lunedì 1 luglio 2019

Recensione: La misura imperfetta del tempo, di Monica Coppola

| La misura imperfetta del tempo, di Monica Coppola. Las Vegas, € 14, pp. 221 |

Cosa abbiamo in comune con i nostri parenti, sangue a parte? Ce lo domandiamo tutti, nei giorni storti, ma la giovane Mia deve farlo ancora più di altri. Ventidue anni, la testa un groviglio inestricabile di dreads, sta sperperando il suo potenziale mettendo in ordine gli scaffali di un ipermercato di periferia. Nata vecchia, proprio come il sottoscritto, è di quelle ragazze dall'Amuchina gel sempre a portata di mano con il pallino rompipalle dell'ecologismo. Quando arriva l'ora di rincasare, si rifugia a guardare Netflix dietro la sua porta blindata: nel ricordo felice dell'infanzia, lontana dagli hobby dell'amico festaiolo Andrea. Se già i piatti di plastica sono il male nel mondo, su quale livello di sciagura collocare invece la famiglia? Mentre la figlia è la protagonista di un romanzo di formazione squattrinato in una Torino ai margini piena di parolacce e graffiti, la madre vive nella cosiddetta Milano da bere e in uno chick-lit per signore di mezza età: tanto stacanovista sul posto di lavoro quanto irresponsabile come genitrice, d'un tratto Lara si accorge che il sesso occasionale e i siti d'incontri non danno più soddisfazioni. Benché abile nel dissimulare, non potrà dare troppo a lungo la colpa degli sbalzi d'umore alla sindrome premestruale: la sbugiarda infatti una fame nervosa, a confine con la bulimia, che rivela a sorpresa le sue fragilità e il terrore di invecchiare senza affetti.

Lo sporco c'era, invisibile ma c'era. Come i cicles appiccicati sotto il banco, come i baci a cui seguivano promesse che duravano quando il gusto di quelle gomme, fragola, banana, coca cola. Promesse che quando non sapevano più di niente sputavi via. Anche lei a quei tempi era una delle tante che masticava desideri e li scoppiava quando il sapore non le piaceva più. Aveva sempre funzionato fino a quando un desiderio ancora intatto, il sapore ancora buono, le era scoppiato in faccia.

Su di loro, però, veglia l'irresistibile Zita: aspra e impaziente per natura, di origini meridionali, è la nonna della prima e la mamma della seconda. Una matriarca rimasta vedova da poco, con un modo tutto suo di rivolgersi all'Altissimo e un immancabile mazzolino di fiori freschi da depositare sulla tomba del povero Tore. Per lei, in agguato, c'è una seconda primavera; un nuovo amore che a giusta ragione ha paura di presentare alle altre. Perché alcune donne, alcuni mesi, sono altamente imprevedibili.
La misura imperfetta del tempo ha inizio durante un marzo pazzerello all'ombra della Mole e finisce in un Natale di città agghindate a festa e rivelazioni spiazzanti. Brillante commedia generazionale di vecchiaie precoci e giovinezze tardive, racconta con sensibilità la difficoltà di essere madri e figlie; di fingersi donne al passo. A dare valore aggiunto ci sono uno stile maturo e un cast di protagoniste femminili d'eccezione, che a fino a quel momento hanno vissuto di convenevoli e apparenze. E, senza farne misteri, ci sono state un gran bene. Sovrascrivere il passato con le novità, le stesse che prendono in contropiede, significa forse tradire la memoria di chi non c'è più? È difficile abituarsi alle cose che sfuggono di mano. Soprattutto se riguardano tradizioni e persone che giudicavamo immutabili. Soprattutto se riguardano da vicino casa nostra. All'improvviso, infatti, non ci si sente più i benvenuti.

Ognuno affronta il dolore a suo modo. Tua madre con il lavoro. Tua nonna con l'amore. Ci provano. E forse anche loro fanno i conti con l'esplosione di schegge che hanno dentro, solo che tu non lo sai. La vita continua, Mia. Anche quando non ne hai voglia.

Le luminarie di dicembre, per fortuna, ispirano i regali e le rimpatriate, all'insegna di una dolcezza che lascia un sorriso sulle labbra e il ricordo di figure che desidereresti avere come commensali al cenone. Non c'è che dire: alcuni personaggi vivono di vita propria. Hanno un aspetto ben definito, un carattere forte, una voce tridimensionale che schizza fuori dalle pagine e ha il suono, quasi, di quella delle persone che ti vogliono bene. Sono loro a condurre il gioco, e a guidare le storie. Al suo secondo romanzo, Monica Coppola ne ha tre potenzialmente memorabili: ben più di una storia di matrimoni e funerali che, nella seconda metà, convince meno alle prese con gli equivoci e i temi della Puglia di Luca Bianchini. 
Mia, il personaggio più vicino a me per ragioni anagrafiche, si dice allergica al rosa e ha l'abitudine di comprare cornici in un negozietto di antiquariato a un passo dal fallimento. Non le usa per esporci foto sue. Le conserva così come le acquista, incellofanate, lasciando in vista quegli scatti che ritraggono famiglie di modelli che imitano la normalità su un set fotografico. Perché custodire fotografie di chi non conosciamo? A fine lettura, saremmo disposti a farlo anche noi con Mia, Lara e Zita: tre sconosciute da incorniciare, nonostante le leggere sfumature di rosa.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Erica Mou – Nella vasca da bagno del tempo

10 commenti:

  1. Prendo nota, mi pare di capire possa fare al caso mio. Che bel nome, poi, Mia :)
    Recensione bellissima la tua!

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    1. Buongiorno Anna, a te mi sento di consigliarlo moltissimo, conoscendoti. Una di quelle letture scorrevoli e leggere, tipicamente estive, ma con un guizzo in più che non guasta mai.

      Sai che, leggendolo, non ho fatto altro che dire che nome bellissimo fosse Mia? :)

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  2. Sembra quel genere di lettura da ombrellone. Non so se rientra nelle mie corde, ma ci penserò 😊

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    1. Come dicevo ad Anna, lettura da ombrellone con qualcosa in più. :)

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  3. Sembra carino, una lettura non impegnativa che regala un piacevole tempo di svago :)

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    1. Un riempitivo con tre protagoniste da ricordare. :)

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  4. Mi piace questo libro dalla trama fluida e le cornici vuote offrono uno spunto di riflessione. La normalità non è imitazione ma la ricerca di un proprio vissuto. Ognuno è normale a modo suo e il personaggio di nonna Zita mi attira molto con la sua seconda primavera. Bellissima recensione, come sempre :)

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