Lo hanno ribattezzato il Giardino di Roma. Lontano quanto basta dal caos cittadino, è il quartiere perfetto per ricominciare. Le strade portano nomi di attori e cantanti famosi, i parchi intorno sono verdeggianti, la vita trascorre placida. Composto da sei palazzoni azzurri, con al centro un cortile animato dagli schiamazzi dei bambini, il complesso residenziale in cui si trasferiscono Francesca e famiglia sembra paradisiaco. I vicini sono ospitali, anche se un po' ficcanaso: gli appartamenti, infatti, sono sprovvisti di tende. Il cancello rosso all'ingresso ispira un senso di sicurezza diffuso: rossi sono anche i braccialetti ai polsi dei più piccoli. Lì i protagonisti saranno felici, al sicuro. Come nel più classico degli horror, però, niente è come sembra. E ben presto Francesca si trova a fare i conti con i modi scorbutici dei responsabili della portineria, strane ombre che si muovono ai margini del suo campo visivo, atti di piromania inspiegabili... Fino alla tragedia: una sparizione raggelante – un rapimento, forse un omicidio –, che trasforma il tranquillo quartiere in uno scenario da cronaca nera. Che fine ha fatto Teresina? Il pericolo è all'interno: dentro quel condominio non così perfetto; nella testa a soqquadro di Francesca, donna sull'orlo di un tracollo psicologico.
Perché non succede qualcosa a qualcuno? Anche qualcosa di brutto, purché succeda qualcosa (sei una creatura malvagia – scusa, scusa).
Madre di due bambine piccole, moglie nell'ombra del ricercatore universitario Massimo, la protagonista è una trentacinquenne vittima dell'alienazione tipica di molte neomamme. Nevrotica, sfiorita, senza prospettive future, patisce l'insonnia, gli automatismi della routine e lo start working mentre il marito è impegnato altrove: sradicata da Milano e vittima di misteriosi vuoti di memoria, prende a guardare con sospetto e un po' di invidia il vicinato. I condomini formano un organismo policefalo. Dotati di un senso di giustizia tutto loro, si riuniscono in autentiche adunate e sobillano contro chi non si adegua: l'affascinante Fabrizio, ad esempio, violoncellista che preferisce starsene in disparte. Pur di ritrovare sé stessa, Francesca sarebbe disposta a diventare parte di quel coro vagamente mostruoso? Proposto per il premio Strega da Domenico Starnone, Questo giorno che incombe è un romanzo sorprendente. Anzi, è tanti romanzi in uno. Una riflessione amarissima sulla maternità, la solitudine, la depressione. Una storia d'amore tanto spasimata quanto impossibile. Un thriller psicologico che strizza l'occhio al giornalismo d'inchiesta.
Le altre madri sanno tutto, forse. Io non so niente. Se le madri sapessero tutto, i bambini non scomparirebbero. Se le madri sapessero tutto, i figli non sarebbero estranei con sopra la faccia dei tuoi figli. Le madri non sanno niente, e i figli soffrono, crescono, sbagliano, chiedono aiuto da soli nella notte ma nessuno li viene a salvare, crescono, vivono, impazziscono, muoiono, e le madri non sanno niente. Non esiste un sesto senso delle madri. C'è solo il caso, l'amore, la speranza, o il tradimento.
Il troppo stroppia? A giudicare dal parere di qualche lettore scontento, sì. Personalmente ho trovato il microcosmo di Antonella Lattanzi di un magnetismo irrinunciabile, anche se sarebbe meglio per la vostra incolumità non soggiornarvi troppo a lungo. Sensibile nello scandagliare tanto il mondo degli adulti – pulsioni segrete, bugie, tensioni – quanto quello dei bambini – riti, giochi, cantilene –, l'autrice architetta una vicenda oscura, dai ritmi perfettamente cinematografici, dove una scrittura sincopata e ossessiva fa da potente amplificatore. Generosissima, Lattanzi rende il romanzo un concentrato di grandi terremoti interiori, di grandi passioni, con un senso di tragedia che aleggia palpabile dalla prima all'ultima pagina. Minacciato da un predatore senza nome, il quartiere appare d'un tratto in decadenza. Il cortile è una scena del crimine. Mentre fuori dai cancelli si muovono ombre sinistre e giornalisti affamati di scoop, dentro è un assalto continuo ai nervi della povera Francesca. Quella casa, all'inizio inondata di luce, si fa man mano più piccola, più buia, più maligna. E, grazie a un espediente memorabile, comincia a parlare alla donna: autentica coprotagonista, diventa infatti la migliore amica e la peggiore aguzzina di Francesca. Storia di una novella Rosemary's Baby, Questo giorno che incombe ha i palazzoni di Eshkol Nevo e Aisha Cerami – a ogni piano c'è una storia, una voce, un rumore –, ma si lascia divorare grazie alle atmosfere del miglior Polanski. Tesissimo, è un attacco di panico. Un ossimoro. È urlare, ma sottovoce. Di là ci sono le bambine che dormono, meglio non svegliarle.
Il mio consiglio musicale: Sunday Girl – Where is my mind
Di suo ho letto Una storia nera e mi era piaciuto, quindi conto di leggere anche questo!!
RispondiEliminaVoglio recuperare Una storia nera. Questo mi è piaciuto moltissimo!
EliminaLe future mamme credo facciano meglio a girare al largo, un po' come per Pieces of a Woman. :)
RispondiEliminaConsigliato soltanto ad Annamaria Franzoni.
EliminaLo scriveranno sulla fascetta promozionale.
Di "Una stroria nera" ricordo l'ambiguità dei personaggi e il loro muoversi, in perfetto equilibrio, tra il bene e il male. In questo nuovo romanzo l'atmosfera inquietante e il groviglio di emozioni mi sembrano i punti forti di una storia che mi piacerebbe leggere :)
RispondiEliminaAmbiguità e personaggi sfumati, Aquila, restano. Te lo consiglio.
EliminaIo, intanto, spero di recuperare il Mondadori!
SPOILER
RispondiEliminaPartita con tutti i carismi e le più alte aspettative, posso dire un ni per me, non completamente soddisfatta. Eccessiva per certi aspetti, la sua scrittura a tratti pare ridondante, il finale....un po' a strafare, cose un po' inverosimili.
La cosa assurda, non so se tu hai il libro, è scrivere un intero capitolo (pag.406 - LA SCOMPARSA), parlando di Fabrizio e raccontando come lui l'abbia irretita (Teresina).
Però l'assassino non è lui, ma Carlo, e dunque, che significa scrivere un capitolo così, facendoci credere altro?
Non so Michele, veramente l'hai trovato coerente?
Cosa mi è piaciuto? I dialoghi con una casa più ironica e sagace di lei, certo fondamentalmente sono dialoghi che lei fa con se stessa, li ho trovati perfetti.
Altre cose meno calzanti, credo si potesse fare meglio, un po' delusa sai? E questo, mannaggia mi spiace.
Poi non sono una studiosa della materia, ma veramente un ragazzo può innamorarsi di una bambina così piccola? Stento a crederci....ma su questa follia non mi pronuncio.
Dimmi qualcosa tu.
Ciao, Lory!
EliminaMi dispiace, ma comprendo bene il tuo parere. E' il parere di molti, che rimproverano al romanzo i medesimi difetti. Io, a distanza di mesi, ne conservo un ricordo intenso: concordo sul fatto che sia talora eccessivo, soprattutto nell'epilogo, però il mix mi era piaciuto.
Anche se non lo ricordo dettagliatamente, il capitolo dava completamente voce al delirio della protagonista. Talmente ossessionata dalla scomparsa, nonché cuore nero e pulsante del romanzo, in questo passo filtra completamente la realtà attraverso il suo punto di vista. Al punto da immaginare una alternativa, più semplificata; piena di scappatoie dal senso di colpa (legate al desiderio verso un uomo diverso dal proprio marito).
Su Carlo invece: non penso si possa parlare d'innamoramento, ma di una vera e propria pulsione sessuale legata al tabù della pedofilia. E' la vicinanza con la povera bambina, per la prima volta, a farlo indugiare in certi pensieri; in certi desideri devianti. Ho apprezzato, però, l'umanità del tutto. Il modo in cui Lattanzi descrive una pulsione improvvisa, sbagliata, incontrollabile, non facendo mai perdere il banale candore di Carlo. Perché, pur non essendo uno psicologo, credo che nessuno voglia far male: soprattutto a un bambino. Quindi ho applaudito la delicatezza con cui si dà parzialmente giustizia alla piccola, e soprattutto al disagio interiore di Carlo, troppo spesso bollato come crudeltà o perversione pura.
(Perdona la pessima forma, sono in treno, di ritorno da scuola!)
EliminaIl capitolo di cui sopra parla proprio di Fabrizio, segue i suoi pensieri. Lui stesso ci racconta che Teresina sale le scale, e stranamente prosegue fino ad arrivare alla sua porta, lui lo desidera e lo dice.
RispondiEliminaNon si parla, né tantomeno si pensa che sia un delirio di lei, ma è raccontato tutto in prima persona come se fosse Fabrizio stesso a raccontare. Seminare questi falsi indizi è assurdo...nel finale ha fatto un pastrocchio, mi spiace, credimi, perché la storia meritava, ma devo dire non mi ha soddisfatta. Resta comunque una lettura coinvolgente, dispiace perché anche nei film spesso un finale un po' così....rovina un buon film. Ma grazie per l'attenzione 😉
Ah, vedi? Purtroppo non ricordo quel capitolo in particolare. Non appena ho il libro a portata di mano, ci ritorno su. A me anche il finale, benché un po' monco, è piaciuto. I vicini che si affacciano, come un'orda demoniaca. Brrr!
EliminaConcordo con te, tante cose veramente azzeccate, resta un rammarico...
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