Buon
pomeriggio, amici! Rieccomi, con una recensione lunga, ma scritta di
getto. E di pancia. Capita poche volte, ma capita, ogni tanto. La
misura della felicità è un romanzo che non avevo notato:
sentito nominare, sì, ma non notato. Mi aspettavo una bella storia,
ma stucchevole, banalalotta, classica. Tutte cose che, in determinate
giornate, adoro anch'io, perché si sa che certi giorno ho il cuore di burro. Il
romanzo della Zevin è stato una totale sorpresa. Perfetto nella sua
imperfezione, illimitato nella sua limitatezza. Non posso che
consigliarvelo, in una recensione pienza zeppa di citazioni... e di
numeri. Ringrazio la gentilissima Barbara per avermelo proposto, e vi
saluto. Se l'avete letto, lasciatemi il vostro parere. Un abbraccio. M.
Che
differenza c'è tra un libro e l'altro? Sono diversi perché lo sono,
decide. Bisogna leggerne molti, bisogna crederci, bisogna accettare
che ti deludano, perché qualcuno, di tanto in tanto, ti possa
entusiasmare.
Titolo:
La misura della felicità
Autrice:
Gabrielle Zevin
Editore:
Nord
Numero
di pagine: 314
Prezzo:
€ 16,00
Sinossi:
Dalla
tragica morte della moglie, A.J. Fikry è diventato un uomo scontroso
e irascibile, insofferente verso gli abitanti della piccola isola
dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che
vende (mentre quelli che non vende gli ricordano quanto il mondo stia
cambiando in peggio) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti
che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di
"abbassare i prezzi". Una sera, però, tutto cambia:
rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel
reparto dedicato all'infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla
madre: "Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è
eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una
lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi
di lei. Sono disperata." Seppur riluttante (e spiazzando tutti i
suoi conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che
quella bambina gli sconvolga l'esistenza. Perché Maya è animata da
un'insaziabile curiosità e da un'attrazione istintiva per i libri -
per il loro odore, per le copertine vivaci, per quell'affascinante
mosaico di parole che riempie le pagine - e, grazie a lei, A.J. non
solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il
piacere di essere un libraio, trovando infine il coraggio di aprirsi
a un nuovo, inatteso amore...
La recensione
Impreparato.
Questo libro, in una notte d'inizio estate, mi ha colto così.
Alla
sprovvista. In contropiede. Al buio. Non lo aspettavo. Quando l'ho
notato, quando poi l'ho avuto, ho iniziato a scoprirlo con ricercata
lentezza. Pianissimo. Era come un regalo troppo bello, nella sua
carta rosso Natale, con il nastro giallo e le stelle di carta
luccicante, per essere scartato con foga. Quanta cura aveva avuto
quella signora alla cassa, sempre sorridente, nell'incartarlo per
noi. Faceva capolavori di sorrisi, lei. Capolavori di pacchetti
regalo. Dispiaceva strappare quella guaina colorata, tirar via il
nastro, disfare il fiocco dorato. Era peccato. Era irrispettoso. In
risposta a un'opera d'arte di confezione regalo, allora, era seguita
un'opera d'arte di spacchettamento. Non so se la parola
spacchettamento esista, ma facciamo finta di sì. Che l'Accademia
della Crusca mi lasci un messaggio nella segreteria telefonica, dopo
il segnale acustio, Biiip. Il ragazzo che legge nel cuore
della notte, sul suo letto disfatto, in boxer scuri e canottiera
bianca, aveva fatto il possibile, davvero. Urtava contro gli oggetti
per sbaglio, perdeva mazzi di chiavi, inciampava nei ciottoli e nelle
sue stesse scarpe. Non aveva mai parlato di sé stesso, prima di
allora, in terza persona e non aveva mai sperimentato la delicatezza.
Eppure Gabrielle Zevin gliel'aveva insegnata. Lezioni private di
delicatezza, ripetizioni porta a porta di calma. Sul suo letto, dopo
una giornata di studio e una serata stancante di brutti telefilm e
pisolini rubati, aveva sfogliato La misura della felicità in
sordina, per paura di disturbare i personaggi e le loro private
compravendite. L'aveva esplorato, strato dopo strato. Tagliato il
nastro adesivo ai margini del pacchetto, spianato le pieghe della
carta, tirato fuori l'immagine di un uomo, una bambina e un aquilone
a forma di libro, angolo dopo angolo. Dispiaceva seriamente
sciuparlo. E seriamente prendo possesso di me stesso, adesso. Ritorno
all'io. Non ho preso annotazioni, non ho appiccicato post-it, non ho
scritto un rigo stentato sulle mie impressioni a caldo. Immagino che,
anche dopo una settimane, sarebbero bollenti. Calde, entusiastiche,
felici: impressioni un po' sceme. Qualcosa però l'ho segnata. Numeri
e numeri. Un libro che parla di letteratura, pieno di parole e
concetti, semplificato con il terribile linguaggio delle scienze
matematiche. Numeri sparsi, numeri pazzi - cerchiati, sottolineati,
incorniciati in un cuore inciso con la biro nera: 111, 97, 104,
142, 116, 117, 188,
194, 283.
Se sapessi come si fa, potrei giocarmeli alla lotteria, gridare
Bingo! Ma
bingo già l'ho fatto quando, senza aspettative, ho iniziato La
misura della felicità.
Senza sapere di ritrovarmi a leggere una storia che parlava di me,
con la limpidezza che – un giorno – vorrei fosse mia. I
presupposti erano buonissimi: non abbastanza per farmi correre ad
acquistarlo così, su due piedi, ma buonissimi. In About
a Boy,
Hugh Grant aveva preso in prestito un aforisma di John Donne e, con
un bambino curioso e un po' strano in casa, l'aveva capito... Che
nessun uomo è un'isola. Quella frase, ormai, è attribuita a Nick
Hornby. Molti, su Facebook, la attribuiscono perfino a Hugh Grant:
fotogenico, famoso, perfino paterno con accanto un minuscolo e
impacciato Nicholas Hoult, mi è diventato anche poeta. Il romanzo di
Gabrielle Zevin gioca sui significati intimi di questa frase, che è
bella e vera, a chiunque la si voglia attribuire. Anche a Hugh Grant.
Io conosco a memoria About
a boy.
Adoro i bambini, le persone anziane, i libri belli, ed ero convinto
che questa storia contenesse un po' di tutto: neonati, vecchietti,
capolavori. Perfino un'ambientazione retrò, novecentesca, come in
Storia di una
ladra di libri.
Da storia melensa, strappalacrime, bellissima anche con gli occhi
rossi, o proprio per via degli occhi rossi. Invece no, niente di
tutto questo: non so perché avevo pensato ad aerei da caccia,
guerre, morti. Il libro è modernissimo. Pungente, bello, magico. La quintessenza della tenerezza. Nasce, cresce e si fa vecchio in trecento pagine. La libreria è un
mondo in miniatura che resta uguale, mentre gli anni passano. La
libreria, Island Books, è la protagonista femminile. A.J Fikry, il
protagonista maschile. Per la cronaca, lui non è vecchio come
pensavo. La sinossi spiega che è vedovo, ma per la morte di una
moglie si incolpano sempre la vecchiaia e l'età. A.J è vedovo a
nemmeno quarant'anni: va a correre ogni mattina, è conservatore e
tremendamente snob, mette in difficoltà la gente del posto e la
giudica in base a quel che legge. Roba da poco: gente da poco. Per
lui, dovrebbero esserci soltanto grandi classici. Snobba gli
esordienti, rabbrividisce davanti all'urban fantasy, preferisce la
morbidezza della brossura e l'arte del racconto. Gli e-reader sono la
prova che il diavolo esiste, e guaia a parlargli di ebook. Vive di
prime impressioni e non sa quello che si perde. Scrooge è stato
giovane, libraio, romantico. Io acquisto al supermercato e, ogni
tanto, tradisco la libreria di paese per Amazon. Bado al risparmio,
alla convenienza, acquisto libri al 3x2, come con le confezioni di
yogurt in scadenza. A.J odierebbe il mio qualunquismo, il mio
accontentarmi, il mio fare compere senza passione. Io lo odierei per
i commenti cinici, i gusti di cemento armato, il tono arcigno, gli
ossessionanti “Ti
serve qualcosa?”, gli
occhi puntati nella schiena, come se in tempo di crisi ci fossero
ladri di librerie, non d'appartamento. Ci odieremmo con l'odio di chi si
vuole segretamente bene e si punzecchia per sport. Conosco tanta
gente come lui, tipi a posto. Misantropi convinti, ma pieni di amici
che li cercano: mi inserisco volontariamente nella categoria. Ci sono
le signore che gli organizzano appuntamenti galanti, gruppi di
lettura e presentazioni, cognate fragilissime che hanno impiastri per
marito e attenzioni di poliziotti con l'innocenza nel taschino
della divisa, addette vendita che prendono due treni e un traghetto
per cercare acquirenti, amore: l'amore degli acquirenti. Il libraio
che non amava più leggere impara a farsi amare dall'adorabile Amelia
Loman in quattro anni e qualcosa: un amore tardivo, sbocciato
commentando un toccante memoir della terza età,
alimentato
da cedole da compilare, email notturne, visite a sorpresa, alte
citazioni di True
Blood, portate
culinarie con nomi presi in prestito da Moby
Dick.
Le cotte fanno seguire serie tv squallidissime per avere qualcosa di cui
parlare insieme, affermare che Herman Melville sia la principale
causa dell'odio tra i bambini e la lettura, diventare più affabili.
Amelia, per me, è Rachel McAdams, con il sorriso a mille watt e le
lentiggini sul naso. Uno dei pochi esseri umani a non sembrare un
cane da passeggio con la fragia e a meritarsi una dichiarazione
d'amore vecchio stile. Pagina 189: “Quando
leggo un libro, desidero che anche tu lo stia leggendo. Voglio sapere
cosa ne pensa Amelia. Voglio che tu sia mia. Posso prometterti libri
e conversazioni e tutto il mio cuore, Amy.” Seguo
i numeri e i cuoricini sul foglio di carta. Eccone un altro, pagina
194: “Non
c'entra molto con la scrittura, però... un giorno, potresti prendere
in considerazione l'idea di sposarti. Scegli qualcuno convinto che tu
sia l'unica persona nella stanza.”
Tu,
Maya. Questo libro è per te. Segue un ordine strano, scandisce i
capitoli con annotazioni che diventano lettere, in cui A.J ti parla
della vita come farebbero Dahl, Poe, Fitzgerald. In mezzo a dialoghi
perfetti, si trovano titoli veri e titoli inventati, consigli
preziosi e titoli da depennare dalla lista dei desideri a colpi
secchi di penna, divisi per genere, titolo, nuclei tematici. Ci sono
i pensieri del lettore comune, i suoi sogni d'amore, le strategie
editoriali e le novità in libreria. E' un romanzo che parla di
romanzi. Dà consigli, parla di clienti e tendenze, di un amore puro
che porta in salvo dalla tristezza, di una brutta maledizione che fa
confondere le lettere e non pronunciare le parole. Parla di te, Maya.
Chi sei? La bambina che insegnò a un libraio ad amare i libri:
abbandonata nel reparto dei volumi per l'infanzia, con un bigliettino
sulla bavetta, un pupazzo dei Muppet, un pannolino pieno di pupù.
Non sei rimasta bambina per sempre. A.J lo chiamavi papà. Avevate
entrambi la pelle scura, ma di un caffè latte con sfumature diverse.
La felicità eri tu. Gli occhi come in un manga, ventiquattro mesi,
scrittrice prima di imparare a sillabare. La felicità era larga
quindici Maya e lunga venti: il perimetro di una libreria in
formato bambina. Una bambina che vorresti abbracciare forte, ma non
puoi, quindi ti limiti a stringere il libro al petto - cosa grave –
aspettandoti che ricambi la stretta. Che, alla domanda “Quanti
anni ho?”, ti
guardi dal basso verso l'alto e ti risponda che di anni ne hai
ventidue. O forse ottantanove.
La misura della felicità è
un concentrato di bene assoluto: un condominio affollato e variopinto
di gente che legge; e la gente che legge, per natura, non può che
essere buona. In copertina, una sagoma scura che solleva in alto
una bimba: solleva un libro, solleva il mondo. Solleva il mondo
grazie a quella bambina che i libri glieli insegna a leggere, ma non
alla lettera. "Se
si parla di politica, di Dio o dell'amore, la gente mente e lo fa
pure in modo noioso. Tutto quello che ti serve sapere su una persona
lo capisci dalla sua risposta alla domanda: Qual è il tuo libro
preferito?". Lo
finisci, La misura
della felicità,
e per un giorno, anche se è esagerato, diresti che è questo il tuo
libro preferito. Il sorriso ebete che indossi è la via. La
sensazione che tanti pensieri siano in rima con i tuoi – l'amicizia
con gli addetti stampa, l'affetto per chi ha i tuoi stessi gusti, la
gioia di un commento - spiega il tuo sentirti meglio al mondo. Non è
vero che i libri ci isolano. Guarda guarda gente che c'è. Vivi e
lascia vivere, tu. Leggi e lascia leggere.
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: Paramore - The Only Exception
L'ho finito in un giorno e non riuscivo a staccarmi, intontita, ebbra di questo romanzo. Mi ha lasciato un senso di malinconia, di tristezza e mi sono sentita un po' tradita sul finale, non da A.J, ma dalla nonchalance con cui il mondo sembrava girare nonostante tutto, nonostante lui. Ma questo già lo sai, hai letto le mie impressioni, così smetto di scriverle annoiandoti e le serbo per me.
RispondiEliminaCondivido pienamente ciò che hai scritto, non avrei saputo far di meglio.
Beh, buone letture, ciao :)
Buone letture anche a te!
EliminaUn libro che parla di libri e una recensione così... devo asolutamente leggerlo!
RispondiEliminaDevi!
Eliminaormai sono mesi che non riesco a scrivere recensioni... non so perché. Leggere è diventata una cosa troppo personale e, ultimamente, quasi dolorosa. Ma vorrei ringraziarti per questa perla di recensione, che dice tutto quello che ho nel cuore riguardo a questo libro. grazie.
RispondiEliminaLucia
Grazie a te, Lucia. L'ispirazione tornerà, non temere.
Elimina:)
Avevo già in mente di prenderlo, e leggendo la tua splendida recensione (come sempre, aggiungerei) non posso fare altro che correre in libreria!
RispondiEliminaP.s. Aspetto vivamente che tu scriva qualcosa, hai un dono naturale e non mi stancherò mai di dirlo ;)
Grazie mille, Ariaaa :)
EliminaSei la rovina della mia wishlist, sappilo. Non posso che aggiungere libri quando li hai recensiti tu, con giudizio positivo. Dio, devo smetterla. çç
RispondiEliminaChiedo perdono :P
EliminaSplendida recensione, questo romanzo lo puntavo e mi hai convinta :)
RispondiEliminaGrazie mille! Io non lo puntavo, ma mi ha convinto da sé. :3
Eliminawow il video :o
RispondiEliminaSempre molto puntuali i tuoi commenti.
EliminaMa sembra davvero bello *--* le tue recensioni convincono sempre :p
RispondiEliminaAvevo deciso di oassare questa volta e cone al solito ki fai cambiare idea attentatore di portafogli e conti in banca! I libri mi hanno aperto un universo che non sapevo esistesse fatto di persone reali e non solo di personaggi di carta e inchiostro, un libro è qualcosa di prezioso da condividere con chi ami, e credo che tale libro possa essere una dellr prove a supporto! In lista sicuramente!
RispondiEliminaBrava, Lara :)
EliminaMi avevi convinto a "Impreparato"!
RispondiEliminaGrazie, voglio davvero leggerlo! *_*
Devo dire che anche io se non avessi letto ora la tua recensione l'avrei bellamente snobbato di qui all'eternità sto libro :P invece, mi hai proprio convinta!
RispondiEliminaE' bello davvero.
Eliminasenza parole... Hai scritto cose splendide, una recensione meravigliosa, davvero!
RispondiEliminaTi ringrazio, Elisa!
EliminaOhhh, ma che votone! Ricordo che non eri proprio convintissimo di questa lettura e invece... sono le sorprese migliori per un lettore!
RispondiEliminaMi hai messo i brividi e la voglia di leggerlo!!
RispondiEliminaGrazie, Rory :)
EliminaQuesto libro mi ha attirato fin da quando l'ho visto su: il libraio. Dopo questa recensione la mia voglia di leggerlo è alle stelle^^
RispondiEliminaL'autrice dev'essere carinissima. Il libro è la tenerezza :)
EliminaLo sto leggendo!
RispondiEliminaCondivido le tue impressioni :)
^^
EliminaCiao, ho appena scovato il tuo blog cercando qualche info in più su questo libro.
RispondiEliminaL'ho appena finito e mi è piaciuto tanto.
Ammetto che anche questa volta la scelta con il "sesto senso" ha colpito ancora :-)
Complimenti per le recensioni!
Buona giornata
Bellissima recensione, mi ha toccato molto, e se lo dico io che non leggo recensioni puoi crederci. Lo proporrò al mio gruppo di lettura, sono ansiosa di conoscere le impressioni altrui!
RispondiEliminaMi sono innamorata! Sei riuscito a convincermi! E io non sono convinta mai su niente. Lo comprerò dovrà essere mio. E adesso che ho scoperto il tuo blog passerò spesso a leggere le tue meravigliose recensioni!
RispondiEliminaMi è stato regalato quando ero a casa convalescente, l'ho apprezzato moltissimo veramente molto bello.
RispondiElimina