Attualmente
ha il primato di essere la serie più vista al mondo. Come da
tradizione, sono in molti quelli che amano odiarla: cosa che capita
ai successi di pubblico che, al contrario, non riscuotono il consenso
unanime della critica internazionale. Accolta con più ferocia del solito, la nuova
stagione di La casa di carta è senz’altro la peggiore delle
quattro andate in onda, ma il dettaglio non giustifica la pioggia di
critiche. Partito negativamente prevenuto, infatti, non mi sono
accorto né di cali né di involuzioni. Nel bene e nel male, l’heist
movie spagnolo resta il solito: un intrattenimento al cardiopalma,
disimpegnato e dai ritmi vertiginosi. Otto episodi che volano, con
tanto di irresistibili punte trash – le canzoni di Tozzi e Battiato
cantate da un coro di frati fiorentini –, dove vengono subito
riprese le fila delle puntate precedenti. Ma dopo lo svelamento di un
paio di twist che ci avevano lasciati con il fiato sospeso – come
se la caveranno due personaggi dati per morti? –, la serie si
concentra sul prosieguo della rapina non aggiungendo nulla alle
storie dei singoli personaggi. Una guardia di sicurezza in ostaggio
si libera delle manette e semina il terrore. L’azione abbonda, le
sparatorie pure, ma tacciono gli attanti: soprattutto i minori.
Mentre Rio e Stoccolma restano a corto di battute,
con Berlino ormai mostrato in flashback superflui soltanto per amore
di fandom, a farci una bella figura sono la spietata Sierra e Nairobi
– quest’ultima vero cuore della stagione. Benché si parli di
lingotti da fondere, non tutto è oro. Ma l’intrattenimento, se
non si è pretenziosi, comunque luccica. (6,5)
Con
i Pearson la magia è sempre stata di casa. Ma non si confidava mica in un miracolo. Dopo una terza stagione poco entusiasmante, iniziava a esserci aria di crisi. Deluso,
non ho visto la quarta stagione puntata dopo puntata. Ho lasciato
accumularle, e nel mentre mi sono giunte all’orecchio voci di corridoio: dicevano che i Pearson erano tornati
in pieno stile. Mi sono fidato, ma è servito pazientare. A parte l’introduzione di un paio di nuovi
personaggi – cos'avevano da spartire un musicista ipovedente e
una soldatessa con tutti gli altri? –, fino all'ottava puntata rari picchi. Quelli, accanto
alle lacrime, sono arrivati nella seconda metà della stagione: allora la serie si rende protagonista di una ripresa impossibile. I livelli
di scrittura tornano quelli dell’esordio. Gli attori, soprattutto
Mandy Moore, sono da premi. Il cuore batte fortissimo. Kate affronta
i problemi da neomamma, mentre il marito pensa a rimettersi in forma
fisica; Kevin insegue il vero amore e rifugge le dipendenze; Jack,
indimenticato, compare a spargere saggezza nei classici flashback. Ma
questa, per me, è la stagione ad honorem di Rebecca e Randall: quelli che fanno
sacrifici di cui nessuno si accorge; quelli che in silenzio tutelano
l’ordine, l’equilibrio e si preoccupano degli altri. Cosa
succederebbe se mollassero la presa? Il rischio di scontentare qualcuno, in nome di un bene
maggiore, è alto. E allora mi sono rivisto in loro, che ci
regalano malinconiche visite al museo o provanti episodi what if,
e ci somigliano specialmente nelle imperfezioni; nelle ombre degli
stati d’animo. Più umani del capofamiglia Ventimiglia, ormai
beatificato. Finalmente, più noi. (8)
È
la miniserie di cui tutti parlano. La storia
di Esther sta commuovendo grazie alle emozioni suscitate
dall’attrice principale. A diciannove anni, già moglie, la
protagonista fugge: direzione Berlino. Se la
cronaca della sua rinascita sembra già vista – troppo fiabesca,
con tutti belli e ben disposti: personalmente ho storto il
naso, soprattutto davanti a una vocazione musicale sbucata fuori
dal cilindro –, i momenti migliori si nascondono nei flashback che
svelano le peggiori sofferenze. Siamo a Brooklyn, in comunità che impone ancora legami e rinunce. Esther si sposa, e
il rito nuziale è una sequenza inquietante. Esther è
costretta a rasarsi i capelli e a indossare una parrucca, con il
taglio immortalato in presa diretta. Esther ha problemi con il sesso,
e i suoceri giudicano una donna dai figli che mette al mondo.
Girata in yiddish – un misto di americano, tedesco ed
ebraico –, la parentesi newyorkese sorprende per l’attenzione
documentaristica. E si scontra con un prosieguo sì più positivo, sì
più arioso, in cui è forte la cesura tra la storia vera e
l’invenzione degli sceneggiatori.
Meno lodevole di quel che si legge, a causa di qualche ingenuità
in esubero, la miniserie informa comunque e rivela il
talento straordinario di Shira Haas. Semiesordiente, si prepara a vincere il vincibile con una performance
struggente, retta interamente dal gioco dei suoi occhi meravigliosi;
non da meno il marito Amit Rahav, dolcissimo giacché vittima
inconsapevole. Logorati da un senso di colpa intrinseco alla loro
stirpe, i personaggi vengono a patti con la libertà e il passato in
Germania: una vecchia scena del delitto che, per fortuna, qui si trasforma nello sfondo di una rivoluzione. (7)
Come
il titolo promette, si tratta di uno scandalo molto all’inglese. E nell’atto pratico –
scrittura, regia, recitazione – si conferma essere poi una miniserie molto all’inglese. Raffinata, ironica, confezionata con una
professionalità vagamente regale. Recuperata dopo il colpo di fulmine verso la sottovalutata Years and Years – sceneggia la stessa penna –, si era già
fatta notare alle premiazioni per menzioni e trionfi inaspettati. Su carta
ispirava poco, però, e nei fatti poco mi ha detto. Sfortunatamente non mi interessava affatto conoscere questa storia vera. Jeremy Thorpe,
parlamentare, deve proteggersi dalle accuse dell’amante Norman
Scott: cosa direbbe l’opinione pubblica della sua omosessualità, e
soprattutto del tentato omicidio che ha escogitato? Forte della regia
da maestro di Stephen Frears e divisa in tre atti, perfetta nello stile e
nella forma, senza grinze, A Very English Scandal ricorda un
po’ l’assurdità di I, Tonya. A quegli intrighi, a quegli
strafalcioni, a quelle intimidazioni grottesche, quasi non si
crede! Eppure è tutto realmente accaduto, parola di Wikipedia. La
visione, tuttavia, non lascerà strascichi. La ricorderò per i
duetti tra Hugh Grant e Ben Whishaw – il primo, superbo, invecchia
lontano dai cliché delle commedie romantiche; il secondo, eppure molto
premiato, eccede troppo in smorfie – e per una constatazione quanto
mai attuale: la realtà, a volte, supera l’immaginazione. (6,5)
De La casa di carta ho sentito parlare molto bene, ma francamente non ho idea se vederla o meno....
RispondiEliminaNon penso sia il tuo genere. Troppa azione, troppo trash.
EliminaCiao Ink, non ho mai visto "La casa di carta" ma m'incuriosisce... magari prima o poi guarderò qualche puntata! :-)
RispondiEliminaProva, o ti piace, o non ti piace. Non sembrano valere le mezze misure. :)
EliminaDi questi ho visto solo La Casa di Carta che è talmente trash e brutto che fa il giro e si fa guardare comunque :)
RispondiEliminaAhahahahahahah, dici bene! Io me ne lamento, ma vedrei la prossima stagione anche adesso.
EliminaCome forse ti avevo già scritto a me La casa di carta piace nonostante sia consapevole di tutti i "difetti" che i detrattori le attribuiscono. Questa quarta stagione mi ha lasciato un po' di amaro in bocca per la lenta reazione del Professore, l'avrei voluto un po' più sul pezzo da subito. Però continuo a essere fan, e i siparietti dei frati mi hanno fatto morire!
RispondiEliminaIl Professore, da quando si è fidanzato, che tontolone...
EliminaNon a caso a farci una bella figura sono sempre i personaggi più cattivi.
Mi sento come se fossi l'unica persona al mondo a non provare il benché minimo interesse per La casa di carta. Credo di essere l'unica che non solo non l'ha ancora vista, ma neanche gli interessa farlo.
RispondiEliminaSono contenta che This is us sia tornato agli antichi fasti: per quanto abbia apprezzato la terza stagione, non sono stata malissimo piangendo in ogni episodio come nelle due precedenti.
Parli con uno che non ha mai seguito Game of Thrones, né mai lo seguire. You're welcome!
EliminaThis is us recupera, recupera. Bellissima stagione.
Sento parlare di questa casa di carta a iosa, in tanti la elogiano... Boh, io non ne sono attratta...
RispondiEliminaSarà che non sono una divoratrice di serie, per adesso sto guardando 22.11.63 e Diavoli, e mi bastano, direi :-D
Diavoli proprio non mi ispira.
EliminaQuella di King, invece, vista qualche anno fa. :)
La casa di carta, che ho sempre difeso, a questo giro non mi ha entusiasmato. Il meglio è stato regalato dalle scene trash che citi, per il resto si sono replicati un po' troppo. Quasi quasi comincio a capire le critiche... :)
RispondiEliminaThis Is Us a sorpresa in grande ripresa! Si confermeranno anche con la prossima?
Forse no, ma per adesso bene così.
Unorthodox è una delle poche serie di cui avrei voluto altri episodi, ma probabilmente è meglio che non l'abbiano tirata troppo per le lunghe. La protagonista spero che ora faccia le scelte di carriera giuste e potrebbe trasformarsi in una nuova Natalie Portman, o qualcosa del genre.
A Very English Scandal ovviamente very English. Pure troppo? :D
Shira è meravigliosa. Però meglio quattro episodi che allungare il brodo, secondo me. Già la miniserie ha momenti troppo irreali...
EliminaSecondo me tutto questo odio nei confronti de La casa di carta è un po' immotivato. E' una serie fatta per intrattenere, quindi chissene dei buchi di trama e dei momenti trash? Che poi la si guarda solo per quello xD
RispondiEliminaLa quarta non è stata granché (nel senso, peggio del solito xD), però come mi tiene incollata allo schermo questa serie, nessun'altra ^^" l'unica cosa che mi ha fatto un po' girare le balle è il finale. Speravo che questa rapina si concludesse qui. SIGH.
Io uguale. Proprio non ho capito il senso di portare Raquel lì...
EliminaDella Casa Di Carta ne ho parlato dalle mie parti di come sia partita benissimo e con l'andare del tempo vada peggiorando con le trovate più assurde per stupire lo spettatore e gli inutili flashback su Berlino solo perché (mannaggia) si son giocati subito un personaggio carismatico.
RispondiEliminaComunque la curiosità per cosa possono inventarsi ancora prevale sulla ragione e sicuramente seguirò anche le stagioni successive, staccando ovviamente il cervello😊
Pur riconoscendo tutti i suoi limiti, ovviamente continuerò a vederla anche io!
EliminaSì, faccio parte di chi La casa di carta la critica. Per questo la quarta parte non l'ho voluta vedere, se anche ci fosse stato del buono (solo trash, a quanto pare) avrei guardato ancora una volta solo ai difetti.
RispondiEliminaCapisco il successo, capisco l'attesa, ma allo stesso tempo mi dispiace che Netflix spinga sempre più verso il fanservice esagerato, che bene alla creatività non fa.
Molto meglio Unorthodox, non perfetta, ma con il giusto cuore, e in gran ripresa This is Us. Randall forse perché mi ci riconosco anch'io l'ho odiato più del dovuto, avendo ormai occhi solo per Kevin e Rebecca, a cui finalmente viene dedicato il giusto tempo.
A Very English Scandal lo ricordo poco, ma sì, mi era piaciuto nel suo essere un'assurda storia vera.
Tu sei troppo da serie serie, effettivamente, per conoscere gli scivoloni degli spagnoli!
EliminaLa prima puntata di This is us l'ho vista un bel po' di tempo e l'avevo lasciata esattamente là, senza concluderla tutta. C'era qualcosa che non mi convinceva. Durante la quarantena, però, con tutto il tempo libero a disposizione mi era venuta voglia di iniziare qualcosa e mi è venuta in mente proprio quella: e meno male!
RispondiEliminaHo amato la storia, mi sono affezionata piano, piano agli attori (avevo iniziato a vederla in streaming in Italiano, dopo qualche puntata per sbaglio ho messo la versione in lingua e da quella mi è stato impossibile continuare con il doppiaggio italiano) e ho trovato alcuni espedienti narrativi geniali (per esempio il modo in cui il passato ed il presente si intrecciano sembrando, per un momento sulla stessa linea temporale). Mi sono commossa ed ho anche riso tanto, portandomi a concludere che, decisamente, questa è una delle serie più carine che abbia visto (in realtà la mia classifica non fa testo perché per me è difficile trovare una serie che, anche solo a pelle, mi convinca ad iniziarla). Non vedo l'ora che arrivi la nuova stagione, anche se so che il finale mi spezzerà il cuore sicuro :(
Ah, comunque io Pearson Sr ci ho messo una vita per capire avesse fatto anche Una mamma per amica. Non lo avevo riconosciuto assolutamente! Meno male che ho questa bella mania di andare a Googlare qualsiasi cosa mi capiti sulla via xD