"La
mente è il proprio luogo,
e
può in sé fare un cielo dell'inferno, un inferno del cielo.."
Titolo:
Cose che il buio mi dice
Autrice:
Carolyn Jess - Cooke
Editore:
Longanesi
Numero
di pagine: 401
Prezzo:
€ 17,60
Sinossi:
Alex ha dieci anni e vive a Belfast
in una casa fredda e spoglia con la sua giovane madre, una donna
precipitata da tempo negli abissi di una grave depressione. Alex è
un bambino solo ma ha un amico speciale. Ruen. che nessun altro può
vedere e che si manifesta sotto forme diverse e quasi mai
rassicuranti. Ruen spesso lo aiuta, ma a volte gli chiede anche di
fare cose cattive. Anya è una psichiatra infantile. La sua è una
professione molto dura, soprattutto per chi come lei ha perso una
figlia in circostanze oscure. Anya è incaricata di occuparsi del
caso di Alex. Perché Alex dice di parlare e interagire con
misteriose presenze che si manifestano soltanto a lui. E perché dopo
il tentato suicidio della madre il bambino è rimasto solo. Sulla
psichiatra e sul suo giovane paziente incombe lo stesso destino. Ruen
infatti ha chiesto ad Alex di fare qualcosa di sconvolgente. Qualcosa
che Alex, stavolta, non vuole fare...
La recensione
La
prima volta che notati questo libro fu tra le pagine di Un segreto
non è per sempre, di Alessia Gazzola. Mentre, frenetici, i capitoli si
susseguivano instancabilmente, tra una pagina e l'altra, un paio di
occhi incredibilmente azzurri incontrarono i miei.
Rimasi
a fissare quella sottile striscia di cartoncino per un tempo che mi
parve lunghissimo. Ero come ipnotizzato. Il segnalibro, con in primo
piano il logo della Longanesi e il nome di un'autrice che conoscevo
solo di fama, era semplice, ma di una potenza inquietante e
struggente. Il viso bello e lentigginoso di un bambino – un
fratello, un figlio, un piccolo e chiassoso vicino di casa, un
nipotino... - circondato da quella densa e crudele oscurità che lo
sguardo sognante dell'infanzia non dovrebbe mai presagire.
Il
male che contagia il bene più puro. L'incubo che scocca un bacio di
Giuda all'innocenza.
Per
401 pagine, sono stato trascinato negli oceani tempestosi di quegli
occhi fuggenti. Ho cercato di scorgere in essi parte di quelle ombre
che il giorno non è in grado di spazzare via, di percepire i
sussurri dei loro demoni e le melodie perdute dei loro vaghi ricordi.
E'
stata un'avventura di straordinaria intensità. Una corsa su uno
scricchiolante ponte tibetano a un passo dal crollo.
Mi
aspettavo decisamente altro, ma, ancora una volta, le mie percezioni
mi hanno ingannato. Avevo riempito, con la mia immaginazione, il buio
del titolo di sangue, omicidi e demoni, animandolo dei mostri
terrificanti che abitano nell'armadio, sotto i letti e nei pensieri
dei più piccini e di colpi di scena e momenti di tensione degni di
una pellicola americana. Un horror come tanti, ma sempre di grande
effetto. Il filone del “bambino malefico” di Orphan e
L'innocenza del diavolo che
rivive nuovamente sugli scaffali delle librerie. Il
precedente romanzo della Jess Cooke, tuttavia, acclamato da
grandi critici e impegnati editori, mi doveva far pensare.
Cose
che il buio mi dice, infatti, è
un dramma solido ed intimista, che non spaventa tanto tanto per i demoni
preannunciati nella sinossi, quanto per la sua straordinaria capacità di
diventare mezzo di riflessione e frattura su fatti di cronaca
precocemente dimenticati.
E'
la voce di una città che non ha perso la speranza di elevarsi dai
suoi cumuli di macerie. E' l'insieme delle schegge, delle cicatrici e
delle mortali radiazioni che hanno avvelenato una terra distante meno
di tre ore d'aereo dalla nostra e i cui abitanti vivono ancora adesso
i postumi di un odio insensato e senza precedenti. Una violenza che
come una malattia è penetrata nel corredo genetico di una
generazione, scavando tagli e traumi perfino nel sacro santuario del
grembo materno. Le
voci dei due protagonisti – quella misurata e analitica della
psicologa Anya e quella fioca e triste del piccolo Alex -, rese
magistralmente dallo stile particolareggiato e personale
dell'autrice, sono i veri capisaldi di un romanzo che apparentemente
fa fatica a decollare e che, a una lettura frettolosa, sembrerebbe
non andare da nessuna parte; invece, ad ali spiegate, affronta
un'impensata tempesta di emozioni e fragilità.
Si
ci affeziona ai protagonisti a poco a poco, e persino le realistiche
atmosfere della malinconia Belfast, delineata con lucidità e fredda
imparzialità, si lasciano abbandonare, a fine lettura, con un filo
di commozione e tenace speranza. Leggere dei graffiti che sporcano le
strade, della voglia di ricominciare, di bambini che giocano su
terreni ancora grondanti sangue e lotta, mi ha rimembrato il degrado
e la fatiscenza del Regno Unito descritti dall'eccellente Tabitha
Suzuma nel suo Proibito.
Il
romanzo mi ha avvolto in una cappa di inquietudine e lacrime,
facendomi attraversare l'immensità di un campo minato con la mano
stretta attorno a quella di un piccolo, grande personaggio che non
dimenticherò facilmente. Un piccolo Charlot - con tanto di bombetta,
papillon e scarpe eleganti – la cui incolumità, per me, si è
rivelata importante tanto quanto lo era nel corso delle vicende per
la forte Anya.
Mi
ha fatto sperare, arrabbiare, sorridere e preoccupare. Temere che
l'oscurità divorasse anche lui, così come aveva fatto con il resto della
sua famiglia. Mi ha fatto capire che molte cose una spiegazione non
ce l'hanno e che non sempre le "profezie" sono sinonimo di certezza
infallibile.
Il
romanzo, divorato in appena tre giorni, è una lettura che consiglio
di tutto cuore, da intraprendere, magari, quando abbiamo voglia di
stare un po' con noi stessi e di ascoltare la voce suadente che
vivifica i nostri spettri più nascosti. Un incrocio tra
l'irrazionalità e la paura di Stephen King (Shining)
e Lorenza Ghinelli (Il divoratore; La colpa)
e l'introspezione e il coraggio di Torey L. Hayder (Una
Bambina).
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: direttamente
dalle pagine del romanzo, la canzone di Ruen: A Love
Song for Anya (Andantino
– Appassionato)
Wow, che splendida recensione. Il libro finisce dritto nella mia wishlist!
RispondiEliminaBella recensione, dovrei leggerlo a breve. ciao.
RispondiEliminaBella recensione, sì. Non lo conoscevo, ma mi hai incuriosito tanto. Voglio leggerlo anch'io! Bellissimo il titolo. Suggestivo...
RispondiEliminaCiao c'è un premio per te sul mio blog:http://inside-a-book.blogspot.it/2012/07/premio-adamas.html
RispondiEliminaE come al solito magnifica recensione <3
RispondiEliminaWow *w* Mi sa che lo prenderò in considerazione per il mio prossimo ordine :)
RispondiEliminaHo appena finito di leggerlo. Devo dire che non mi ha affatto deluso, e con piacere ho ritrovato moltissimi elementi che mi hanno fatto apprezzare anche il primo libro della scrittrice: magia, piacere, carattere, originalità...
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