievole, dotato di mille risorse, il ragazzo ha l’animo antico dei veri lupi di mare: conosce a memoria canzoni, aneddoti, trucchi, e le sue abilità sorprendenti – talora a confine con la magia – fanno mormorare la ciurma sospettosa, per poi tornare utili durante le bonacce più ostinate. Il tenore del prologo è destinato a cambiare una volta giunti a Plymouth. Ospite di una locanda caduta in disgrazia per colpa di uno scandalo – il proprietario, Stevenson, sarebbe fuggito con la refurtiva confiscata agli spagnoli lasciando le tre figlie nei guai –, Abel si affeziona alla timida Helen, alla maliziosa Heather e alla piccola Harriet, fino a sentirsi parte della famiglia allargata. Ma gli insegnamenti più importanti arriveranno da Rebecca, erotica e materna insieme, che lo guiderà nei segreti del sesso, della letteratura e soprattutto dell’impossibile. Dove tutti vedono malizia, si nascondono in realtà le migliori pagine del volume e personaggi indimenticabili: dalla relazione tra la malinconica tenutaria del bordello e Nathan, il cliente prediletto che promette di affrancarla per amore, aspettatevi tavole appassionate e più di qualche lacrima.

La verità più profonda si può trovare grazie a una semplice storia. 

Colto, citazionista, romanticissimo, Il porto proibito è una ballata marinaresca di donne e pirati su un tesoro da trovare, un’identità da riscrivere, una fama da riscattare. Contiene frammenti preziosi dei versi di Blake, Coleridge e Wordsworth. Brilla di scrittura ricca ed evocativa, a proprio agio tanto con il lirismo quanto con il linguaggio tecnico della navigazione. Ha un gusto per la narrazione nobile, antico, a cui si perdona a cuor leggero perfino un epilogo un po’ melenso in nome dei racconti della buonanotte che rievoca; dei ricordi legati alle leggende sussurrate davanti ai falò. Il tutto, per di più, impreziosito da un tratto a matita essenziale e mai soverchiante, che fa da perfetto contrappunto alle parole e le accompagna dolcemente.
C’è chi vuol partire e chi vuol tornare. Chi spera di oltrepassare le colonne d’Ercole e chi, invece, sogna di riporre i remi in barca. Schiavi di un diffuso senso d’attesa, sospesi all’orizzonte, i protagonisti di Teresa e Stefano sono divisi tra il mare e la terra: per questo, eternamente incompleti. Ma perfino un recipiente vuoto, riflette Nathan, può scoprire un’utilità intrinseca: diventare un contenitore per raccogliere acqua piovana; trasformarsi in un vaso per accogliere il fiorire di nuove esistenze. Ecco allora il palesarsi di un senso, di una seconda chance, di altra vita ancora. A lezione d’amore e navigazione, prima di salpare per sempre. Meta: il nostro assoluto incanto.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Mumford & Sons – Guiding Light  

10 commenti:

  1. Non lo conoscevo ma sembra carinissimo ☺️☺️☺️

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  2. Ti leggo/non leggo perché è tra i fumetti/graphic novel che vorrei leggere da parecchio. Spero sempre di trovarlo usato, ma capisco come sia difficile liberarsene.

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    1. Difficilissimo, infatti riconosco la mia fortuna sfacciata.

      Però lo amerai, ne sono sicuro.

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  3. L'alta marea invece non ha dato questa graphic novel anche a me. Vedremo se prima o poi me la porterà... :)

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    1. Forse un po' troppo miele per i tuoi gusti, ma in questi giorni ha fatto bene. Aiuta a prevenire il Covid.

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  4. E' nella mia wish list! Ciao da Lea

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  5. Risposte
    1. Grazie a voi! Siete belli e bravi, e mi avete commosso.

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