Io
sono. Ancora.
Titolo:
Il racconto dell'ancella
Autrice:
Margaret Atwood
Editore:
Ponte alle Grazie
Numero
di pagine: 400
Prezzo:
€ 16,80
Sinossi:
In
un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono
divenuti uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo
femminile. Le poche donne in grado di avere figli, le "ancelle",
sono costrette alla procreazione coatta, mentre le altre sono ridotte
in schiavitù. Della donna che non ha più nome e ora si chiama
Difred, cioè "di Fred", il suo padrone, sappiamo che vive
nella Repubblica di Gilead, e che può allontanarsi dalla casa del
padrone solo una volta al mese, per andare al mercato. Le merci non
sono contrassegnate dai nomi, ma solo da figure, perché alle donne
non è più permesso leggere. Apparentemente rassegnata al suo
destino, Difred prega di restare incinta, unica speranza di salvezza;
ma non ha del tutto perso i ricordi di "prima"...
La recensione
Raccontarti
qualcosa significa credere in te, credere che esisti. Se ti sto
raccontando questa storia è perché voglio che esista. Racconto,
dunque tu esisti.
Ho
aspettato a lungo il ritorno in libreria del Racconto
dell'ancella. Un romanzo
distopico, profetico e disturbante, che sembra stato scritto l'altro
giorno nonostante i suoi tre decenni – Margaret Atwood, candidata più volte al Premio Nobel, ci lavorava su durante gli anni dell'Aids e dei morti
come mosche. La ristampa ha una fascetta verde: dal romanzo, strilla,
è stata tratta la fortunata serie tv. Potrei fingere di averla vista per intero, ma mi mancano la metà degli episodi. La visione
turba a tal punto da non tentarmi con l'idea di una
maratona. Mettersi in pari, allora, e parlarne in un unico post? Ho
deciso, alla fine, che recupererò quel che resta di The
Handmaid's Tale senza fretta,
poco a poco. Sapendo che non sarà cosa rapida e indolore. Della serie Hulu, nell'attesa, ho
visto però quel tanto che basta per darsi ai confronti. Ci sono
scene a cui ripenso. Pensieri che mi sorprendono così, all'improvviso,
mentre mi dedico a tutt'altro. Conoscevo i personaggi e le regole di questo spaventoso regime totalitario, le adunanze e le
cacce alle streghe, ancora prima dell'intercessione dell'autrice. In
un futuro che è già qui, sintesi implacabile del peggio di
cui il genere umano è capace, gli Stati Uniti
hanno smesso di esistere. Non c'è stata nessuna apocalisse. Non
immaginate colonne di fumo e detriti, uno scenario da film di
fantascienza. L'instaurazione della Repubblica di Galaad – rimedio
forzato a una libertà bacchica, a confine con l'anarchia – è
stata rapida come un colpo di stato. Uno di quegli avvenimenti
epocali di cui non capisci il peso, mentre lo stai vivendo. Gli uomini
sono tori da monta e le donne, peccatrici destinate a partorire con
dolore, carne da macello. Camminano in fila indiana, due alla volta,
annunciate dal frusciare dei vestiti e dai bisbigli delle bocche. A
quelle madonnine inquietanti, abusate e vendicative, spetta la
continuità della razza in un universo minacciato dalla sterilità.
Il parto è un evento da celebrare in pompa magna, l'omicidio
politico un deterrente. Sulla via del supermercato, il paniere
sotto braccio, c'è infatti il Muro. I preti, i medici e i gay
penzolano come ballerini. Coloro che si sono ribellati difendendo a spada tratta Dio, l'aborto e l'amore hanno meritato il cappio al collo.
Le Ancelle sfilano impassibili e inespressive, sotto il velo da suore in rosso. Senza lacci delle scarpe e senza identità, al bando i libri, proibito l'orgoglio. La protagonista non fa eccezione: indossa un sorriso d'ordinanza su una maschera di cera, ma nel petto ha una voce che esplode forte – l'unico segreto, l'unica arma che le resta. Quale effetto sortisce Il racconto dell'ancella un paio di generazioni dopo? Cosa colpisce, venuto meno l'effetto sorpresa – la serie si sofferma sulle violenze fisiche, approfondisce personaggi e temi qui marginali (il supplizio inflitto all'omosessuale Diglen, ad esempio: una Alexis Bledel da rieducare) – e sperimentata sul piccolo schermo parte della ferocia di Galaad? L'ode a ciò che sopravvive, l'eleganza con cui la Atwood invecchia. Difred, privata del nome e ribattezzata con un patronimico, è la schiava sessuale del Comandante e di sua moglie, Serena. Narratrice vezzosa e puntuale, nella scorsa vita è stata un'amante, una madre e un'amica. Possiede tube di Falloppio funzionanti e un'anima sarcastica. Non dà soddisfazioni. Tra sé e sé è la protagonista, non una vittima sacrificale. Disobbedisce rubando pezzi di burro da usare sul viso e sulle mani, in mancanza della crema idratante: sempre attenta alla propria femminilità; agli sguardi lunghi dell'autista Nick o dei Custodi di guardia, armati di mitraglia; alle lusinghe di un Comandante che, nelle partite clandestine a Scarabeo, sembra trattarla come sua pari. A gambe all'aria Difred fissa il soffitto o la finestra affacciata sul giardino, i tulipani che sbocciano a primavera: liquida con poco il sesso – parla di fottere, mai di stupro – e in quei minuti ripensa agli amici e agli affetti, a una mamma single che non si è piegata.
Scrive come se li avesse in pugno, tutti, o ci fosse la speranza reale di scappare in Canada. Al di là del confine. Lei, prepotentemente, nel Racconto dell'ancella diventa misura di ogni cosa. Tutto è provvisorio – la stanza minuscola nella villa dei padroni, la fertilità delle sue ovaie, un Dio che non presta ascolto –, ma tra queste pagine è padrona di casa e di se stessa. Purtroppo, non del proprio destino. La dignità di Difred rifugge il patos e il pietismo, cerca l'asciuttezza, ma non per questo fa meno male. Il presente è raccontato in presa diretta, squallido e arido com'è; il passato è trasformato in poesia. Per non farsi schiacciare dai bastardi. Per non dimenticarsi. Il racconto dell'ancella è la testimonianza diretta, mutila, di una giovane donna che non sa se metterà al mondo un figlio e se sopravviverà. Una Anna Frank del futuro che ti racconta la vita giorno per giorno, la nostalgia dei periodi migliori – pensiero fisso, oltre i paraocchi della cuffietta bianca –, e domani chi lo sa. La sua ribellione è elaborare. Una confessione a cuore aperto, una rivincita, la testimonianza di un'epoca che non c'è – o forse sì.
Per il Paradiso abbiamo bisogno di Te. L'Inferno ce lo possiamo fare da soli.
Le Ancelle sfilano impassibili e inespressive, sotto il velo da suore in rosso. Senza lacci delle scarpe e senza identità, al bando i libri, proibito l'orgoglio. La protagonista non fa eccezione: indossa un sorriso d'ordinanza su una maschera di cera, ma nel petto ha una voce che esplode forte – l'unico segreto, l'unica arma che le resta. Quale effetto sortisce Il racconto dell'ancella un paio di generazioni dopo? Cosa colpisce, venuto meno l'effetto sorpresa – la serie si sofferma sulle violenze fisiche, approfondisce personaggi e temi qui marginali (il supplizio inflitto all'omosessuale Diglen, ad esempio: una Alexis Bledel da rieducare) – e sperimentata sul piccolo schermo parte della ferocia di Galaad? L'ode a ciò che sopravvive, l'eleganza con cui la Atwood invecchia. Difred, privata del nome e ribattezzata con un patronimico, è la schiava sessuale del Comandante e di sua moglie, Serena. Narratrice vezzosa e puntuale, nella scorsa vita è stata un'amante, una madre e un'amica. Possiede tube di Falloppio funzionanti e un'anima sarcastica. Non dà soddisfazioni. Tra sé e sé è la protagonista, non una vittima sacrificale. Disobbedisce rubando pezzi di burro da usare sul viso e sulle mani, in mancanza della crema idratante: sempre attenta alla propria femminilità; agli sguardi lunghi dell'autista Nick o dei Custodi di guardia, armati di mitraglia; alle lusinghe di un Comandante che, nelle partite clandestine a Scarabeo, sembra trattarla come sua pari. A gambe all'aria Difred fissa il soffitto o la finestra affacciata sul giardino, i tulipani che sbocciano a primavera: liquida con poco il sesso – parla di fottere, mai di stupro – e in quei minuti ripensa agli amici e agli affetti, a una mamma single che non si è piegata.
Nolite te bastardes carborundorum.
Scrive come se li avesse in pugno, tutti, o ci fosse la speranza reale di scappare in Canada. Al di là del confine. Lei, prepotentemente, nel Racconto dell'ancella diventa misura di ogni cosa. Tutto è provvisorio – la stanza minuscola nella villa dei padroni, la fertilità delle sue ovaie, un Dio che non presta ascolto –, ma tra queste pagine è padrona di casa e di se stessa. Purtroppo, non del proprio destino. La dignità di Difred rifugge il patos e il pietismo, cerca l'asciuttezza, ma non per questo fa meno male. Il presente è raccontato in presa diretta, squallido e arido com'è; il passato è trasformato in poesia. Per non farsi schiacciare dai bastardi. Per non dimenticarsi. Il racconto dell'ancella è la testimonianza diretta, mutila, di una giovane donna che non sa se metterà al mondo un figlio e se sopravviverà. Una Anna Frank del futuro che ti racconta la vita giorno per giorno, la nostalgia dei periodi migliori – pensiero fisso, oltre i paraocchi della cuffietta bianca –, e domani chi lo sa. La sua ribellione è elaborare. Una confessione a cuore aperto, una rivincita, la testimonianza di un'epoca che non c'è – o forse sì.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Lady Gaga – Tit It Happens To You
e io che ce l'ho da anni devo ancora leggerlo *si nasconde* *___*
RispondiEliminaChe passino i biglietti di auguri, ma questa non te la perdono! Lo adorerai. Avrei dato mezza stellina in più, ma quel poco che ho visto del telefilm ha ammortizzato lo shock (colpa mia).
EliminaIo nemmeno il trailer del telefilm ho voluto vedere per non rovinarmi niente. Basta, sarà il libro dell'estate, quello che mi porto in vacanza dove nessuno mi rompe le balls!
EliminaUna volta dato un calcio in culo alla sessione, anch'io un po' di mare e tanti libroni impegnativi da leggere.
EliminaPerché le nostre letture sotto l'ombrellone sono differenti.
Anche io devo ancora leggerlo! *si nasconde insieme a Silvia*.
RispondiEliminaRimedierò, Mik! E hai ragione: un romanzo così sembra scritto in questi giorni. (Ma la serie tv, da quello che dici, non fa per me).
La serie TV è precisissima, ma molto più tosta.
EliminaNon si vede niente di che, davvero, ma rispetto al romanzo ti permette di esplorare meglio la crudeltà di quella distopia - in rete si parla molto della mutilazione sessuale subita da una delle protagoniste, non so se ti sei imbattuta in qualche articolo. Tra le pagine invece c'è solo e soltanto Difred, chiusa in casa, e sa poco o niente del destino delle sue simili.
Davvero una bella recensione.
RispondiEliminaConfermo che il regime instaurato è stato veloce come un colpo di stato.
Abbastanza agghiacciante il tutto, le Ancelle, le Mogli, i Comandanti. Il telefilm è comunque crudo e sono curiosa di sapere se gli daranno una "vera" conclusione. Il film di anni e anni fa, dà un finale chiuso a questa storia, ma quando lo lessi mi rimase l'amarezza in bocca, un finale del genere. Non sono andata troppo nel particolare per non fare spoiler a chi ancora deve leggerlo.
Ti ringrazio, Ninfa! E' stato un piacere chiacchierarne in questi giorni. A me il finale tronco, chiamiamolo così, è piaciuto molto. Ha reso il tutto molto più vero e mi ha ricordato un po' il YA The Bunker Diary, che non ricordo se hai letto. La serie è agli sgoccioli, mi pare, ma è già stata confermata una seconda stagione. La storia di Difred continuerà?
EliminaChe renda tutto più reale è vero, ma me la sono presa proprio a cuore Difred. Bunker Diary devo ancora recuperarlo, assolutamente. Proprio oggi in America uscirà l'ultima puntata e domani, quindi, la vedrò. Non sapevo fosse stata rinnovata, potrebbe anche non essere lei la protagonista, chissà.
EliminaPer le chiacchiere sono sempre disponibile;)
Qualcosa mi dice che non vorranno perdere la Moss a bordo: veramente bravissima. Se leggo qualche novità a proposito, ti faccio sapere. Per ora si sa che saranno altri dieci episodi e che, puntuale, esce nel 2018.
EliminaInteressante! E' una scrittrice che apprezzo. Ho letto "L'anno del diluvio" e "Per ultimo il cuore". Della serie non sapevo, potrebbe anche piacermi.
RispondiEliminaDella serie sospetto si parlerà molto. Potrebbe essere l'outsider agli Emmy, quest'anno, e meritatamente. La protagonista, Elisabeth Moss, è straordinaria.
EliminaSpero di leggere prestissimo altro della Atwood. Per ultimo il cuore lo prendere anche solo per la copertina, per dirti. ;)
Anch'io ho visto metà degli episodi e il resto lo vedrò pian piano, senza fretta. Lo shock c'è stato, tanto forte che, nel cercare mezze rassicurazioni, ho finito per spoilerarmi il libro e parecchio del resto della serie; nonostante ciò, continuerò a guardarla per sapere come gestiranno il tutto. Concordo anche sull'incredibile attualità del tema - basti pensare a Boko Haram , se proprio non si vuole scomodare l'ISIS -, da brividi. Considero romanzi distopici come questo i più riusciti, che a distanza di anni dalla pubblicazione restano sempre attuali, nel bene (?) e nel male.
RispondiEliminaMa anche le torture abominevoli in Cecenia, e chi ne ha più ne metta...
EliminaConcordo con te, a distanza di trent'anni è attualissimo. Sarà che è lungimirante l'autrice, sarà che è prevedibile la nostra cattiveria.
La serie tv non l'ho vista e il libro non l'ho letto, ma lo cercavo da tempo perché da piccolo vidi il film sui canali regionali e mi shockò :)
RispondiEliminaMoz-
Il film vecchio lo punto anch'io. All'inizio non gli davo due lire, ma ho visto che ci sono la Richardson, Faye Dunaway... Sceneggia il drammaturgo Pinter... Insomma, devo cercare di recuperarlo. Anche se lo immagino molto più trattenuto della serie, che davvero non le manda a dire. ;)
EliminaLa serie ancora mi manca - shame on me - ma ho puntato gli occhi sul libro già da qualche tempo. Lo recupererò appena gli esami mi lasceranno un po' di ossigeno. Prevedo una lettura non certo semplice da affrontare ma sicuramente importante oltre che interessante :)
RispondiEliminaFede.
E prevedi bene, Fede. Poi recupera anche la serie!
EliminaIn quanto agli esami: ho fatto il primo della sessione e mi sono concesso la Atwood. Ora, con altro da preparare in tempi ristretti, vado di (meritata) leggerezza.
Avrei voluto leggere pure io il libro, così da poter vedere senza colpe la serie, ma visti i tempi, darò la precedenza agli episodi che al momento mi mancano TUTTI. L'estate non doveva essere la morte del piccolo schermo? Non sembra visti i miei arretrati..
RispondiEliminaIn ogni caso, mi aspetto il meglio.
C'è la Moss, ne parlavi proprio oggi, che è splendida (la conosco poco, lei, non avendo visto né Mad Men né Top of the Lake). Vedere gli episodi tutti insieme, però, potrebbe nuocere alla salute. Ho nervi, sangue freddo e tanto stomaco, ma quel poco che ho visto mi ha innervosito molto.
EliminaDella folgorante serie mi manca solo l'ultimo episodio della prima stagione, che dovrei guardare tra oggi e domani. Questa volta ti ho superato! ;)
RispondiEliminaIl romanzo però non saprei se recuperarlo o meno, non vorrei spoilerarmi cosa succede nella seconda stagione, ed eventualmente in quelle successive...
A giudicare dai titoli degli episodi, che riprendono pari pari quelli del romanzo, la serie finirà dove finisce la Atwood. Che ti inventi per la seconda stagione, uno chiede?
EliminaConfidiamo in loro, sperando non rovinino tutto. :)
Sto amando la serie TV e il romanzo è finito in wishlist in men che non si dica! Apprezzo tanto anche il consiglio musicale <3
RispondiEliminaTi ringrazio, Gaia!
EliminaContinuerò la serie TV in questi giorni. :)
Il telefilm non l'ho visto e non so se lo recupererò, ma il romanzo è veramente bello oltre che scorrevolissimo.
RispondiEliminaGran bella recensione. ;-)
Grazie, Pirkaf!
EliminaTi consiglio anche il telefilm. Come ho scritto non so più a chi, aggiunge tanto. Forse, a trent'anni di distanza, si ha più coraggio nel prendere di petto certi temi (non che all'autrice mancasse, anzi).
Non conoscevo questo libro... e neppure la serie :-) e siccome non sono amante di serie tv,penso che farò prima a cercare il libro :-D
RispondiEliminaPotresti fare un'eccezione anche per la serie, fidati. Sono dieci episodi. ;)
EliminaAhhh se nn è lunga allora provo ;-)
EliminaPoi, immagino, finisce dove finisce il romanzo.
EliminaChissà che si inventano per la seconda. Pare che la scriverà anche la Atwood, anziana ma attivissima!
Ciao. Ho davvero apprezzato il modo in cui hai scelto di parlare di questo piccolo gioiello. Hai trovato un modo fantastico e approfondito di descrivere questo romanzo, che non è certo una passeggiata! Le tematiche sono così tante, così vaste, così profonde, che ci vorrebbe un piccolo saggio di dieci pagine per affrontarle anche solo per sommi capi! Comunque mi sono ritrovata ad annuire energicamente su molti passaggi del tuo post, soprattutto su quella similitudine con il racconto di Anna Frank...anche io avevo pensato la stessa cosa, sai? Ancora tanti, tanti complimenti!
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