Le
persone che si vogliono bene sono tutte belle.
Ho ribattuto così,
una volta, a un'affermazione convinta di non suonare discriminatoria
soltanto perché estrapolata in una chiacchierata da bar. Me l'hanno
insegnato i cinque anni al liceo classico, in cui ho scoperto che
Achille amava Patrocolo e che, nella storia delle anime gemelle
secondo Platone, l'uomo – all'alba dei tempi, un tutt'uno con
quattro gambe, quattro braccia, due teste e un unico cuore – poteva
trovare la propria metà soltanto in un altro uomo. Me l'ha cantato
Your Song, forse la canzone d'amore più onesta mai scritta.
Me l'hanno raccontato, fra gli altri, romanzi come quello di André Aciman: l'autobiografia di un colpo di fulmine, di un'estate
italiana, pronta a farsi cinema nell'anno in cui Moonlight
trionfava agli Oscar per i
motivi sbagliati – vinceva infatti la politica anti-trumpiana fra
le righe, non la delicatezza di due uomini che in una Miami
difficile, in una vita difficile, sapevano bastarsi. Dirige un Luca
Guadagnino a proprio agio con le star, a bordo piscina, che
finalmente trova pienezza nella sceneggiatura del veterano James
Ivory – in passato mancava la sostanza, vero, ma il cinema
dell'esteta siciliano era comunque apprezzatissimo da queste parti.
Presentato dappertutto, bello senza misteri, l'atteso
Chiamami col tuo nome dipinge
un'altra famiglia, un altro luogo di villeggiatura sospeso nella
canicola, un'altra passione che sconvolge corpo e mente. Nell'Italia
del miglior Bertolucci, il sole picchia forte, il cloro si incrosta
nei capelli, il sesso è negli occhi di chi guarda. Elio,
diciassettenne prodigio, si scopre attratto dai modi di Oliver,
studente universitario in ritiro – si parla sempre di privilegiati,
si parla ancora di innamorati. Hanno camere adiacanti, balconi
confinanti, un bagno in comune. Non c'è privacy e, in pieno agosto,
tanta pelle in vista – un efebo pallidissimo il primo, un
marcantonio in costume giallo il secondo. Ma si sta a distanza di
sicurezza, non ci si tocca direttamente per paura di prendere la
scossa (a un certo punto, i due si porgono però la mano che resta di
una statua sommersa; un ramoscello d'ulivo). C'è la curiosità
iniziale, sporgersi dalla finestra e spiare il nuovo arrivato. Poi
l'astio, perché tutti pendono dalle sue labbra. Infine la
rassegnazione, ammetterlo a denti stretti: quella tensione non è
invidia, ma gelosia. L'amore, come il lutto, ha le sue tappe: è
un'esperienza universale. Richiede elaborazione. Uno straordinario
Timothée Chalamet, giovane e sconosciuto padrone di casa, si
masturba con una pesca, balla come un pazzo, piange inconsolabile.
Quel suo viso ancora imberbe, protagonista assoluto dei minuti
conclusivi. Puoi leggerci tutto Aciman lì: il rimpianto, e l'illusione delle stelle.
Armie Hammer, affascinante invasore americano, ha il compito non da
poco di insegnare l'essenziale al ragazzo che pensava di sapere
tutto. E di metterci l'assennatezza e la pazienza, di fare piano.
Nonostante la differenza d'età, l'imbarazzo degli inizi, si baciano
con la tenerezza di chi si ama davvero. Si abbracciano come chi sa
che prima o poi dovrà perdersi. In una casa di campagna che è
una comune anni Ottanta, sfilano le domestiche e i giardinieri, i
commensali inferociti con Craxi, le adolescenti francesi che
promettono altra bellezza aggiunta, papà dai monologhi commoventi
come l'intenso Michael Stulhbarg. Con un indefinibile senso di
meraviglia, Guadagnino ci lascia allora assistere al risveglio della
loro natura. In un melodramma intriso di classicismo e grazia,
epidermico ma angelico insieme, che spiazza, spezza e spazza via.
Partecipano Madre Natura: lussureggiante per non sfigurare, complice
accorta. I cinque sensi: la testa contro il petto, i piedi e le mani
che si sfiorano in strada, le echimosi di primi dolori che non si
scordano mai. Lo spettatore, che non vorrebbe cacciarli mai da quel
Paradiso su misura indicando la prima nuvola di pioggia nel cielo;
dire che l'autunno, la fine, sta per arrivare.
Le persone che si vogliono bene sono tutte belle. Queste, un po' di più. (8,5)
Le persone che si vogliono bene sono tutte belle. Queste, un po' di più. (8,5)
ok...ho letto solo il voto...vado domenica....
RispondiEliminaTi aspetto al varco.
EliminaHo letto 2 volte. La seconda ascoltando Mistery of Love di Sufjan Stevens: volevo l'abbraccio musicale giusto alle tue parole così suggestive|delicate. Mi è sembrato di essere già lì, ad emozionarmi con Elio|Oliver. Il tuo modo di scrivere è bellissimo. E bellissimo sarà "vivere" questa storia. Non vedo l'ora!
RispondiEliminaMa grazie. Mi raccomando, dicci. :)
Eliminasono molto curiosa di vedere questo film, tutti ne parlano bene :)
RispondiEliminaHa poche chance, ma al momento è il mio preferito in gara.
EliminaLa prima parte della recensione è da ovazione, sappilo.
RispondiEliminaSpero di vederlo al più presto. Guadagnino mi piace come stile, ma ho sempre trovato che nei suoi film mancasse "qualcosa"...
Ti ringrazio, Jean.
EliminaConcordo con te, ti dirò. Tecnicamente bravissimo, un autentico esteta, ma le sceneggiature non stavano mai al passo. A modo suo, Luca distraeva investendoci di bellezza. Qui c'è tutto, il Guadagnino bravo che conosciamo già, ma per fortuna si sente il tocco di un signore come Ivory. Quest'anno concorrenza spietata, ma per me la miglior sceneggiatura non originale se la porta a casa.
Anche in questo caso ho un timore che colmerò quando lo vedo. Ed ho anche paura perché a furia di leggerne bene poi mi aspetto tantissimo. Comunque hai scritto proprio una bella recensione :)
RispondiEliminaGrazie anche a te, Pier.
EliminaMi dirai, ma già lo preferisco a Tre Manifesti, ricollegandomi al tuo post di oggi. :)
Io l'ho visto e mi è piaciuto molto. L'ho trovato delicato pur non essendolo apparentemente. Un bel film che spero non passerà inosservato!
RispondiEliminaQuella è la gran cosa, sì.
EliminaTrasuda attrazione fisica, sesso (anche se è tanto intelligente da non mostrarlo), eppure è quasi etereo...
Citi addirittura Platone?
RispondiEliminaLa mia recensione sarà molto più terra-terra. Oltre che stupida. Ma su questo credo nessuno avesse dubbi... :)
Eh, Elio e Oliver hanno un po' risvegliato il me noioso che amava le lingue morte (niente battute, please) e studia Lettere, anche se a giorni alterni è un corso di laurea che amo e odio.
EliminaTi aspetto, stupido o meno. :)
Sto morendo dalla voglia di leggere il libro (molto probabilmente sarà la prossima lettura!) e di vedere il film *_*
RispondiEliminaAspetto il tuo parere, Giusy!
EliminaAspettative altissime ormai per questa pellicola..
RispondiEliminaE' all'altezza, promesso.
EliminaEh, come ne hai scritto bene, come mi sei stato colto!
RispondiEliminaE com'è colto il film tra riferimenti, bellezze greche, filosofeggiamenti... Niente, mi ha rubato il cuore, avrei già voglia di rivederlo e di struggermi con la sua malinconia, nonostante il sole che mostra.
Penso proprio che lo rivedrò anch'io al cinema, approfittando della prima occasione buona. ;)
EliminaStavolta ti sei superato. Magnifica recensione, evidentemente il film ha tirato fuori il meglio di te. Le persone che si vogliono bene sono tutte belle, hai perfettamente ragione. La pensassero tutti come te
RispondiEliminaGrazie mille, Solsido.
EliminaInfatti, sarebbe tanto facile...
Post tra i tuoi più belli, senza dubbio.
RispondiEliminaHo visto il film qualche giorno fa, dunque non mi sbilancio, ma spero di aver reso l'idea con la tua stessa forza.
Ne riparliamo quando pubblico il post.
Intanto, bravissimo.
Ti ringrazio, Ford!
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