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La misura imperfetta del tempo, di Monica Coppola.
Las Vegas, € 14, pp. 221 |
Cosa
abbiamo in comune con i nostri parenti, sangue a parte? Ce lo
domandiamo tutti, nei giorni storti, ma la giovane Mia deve farlo
ancora più di altri. Ventidue anni, la testa un groviglio
inestricabile di dreads, sta sperperando il suo potenziale mettendo
in ordine gli scaffali di un ipermercato di periferia. Nata vecchia,
proprio come il sottoscritto, è di quelle ragazze dall'Amuchina gel
sempre a portata di mano con il pallino rompipalle dell'ecologismo.
Quando arriva l'ora di rincasare, si rifugia a guardare Netflix
dietro la sua porta blindata: nel ricordo felice dell'infanzia,
lontana dagli hobby dell'amico festaiolo Andrea. Se già i piatti di
plastica sono il male nel mondo, su quale livello di sciagura
collocare invece la famiglia? Mentre la figlia è la protagonista di
un romanzo di formazione squattrinato in una Torino ai margini piena
di parolacce e graffiti, la madre vive nella
cosiddetta Milano da bere e in uno chick-lit per signore di
mezza età: tanto stacanovista sul posto di lavoro quanto
irresponsabile come genitrice, d'un tratto Lara si accorge che il
sesso occasionale e i siti d'incontri non danno più soddisfazioni. Benché abile nel dissimulare, non potrà dare troppo
a lungo la colpa degli sbalzi d'umore alla sindrome premestruale: la
sbugiarda infatti una fame nervosa, a confine con la bulimia, che
rivela a sorpresa le sue fragilità e il terrore di invecchiare senza
affetti.
Lo
sporco c'era, invisibile ma c'era. Come i cicles appiccicati sotto il
banco, come i baci a cui seguivano promesse che duravano quando il
gusto di quelle gomme, fragola, banana, coca cola. Promesse che
quando non sapevano più di niente sputavi via. Anche lei a quei
tempi era una delle tante che masticava desideri e li scoppiava
quando il sapore non le piaceva più. Aveva sempre funzionato fino a
quando un desiderio ancora intatto, il sapore ancora buono, le era
scoppiato in faccia.
Su
di loro, però, veglia l'irresistibile Zita: aspra e impaziente per
natura, di origini meridionali, è la nonna della prima e la mamma
della seconda. Una matriarca rimasta vedova da poco, con un modo
tutto suo di rivolgersi all'Altissimo e un immancabile mazzolino di
fiori freschi da depositare sulla tomba del povero Tore. Per lei, in
agguato, c'è una seconda primavera; un nuovo amore che a giusta
ragione ha paura di presentare alle altre. Perché alcune donne,
alcuni mesi, sono altamente imprevedibili.
La misura imperfetta del tempo ha inizio durante un marzo pazzerello all'ombra della Mole e finisce in un Natale di città agghindate a festa e rivelazioni spiazzanti. Brillante commedia generazionale di vecchiaie precoci e giovinezze tardive, racconta con sensibilità la difficoltà di essere madri e figlie; di fingersi donne al passo. A dare valore aggiunto ci sono uno stile maturo e un cast di protagoniste femminili d'eccezione, che a fino a quel momento hanno vissuto di convenevoli e apparenze. E, senza farne misteri, ci sono state un gran bene. Sovrascrivere il passato con le novità, le stesse che prendono in contropiede, significa forse tradire la memoria di chi non c'è più? È difficile abituarsi alle cose che sfuggono di mano. Soprattutto se riguardano tradizioni e persone che giudicavamo immutabili. Soprattutto se riguardano da vicino casa nostra. All'improvviso, infatti, non ci si sente più i benvenuti.
La misura imperfetta del tempo ha inizio durante un marzo pazzerello all'ombra della Mole e finisce in un Natale di città agghindate a festa e rivelazioni spiazzanti. Brillante commedia generazionale di vecchiaie precoci e giovinezze tardive, racconta con sensibilità la difficoltà di essere madri e figlie; di fingersi donne al passo. A dare valore aggiunto ci sono uno stile maturo e un cast di protagoniste femminili d'eccezione, che a fino a quel momento hanno vissuto di convenevoli e apparenze. E, senza farne misteri, ci sono state un gran bene. Sovrascrivere il passato con le novità, le stesse che prendono in contropiede, significa forse tradire la memoria di chi non c'è più? È difficile abituarsi alle cose che sfuggono di mano. Soprattutto se riguardano tradizioni e persone che giudicavamo immutabili. Soprattutto se riguardano da vicino casa nostra. All'improvviso, infatti, non ci si sente più i benvenuti.
Ognuno
affronta il dolore a suo modo. Tua madre con il lavoro. Tua nonna con
l'amore. Ci provano. E forse anche loro fanno i conti con
l'esplosione di schegge che hanno dentro, solo che tu non lo sai. La
vita continua, Mia. Anche quando non ne hai voglia.
Le
luminarie di dicembre, per fortuna, ispirano i regali e le
rimpatriate, all'insegna di una dolcezza che lascia un sorriso sulle
labbra e il ricordo di figure che desidereresti avere come commensali
al cenone. Non c'è che dire: alcuni personaggi vivono di vita
propria. Hanno un aspetto ben definito, un carattere forte, una voce
tridimensionale che schizza fuori dalle pagine e ha il suono, quasi,
di quella delle persone che ti vogliono bene. Sono loro a condurre il
gioco, e a guidare le storie. Al suo secondo romanzo, Monica Coppola
ne ha tre potenzialmente memorabili: ben più di una storia di
matrimoni e funerali che, nella seconda metà, convince meno
alle prese con gli equivoci e i temi della Puglia di
Luca Bianchini.
Mia, il personaggio più vicino a me per ragioni
anagrafiche, si dice allergica al rosa e ha l'abitudine di comprare
cornici in un negozietto di antiquariato a un passo dal fallimento.
Non le usa per esporci foto sue. Le conserva così come le acquista,
incellofanate, lasciando in vista quegli scatti che ritraggono
famiglie di modelli che imitano la normalità su un set fotografico.
Perché custodire fotografie di chi non conosciamo? A fine lettura,
saremmo disposti a farlo anche noi con Mia, Lara e Zita: tre
sconosciute da incorniciare, nonostante le leggere sfumature di rosa.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Erica Mou – Nella vasca da bagno del tempo
Bellissima recensione! ❤️
RispondiEliminaGrazie mille, Dany!
EliminaPrendo nota, mi pare di capire possa fare al caso mio. Che bel nome, poi, Mia :)
RispondiEliminaRecensione bellissima la tua!
Buongiorno Anna, a te mi sento di consigliarlo moltissimo, conoscendoti. Una di quelle letture scorrevoli e leggere, tipicamente estive, ma con un guizzo in più che non guasta mai.
EliminaSai che, leggendolo, non ho fatto altro che dire che nome bellissimo fosse Mia? :)
Sembra quel genere di lettura da ombrellone. Non so se rientra nelle mie corde, ma ci penserò 😊
RispondiEliminaCome dicevo ad Anna, lettura da ombrellone con qualcosa in più. :)
EliminaSembra carino, una lettura non impegnativa che regala un piacevole tempo di svago :)
RispondiEliminaUn riempitivo con tre protagoniste da ricordare. :)
EliminaMi piace questo libro dalla trama fluida e le cornici vuote offrono uno spunto di riflessione. La normalità non è imitazione ma la ricerca di un proprio vissuto. Ognuno è normale a modo suo e il personaggio di nonna Zita mi attira molto con la sua seconda primavera. Bellissima recensione, come sempre :)
RispondiEliminaMa grazie mille! 😘
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