|
Il party, di Elizabeth Day. Neri Pozza, € 18, pp. 350 |
Ci
sono quei personaggi talmente disturbati da risultare subito
irresistibili. Prendete Martin Gilmour, ad esempio: critico d'arte
sulla quarantina, autore di unico insuperato best-seller, che ci apre
le porte della sua anima nerissima mentre il migliore amico, Ben,
apre quelle della sua casa. Piacente e ben vestito, potrebbe quasi
confondersi nella fauna pullulante della Londra bene. Ma è né più
né meno che un mistificatore, un intruso. Cosa ci fa lì, in un ex
monastero convertito per capriccio in villa di campagna, fra
imprenditori, starlette, vecchi bulli prestati alla politica e
camerieri dai pantaloni troppo attillati sul didietro? Lui,
impopolare ai tempi del collegio, è diventato quello che è – un
abile parvenu – grazie ai favori del padrone di casa. Inseparabili
da sempre, nella buona e nella cattiva sorte, gli ex compagni di
scuola si sono spalleggiati e protetti reciprocamente. Se Ben teneva
lontani i bulli a colpi di connaturato carisma, però, qual era il
ruolo di Martin? A dodici anni il protagonista ha ucciso a sassate un
passerotto, la mascotte della classe, confessando subito il crimine
agli insegnanti. L'anno successivo, con un peluche acquattato sul
fondo della valigia, altrove, è diventato la piccola ombra del
rampollo della famiglia Fitzmaurice. Conquistarne l'amicizia è stato
un letterale campo di battaglia, e Martin ha seguito le istruzioni
dell'Arte della guerra per
farsi notare. Dopo l'assassino dell'animale, aggiungiamo pure alla
lista delle sue pazzie il furto – gli album preferiti di Ben pur di
condividerne i gusti musicali, i suoi carteggi con i parenti –, la
tossicodipendenza – lo tradiscono i muscoli facciali, sui quali non
ha alcun controllo –, l'emulazione pedissequa – somigliare al
coetaneo anche nello stile, allora, ordinando negli Stati Uniti lo
stesso paio di scarpe da corsa rosa shocking. Di cos'altro potrebbe
macchiarsi in una serata d'alcol a fiumi e nodi al pettine, dove ogni
colpo di testa è concesso?
Alla
fine siamo solo i due ventricoli dello stesso cuore avvelenato.
Prendete
le affinità elettive di Dio di illusioni
o del sottovalutato Non è colpa della luna.
Aggiungete l'umorismo caustico e il glamour della serie Big Little Lies, ma con la variante
dell'accento british. Forse inutile specificarlo, o forse no: nei
gesti del protagonista c'entrano sia l'arrivismo, sia una pulsione
sessuale inespressa verso il festeggiato. All'inizio del romanzo,
thriller satirico dalle atmosfere patinate, sappiamo che i personaggi
sono sotto indagine: alcuni torchiati dagli agenti di polizia, altri
sull'orlo di una crisi nervosa. Si parla di un semplice incidente
domestico. Quanto sporco, in realtà, hanno nascosto sotto il tappeto
persiano del salotto? Acuto osservatore e narratore affascinante, a
sorpresa il protagonista si lascia rubare la scena dalla moglie Lucy:
rotonda e sarcastica, vittima in passato di amori totalizzanti e
violenti, si rimpinza simpaticamente senza ritegno alcuno e tracanna
aperitivi, al buffet, incurante degli ingredienti a chilometro zero o
dei carboidrati in eccesso. Anni prima l'hanno sedotta l'indipendenza
e il rigore di Martin. Adesso, tuttavia, il partner appare talmente
distaccato da risultare uno sconosciuto. Moglie e marito si concedono
brindisi e bollicine, si mimetizzano con la tappezzeria. Meglio non
sottovalutarli: sanno più di quanto non dicano. Loro, così come il
lettore purtroppo. Assolutamente ben scritto, acuto e scorrevole, il
primo romanzo di Elizabeth Day giunto in Italia vive di ambienti
sopraffini e compagnie stimolanti, ma altresì di alibi banali e
moventi intuibili. La sensazione predominante, arrivati all'ultima
pagina, è che il meglio stia proprio per cominciare.
Quando
si è sposati con qualcuno di cui non ci si fida, si deve prestare
attenzione a un sacco di cose. Quando ti rendi finalmente conto che,
nonostante i tuoi tentativi di vedere il meglio in ogni cosa faccia
tuo marito, lui non è una persona particolarmente a posto, devi
stare in guardia. Devi mettere da parte ogni minima informazione,
guadagnare potere a poco a poco. E non devi lasciar capire che sai.
I
Fitzmaurice danno un prezzo a tutto. Anche all'amicizia, anche al
silenzio. Non basteranno i capogiri dei mojito a distrarre Martin dal
pensiero che, in cima a un piedistallo, più si stis in alto più ci
si faccia male nella caduta. Dichiaratamente inscindibili, i
protagonisti cadranno davvero insieme? A rendere interessante la
classica amicizia a senso unico, in bilico fra venerazione e amore,
contribuiscono senz'altro l'umorismo britannico sparso a piene mani e
la solida struttura polifonica. Eppure a Il Party –
titolo doppio, che allude sia alla festa per farli riunire, sia al
partito politico di Ben – mancano i guizzi, le sorprese. Al menu,
tutt'altro che insolito, sono state applicate rare variazioni sul
tema. Gli ospiti coinvolti sono tutti ugualmente scintillanti, tutti
ugualmente avidi. E non mi sono parse sufficienti la raffinatezza
della confezione, il rigore della farsa, l'indiscreto appeal dei
ritardatari accorsi all'ultimo, per fugare la sensazione di conoscere
già le loro facce, la loro tappezzeria. Di esserci già stato, in
passato, a una festa da cui sono tornato con un po' di emicrania e lo
stomaco semivuoto.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: LP – Other People
Qui da te trovo sempre titoli che non conosco e che sicuramente non avvicinerei... poi leggo le tue recensioni e mi metti tanta curiosità.
RispondiEliminaBravo come sempre ;)
Grazie mille, Simona. :)
EliminaMi incuriosiva molto. Sembra davvero una bella lettura 🤗🤗
RispondiEliminaMeno del previsto, almeno per me, ma godibilissima!
EliminaNonostante il tuo parere positivo, devo ammettere che questo titolo non mi attira particolarmente... il che è un bene visto che nove volte su dieci quando leggo una tua recensione mi si allunga la wish list xD
RispondiEliminaIn ogni caso, non è un romanzo che straconsiglio. Se ti manca la Tartt, recupera i suoi, di amici cattivi.
EliminaMi accodo a Katerina nel tirare un sospiro di sollievo: il titolo non mi ispirava e la tua recensione mi conferma che non è una lettura per me.
RispondiEliminaFelice di averti dato conferme in tal senso, allora!
EliminaA me ispira(va?) molto e spero di leggerlo presto! Speriamo non mi rimanga indigesto ;)
RispondiEliminaMa no, è così leggero che si digerisce alla grande. Anche se, personalmente, non lo ricorderò.
EliminaLe tue acute recensioni rendono ogni libro desiderabile. "Il Party" non fa eccezione quindi mi metto subito alla ricerca di questo romanzo. Un saluto :)
RispondiEliminaGrazie come sempre, Aquila!
EliminaLa recensione mi faceva ben sperare e poi nelle ultime righe...zac. Non si fa così! Tanto più che l'ho regalato a Tessa per il compleanno. Pazienza. Un saluto da Lea ;-)
RispondiEliminaPerché il romanzo, purtroppo, a lungo mi fa fatto ben sperare...
EliminaNon che sia brutto, ma si perde un po'.
Romanzo che, in tutta sincerità, non mi aveva molto convinta e che, tra l'altro, ritengo abbastanza lontano dal mio genere. Come dice Lea qui su l'inizio della tua recensione sembrava darmi torto al contrario, poi, delle conclusioni. In definitiva credo che non faccia per me :)
RispondiEliminaEh eh, vi ho tratti in inganno!
EliminaCome sai, mi attirano le storie in cui emergono i lati oscuri, le contraddizioni,le ambiguità dell'essere umano, e dove i personaggi sono complessi e, perché no?, disturbanti.
RispondiEliminaPerò non saprei dire se "questo party" faccia al caso mio...
Me lo consiglieresti... spassionatamente, oppure no? :-D
A te sì!
EliminaCon questo libro hai attirato le mie attenzioni. Sembra abbastanza radical-chic e "antipatico" da potermi piacere. :D
RispondiEliminaSuper "posh"!
Eliminapenso che e' un buon libro ed Elizabhet Day una scrittrice interessante
RispondiElimina