Non
ci sono fotografie dei miei problematici tredici
anni. Odiavo le scuole medie, la superficialità dei miei compagni di
classe, i brufoli e i capelli grassi che mi mortificavano allo
specchio. Meglio il liceo, di cui conservo tracce e
ricordi. Dei tre anni precedenti giusto una rabbia indistinta, solo
l'oblio, almeno fino alla visione di Eighth Grade. Commedia
indie con un posto d'eccezione nella stagione dei premi che, a
sorpresa, fra autocritica e riflessione, è stata la mia capsula del tempo. E dire che mi aspettavo un'altra delusione dopo
Lady Bird, sopravvalutato raccontato adolescenziale che
purtroppo mi aveva suscitato lì per lì irritazione e dèjà vu: gli
stessi, infatti, sono i toni agrodolci e altalenanti; ugualmente
scostante potrebbe apparire la protagonista, una mitica Elsie Fisher. A un passo
dal liceo vorrebbe soltanto una migliore amica e un fidanzato: a
torto, spererebbe di conquistare l'una con i regali giusti, l'altro con
i pompini perfetti spiegati dai tutorial su YouTube. Come
qualsiasi adolescente ha un rapporto simbiotico con le cuffiette e i
social, colleziona risposte sgarbate per l'adorabile papà single e
davanti a una telecamera registra video motivazionali: peccato che né
lei né i suoi (pochi) follower ci credano. Eccola a mensa, seduta in
disparte, o con un sorriso neutro nel bel mezzo delle conversazioni
altrui: una ragazza da parete che, giunta a un bivio, vorrebbe
sentirsi disperatamente parte di qualcosa. Le ho voluto un bene
grande e, nonostante i dieci anni e più di differenza, ho rivisto
tanto di me in lei. Con un po' di paura, tanta frustrazione e,
soprattutto, infinita tenerezza. Benché di generazioni lontane, ci
accomunano quel sentirsi fuori posto che non conosce età; una
percezione impietosa e onesta che non aiuta, no, a scorgere la
bellezza dei nostri lineamenti sotto l'acne cistica o la scarsa
popolarità. Cara Elsie, credimi, è presto per l'amarezza. Ma non abbastanza per imparare che l'esteriorità non è tutto, che ogni tanto
sarebbe meglio giudicarsi con maggiore benevolenza, che alcuni
genitori sbagliano eppure ti restano comunque accanto. Ci si sente a
metà, durante la terza media. Né grandi né piccoli: dei pesci fuor
d'acqua. Aiutano i ritmi di un'irresistibile colonna sonora
elettro-pop. Aiutano giovani registi come il ventottenne Bo Burnham,
capaci di rendere belli – da rivalutare dal nuovo – anche gli anni
peggiori. E di restituirti all'acqua, all'abbraccio dei papà mentre
bruciano per sempre i sogni e le speranze, all'amore per
te stessa. (7,5)
Mentre
su Netflix ho ceduto ai piani criminali della Casa di
carta, al cinema ho trovato una storia vera che di rapine
ben diverse parla. Siamo nei primi anni Ottanta e tre nonni eleganti,
garbati e sorridenti tengono in scacco banche su banche
senza né ostaggi né sangue sulle mani. La banda sul viale del
tramonto, la chiamano, ma nessuno riesce ad acciuffarla: nemmeno
Casey Affleck, detective in crisi per l'arrivo dei famigerati quaranta.
Gli anziani, nonostante le gambe lente e l'apparecchio acustico, sono
sempre un passo avanti. Li guida il sempre
fascinosissimo Robert Redford, galantuomo in fuga dal pensionamento
anticipato, che perde il pelo ma non il vizio: nonostante qualche
oggettivo problema di ritmo si alternano con garbo i punti di
vista di inseguitore e inseguito e, in questa godibilissima partita a
guardie e ladri, saltano fuori nuove voci da spuntare sulla bucket
list, gli appuntamenti nelle tavole calde con una radiosa
Sissy Spacek, dialoghi da manuale. Com'è che si dice? Chi si ferma è
perduto. Non si ferma di certo il buon Robert, capace di fare ancora
ridere, sognare e innamorare. Di far colpo sicuro grazie alla regia
rétro del poliedrico David Lowery, senza bisogno di intimarti
obbedienza con una pistola puntata al cuore. The Old Man and the
Gun, addio di una stella dalle
scene cinematografiche, è un commiato nostalgico e sornione con dalla sua un trio di
bravissimi e le arie da canaglia.
Abito di buona foggia tagliato alla perfezione sul fisico sempre
solido dell'ottantaduenne, si rivela una biografia picaresca e
romantica: la leggenda di un'esistenza consacrata alla fuga,
al sentimento e alla finzione. Come succede nel delinquere. Come
succede nella settima arte. (7)
Sono
una coppia di insegnanti attraenti e affiatati a New York. I
loro tratti, la loro pelle, mostra però che, per quanto ben
integrati, vengono da molto lontano. Tornare alle proprie origini, a
Singapore, per un matrimonio orientale con tutti i crismi. E
all'ombra dei fiori d'arancio, per forza di cose, conoscere la
famiglia di lui – e le prime crisi. A che prezzo infatti hanno
costruito quell'impero patrimoniale? Gli uomini di casa sono sempre
assenti, i tradimenti e il bisogno di apparire non si quantificano,
le nuore sono sottomesse alle mamme e le mamme sono sottomesse alle
nonne. La rivoluzione per l'arrivo della straniera,
ovviamente, prevederà sontuosi cambi d'abito e intensi faccia a
faccia durante le partite a majong; un doveroso lieto fine, con tanto
di intrecci da sciogliere in un sequel già annunciato, in cui ci si
accorge di come l'usurpatrice ne abbia cambiato le percezioni battendoli al loro gioco. Ispirato al primo romanzo
della trilogia di Kevin Kwan, Crazy Rich Asians ha
spopolato al botteghino e si è fatto valere perfino ai Golden Globe.
Qual è l'ingrediente segreto di una classica commedia di fine
estate, con il pregio di due insoliti occhi a mandorla? Un cast di
belli e bellissime, in cui è agguerrito il testa a tesa fra
l'irresistibile Constance Wu e Michelle Yeoh, perfida ma
con classe; la commistione tutta grattacieli
e luccicori fra Il mio grosso grasso matrimonio greco e
Orgoglio e pregiudizio.
Il risultato? Una fiaba opulenta, dai risvolti finali non così
scontati, che corrompe anche gli insospettabili con la leggerezza di
cui c'è sempre bisogno e scorci di un Oriente che è un piacere per gli occhi. Se le due ore scorrono senza intoppi, tra
compratori compulsivi pronti ad accaparrarsi già a fine visione
accessori e oggetti d'arredo e cinici che pensano che la commedia non
sia il mezzo adatto per parlare di disuguaglianze
razziali, comunque poco male: viva la superficialità a fin di bene,
viva le ventate di buonumore. Dopo Searching,
riecco la rivincita di una minoranza che conquista il centro della
scena affatto in punta di piedi. Rendendoci tutti pazzi, ma di loro.
(6,5)
questa volta non ne avevo adocchiato nessuno.. forse il primo potrebbe essere interessante. in questo periodo sono "scimmiata" con la casa di carta anche io XD
RispondiEliminaNon che mi entusiasmi troppo la serie, eh, però va guardata per non sentirsi fuori dal mondo. 😉
EliminaSe i vecchini han fatto breccia nonostante quel ritmo un po' così che ha fatto mancare la scintilla, la giovanissima mi ha spezzato il cuore con una semplicità che cercavo da parecchio. Restano fuori gli asiatici, la voglia manca, e spero che gli Oscar siano misericordiosi nell'evitarmi questo recupero che immagino troppo leggero.
RispondiEliminaSalvo sorprese, penso che potrai risparmoarteli. Anche se Michelle Yeoh fra le Non protagoniste...
EliminaQuando leggo queste tue recensioni mi rendo conto di quanto sia indietro col recupero di film ç_ç
RispondiEliminaMa anch'io, non ti credere, sono film visti a settimane di distanza gli uni dagli altri. 😂
EliminaVisti gli anni tremendi delle medie, sento proprio che Eighth Grade sarebbe un colpo al cuore.
RispondiEliminaLo è, ma appare a sorpresa necessario!
EliminaElsie Fisher nuova eroina!
RispondiEliminaPer quanto il film sia bello, il periodo della terza media però personalmente non lo rimpiango troppo. Nei tempi social di oggi rischiano di essere un vero inferno...
Se il fatto che una pellicola come Eighth Grade mi sia piaciuta non sorprende più di tanto, il "geriatrico" The Old Man and the Gun è invece riuscito ad affascinarmi ben più di quanto mi aspettassi. Un gioiello d'altri tempi.
Crazy Rich Asians è la romcom perfetta dell'anno. Tutto scivola in maniera piuttosto prevedibile, ma la variante orientale riesce a renderla differente e personale rispetto agli altri prodotti del genere. Non sapevo fosse tratta da un romanzo, che forma pure una trilogia...
A questo punto mi aspetto di vedere i sequel!
Oh, contento per Redford. Allora vedi che non sei così prevedibile? :-P
EliminaYep, di Crazy Rich Asians già confermato il seguito.