Un anno fa, in autunno, dicevo addio a Hannibal e a Breaking Bad: il primo, cancellato dopo una terza stagione splendida; il secondo, recuperato con imperdonabile ritardo. L'ultimo episodio, dell'uno così come dell'altro, mi aveva lasciato in lutto. Inconsolabile, o quasi. Subito dopo, infatti, l'annuncio: le star dei serial che, neanche a farlo apposta, avevo visto nello stesso periodo, sarebbero stati i volti del nuovo telefilm Hulu. Accanto a loro, Michelle Monaghan: vista qui e lì al cinema e totalmente apprezzata, infine, in True Detective. Con la primavera, arriva The Path: atteso, dal sottoscritto, con curiosità e una certa ansia. E di che parla? Incrocio tra il thriller e il dramma familiare, racconta – in dieci episodi – le vicende di una famiglia senz'altro particolare: i Lane vivono in una comunità religiosa, una setta, che ha regole ferree, un credo tutto suo e un leader carismatico, ma sempre in viaggio. Durante la sua assenza, Cal, degno di venerazione e con un passato misterioso, occupa il seggio vacante. In seguito a un tornado, la comunità apre le porte ai profughi: su di loro, gli obiettivi delle telecamere. Legale l'asilo? Nel mentre, nella famiglia di Eddie e Sarah, che in quella stessa comunità si sono ripuliti e hanno conosciuto l'amore e la redenzione, qualcosa s'incrina: il rapporto tra i coniugi si raffredda, c'è qualcosa che non si confessano; il figlio maggiore, adolescente innamorato di una coetanea estranea a quel mondo, punta i piedi, s'incapriccia e decide di fare di testa sua. Non vuole abbandonare gli studi, non vuole frequentare ragazze che credano nella Scala. A questo punto, mi domanderete, tutto ciò ha risvolti inaspettati; risulta interessante, se non addirittura imperdibile? Brutalmente: no. In nome di quale autolesionismo ho resistito, allora? Voglio troppo bene a Dancy e Paul, troppo. E, a malincuore, dico che nemmeno le scelte del cast mi sono sembrate particolarmente illuminate: si mostrano bravi come sappiamo, ma, al posto loro, non avrei partecipato. Dopo Will Graham, detective forse ancora meno lucido del serial killer che inseguiva, Dancy ha il ruolo del folle; Aaron Paul, ex tossicomane, è un Jesse Pinkman al guinzaglio; la Monaghan, naturalmente odiosa, aizza i suoi due spasimanti in un ennesimo triangolo sentimentale; Emma Greenwell, da Shameless, invece, riabbraccia il personaggio della giovane dissoluta, ninfomane, ebbra. The Path è lento, confuso, pasticciato. Accantonato l'elemento giallo – c'è un omicidio sul finale, intuibile tanto quanto le dinamiche del gruppo -, è un The Affair scritto alla buona, con le pretese di spacciarsi per il nuovo The Leftovers: vedi la crisi coniugale e le bugie; vedi il misticismo. I toni sono serissimi ma non serrati, le puntate sono lunghe e infruttuose, il finale è un letale buco nell'acqua. Di coinvolgente, l'elemento teen: Kyle Allen, poco convincente nei panni di un quindicenne, alto e maturo com'è, ha una gran bella faccia – somiglia a Heath Ledger, in 10 Cose che odio di te – e la strada spianata. A voler essere generosi, il resto, è il miglior toccasana per chi soffre d'insonnia cronica. (5)
Madri
che non parlano alle figlie, figlie che non parlano con le madri.
Questo, in tutte le combinazioni possibili. Sedicenni che mettono al
mondo un bimbo per sbaglio, e non sono mica pronte. Dodicenni,
invece, che alla mamma povera in canna preferiscono il papà, perché
nella casa nuova ha una piscina e una moglie uscite, entrambe, da un
catalogo dei sogni. Ancora, giovani che non si rivedono alle riunioni
degli alcolisti anonimi: muiono d'overdose, ci ricascano e lì
restano. Pusher che non si perdonano. Uomini d'azione che passano la
vita a fare follie, stuntman professionisti, e poi scivolano in
montagna e non si alzano più da una sedia a rotelle: da dongiovanni,
adesso fanno innamorare le donne al telefono, nascondendo la loro
disabilità. Regine di una galleria di personaggi disparati e
disperati, Chisty – ex tossica, ex spogliarellista, ora cameriera
scordinata che sogna una laurea che costa troppo – e Bonnie, a
simboleggiare che la mela non cade mai lontano dal proverbiale
albero: piccola narcotrafficante, clochard, ha cresciuto la figlia in
un'auto. Da tre anni, da tre stagioni, vivono insieme per necessità;
condividono il letto; si amano e si odiano, nel mentre. Ci sarebbe di
che piangere, uno dice. E invece in Mom, mai come quest'anno, si
ride, e con l'intelligenza e la crudeltà che non avevo mai notato in
precedente. Sotto sotto, la comedy Fox con le risate registrate è
tristissima e verissima. Come la racconti, però, la storia della
progenie di un Dio minore, in una America non così accogliente, non
così magica? Ma con il pratico formato sit-com, che sta
letteralmente in tasca, e due fuori classe di tempi comici e
figuracce. Loro, il segreto. E soprattutto il cuore, in una stagione
che non si smentisce e rivela una doppia faccia. Il cuore e la testa.
Assieme a una voce che, al prossimo bacio della
sfortuna, ti suggerisce: “fattela, una risata”. (7)
Lo
scorso anno, il piano della pia Jane Gloriana Villanueva, che
stringeva denti e ginocchia per arrivare vergine al matrimonio, aveva
imboccato svolte miracolose. Inseminata per errore, portava in grembo
il figlio del ricco Rafael, un completo sconosciuto, o quasi. Bello,
ricco, addirittura responsabile: uno di cui innamorarsi, sul finale,
a discapito del poliziotto Michael, noioso e troppo a modo. Jane ci
lasciava con un Golden Globe a sorpresa tra le mani, con l'affanno,
già mamma. Gente a cui spezzavano il cuore, nascite immacolate e,
tra narcotraffici e doppie identità come ogni soap degna di nota
pretende, un finale sospeso nel dubbio: il neonato rapito e la vendicativa Petra, ex che non perdona, che recuperava
dalla Banca del seme altro ehm... “materiale” del traditore Rafael.
Abbastanza per assicurare ai Solano un altro erede? Abbastanza per
mandare la coppia felice su tutte le furie? Il piccolo Mateo viene
salvato prestissimo; Petra non solo resta incinta contro ogni logica, ma aspetta due gemelle. Si cresce, ci si avvicina al sogno di
diventare scrittori e, inevitabilmente, ci si divide. E' crisi per i
genitori di Jane, il vanesio Rogelio e la spregiudicata Xiomara;
nonna Alba, nel suo passato senza macchie, porta alla luce una
vecchia fiamma; Jane, già poco
tollerata dal sottoscritto, fa una scelta sentimentale che mi ha fatto scemerare gran parte della serie
e gran parte dell'interesse. Non tralasciamo l'elemento giallo, i
twist surreali, i colpi di cuore: formula vincente non si cambia,
oppure sì? Dopo un primo approccio candido e stupito, trash con
piacere, Jane The Virgin prosegue sugli stessi binari con ventidue
episodi – tanti – che ho seguito volentieri, sì, ma
che mi son parsi un po' tutti uguali. Senza i guizzi e i sorrisi che,
di solito, il temperamento latino mi assicura. (6)
Jimmy
Martino ha un ristorante stellato, tante spasimanti e la fortuna
sfacciata di avere la faccia di John Stamos (classe 1963). Bellissimo
cinquantaduenne – scambio volentieri i miei trent'anni di
differenza per i suoi miracolosi geni – a cui la vita sorride di
rimando, l'impresario dongiovanni ha poca voglia di accasarsi. E se,
indipendentemente da lui, il destino avesse altri progetti? L'unica
novità che, lo scorso autunno, non ho tagliato via dalle mie visioni
settimanali – ho sempre bisogno di leggerezza, ma faccio fuori
comedy a giorni alterni – ha avuto diritto a una sola stagione, è
simpatica, confortante e si chiama Grandfathered. Perché
sì, Jimmy, nel pilot, si scopre nonno di una bimba adorabile, Edie.
Nonno... Ma c'è qualcosa che non va. Lui non ha figli! E invece.
Dalla storia finita male con Sara, che invecchia con altrettanta
eleganza, è nato infatti l'impacciato Gerald. Che avrebbe proprio
bisogno di una figura paterna e, soprattutto, di una mano per
conquistare Vanessa: la madre di sua figlia è la sua migliore amica,
e proprio non vuole saperne di una storia d'amore. Jimmy, tra ritorni
di fiamma e rivelazioni, si impegna a far bene. Può imparare a
mettere da parte la vanità e l'egoismo per diventare un modello? La
serie Fox è simpatica, familiare, molto tenera. Ennesima variazione
sul tema di About a boy, non lo nego, ma con una scrittura
freschissima, dalla sua, e un cast ad hoc. Funziona alla perfezione
il buon Stamos, autoironico e piacione, e con lui gli impiegati
stralunati – il sous chef indiano in cerca d'attenzione, la maitre
stonata che s'immagina cantante soul - di un ristorante che ammicca a
quei programmi di cucina, già spettacoli di per sé, a me tanto cari
nell'ultimo periodo. Ma indovinate chi viene a cena? Non attesi ma
indispensabili, ecco la luminosa Paget Brewstet, ex che ci ha
nascosto la sua gravidanza; la bella cognata Christina Milian, che
prende alla lettera la “regola dell'amico”; il figlio Josh Peck,
nerd buffo e galante che ricordo, bambino io e bambino lui, in Drake
& Josh, nei sonnolenti
pomeriggi di Italia Uno. Non piangerò la cancellazione, e chi non
l'ha visto non ne rimpiangerà la perdita, però nel mentre si ride
di cuore; si sospira, inteneriti; ci si appunta che la mezza età è
la nuova gioventù. Tutte cose, comunque, graziose e non da
poco. Senz'altro, non da una stagione soltanto: una brusca “toccata e
fuga” che, pur nell'irrisolto, lascerà piacevolmente soddisfatti.
(6,5)
Questa volta non sono per niente d'accordo.
RispondiEliminaThe Path non sarà certo una serie perfetta, però è qualcosa di diverso dal solito, è ben scritta e interpretata alla grande, e di sicuro non raggiunge i livelli di noia di Hannibal... ;)
Di Jane the Virgin invece mi era bastato il primo episodio: terribile.
Mom l'avevo iniziato: divertente, però mi era sembrata un po' la solita sitcom...
Grandfather invece mi manca, ma non mi ispira granché.
Insomma: non ci siamo. :)
Ma Hannibal era di un bello assurdo, Marco.
EliminaThe Path è Uccelli di rovo in salsa d'autore.
Mi affido alla tua pazienza, allora, per sapere cosa NON succede nella prossima stagione. Io abbandono. :)
E poi ci sono io che non ho visto manco mezza puntata delle serie da te proposte :)
RispondiEliminaDevi vedere The Path, giusto per dire che è noioso e infastidire il Cannibale. :-D
Elimina#iostoconsalvatorebaingiu
RispondiElimina#jesuisorpresomancounpo'
EliminaMi mancano tutte tranne Mom che guardicchio ogni tanto, ma senza costanza.
RispondiEliminaIn fondo non è malvagia come si potrebbe pensare ad una prima occhiata, l'ho rivalutata di recente.
Tutt'altro che malvagia.
EliminaPer me, è tra le comedy migliori. Forse la migliore, tralasciando le risate che odio: due protagonista fantastiche.
Al primo posto al momento per me c'è New Girl, che trovo molto più irresistibile.
EliminaPerò è molto più slegato e soft. Di questo, guarda un po' la terza stagione. Ci sono bocconi amarissimi. :)
EliminaCome sai, dopo aver difeso i primi episodi di assestamento, pure io sono crollata di fronte alla noia e alla ripetizione di The Path: dove si vuole andare a parare se tutto è già presentato all'inizio?
RispondiEliminaDubito di esserci per lui, il prossimo anno.
Le altre serie, invece, mi mancano... ma essendo comedy le lascio ancor prima di prenderle :)
Dubito anch'io.
EliminaIo non sono curioso di inerpicarmi lungo 'sta famosa Scala.
mi mancano tutti, dubito di recuperarli, sono lentissimo e penny dredaful mi piacie sempre più :-)
RispondiEliminaPenny Dreadful è meraviglioso, bravo.
EliminaQuando mi dicono che è noioso vado in bestia, manco lo sceneggiassi io. La quarta puntata della terza stagione... Mamma mia.
Tra questi ho visto solo The Path, e concordo con la tua recensione!
RispondiEliminaNOIA INFINITA!
Elimina:)
conosco solo Mom, che mi piace moltissimo... anche perché le due protagoniste sono semplicemente splendide!
RispondiEliminaAh, sfondi una porta aperta.
EliminaIo e papà lo adoriamo: magnifiche :)