lunedì 4 giugno 2018

Recensione: Eleanor Oliphant sta benissimo, di Gail Honeyman

| Eleanor Oliphant sta benissimo, di Gail Honeyman. Garzanti, € 17,90, pp. 344 |

La signorina Oliphant, dal lunedì al venerdì, per otto ore al giorno, presta servizio come contabile da nove dei suoi trent'anni. In pausa pranzo fa orecchie da mercante davanti alle chiacchiere dei colleghi: ha infatti il suo tè biologico, cruciverba a bizzeffe con cui intrattenersi e, come il manuale della classicista tipo prevede, una laurea sprecata in Lettere antiche, Jane Eyre sotto il guanciale e un'avversione per la tecnologia. La mia professoressa delle superiori l'avrebbe definita una travet: una di quegli impiegatucci sottopagati, senza la minima speranza di ascesa sociale, assuefatta suo malgrado a una routine di ordinaria piattezza. L'arrivo del weekend, per lei, significa questo: barricarsi in casa e contendersi le attenzioni amorose di pizza e Pinot, con vodka a buon prezzo per dolce. Svegliarsi poi direttamente di lunedì, con il cerchio alla testa, e ricominciare daccapo. Come fosse il minuscolo ingranaggio di una catena di montaggio inumana, insoddisfacente, che, se tutto va per il verso giusto, un giorno o l'altro ti conduce al coma etilico e al successivo ritrovamento a opera dei dirimpettai, ragionevolemente insospettiti dal puzzo di decomposizione. La giovane donna riceve visite ogni sei mesi circa e, quando al citofono non chiedono di lei gli assistenti sociali nelle ispezioni di rito, allora sono gli addetti del gas. Mai nessun vicino che passi a domandarle una tazzina di zucchero, l'uovo che manca alla ricetta della torta di mele; mai un'anima che la inviti a ballare. Sarà che il problema è Eleanor, non gli altri.

Eccomi qui. Capelli lunghi, lisci, castano chiaro, che mi scendono giù fino alla vita, pelle chiara, il volto un palinsesto di fuoco. Un naso troppo piccolo e occhi troppo grandi. Orecchie: niente di eccezionale. Altezza più o meno nella media, peso approssivativamente nella media. Aspiro alla medietà... Sono stata al centro di fin troppa attenzione in vita mia. Ignoratemi, passate oltre, non c'è nulla da vedere qui.

A metà tra una versione femminile di Sheldon Cooper e Amélie Poulain (ma con la famiglia da incubo di Michael Myers), ha un viso e maniere brusche che scoraggiano: una ragnatela di bruciature che invitano a distogliere lo sguardo per discrezione; una schiettezza a confine con la maleducazione che ora offende, ora fa ridere. Come può lamentarsi della mancata cordialità del prossimo, quando lei per prima rischia di risultare inopportuna dandosi agli stessi pregiudizi di quella mamma degenere che, di mercoledì, la chiama dal braccio della morte? Excusatio non petita, accusatio manifesta. La dichiarazione a priori del titolo del best-seller di Gail Honeyman, perciò, suona proprio come un'ammissione di colpa; una bugia bella e buona. Succede così che Eleanor Oliphant fa un patto con sé stessa: avere il coraggio di essere felice, togliendosi dalla conta degli inetti. La aiutano all'inizio l'amore a prima vista per un cantante locale che, complici i social, diventa un miraggio a cui aggrapparsi nei fine settimana da eremita; l'amicizia disinteressata del dolcissimo Raymond, tecnico dei computer che ignora il bon ton ma conosce le regole del conforto; la famiglia di Sammy, vecchino dai maglioni rosso Natale a cui prestare soccorso in giornatacce in cui l'altruismo fa svoltare. Intervengono a metà un cambio di stile (di vita): il restauro, esilarante, prevede shopping e manicure, parrucchiera ed estetista, un palloncino a forma di SpongeBob e un gatto nero scampato a un incendio. Eleanor non sa niente di vita sociale, figurarsi di relazioni, e allora prende a dire di sì agli inviti, alle promozioni, alle opportunità mancate che tornano a presentarsi. Razionale, imbarazzante, qui è descritta alle prese con le indiscrete gioie dell'irrazionale e l'incanto di storie, di amori, che fanno un giro lungo e tortuoso. Ma Eleanor è rotta, irrisolta, e s'illude: costruisce castelli in aria pur stando con i piedi per terra.

Se qualcuno ti chiede come stai, si aspetta che tu risponda BENE. Non devi dire che la sera prima ti sei addormentata piangendo perché erano due giorni di fila che non parlavi con un'altra persona. Devi dire: BENE.

C'è un dramma che ha rimosso, o che finge di non ricordare. C'è un noi su cui far luce. Ci sono giorni belli e giorni brutti, alla fine, quando soltanto la paura di far morire di sete la pianta o il gatto ti fa alzare dal letto; quando sei seduto a terra, nudo, abbastanza da avere immaginato tra le gambe del tavolo tutti gli spostamenti dell'oggetto d'arredo. L'immediatezza della narratrice – sola al mondo, unica superstite – diverte, ma sconvolge nel dramma che irrompe. Perché la violenza colpisce le brave persone? L'inespresso, finalmente affrontato a voce alta, rende il cuore forte. Gail Honeyman scrive come se vivesse in uno chick lit, ma la sua anti-eroina ha poche speranze di lieto fine. Da un lato ci sono ottimi motivi per lasciarsi morire, dall'altro un monolocale aperto al mondo – e alla luce del sole – che distrae dai misteri di un passato di fuoco.

Sul mio cuore ci sono cicatrici altrettanto spesse e deturpanti di quelle che ho in viso. So che ci sono. Spero che resti un po' di tessuto integro, una chiazza attraverso la quale l'amore possa penetrare e defluire. Lo spero.

Come Vittoria, quello di Eleanor è un romanzo che spalleggia il buonumore e consola, rivelando a sorpresa risvolti tristi in cui si specchiano e si placano i tuoi dispiaceri. Commedia terapeutica sulla depressione clinica, suggerisce forse l'ovvio, ma con quel tanto che basta (di freschezza, di originalità, di leggerezza) da convincerti che c'è del bello, del vero, nelle frasi fatte che parlano di un tunnel dotato di un'uscita di emergenza; di mali comuni che, se condivisi, si rivelano mezzo gaudio. 
Eleanor Oliphant sta benissimo: una menzogna per sé e per gli altri. Perché passare trent'anni a mentirsi, anziché lavorarci sopra e renderla realtà?
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Foo Fighters – Walk

31 commenti:

  1. Che dire? Una recensione bellissima per un libro che merita.

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    1. Ti ringrazio, Glinda, e che piacere vederti da queste parti. :))

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  2. Ne ho sentito parlare alla radio e, dopo questo tuo.commento, sono molto curioso!

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    1. Cavolo, pubblicizzatissimo, allora!
      Per una volta, non a torto. Storia solita ma con una protagonista insolita: il risultato piace, già. :)

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  3. Ne ho letto qua e là sui giornali, e visto il titolo me l'ero appuntata mentalmente. Ora basta che la memoria non m'inganni e che riesca a trovare del tempo.

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    1. Romanzo e protagonista, per toni e profondità, che ti si addicono. :)

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  4. Era già in vetta alla mia lista dei prossimi acquisti... ora non ho speranze! *_*

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  5. Per una volta, un tam tam pubblicitario che non si è rivelato una fregatura! Ben vengano libri come questo, che risollevano l'anima!

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    1. Sul comodino, per sicurezza, non dovrebbero mancare mai, mai.

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  6. Atro libro che DEVO assolutamente leggere al più presto. Ne sento parlare solo “benissimo” e tu non fai che confermare con le tue parole ciò che sospetto.
    Stefi

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    1. Le due lettrici quasi perfette devono conoscere Eleanor, per forza. :)

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  7. Ne ho sentito molto parlare ma ero indecisa, tu, come al solito, mi hai fregato. In lista!

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    1. Indeciso anch'io, che l'ho ricevuto per caso in una bozza fuori commercio dopo un acquisto su IBS, ma è stato una piccola, grande sopresa. Di quelle che si sa come andranno a finire, insomma, ma nei momenti critici tendono la mano.

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    2. Questo libro mi salta sempre davanti nei banner pubblicitari e su fb, e dopo la tua recensione... mi sa che non potrò esimermi :-D

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    3. Non sono pubblicità: sono bombardamenti!

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  8. Romanzo bellissimo, non pensavo potesse rivelarsi così interessante!

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  9. Ciao Michele mi è piaciuto tantissimo anche a me questo libro, bellissima recensione...some sempre ;-)

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    1. Ti ringrazio, e felice che la cara Eleanor abbia questo gran seguito di fan. :)

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  10. Mi hai proprio incuriosito, bravo! Bella recensione!

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  11. Ho aspettato di finirlo prima di venire qui a leggere e hai saputo dire tutto quello che io non riuscirò ad esprimere nella mia recensione! bella michè. Posso permettermi di citare il tuo paragone con sheldon e ameliè?

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  12. Sheldon Cooper e Amélie Poulain sono due dei personaggi di fiction che meno sopporto nella storia dell'umanità, quindi questo libro potrebbe farmi stare... malissimo, mi sa. :D

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    1. Dall'esterno, ti dirò, anch'io.
      Ma stare nelle loro teste un po' matte è un'esperienza a sorpresa!

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  13. L'ho letto. Per certi aspetti l'ho trovato intenso e ben scritto, dall'altra, mi è sembrato di leggere le stesse storie che sono di moda oggi nel mondo editoriale. Iniziando dalla Chiara Parenti e il suo "Per lanciarsi dalle stelle" o "il giardino dei fiori segreti" di Cristan Caboni etc. L'unica cosa che li differenzia è lo stile, sobrio e diretto quello di Gail Honeyman, più enfatizzato quello delle altre due. Vi segnalo un altro romanzo, che forse potrebbe piacervi. "il destino di due sorelle" edito da Libromania.
    Ciao

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    1. Se quei Garzanti li ho evitati, però, chissà perché Eleanor mi ha fatto moltissima simpatia. Non posso darmi a paragoni, purtroppo.
      Segno, grazie!

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  14. L'ho letto e recensito anche io nella mia pagina.
    Complimenti per la tua recensione.
    È un bel libro dove la disperazione della vita si veste di speranza.
    Ti seguo

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