lunedì 10 aprile 2017

Il Premio Bancarella | I librai

Buongiorno, amici. Come state? Io, a quest'ora in pullman, mi affido alla magia dei post programmati per parlarvi assieme a Deborah del Bancarella e di un aspetto che forse non conoscevate. Possiamo dare spazio in un post, infatti, a chi ha permesso che tutto ciò fosse possibile: oggi come allora. I preziosi librai pontremolesi. Per saperne di più, date un'occhiata al sito internet e seguite, passo dopo passo, gli approfondimenti della nostra squadra. Un abbraccio e buone letture. M. 
I romanzi sono di chi li legge. Soprattutto, di chi li ama a tal punto da investirci tempo e denaro. Gesto coraggioso, con questa crisi senza fondo che ci alita sul collo. Il contante scarseggia. La gente non legge. Nelle passeggiate in libreria – perchè non sono semplici visite, io tra gli scaffali cammino come se avessi a disposizione tutto il tempo del mondo – mi fido di un solo tipo di fascette. Quelle scritte a mano, che riportano il parere dei librai di turno. Sognatori che la lettura devono amarla più di me. In maniera purissima e disinteressata. Gli autori italiani, tra loro, o si spalleggiano o si ostacolano. La critica ufficiale, invece, è spesso troppo attenta ai best-seller, ai casi editoriali, per giudicare senza pregiudizi. Insomma: preferisco fidarmi di chi alla lettura consacra le giornate. Meglio affidarsi ai librai, sì. E' questo a rendere il Premio Bancarella diverso dagli altri. Meno asettico, ci ricorda sin dal nome il gusto di spulciare pile di tomi in cerca di libri che non ti aspettavi. Lo ha scritto Vittorio Sgarbi, lo ha ribadito anni dopo Andrea Camilleri: il Bancarella si vince con orgoglio. Filo rosso tra chi i romanzi li scrive e chi i romanzi li vende, senza scordarsi mai del pubblico. Quando ha avuto inizio questo lungo e fortunato dialogo?
Quali erano gli antenati dei librai che anche quest'anno, in quel di Pontremoli, esprimeranno la loro preferenza? La rete è piena di informazioni. La sitografia indugia nei dettagli, indica date e sfilze di nomi che potrebbero suonare sconosciuti. Chiamato a parlarvi dei reali protagonisti dell'iniziativa, ve li racconto come sono venuti in mente a me. Gli antichi librai pontremolesi, coloro da cui tutto ha avuto inizio, sembrano proprio usciti da una favola. Incolti, spesso, ma con un grande senso degli affari e un intuito infallibile. Partivano in primavera dall'alta Lunigiana. Generazioni e generazioni di venditori ambulanti, imparentati fra loro, che si davano appuntamento sul vecchio itinerario della via Francigena. Non si pestavano i piedi a vicenda, come in missione segreta. Non si facevano concorrenza. Si scambiavano volentieri informazioni sui grossisti, si dividevano equamente le zone in cui mettere le tende. Banchi stabili, più precisamente, montati nei punti strategici delle città. Alcuni non sono andati più via da lì. Molte librerie italiane delle città centro-settentrionali sono gestite, infatti, da emigrati pontremolesi. Quanto cammino a piedi. Quanti sacrifici. Dalle loro mani passavano Tasso e l'Ariosto, Manzoni e Boccaccio, i capolavori di Dumas. E sarebbero passati, poi, Hemingway, Pasternak, Singer. Vendevano all'aperto, a prezzi stracciati: spesso a contadini mossi da un'illuminante curiosità intellettuale, abituati quanto loro alle bizze delle quattro stagioni. Il primo raduno dei librai di Pontremoli risale al 1952. Così nasce il Premio Bancarella – l'unico, ribadiamolo, gestito interamente dai librai -, e a ricordarlo è Oriana Fallaci.

«Giunsero da tutte le parti d’Italia. Qualcuno arrivava in automobile, ma la maggior parte scendeva dal treno [...] Erano i librai più vecchi del mondo».

Da allora poco è cambiato. Quello è il bello delle tradizioni, in fondo. Ci si dà appuntamento in piazza, ai piedi della torre di Cacciaguerra. Sempre nella solita Pontremoli. Si assiste allo spoglio dei voti alla presenza del notaio, ma non c'è tensione. Leggere è una festa. I librai sono i padroni di casa, i libri gli ospiti d'onore. Venite eleganti e preparati. Divertiti. 
Con l'inchiostro sui polpastrelli, possibilmente, per via del tanto sfogliare.


8 commenti:

  1. "Leggere è una festa. I librai sono i padroni di casa, i libri gli ospiti d'onore. Venite eleganti e preparati."

    Essere librai è difficile, soprattutto in questi anni. Sapere che le tradizioni vengono ancora rispettate è simbolo di grande impegno e coraggio. Il Premio Bancarella è l'espressione della tradizione di questi librai!
    Articolo molto interessante!

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  2. io ho scoperto un mucchio di cose sul premio bancarella proprio grazie a voi blogger. e ogni articolo in più che postate è fonte di "sapere".
    bravi ottimo lavoro

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    1. Grazie, Chicca.
      Ti confesso che io scopro queste curiosità insieme a voi. :)

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    1. Bravi loro, io faccio solo copia-incolla molto creativi. :-P

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  4. Ah, se potessi, farei proprio la libraia. Ne parlavo anche ieri sera, in caso di licenziamento, sarebbe il primo posto in cui portare il curriculum... che poi vicino a casa ci sia una delle librerie più belle d'Italia (Palazzo Roberti), non è un caso ;)

    Davvero affascinante, comunque, la storia di questo premio che da inesperta non conoscevo, mi tornerà utile in un futuro tra i scaffali, chissà...

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    1. Sto spulciando il sito.
      Mamma mia, ma è bellissima davvero!

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