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Olive, ancora lei,
di Elizabeth Strout. Einaudi, € 19,50, pp. 263 |
Mia
carissima Olive,
ti
scrivo. Ancora. È passato appena qualche mese dalla nostra reciproca
conoscenza, ma mi è parso in ogni caso troppo. Il desiderio di
leggerti si è ripresentato alla fine della quarantena. In conferenza
stampa, Giuseppe Conte citava gli affetti stabili e il pensiero era
corso subito a te: con la riapertura dovevo tornare d’un fiato a
Crosby, Maine, ma mi frenava la codardia. Sapevo che non ci sarebbe
stato un terzo incontro da organizzare e, tra me e me, temevo anche i
contro del secondo: alcune storie sono così perfette da non avere
bisogno di un prosieguo. E la tua? A distanza di dieci anni dal primo
romanzo, Elizabeth Strout è tornata a importunarti. Sbuffando, le
hai aperto la porta. E la Strout, con due occhi così, ti ha trovato
uguale ma diversa. Lei che racconta così bene lo stagnamento della
provincia, infatti, è stata presa in contropiede dalla tua
inestinguibile voglia di reinventarti.
Gesù,
Olive, certo che se una donna proprio difficile. Tu sei impossibile,
maledizione, e io, cazzo, mi sono proprio innamorato. Quindi, se non
ti spiace, Olive, forse potresti essere un po’ meno Olive con me,
anche se questo comporta esserlo un po’ di più con gli altri.
Perché io ti amo, e non abbiamo tantissimo tempo.
Hai
ottant’anni e rotti, questa volta, ma rifuggi l’immobilismo. E
allora impari a usare il cellulare, ti iscrivi su Facebook, guidi una
Subaru fiammante, ti tagli i capelli corti, vai in crociera a Oslo,
conosci meglio i tuoi nipoti, ti trasferisci altrove. Volti pagina e,
contro tutti i pronostici, ricominci da zero accanto a un uomo
diverso: dopo la morte del dolcissimo Henry, hai scelto di
condividere ciò che resta della vita con Jack – l’accademico in
pensione dalle simpatie repubblicane è l’unica canaglia a tenerti
testa in un microcosmo che ti stima e ti teme. La
terza età può riservare una seconda prima volta? Tu e Jack
battibeccate spesso, fate lunghi viaggi in macchina sui luoghi della
vostra infanzia, dormite abbracciati. Quando
sarai troppo appesantita per chinarti a tagliare le unghie, ad
esempio, lui ti invoglierà a fare una pedicure: dall’estetista ti
sentirai vezzeggiata come una regina. Ma quello menzionato poco
fa è soltanto uno dei tredici racconti che parlano di voi: al
solito, in una meravigliosa narrazione corale condividi la scena con
gli altri abitanti di Crosby.
Olive,
non offenderti se dico che questa volta non ho sentito altrettanto
forte la tua mancanza quand’eri comprimaria anziché protagonista.
Anzi, talmente è preziosa la scrittura della Strout, all’inizio sono stato
pronto a giurarlo: questo romanzo era perfino più bello del
precedente; era un miracolo! Tra i miei racconti preferiti ci sono
stati Pulizie – la perdita dell’innocenza di una
studentessa –, D’aiuto – un’indagine sulle sciagure
della famiglia Doyle –, Luce – il dialogo con una malata –, Gli ultimi giorni della Guerra Civile –
una tragicommedia alleniana su un’amante del sadomaso –, e lì tu eri soltanto una figura
marginale.
Perché
in febbraio le giornate cominciavano davvero ad allungarsi e, a ben
guardare, uno poteva accorgersene. E vedeva come, verso sera, il
mondo sembrasse spaccarsi come un melograno e luce residua filtrare
tra i rami nudi, come una promessa. C’era una promessa, dentro
quella luce, ed era una cosa fantastica. Sdraiata sul letto, [...] riusciva a vederlo anche adesso, l’oro dell’ultima luce che
squarciava il mondo.
La
verità è che quando ci sei, purtroppo, il tempo riprende a
scorrere. Ogni salto tra un capitolo e l’altro è un colpo al
cuore. Nonostante la lentezza dei gesti, così minimi da sembrare
ininfluenti, ogni aggiunta genera rivoluzioni. E così ho visto il
cambiamento tutt’intorno e il tuo incurvarti: nella città
limitrofa si stanzierà una comunità somala; gli americani
eleggeranno Trump; perderai peso – ma non smalto –, ti appoggerai
a un bastone per camminare, e finché potrai eviterai i pannoloni.
Incantato dalla brillantezza della prima parte, nella seconda ho dovuto affrontare uno stile più malinconico e un tema spaventoso, la solitudine. Invecchi, ti scopri frangibile, ma non ti imbarazza parlare né del decadimento né della morte: sdrammatizzi a modo tuo e a tratti pensi a Henry, che non ha potuto godere delle tue timide aperture alla gentilezza. Fuori intanto rumoreggiano i pettegoli, le rievocazioni della guerra civile con le donne in crinolina e gli uomini in kilt, le tradizioni sedimentate e i pregiudizi inscalfibili, gli autunni dai rossi abbacinanti: un mondo diverso insomma, tragico ma esilarante, a cavallo tra i boschi e l’oceano. È meglio adattarsi, oppure mitizzare il passato?
Incantato dalla brillantezza della prima parte, nella seconda ho dovuto affrontare uno stile più malinconico e un tema spaventoso, la solitudine. Invecchi, ti scopri frangibile, ma non ti imbarazza parlare né del decadimento né della morte: sdrammatizzi a modo tuo e a tratti pensi a Henry, che non ha potuto godere delle tue timide aperture alla gentilezza. Fuori intanto rumoreggiano i pettegoli, le rievocazioni della guerra civile con le donne in crinolina e gli uomini in kilt, le tradizioni sedimentate e i pregiudizi inscalfibili, gli autunni dai rossi abbacinanti: un mondo diverso insomma, tragico ma esilarante, a cavallo tra i boschi e l’oceano. È meglio adattarsi, oppure mitizzare il passato?
Le
cose cambiano, compresi i ricordi.
Mia
carissima Olive,
tu
conosci la risposta meglio di me. Cocciuta e parsimoniosa,
rifiuteresti un posto in prima classe, ma mai un altro giro su
questo folle carrozzone che consideriamo casa. Sono tornato a
scriverti per questo. Per ringraziarti, perché grazie a te ho
ripreso a scrivere lettere. E per chiederti di consolarmi. Dimmi, per
favore, che l’ultima pagina non implica per forza una fine. Ma
sento perfino da qui le tue proteste colorite – «cribbio» e
«boia» – per questi miei piagnistei, per la mia vaga pietà, e forse è proprio per questo, mentre mi congedo, che nel profondo mi manchi
già. Olive, ancora tu.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Johnny Cash – Hurt
Cavolo! Devo leggere qualcosa della Strout 🥰
RispondiEliminaAssolutamente!
EliminaHo amato Olive e per i tuoi stessi motivi finora non ho voluto leggere questo libro, ma tu mi hai convinto. Grazie per questa tua appassionata recensione
RispondiEliminaGrazie a te. La narrativa, senza Olive, sarà più triste.
Eliminaah ma a quanto pare non posso continuare a snobbarla questa Olive! *_*
RispondiEliminaNo, e ti tocca anche la serie TV!
EliminaBellissima, davvero commovente questa tua lettera e la tua scrittura è fantastica, permettimi.
RispondiEliminaAvevo portato a casa dalla biblioteca il suo primo libro tempo fa, ma era un periodo stressante e feci scadere il prestito così lo riconsegnai. Mi pare un'ottima occasione per andarmelo a riprendere!
P.S. ieri ti ho scritto un commento al post di "Tommaso e l'algebra del destino", ma non è stato pubblicato. È finito nello spam? Ci sono problemi nel mettere commenti su vecchi post? Fammi sapere.
CIAO!
Ti consiglio vivamente di leggere entrambi. Il primo non si batte però.
EliminaPS. Passate due settimane dal post, i commenti finiscono in una casella di commenti, appunto, da approvare. In questo modo evito come posso lo spam selvaggio! Corro a leggere e pubblicare il tuo, grazie ❤️
Mannaggia, m'è venuta voglia anche a me di averla tra gli affetti stabili. ;)
RispondiEliminaDevi correre ai ripari!
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