Si
può fare un ritratto a chi rifiuta di mettersi in posa? Si può
fare un melodramma su una passione che a lungo resta sottintesa? È
la sfida che accetta una pittrice del tardo ‘700: memorizzare i
tratti della figlia della committente e disegnarli in segreto, senza
che la modella se ne accorga. È la sfida corsa da Cèline
Sciamma, non nuova alle riflessioni sui meccanismi della sessualità:
raccontare un amore vissuto a distanza, che quando finalmente si
consuma lascia invidiosi davanti alla sua energia vitale. Sullo
sfondo di uno scenario che ispira meraviglie nel direttore della
fotografia e pensieri suicidi nelle ventenni irrequiete, si consuma
la breve convivenza tra Marianne e Héloise: la prima donna di mondo
che ha conosciuto l’aborto e l’emancipazione; la seconda, mancata
novizia che vorrebbe soltanto correre e nuotare, rifiutando di essere
data in moglie. La pittrice le passeggia accanto, la scruta, la
dipinge a memoria. L’osservazione porta alla venerazione. E la
venerazione, piano, all’amore. Ma osservare implica necessariamente
essere osservati. La collaborazione dipingerà sorrisi sul viso
severo della sposa e getterà le basi per l’evoluzione artistica
della pittrice, sin troppo legata alle convenzioni manualistiche.
L’opera d’arte, nel momento del congedo, apparterrà più
all’artefice o all’acquirente? Il mondo della regista è popolato
da donne che bastano a loro stesse, dove gli uomini sono anonimi
barcaioli che vanno e vengono. Un’isola che non c’è – da eremo
sperduto a parentesi felice, grazie alle suggestioni dell’ultima
arrivata – che ospita un’utopia femminista radicale, che tuttavia
non intimidirà gli spettatori dell’altro sesso. Quieto e
persistente, il sentimento amoroso non esplode mai rumorosamente, ma
vibra come un diapason per l’intera durata, sottoforma di una
tensione costante che, nell’epilogo, si trasforma in struggimento.
All’apparenza algido e rigoroso, Ritratto della giovane in
fiamme è in realtà un film che palpita di smania e curiosità.
Un tableau vivant tridimensionale, che sa sorprendere con scene di
grande erotismo e falò dal fascino stregonesco. Filo conduttore, un
mito intramontabile: perché Orfeo si voltò pur sapendo di perdere
Euridice? La scelta del poeta ebbe la meglio su quella dell’amante:
la poesia, infatti, parrebbe vivere di ricordi e di rimpianti. Io
ricorderò a lungo il rosso e il verde degli abiti delle
protagoniste, il crepitare del fuoco e delle onde, i giochi
prospettici allo specchio, il numero ventotto. E soprattutto quel
finale memorabile, sulle note di Vivaldi, che gareggia con la
bellezza da sindrome di Stendhal delle lacrime di Timothée Chalamet.
(8)
Lo
hanno acclamato come il ritorno in sala dei gialli alla Agatha
Christie. Attesissimo e preceduto da recensioni entusiastiche, Cena
con delitto è forse l’intrattenimento più solido che
troveremo al cinema durante le festività. Ma, per via di aspettative
parzialmente disattese e di un cast non sempre sfruttato al meglio,
il film di Rian Johnson non brilla di luce propria come sarebbe stato
lecito aspettarsi. Al punto che le innumerevoli considerazioni
nella stagione dei premi sfuggono, davanti a un divertissement più
ritmato di 7 sconosciuti a El Royal ma meno esilarante del
survival Finché morte non ci separi. Partiamo con ordine: chi
ha ucciso Christopher Plummer, scrittore rinvenuto con la gola
squarciata? Nella sua magione in stile Cluedo si affollano parenti di
sangue e parenti acquisiti. Tutti, di recente coinvolti in una
discussione col patriarca, sono sospettabili. Il movente: i soldi.
Indaga un inedito Daniel Craig con l’accento del Sud, detective
tanto istrionico quanto poco indispensabile ai fini delle indagini, e
accanto a sé ha una Watson a sorpresa: più degli strepiti della
Collette, della presenza scenica di quella Curtis in sordina o della
mascella scolpita di Evans, infatti, ad avere un ruolo clou è
l’incantevole infermiera Ana De Armas. La vera protagonista della
storia, checché ne dicano i poster. E soprattutto l’unico
personaggio di buon cuore in una storia dominata da intrighi e
macchinazioni. La struttura del mistero – in realtà irrispettosa
del canone classico, che prevedrebbe ambienti ristretti e personaggi
insondabili – si frantuma, svelando un importante colpo di scena a
metà e rinunciando preso alla dimensione corale,all’insegna di
ronde e inseguimenti che appesantiscono la metà esatta del film. Per
fortuna, Johnson ha in serbo un altro colpo di scena per l’epilogo,
ma l’effetto sorpresa manca. Cena con delitto vorrebbe
essere una commedia nera, ma fa soltanto sorridere qui e lì.
Vorrebbe parlare di politica e razzismo, ma il suo far satira punge a
stento. Ben scritto, scorrevole e godibile, trova comunque una
perfetta conclusione in una sequenza finale che, rispetto
all’incipit, cambia totalmente le carte in tavola e i ruoli di
potere. Di ritorno dal cinema, ho pensato a quei dessert rivisti dei
ristoranti stellati (ad esempio, il tiramisù scomposto). Che son
divertenti e gustosi, sì, ma non quanto la ricetta originale. (7)
Lo
scorso anno, alla conquista del boxoffice c’erano gli asiatici del
guilty pleasure Crazy & Rich. A ispirare un nuovo
viaggio da New York all’Oriente, in questa stagione, è
un’occasione meno lieta: una nonna gravemente malata – tumore ai
polmoni –, con cui concedersi qualche ultimo giorno insieme
annullando le distanze. Siamo in Cina. Terra di abbuffate in
compagnia, quartieri in trasformazioni, contraddizioni profonde.
Dove, a una certa età, interviene una strana forma di decoro
nell’affrontare la perdita. I membri della famiglia Wang esprimono
il dolore attraverso urla sguaiate ai funerali, tengono banchetti
sulle tombe con le prelibatezze più amate dal defunto, ma sono
estremamente riservati sull’argomento malattia: l’anziana in fin
di vita, perciò, non dovrà sapere della sua condizione. In nome di
un profondo senso di condivisione, i familiari riuniti per
un’occasione organizzata a tavolino – un matrimonio lampo, che
apre le danze per l’inevitabile funerale – si sobbarcano le
preoccupazioni della nonna nel gesto di generosità definitivo: la
vita, infatti, appartiene più a noi stessi o ai nostri cari? A
giudicare dal temperamento dell’arzilla Zhao Shuzhen, la bugia a
fin di bene ha effetti miracolosi: la matriarca mette bocca sui
dettagli della cerimonia; rimbecca la nuora giapponese; si preoccupa
per la salute altrui; domanda della vita sentimentale della nipote
prediletta. Strappata a un’infanzia in Cina, la giovane Awkwafina –
trentenne a un bivio – reagisce con la stessa espressione per
l’intero film: immusonita e affranta, appare incapace di comunicare
la leggerezza che servirebbe alla causa. Questo è il difetto
dell’indie con gli occhi a mandorla, sempre al crocevia tra farsa e
tragedia, che purtroppo mi ha lasciato indifferente durante la
visione. Presentato come una commedia, in realtà ha protagonisti
piuttosto mesti e non mi ha fatto né ridere né piangere, quando –
da premesse – mi sarei aspettato entrambe le cose. Agrodolce e dai
ritmi lenti, mi è parso più interessante che bello: a essere degni
di stupore sono infatti il senso della vita e della morte del popolo
cinese; le riflessioni sentitissime sulle differenze culturali e le
proprie radici. Benché il titolo alluda a un addio, l’esordio
della fortunata Lula Wang convince più nel suo dare il bentornato .
(6,5)
The Farewell un po' mi incuriosisce, se devo essere sincero. Potrei provare a vederlo, dipende quanta voglia di vedere film avrò in questi giorni, più che altro.
RispondiEliminaRitratto della giovane in fiamme mi sembrava un po' troppo impegnato quando è uscito, però se ne parli così un tentativo potrei farlo.
Cena con delitto ho avuto la sfiga di prendermi l'influenza nel weekend in cui è uscito - ho avuto la febbre una settimana intera..... - e non sono riuscito ad andare al cinema a vederlo, mentre ora ci sono spettacoli a orari un po' proibitivi...
Aspetto il tuo parere su tutti. :)
EliminaRitratto della giovane in fiamme potrebbe piacermi parecchio. Mi sa però di uno di quei film che vanno presi al momento giusto, altrimenti rischia di annoiare. La tua rece è incoraggiante. Discorso simile può essere fatto per The Farewell, che però hai invece ridimensionato un po'...
RispondiEliminaCena con delitto è proprio uno di quei film di un genere che non fa per me. Sono però così fuori dal genere, che paradossalmente potrebbe giocare su di me un effetto sorpresa maggiore rispetto a chi è abituato. Ha senso ciò che ho detto?
Anche questo è un giallo da risolvere. :)
Secondo me, strano ma vero, Cena con delitto è così poco rispettoso del canone che potrebbe piacerti più degli altri due.
EliminaRitratto della giovane in fiamme è sicuramente nelle mie corde. Spero di andare presto a vederlo. Ciao da lea
RispondiEliminaFammi sapere!
EliminaVisto e piaciuto, ma un po' meno. Vuoi per la non troppo originalità del racconto, vuoi per delle protagoniste con cui ho faticato.
RispondiEliminaMa capisco la fascinazione di quadri che prendono vita.
Visto e piaciuto, ma con riserva. Si cerca troppo il colpo di scena esagerato, si allunga il brodo nel mezzo.
Ma capisco il cast strepitoso e la costruzione del tutto.
In attesa di visione, nella speranza di trovarci la poesia che cerco.
Ecco. La poesia a me è mancata. Curioso di sapere il tuo parere. Prima delle recensioni italiane, tutte tiepide, pensavo quasi di aver visto il film sbagliato...
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