L'amore,
quello vero, è quello che la gente nasconde. Quello che rende
fragili e cattivi, quello che rende meschini. Quello che rende
avidi (...)
E' muffa, che ti vive addosso mentre tu sei morto. Quello che non vorresti far vedere a nessuno. L'amore che ti vergogni di provare.
E' muffa, che ti vive addosso mentre tu sei morto. Quello che non vorresti far vedere a nessuno. L'amore che ti vergogni di provare.
Autrice:
Valentina D'Urbano
Editore:
TEA – Longanesi
Numero
di pagine: 357
Prezzo:
€ 10,00
Sinossi:
È
un mattino di pioggia gelida, che cade di traverso e taglia la
faccia, quello in cui Fortuna torna a casa. Sono passati dieci anni
dall'ultima volta, ma Roccachiara è rimasto uguale a un tempo: un
paesino abbarbicato alle montagne e a precipizio su un lago, le cui
acque sembrano inghiottire la luce del sole. Fortuna pensava di
essere riuscita a scappare, di aver finalmente lasciato il passato
alle spalle, spezzato i legami con ciò che resta della sua famiglia
per rinascere a nuova vita, lontano. Ma nessun segreto può resistere
all'erosione dell'acqua nera del lago. A richiamarla a Roccachiara è
un ritrovamento, nel profondo del bosco, che potrebbe spiegare
l'improvvisa scomparsa della sua migliore amica, Luce. O forse, a
costringerla a quel ritorno è la forza invisibile che ha sempre
unito la sua famiglia: tre generazioni di donne tenaci e coraggiose,
ognuna a suo modo. E forse, questa volta, è giunta l'ora che Fortuna
dipani i segreti nascosti nella storia della sua famiglia. Forse è
ora che capisca qual è la natura di quella forza invisibile, per
riuscire a darle un nome. Sperando che si chiami amore.
La recensione
Valentina
D'Urbano. Una di quelle autrici italiane scoperte lo scorso anno, dal
niente. Quando gli altri già la conoscevano, ma in quella magica e
lunga festa di libri che è la blogosfera tardi ci eravamo scambiati, presi ma
non troppo, uno sguardo. Tardi è comunque meglio che mai, no?
L'autrice che avevo incontrato io, prima con Il rumore dei tuoi
passi, poi con Quella vita che ci manca, era una ragazza
di periferia con il successo che le era spuntato tra le dita,
all'improvviso, come un girasole giallissimo. Seduta sui gradoni
polverosi della Fortezza, sugli spalti di un campetto da calcio che
sembrava un'arena di gladiatori destinati o a una morte sanguinosa o
a Rebibbia, mi parlava di un quartiere che aveva visto con i suoi
occhi, del suo soffocante e adorato centro sud, delle gioventù arse
vive che ai vent'anni manco ci arrivavano. Io, perciò, Valentina me
la facevo così: diretta, sincera fino a essere brutale, coatta e
delicata, anche se la fragilità – sul suo pianeta suburbano e
straordinariamente vicino al mio – non è cosa da mostrare. Una tipa
tosta. Una voce rauca e riconoscibile, oltre i campi di fiori e le
colate di cemento armato. Acquanera non mi ispirava. Al tempo,
almeno, non mi aveva attirato una sinossi che mi parlava di cose che,
non ricordo neanch'io perché, pensavo non mi interessasse conoscere.
L'ho recuperato sulla fiducia. Mi era bastata una parola giusta, o
forse tante, tantissime parole giuste avevano già fatto il grosso.
Avevo avuto a disposizione qualcosa come seicento pagine per
decidermi - somma simbolica, questa, di quelle dell'esordio e
dell'ultima novità in libreria - e avevo decido che avevo la voglia
matta di averne ancora un po'. Se allora c'era la D'Urbano, avrei
sfidato a piedi nudi l'Acquanera. Il romanzo non si è
intrufolato timidamente nella mia routine quotidiana. Si è imposto,
senza darmi scelta. E che vorresti dire, poi, a una maledetta
infiltrazione d'acqua che, quando torni dalle vacanze, ti dà il
bentornato a casa? Era come se si fossero aperti i rubinetti,
frantumati tutti i tubi, spalancate le finestre in faccia alla neve
gelata dell'ultimo di dicembre e la mia stanza, ora, era un
acquitrino al primo piano di un appartamento in centro. Nettuno
dominava e ordinava non si chiamassero idraulici a usurpare il suo
regno sommerso. Quella storia che, lì per lì, non mi diceva niente
si è infiltrata, come per dispetto, tra le righe delle mattonelle e
ha gonfiato gli infissi delle finestre. Il mio portapenne, pieno
d'acqua, avrebbe potuto ospitare un pesce
rosso. Acquanera mi è rimasto, prepotente e spietato,
come una macchia di muffa sul soffitto. Un'infiltrazione.
Una cosa
brutta, che ti rovina la giornata, il feng shui e quelle robe lì. Ma
è brutto come può esserlo un romanzo così bello. Ossia, molto
poco. Acquanera è
ipnotico, misterioso e inquietante, come una cosa che ti sfugge di
mano. Nonostante quella scrittura pane al pane e vino al vino, che
tocchi con mano come sempre hai fatto, questa volta Valentina ti
stupisce e ti scivola tra le dita. Non riesci ad afferrarla, così la
catturi in un bicchiere in cui, nel frattempo, si scatena il
maremoto. E' come sono le sue protagoniste. Liquide e donne. Prendono
la forma che tu credi di dare loro, ma è un inganno. L'acqua non si
spezza: assume l'aspetto dell'otre in cui la imprigioni. E non si
spezzano né si imprigionano le donne di Roccachiara – schernite,
imbrigliate, segregate in casa, ma mai vinte del tutto. Si fanno
amare, ma a me che sono maschio – con i loro riti e i loro segreti,
con il loro passato crudele – vogliono fare anche paura. Sono un
mistero che non è lecito mi sia svelato. Bellissime e vagabonde, io
le ho immaginate come Le sorelle
Soffici che mi descriveva Pierpaolo Vettori, con quel fascino strano
e indicibile di una Lily Cole o una Christina Ricci. Avete presente?
I visi a cuore, la fronte liscia e sferica. Solo occhi, occhi
infiniti, al centro di un viso inafferrabile, se non per chi l'ha
progettato. Belle, che dici le sposeresti. Strane, che subito -
aggiungi - ti chiuderesti a chiave la prima notte di nozze, solo. Una
narratrice d'eccezione, Fortuna, ce le descrive così come se le
ricorda. Ma ci sono cose che neanche lei ti dice. La nonna conosce i
nomi delle piante e parla alle ombre; la madre vede i morti e fugge
il contatto coi vivi; la sua migliore amica, che si chiama Luce
quando invece è un mantello di oscurità cucito al collo quello che si
trascina appresso, dorme in un cimitero e pettina i cadaveri.
Quadretto cupo, grottesco, e non pensavo. Che avrei amato queste
“piccole donne” con i vestiti a lutto quanto Bea e Alfredo,
quanto i fratelli Smeraldo. Di più. Che avrei trovato Acquanera
il più riuscito e centrato dei libri della D'Urbano.
A
sfregio. L'autrice, anche illustratrice, dimenticandosi per un attimo
pragmatica e cruda com'è che ci piace, ci porta in uno dei suoi
disegni. Cos'è, questa, se non una fiaba d'altri tempi? Fa strano
immaginarsi le protagoniste in jeans; solo abiti lunghi fino ai
piedi, scomodi e pesanti, e vesti bianche che frusciano nei film muti
di fantasmi. Fa strano diradare le nebbie e lasciare che quel paese
abbandonato alle sue meraviglie, autentico protagonista e chiuso al
progresso come la Aci Trezza dei Malavoglia, si scopra solido;
per me, è solo un presepe di statuine che non possono lasciare le
grotte e le mangiatoie, le botteghe dei fornai e le capanne a riva.
La Fortezza era una via di Roma. Roccachiara è una creazione del
nord, che al nord ruba i climi rigidi, gli abitanti proverbialmente
riottosi, le nebbie di cui ci parlava Totò con noi che ce la
ridevamo, la neve a fiocchi grandi che abbiamo visto mezza volta. Ma
a me, che ho trascorso molte notti della mia infanzia a casa di nonni
partenopei, ricordava i detti su Benevento, le leggende sui sabba e
sugli alberi di noci a mezzanotte, streghe che – se esistono –
volano senza scope. Una romanzo gotico che si strappa le etichette
come cerotti. Un'educazione sentimentale a tinte orrorifiche,
un'altra storia d'amore bella perché si tratta di un altro amore non
detto. Una scrittura che galleggia e personaggi, sul fondo di un
acquario, che percepisci mossi, fluidi, scomposti. Colpo di scena;
loro sono libere – fuori – e sul fondo ci sei tu. Sul fondo di un
lago, in cui vedi tutto capovolto. Fortuna e le altre che vengono a
salvarti. O ti guardano annaspare, perderti... Affogare?
Il
mio voto: ★★★★½
Il
mio consiglio musicale: Domenico Modugno – Cosa sono le nuvole
Sono sempre più incuriosita da questa autrice. Leggerò sicuramente qualcosa di suo nel 2015.
RispondiEliminaCome al solito una bellissima recensione :)
Grazie mille! Ti direi di partire dal primo: il più debole, ma non per questo immeritevole di una lettura. Da lì in poi, così, ti metti comoda e ti godi la crescita di questa autrice.
EliminaCome ti ho già scritto su facebook sto leggendo questo libro in questo momento quindi tornerò a leggere la tua recensione solo dopo averlo finito e recensito.
RispondiEliminaHo oltrepassato la metà e negli ultimi giorni è stato per me una droga! Lo leggo sempre, in ogni momento libero, e quando non lo leggo ci penso perchè voglio assolutamente sapere dove andrà a parare.
Sto adorando lo stile ma anche la storia e le protagoniste. Spero non mi deluda nel finale ma vedendo il tuo voto - quello l'ho sbirciato - credo non lo farà!! :)))
Penso proprio di no ;)
EliminaAdoro le tue recensioni ^^
RispondiEliminaAnche se mi fai aumentare di gran lunga la lista lettura xD
Ahahah, grazie Ezio!
EliminaChe guaio :-D
Proprio in questi giorni mi era venuta una strana voglia di leggere questo libro... forse perché ultimamente lo vedo proprio ovunque. Non ho mai letto nulla di quest'autrice, ma questa recensione è stata il colpo di grazia :D spero di riuscire a recuperarlo presto!
RispondiEliminaLo spero anch'io, dai!
EliminaLetto mesi fa, ho finito di scrivere il commento stamattina. Rimane così tanto dentro che non lo si dimentica.
RispondiEliminaCondivido e sento la tua recensione come se fosse mia.
Grazie per le tue parole, Miraphora.
EliminaSono contento quando altri lettori hanno sperimentato un libro prima di me e possono dirsi d'accordo, come in questo caso :)
Bellissima recensione! Ho letto il libro poco più di due mesi fa e cavolo se mi è piaciuto! Valentina mi ha proprio stregato con questo libro *-*
RispondiEliminaStregato.
EliminaTermine giustissimo, in questo caso!
Stupenda recensione e sono strafelice che il libro sia riuscito a conquistarti :D
RispondiEliminaC'è poco da fare e da dire... Tanti complimenti a questa giovane autrice
Complimenti meritatissimi :-D
EliminaBellissima recensione,davvero.
RispondiEliminaIo adoro la D'Urbano,ho letto tutti i suoi libri e devo dire che Acquanera mi ha sorpresa.Penso abbia un non so che in più rispetto agli altri due libri.Amo il suo modo di scrivere,e aspetto un prossimo libro!
Come dicevo, sono troppo contento che lo avete letto in tanti.
EliminaE' una delle prime volte che capita: devo recuperare più uscite passate ^^
Che bella l’immagine dell’infiltrazione! Come al solito, bellissima recensione, il che per me è un problema perché, così facendo, mi metti il tarlo per nuovi libri e tra esami da preparare e luuunga pila di libri ancora in attesa non so che fare xD In realtà lo so già, lo so fin troppo bene, e il risultato sarà una fila un po’ più lunga.
RispondiEliminaOra scappo, che più non ripeto, più tremo (domani ho un esame ma non diciamolo a nessuno!)
Ma in bocca al lupo per l'esame, Chiara!
EliminaIo sto preparando Letteratura Latina... Tutta traduzione. Al momento siamo io e il secondo libro dell'Eneide, cuore a cuore. Il lat(in)o positivo? Al momento non devo ripetere a voce alta. Quando mi sento, mi strozzerei da solo.
Grazie a Dany ho appena comprato un libro di questa autrice. Non la conoscevo e vorrei rimediare. Purtroppo non ho trovato in libreria questo titolo, quindi mi sono buttata su "Il rumore dei tuoi passi" e spero di aver sbagliato il colpo, te lo dirò presto!!
RispondiEliminaCome sempre la tua recensione mi spinge a comprare on-line questo, subito all'istante, senza pensarci nemmeno un secondo!! (per fortuna non ho più la carta, altrimenti sarebbe un disastro!!!)
A presto
Il rumore dei tuoi passi non è il migliore dei suoi, ma è un inizio ed è sempre meglio iniziare dal principio, no? Eh, io purtroppo per motivi universitari, ultimamente, mi sono fatto la carta e potrei essere un guaio! :-D
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