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lunedì 6 giugno 2016

I ♥ Telefilm: The Path, Mom III, Jane The Virgin II, Grandfathered


Un anno fa, in autunno, dicevo addio a Hannibal e a Breaking Bad: il primo, cancellato dopo una terza stagione splendida; il secondo, recuperato con imperdonabile ritardo. L'ultimo episodio, dell'uno così come dell'altro, mi aveva lasciato in lutto. Inconsolabile, o quasi. Subito dopo, infatti, l'annuncio: le star dei serial che, neanche a farlo apposta, avevo visto nello stesso periodo, sarebbero stati i volti del nuovo telefilm Hulu. Accanto a loro, Michelle Monaghan: vista qui e lì al cinema e totalmente apprezzata, infine, in True Detective. Con la primavera, arriva The Path: atteso, dal sottoscritto, con curiosità e una certa ansia. E di che parla? Incrocio tra il thriller e il dramma familiare, racconta – in dieci episodi – le vicende di una famiglia senz'altro particolare: i Lane vivono in una comunità religiosa, una setta, che ha regole ferree, un credo tutto suo e un leader carismatico, ma sempre in viaggio. Durante la sua assenza, Cal, degno di venerazione e con un passato misterioso, occupa il seggio vacante. In seguito a un tornado, la comunità apre le porte ai profughi: su di loro, gli obiettivi delle telecamere. Legale l'asilo? Nel mentre, nella famiglia di Eddie e Sarah, che in quella stessa comunità si sono ripuliti e hanno conosciuto l'amore e la redenzione, qualcosa s'incrina: il rapporto tra i coniugi si raffredda, c'è qualcosa che non si confessano; il figlio maggiore, adolescente innamorato di una coetanea estranea a quel mondo, punta i piedi, s'incapriccia e decide di fare di testa sua. Non vuole abbandonare gli studi, non vuole frequentare ragazze che credano nella Scala. A questo punto, mi domanderete, tutto ciò ha risvolti inaspettati; risulta interessante, se non addirittura imperdibile? Brutalmente: no. In nome di quale autolesionismo ho resistito, allora? Voglio troppo bene a Dancy e Paul, troppo. E, a malincuore, dico che nemmeno le scelte del cast mi sono sembrate particolarmente illuminate: si mostrano bravi come sappiamo, ma, al posto loro, non avrei partecipato. Dopo Will Graham, detective forse ancora meno lucido del serial killer che inseguiva, Dancy ha il ruolo del folle; Aaron Paul, ex tossicomane, è un Jesse Pinkman al guinzaglio; la Monaghan, naturalmente odiosa, aizza i suoi due spasimanti in un ennesimo triangolo sentimentale; Emma Greenwell, da Shameless, invece, riabbraccia il personaggio della giovane dissoluta, ninfomane, ebbra. The Path è lento, confuso, pasticciato. Accantonato l'elemento giallo – c'è un omicidio sul finale, intuibile tanto quanto le dinamiche del gruppo -, è un The Affair scritto alla buona, con le pretese di spacciarsi per il nuovo The Leftovers: vedi la crisi coniugale e le bugie; vedi il misticismo. I toni sono serissimi ma non serrati, le puntate sono lunghe e infruttuose, il finale è un letale buco nell'acqua. Di coinvolgente, l'elemento teen: Kyle Allen, poco convincente nei panni di un quindicenne, alto e maturo com'è, ha una gran bella faccia – somiglia a Heath Ledger, in 10 Cose che odio di te – e la strada spianata. A voler essere generosi, il resto, è il miglior toccasana per chi soffre d'insonnia cronica. (5)

Madri che non parlano alle figlie, figlie che non parlano con le madri. Questo, in tutte le combinazioni possibili. Sedicenni che mettono al mondo un bimbo per sbaglio, e non sono mica pronte. Dodicenni, invece, che alla mamma povera in canna preferiscono il papà, perché nella casa nuova ha una piscina e una moglie uscite, entrambe, da un catalogo dei sogni. Ancora, giovani che non si rivedono alle riunioni degli alcolisti anonimi: muiono d'overdose, ci ricascano e lì restano. Pusher che non si perdonano. Uomini d'azione che passano la vita a fare follie, stuntman professionisti, e poi scivolano in montagna e non si alzano più da una sedia a rotelle: da dongiovanni, adesso fanno innamorare le donne al telefono, nascondendo la loro disabilità. Regine di una galleria di personaggi disparati e disperati, Chisty – ex tossica, ex spogliarellista, ora cameriera scordinata che sogna una laurea che costa troppo – e Bonnie, a simboleggiare che la mela non cade mai lontano dal proverbiale albero: piccola narcotrafficante, clochard, ha cresciuto la figlia in un'auto. Da tre anni, da tre stagioni, vivono insieme per necessità; condividono il letto; si amano e si odiano, nel mentre. Ci sarebbe di che piangere, uno dice. E invece in Mom, mai come quest'anno, si ride, e con l'intelligenza e la crudeltà che non avevo mai notato in precedente. Sotto sotto, la comedy Fox con le risate registrate è tristissima e verissima. Come la racconti, però, la storia della progenie di un Dio minore, in una America non così accogliente, non così magica? Ma con il pratico formato sit-com, che sta letteralmente in tasca, e due fuori classe di tempi comici e figuracce. Loro, il segreto. E soprattutto il cuore, in una stagione che non si smentisce e rivela una doppia faccia. Il cuore e la testa. Assieme a una voce che, al prossimo bacio della sfortuna, ti suggerisce: “fattela, una risata”. (7)

Lo scorso anno, il piano della pia Jane Gloriana Villanueva, che stringeva denti e ginocchia per arrivare vergine al matrimonio, aveva imboccato svolte miracolose. Inseminata per errore, portava in grembo il figlio del ricco Rafael, un completo sconosciuto, o quasi. Bello, ricco, addirittura responsabile: uno di cui innamorarsi, sul finale, a discapito del poliziotto Michael, noioso e troppo a modo. Jane ci lasciava con un Golden Globe a sorpresa tra le mani, con l'affanno, già mamma. Gente a cui spezzavano il cuore, nascite immacolate e, tra narcotraffici e doppie identità come ogni soap degna di nota pretende, un finale sospeso nel dubbio: il neonato rapito e la vendicativa Petra, ex che non perdona, che recuperava dalla Banca del seme altro ehm... “materiale” del traditore Rafael. Abbastanza per assicurare ai Solano un altro erede? Abbastanza per mandare la coppia felice su tutte le furie? Il piccolo Mateo viene salvato prestissimo; Petra non solo resta incinta contro ogni logica, ma aspetta due gemelle. Si cresce, ci si avvicina al sogno di diventare scrittori e, inevitabilmente, ci si divide. E' crisi per i genitori di Jane, il vanesio Rogelio e la spregiudicata Xiomara; nonna Alba, nel suo passato senza macchie, porta alla luce una vecchia fiamma; Jane, già poco tollerata dal sottoscritto, fa una scelta sentimentale che mi ha fatto scemerare gran parte della serie e gran parte dell'interesse. Non tralasciamo l'elemento giallo, i twist surreali, i colpi di cuore: formula vincente non si cambia, oppure sì? Dopo un primo approccio candido e stupito, trash con piacere, Jane The Virgin prosegue sugli stessi binari con ventidue episodi – tanti – che ho seguito volentieri, sì, ma che mi son parsi un po' tutti uguali. Senza i guizzi e i sorrisi che, di solito, il temperamento latino mi assicura. (6)

Jimmy Martino ha un ristorante stellato, tante spasimanti e la fortuna sfacciata di avere la faccia di John Stamos (classe 1963). Bellissimo cinquantaduenne – scambio volentieri i miei trent'anni di differenza per i suoi miracolosi geni – a cui la vita sorride di rimando, l'impresario dongiovanni ha poca voglia di accasarsi. E se, indipendentemente da lui, il destino avesse altri progetti? L'unica novità che, lo scorso autunno, non ho tagliato via dalle mie visioni settimanali – ho sempre bisogno di leggerezza, ma faccio fuori comedy a giorni alterni – ha avuto diritto a una sola stagione, è simpatica, confortante e si chiama Grandfathered. Perché sì, Jimmy, nel pilot, si scopre nonno di una bimba adorabile, Edie. Nonno... Ma c'è qualcosa che non va. Lui non ha figli! E invece. Dalla storia finita male con Sara, che invecchia con altrettanta eleganza, è nato infatti l'impacciato Gerald. Che avrebbe proprio bisogno di una figura paterna e, soprattutto, di una mano per conquistare Vanessa: la madre di sua figlia è la sua migliore amica, e proprio non vuole saperne di una storia d'amore. Jimmy, tra ritorni di fiamma e rivelazioni, si impegna a far bene. Può imparare a mettere da parte la vanità e l'egoismo per diventare un modello? La serie Fox è simpatica, familiare, molto tenera. Ennesima variazione sul tema di About a boy, non lo nego, ma con una scrittura freschissima, dalla sua, e un cast ad hoc. Funziona alla perfezione il buon Stamos, autoironico e piacione, e con lui gli impiegati stralunati – il sous chef indiano in cerca d'attenzione, la maitre stonata che s'immagina cantante soul - di un ristorante che ammicca a quei programmi di cucina, già spettacoli di per sé, a me tanto cari nell'ultimo periodo. Ma indovinate chi viene a cena? Non attesi ma indispensabili, ecco la luminosa Paget Brewstet, ex che ci ha nascosto la sua gravidanza; la bella cognata Christina Milian, che prende alla lettera la “regola dell'amico”; il figlio Josh Peck, nerd buffo e galante che ricordo, bambino io e bambino lui, in Drake & Josh, nei sonnolenti pomeriggi di Italia Uno. Non piangerò la cancellazione, e chi non l'ha visto non ne rimpiangerà la perdita, però nel mentre si ride di cuore; si sospira, inteneriti; ci si appunta che la mezza età è la nuova gioventù. Tutte cose, comunque, graziose e non da poco. Senz'altro, non da una stagione soltanto: una brusca “toccata e fuga” che, pur nell'irrisolto, lascerà piacevolmente soddisfatti. (6,5)

18 commenti:

  1. Questa volta non sono per niente d'accordo.
    The Path non sarà certo una serie perfetta, però è qualcosa di diverso dal solito, è ben scritta e interpretata alla grande, e di sicuro non raggiunge i livelli di noia di Hannibal... ;)

    Di Jane the Virgin invece mi era bastato il primo episodio: terribile.
    Mom l'avevo iniziato: divertente, però mi era sembrata un po' la solita sitcom...
    Grandfather invece mi manca, ma non mi ispira granché.

    Insomma: non ci siamo. :)

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    1. Ma Hannibal era di un bello assurdo, Marco.
      The Path è Uccelli di rovo in salsa d'autore.
      Mi affido alla tua pazienza, allora, per sapere cosa NON succede nella prossima stagione. Io abbandono. :)

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  2. E poi ci sono io che non ho visto manco mezza puntata delle serie da te proposte :)

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    1. Devi vedere The Path, giusto per dire che è noioso e infastidire il Cannibale. :-D

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  3. Mi mancano tutte tranne Mom che guardicchio ogni tanto, ma senza costanza.
    In fondo non è malvagia come si potrebbe pensare ad una prima occhiata, l'ho rivalutata di recente.

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    1. Tutt'altro che malvagia.
      Per me, è tra le comedy migliori. Forse la migliore, tralasciando le risate che odio: due protagonista fantastiche.

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    2. Al primo posto al momento per me c'è New Girl, che trovo molto più irresistibile.

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    3. Però è molto più slegato e soft. Di questo, guarda un po' la terza stagione. Ci sono bocconi amarissimi. :)

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  4. Come sai, dopo aver difeso i primi episodi di assestamento, pure io sono crollata di fronte alla noia e alla ripetizione di The Path: dove si vuole andare a parare se tutto è già presentato all'inizio?
    Dubito di esserci per lui, il prossimo anno.
    Le altre serie, invece, mi mancano... ma essendo comedy le lascio ancor prima di prenderle :)

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    1. Dubito anch'io.
      Io non sono curioso di inerpicarmi lungo 'sta famosa Scala.

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  5. mi mancano tutti, dubito di recuperarli, sono lentissimo e penny dredaful mi piacie sempre più :-)

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    1. Penny Dreadful è meraviglioso, bravo.
      Quando mi dicono che è noioso vado in bestia, manco lo sceneggiassi io. La quarta puntata della terza stagione... Mamma mia.

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  6. Tra questi ho visto solo The Path, e concordo con la tua recensione!

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  7. conosco solo Mom, che mi piace moltissimo... anche perché le due protagoniste sono semplicemente splendide!

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    1. Ah, sfondi una porta aperta.
      Io e papà lo adoriamo: magnifiche :)

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