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Piccole anime folli, di Mirko G. Rauso. Leone Editore, € 12,90,
pp. 282 |
A
cosa può spingere la noia? Siamo a San Rodi, un paese immaginario in
cui la perversione è di casa. Gli anni Ottanta impazzano, ma il
loro eco è debole. Nonostante si scorrazzi in bicicletta come in
Stranger Things, in cerca di
boschi e misteri, in
Italia l'ombra del fascismo è ancora visibile. Dei cimeli di quegli
anni, da noi piuttosto lontani dalle mode d'oltreoceano, sono approdate soltanto le videocassette e i fumetti fantascientifici. Ma laggiù i veri mostri siamo noi. Traviati
dall'immobilismo e dalla calura, i quindicenni fanno
gruppo e giocano a fingersi onnipotenti. Braccano e seviziano
animali, si proclamano Cacciatori. Ci sono Arcangelo e Tommaso, il
primo in sovrappeso e l'altro segretamente omosessuale, mentre strada
facendo si è aggiunto allo squadrone Piero B, troppo piacente per essere un reietto
ma indebolito da un infortunio calcistico. Hanno famiglie sciagurate, case pericolanti,
scheletri nell'armadio, e il loro leader conosce i loro dolori come
le proprie tasche: il carismatico Fermo, che pronuncia proclami
magniloquenti nello stile di Mussolini, fa leva
sulle fragilità degli amici. Fino al punto di rottura. Quanto tempo è
richiesto per passare a prede più
ghiotte?
Ogni
giorno, dopo la scuola e prima che calasse la notte, impugnavano le
loro maestose biciclette e si allontanavano dal pietroso centro
cittadino, alla ricerca di avventure. Avevano visto troppi film, e
volevano comportarsi da eroi. Speravano di trovare qualcosa nei
boschi che li circondavano, sognavano di imbattersi in qualche
animale raro o in qualche artefatto dimenticato. Questi quattro
quindicenni emarginati erano Arcangelo, Piero B, Tommaso e Ferro.
Si
va a caccia di esseri umani, così, ma Fermo non lascia niente di
intentato. La vittima designata dovrà cadere spontaneamente nella
sua rete. Purtroppo o per fortuna il povero Mollusco – che di
verghiano ha sia soprannome sia il destino da vinto – si lascia
circuire in fretta. Vessato a scuola, maltrattato in famiglia,
avrebbe bisogno di buoni amici. Anche se gli tocca passare attraverso
disgustosi riti d'iniziazione. Anche se, sin dall'inizio, è
spacciato.
Piccole anime folli è un esordio che attraeva per toni e atmosfere. Un romanzo di formazione estremo e disperato che riportava alla mente il primo Ammaniti. Sfogliandolo ho subito pensato che in compagnia del bravo Mirko Rauso, già sceneggiatore, avrei trovato pane per i miei denti. Se possibile, andando avanti, l'impressione si è acuita. Piccole anime folli spiazza. Inizia in un modo, finisce in un altro. È un macello, in quanto caotico e sanguinosissimo. Insensato, come d'altra parte dev'essere la violenza in tenera età. Questo perverso gioco di ruolo viene mandato a monte dall'arrivo di una ragazza dai capelli fiammeggianti, Venusia, il cui ingresso fatale cambia alleanze e obiettivi. Aggiungete al disegno un improbabile poliziotto dal cuore malandato, che di cognome si chiama Donovan, e una professoressa con un corpo da commedia sexy e il pallino del satanismo; una scia di omicidi coreografici, che portano la firma di un novello Jack Lo Squartatore dal cappello a cilindro, e una guerra intestina fra maschi e femmine se ai Cacciatori vengono a contrapporsi all'improvviso le Streghe.
Piccole anime folli è un esordio che attraeva per toni e atmosfere. Un romanzo di formazione estremo e disperato che riportava alla mente il primo Ammaniti. Sfogliandolo ho subito pensato che in compagnia del bravo Mirko Rauso, già sceneggiatore, avrei trovato pane per i miei denti. Se possibile, andando avanti, l'impressione si è acuita. Piccole anime folli spiazza. Inizia in un modo, finisce in un altro. È un macello, in quanto caotico e sanguinosissimo. Insensato, come d'altra parte dev'essere la violenza in tenera età. Questo perverso gioco di ruolo viene mandato a monte dall'arrivo di una ragazza dai capelli fiammeggianti, Venusia, il cui ingresso fatale cambia alleanze e obiettivi. Aggiungete al disegno un improbabile poliziotto dal cuore malandato, che di cognome si chiama Donovan, e una professoressa con un corpo da commedia sexy e il pallino del satanismo; una scia di omicidi coreografici, che portano la firma di un novello Jack Lo Squartatore dal cappello a cilindro, e una guerra intestina fra maschi e femmine se ai Cacciatori vengono a contrapporsi all'improvviso le Streghe.
Non
dobbiamo guardare Manson, dobbiamo guardare Gesù. La perfezione, il
miracolo. Io sono l'agnello di Dio, il re dei Cacciatori solitari, il
Distruttore silenzioso. Sono stato scelto, e voglio portare a termine
ciò per cui sono stato messo al mondo. Cacciatori, è giunto il
tempo di ultimare la Caccia finale, la Caccia suprema.
In
quel di San Rodi il più pulito ha la rogna. La malvagità, come la
peste nera, è un contagio; una realtà basata su leggi medievali. Ironico e
amante del cinema di serie B, Rauso non va preso sul serio. Si dà
alla pazza gioia nel finale, e i lettori più impressionabili
potrebbero essere infastiditi da un autore che ciabatta nel torbido o dall'introduzione di loschi figuri vestiti come in
Mad Max. A questo punto mi prendo il permesso di fargli un po' le pulci, perché in fondo mi ha divertito da morire.
Intrattenitore nato, lo scrittore ventisettenne ha il difetto di raccontare più che mostrare. A volte enfatizza poco, altre lo fa concentrandosi sui dettagli secondari. La colpa potrebbe essere di un narratore al di sopra di tutto e tutti, che funziona alla perfezione per gestire la coralità corrotta degli abitanti, meno per la messa a punto della suspance o di dialoghi verisimili. In sella a una bicicletta a cui soltanto di recente ha tolto le rotelle, rinunciando agli equilibri dell'ordinario per raccontare invece l'azzardo, l'autore rischia frequentemente di scivolare e di lasciare a cuocere troppa carne al fuoco. Più lungo e complesso del previsto, però, Piccole anime folli piace comunque perché ha il coraggio e la consapevolezza dei propri errori. Una compravendita dell'innocenza che perde la bussola – negli ultimi capitoli sconfina nel granguignolesco di Gianluca Morozzi –, mai il filo.
Intrattenitore nato, lo scrittore ventisettenne ha il difetto di raccontare più che mostrare. A volte enfatizza poco, altre lo fa concentrandosi sui dettagli secondari. La colpa potrebbe essere di un narratore al di sopra di tutto e tutti, che funziona alla perfezione per gestire la coralità corrotta degli abitanti, meno per la messa a punto della suspance o di dialoghi verisimili. In sella a una bicicletta a cui soltanto di recente ha tolto le rotelle, rinunciando agli equilibri dell'ordinario per raccontare invece l'azzardo, l'autore rischia frequentemente di scivolare e di lasciare a cuocere troppa carne al fuoco. Più lungo e complesso del previsto, però, Piccole anime folli piace comunque perché ha il coraggio e la consapevolezza dei propri errori. Una compravendita dell'innocenza che perde la bussola – negli ultimi capitoli sconfina nel granguignolesco di Gianluca Morozzi –, mai il filo.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Anastasio – La fine del mondo
Questo titolo è interessante. Non lo conoscevo, ma me lo segno. Grazie per la recensione ;)
RispondiEliminaGrazie a te per l'interessamento, Mirko ne sarà contento!
EliminaÈ incredibile come le tue recensioni riescano a farmi pensare - di libri che di norma non mi filo neanche per sbaglio - "sembra interessante, lo metto in WL" :)
RispondiEliminaAhahahah, perdonami.
EliminaE grazie.
Nonostante le "imperfezioni", è un libro che mi strizza l'occhiolino, e le vicende di questi ragazzi, che a un certo punto si lasciano andare al male,solleticano la mia curiosità!
RispondiEliminaDiverte e sconvolge, imperfezioni e tutto. Consigliato. ;)
EliminaIl genere mi garba, ma forse faccio parte dei lettori lettori impressionabili , cosa dici? ;) Un bacio.
RispondiEliminaTroppo violento, a te effettivamente lo sconsiglio.
EliminaUn bacione!
Pare uno Stranger Things più alternativo e più italiano, quindi per niente stranger LOL. :)
RispondiEliminaSembra affiorare però anche una certa noia e pesantezza a renderlo meno attraente.
Ti assicuro, invece, che fra mattanze e riti ci sono più stranezze qui che in quel gruppo di fighettini!
EliminaUn nuovo ciclo dei vinti in versione "sangue e violenza" ovunque? Verga mi perdonerà ma questo libro mi attira tanto, tanto e la colpa è tutta tua caro Mr Ink :)Prendo subito nota.
RispondiEliminaTi perdonerà sì, leggendo precisamente ho pensato alle angherie di Malpelo su Ranocchio. Mi hai letto nel pensiero!
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