Ciao a tutti, amici, e buon inizio di settimana. L'ultima, per me, da trascorrere qui a casa. Si ritorna all'università, e la mia presenza sul blog sarà meno costante, purtroppo. Mi dicono che la connessione sarà lentissima, quindi addio telefilm in streaming e aggiornamenti frequenti: andrò un po' a scrocco, un po' vedrò di essere attivo nei weekend. Ho in mente un ottobre a tema Halloween, per farmi perdonare. Oggi, vi recensisco un libro che ho divorato nel weekend. Sicuramente, la curiosità verrà a fare toc toc alla vostra porta nel 2016: con alla regia Juan Antonio Bayona, A Monster Calls arriverà al cinema. Chi più adatto del regista di The Orphanage e The Impossible per mostrarci questo toccante e drammatico rapporto madre-figlio, spruzzato di magia e toni dark? Tra i protagonisti, Felicity Jones, Liam Neeson e Sigourney Weaver. Dopo tanto, si sa anche chi darà il volto al piccolo Conor (qui una foto dal set). Sul libro: ho inserito la copertina che preferisco, ma i dati sono della recentissima versione economica. Un bacione. M.
Le storie sono fra tutte le cose più selvagge. Le storie inseguono, predano e mordono. E quando avrò concluso le mie tre storie tu me ne racconterai una quarta. E sarà la verità. La tua.
Titolo: Sette minuti dopo la mezzanotte
Autrice: Patrick Ness - Siobahn Dowd
Editore: Mondadori “Oscar Junior”
Numero di pagine: 224
Prezzo: € 10,00
Sinossi: Il mostro si presenta a Conor sette minuti dopo la mezzanotte. Puntuale. Ma non è il mostro che Conor si aspettava, l'orribile incubo fatto di vortici e urla che lo tormenta ogni notte da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Questo mostro è diverso. È un albero. Antico come una storia perduta. Selvaggio come una storia indomabile. E vuole da Conor la cosa più pericolosa di tutte.
La recensione
Ci sono cose che un bambino non dovrebbe conoscere. Ci sono cose che un bambino non dovrebbe saper fare. E' un suo diritto pretendere un bacio, al risveglio, e una colazione coi fiocchi. Sbattere i piedi a terra e fare il muso se, di ritorno da scuola, il pranzo non è pronto; se ci sono le verdure, a tavola, e lui non vuole mangiarle, perché sono amare e hanno un odore cattivo, come quello delle medicine. E poi c'è Conor, che invece sa. Cosa significa rimboccarsi le maniche del pigiama e prepararsi una tazza di latte tutto da solo. Cosa vuol dire tornare, dopo una giornata di interrogazione e odiosi atti di bullismo, e vedere un po' cosa mettere in tavola; cosa inventarsi col poco che c'è in frigo. Di cos'è che sanno e odorano le medicine, quelle vere. Sono molto peggio delle verdure, checché se ne dica. Conor ha tredici anni e, tra l'infanzia e l'adolescenza, scopre il dolore e la fragilità dei grandi. Ha paura di scoprirsi, d'un tratto, invisibile. Ha paura arriverà quel giorno in cui abbandonare ogni cosa e andare da una nonna tutta tailleur eleganti, cibi d'asporto e tintura per capelli, in una stanza degli ospiti che non sarà mai – con quelle pareti bianchicce, con quei quadri anonimi di barche a vela alle pareti – la sua stanza.
Ha paura che il padre, trasferitosi in america con un'altra donna, lo rinneghi e che la madre, con quella tosse orribile che si fa sempre più forte e i capelli che si assottigliano, lo abbandoni presto. Prima che lui riesca ad abituarsi all'idea dell'assenza. Al pensiero della morte. In un'Inghilterra vaghissima e pallida - di cimiteri, ospedali, licei -, in una solitudine che si anima di piccole visite di cortesia e schiaffi, a raccontare le fiabe a Conor è un mostro. Quello che ogni notte, sette minuti dopo la mezzanotte, bussa alla sua finestra, con rami come braccia, un tronco come busto, un antico tiglio come corpo. Non è necessario avere paura di lui. Conor e il mostro, ormai, hanno un appuntamento fisso, quando la luna sale in cielo, il vento si alza, gli alberi si sradicano dalla terra e camminano, oltrepassando la ferrovia, scavalcando d'un balzo lo steccato. A pietrificarlo, invece, è un altro mostro. Quello dell'incubo. Quello portavoce di una verità, tra crepitii, urla e mani che si annodano e si lasciano, che, se svelata, potrà finalmente liberarlo. Sette minuti dopo la mezzanotte è un romanzo in cui mi imbattevo da troppo. Volevo mettere da parte i soldi; comprare l'edizione cartacea. Quella bella, curata, con le illustrazioni in bianco e nero. Per potere vedere la forma del viso di Conor e conoscere l'aspetto del mostro che, puntuale, andava sempre a fargli visita, chiamandolo per nome. Sapete cosa? L'ho letto sul Kindle, e anche senza disegni ho visto tutto. Ugualmente bene. Non molto tempo fa, la lettura in formato digitale mi lasciava dubbioso. Tutti i libri letti in ebook mi sembravano brutti, non degni di una seconda occhiata. Non era colpa del formato, ho realizzato: erano quei libri stessi a essere brutti. Su un dispositivo elettronico, stampati su carta, rilegati in pelle, lavorati con l'oro zecchino: dimenticabili, inutili. La saggezza dei vent'anni. Il libro di Patrick Ness – autore acclamatissimo, ma in Italia praticamente ignorato, per via di un'ostinata e stupida cecità che ignoro a mia volta – è di quella potenza che non lascia indifferenti. Il libro di Patrick Ness non è neanche opera sua. Un'altra autrice acclamatissima, un altro nome di prestigio ignorato, aveva iniziato a scriverlo, prima che la malattia la stroncasse a metà di una frase: Siobahn Dowd. Questa commovente, tragica, suggestiva fiaba, che parla di morte, ma soprattutto di quant'è straordinaria la vita, grazie a Ness e alla sua prosa magica, ha avuto diritto a una vita più lunga di quella della stessa Siobahn. A una meritata seconda chance. Io non pensavo, sapete?, ma è uno di quei libri che davvero tocca. Uno di quei libri, piccini picciò, che resta dove deve restare. Prevedibile, per il lettore più maturo. Ma con gli occhi lucidi, alla fine, girando pagine che non girano perché sono già finite, cosa diamine può fregarcene della prevedibilità. Lì pulsano cuori, ferite, palpebre, e la banalità non è contemplata, davanti a un'emozione che più... emozionante non si può.
Ness, con l'ispirazione segreta e profonda della Dowd, mette a punto una bambola russa da esporre in prima fila, di modo che non passi inosservata nel nostro negozio di giocattoli preferito. Un romanzo di storie dentro storie. Un vaso di Pandora che – esorcizzata la paura – è da aprire senza timori. La narrativa per ragazzi ci parla di giovani malati che si amano, ma muoiono. Una vita in potenza e mai destinata a farsi atto è infatti un oltraggio, uno schiaffo forte a Madre Natura. I figli devono seppellire i genitori, perché quello è l'ordine naturale delle cose; così va il mondo. Facile a dirsi. Le fiabe che il mostro racconta a Conor dovrebbero parlare di quello: speranza, umano conforto, fiducia nel futuro. Invece quale morale c'è nella storia della regina cattiva, del curato che viene punito, dell'uomo che sogna di smettere di essere invisibile per poi desiderare fortemente il contrario, a conti fatti? Dov'è che sta il lieto fine? Tutte cose che si scoprono con Conor, mentre anche la sua personale fiaba sta per concludersi, com'è che deve concludersi. Una metafora sulla sopportazione; una parabola per bambini che hanno sofferto e non vogliono soffrire più; un memento infraintendibile per gli adulti che devono mettere a conto il dolore per essere coraggiosi quando, immancabile, li travolgerà. Un romanzo bello, tanto, che ho scelto per riempire il weekend e che invece mi ha riempito, smussandoli a dovere, gli angoli più nascosti. L'altro giorno, su Facebook, si parlava di romanzi che distruggono. Discorsi sciocchi, da fandom, in cui si tiravano in ballo saghe distopiche e non capolavori, messi bonariamente alla berlina da lettori un po' cinici, come me, che ritenevano che che nessun romanzo fosse scritto e progettato per far soffrire. Sette minuti dopo la mezzanotte è l'esempio perfetto che mi avrebbe fatto comodo per avvalorare la mia posizione. Nonostante le apparenze, al di là della tristezza, non vuole farti niente di male. E' catarsi. Sono più le cose che ti dona rispetto a quelle che ti sottrae. Perché i romanzi non distruggono mica. Costruiscono cose così.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: A Great Big World – Say Something
Questo libro non mi è nuovo anche se, al momento, non riesco a ricordare in che occasione ne ho sentito parlare; me lo segno comunque perché, dalla tua recensione, sembra proprio uno dei romanzi che avrei apprezzato molto qualche anno fa e che spero mi piaccia ancora oggi.
RispondiEliminaP.S. Buon onomastico!
Per me, Cecilia, ti piacerebbe. Sicuramente l'avrai visto in libreria, magari con l'altra copertina, che comunque è molto bellina. Le sorprese, come dicevo, le trovi più tra i romanzi per bambini che altrove.
EliminaGrazie mille ^^
Mi era stato consigliato anni fa da una persona fidatissima e adesso ti ci metti anche tu!
RispondiEliminaEssendo un romanzo breve mi sa che finisce dritto dritto nel cellulare!
Sì, adattissimo ;)
EliminaLibro di cui mi hanno parlato tanto e che purtroppo non ho ancora avuto tempo per leggerlo :( il romanzo in sé è breve, quindi magari lo inserisco nelle letture di ottobre :)
RispondiEliminaSì, un giorno e si legge :)
EliminaL'ha letto la mia sorellina un pò di tempo fa, e a quanto vedo le vostre impressioni sono decisamente affini! ^____^ Lieta anche di leggere che stai pian piano entrando in sintonia col kindle: la storia è il portale, le parole intessono l'incantesimo, mentre il supporto... Il supporto materiale è solo un mezzo, io lo dico sempre! ;D
RispondiEliminaGiustissimo!
EliminaBrava la sorellina. Fidati di lei ;)
Un'altro libro che non avevo troppo considerato e ora...lo voglio! Grazie ? Mik.
RispondiEliminaSFtefi
Ops...scritto da cell, scusa gli strafalcioni
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